Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia
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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />
<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />
configurano solo il nostro agire imme<strong>di</strong>ato, ponendovi limiti, ma contribuiscono a definire<br />
l'intero campo visivo del nostro agire come in<strong>di</strong>vidui e soggetti collettivi. Ci permettono <strong>di</strong><br />
stabilizzare le nostre attese, perché sappiamo che, se un agire è istituzionalizzato, noi ci<br />
comporteremo così, quegli altri si comporteranno in quel modo e faranno questo anche fra due<br />
anni, oppure anche in quest'altra situazione, e se non si verificherà nessuna delle situazioni<br />
previste, ci sarà comunque, nelle regole <strong>di</strong> cui si nutre un'istituzione, una meta-regola che <strong>di</strong>rà<br />
come agire nel caso in cui le regole presenti non bastino.<br />
È bene precisare il modo in cui le istituzioni definiscono le attese: non definiscono solo<br />
cosa mi posso aspettare, ma mi <strong>di</strong>cono insieme in che modo intenderò io (e gli altri) i ruoli, cioè<br />
definiscono il significato, mi fanno sapere in anticipo quali saranno le possibili motivazioni<br />
dell'agire <strong>di</strong> questo o <strong>di</strong> quell'altro, e quin<strong>di</strong> come eventualmente, in base a quella motivazione,<br />
quell'agire cambierà cambiando la situazione. Oltre a definirmi il significato dei ruoli e delle<br />
motivazioni, le istituzioni definiscono il significato degli interessi in gioco, cioè l'intero campo<br />
<strong>di</strong> significati entro cui si iscrive la specifica, concreta attesa <strong>di</strong> questo o <strong>di</strong> quest'altro<br />
comportamento. Definendo in tal modo il nostro campo visivo sociale e politico, le istituzioni<br />
influenzano gli incentivi a cui io come singolo e come Stato sono sottoposto; incentivi in senso<br />
doppio: puoi aspettarti un premio se fai questo e un incentivo negativo, cioè una sanzione, se fai<br />
quest'altro.<br />
È corretto, prima <strong>di</strong> procedere oltre, ricordare che le definizioni fin qui date non sono<br />
assolutamente specifiche della politica, adeguandosi anche ad altri campi dell'agire sociale. Per<br />
`ridurle' alla specificità della politica, si può aggiungere: regole che influenzano o determinano<br />
l'agire rivolto in modo <strong>di</strong>retto (per la sua conquista) o in<strong>di</strong>retto (l'agire che Weber chiama<br />
`politicamente orientato') al potere politico. Dobbiamo inoltre riconoscere, pur non restringendo<br />
le istituzioni a quelle legali, che quelle regole assumono sempre più estesamente il carattere <strong>di</strong><br />
regole giuri<strong>di</strong>che: ciò in forza delle crescente giuri<strong>di</strong>cizzazione e statualizzazione della vita<br />
politica moderna, perfino ormai <strong>di</strong> quella internazionale.<br />
Veniamo ora al punto che è forse il più <strong>di</strong>fficile: un insieme - si è detto nella definizione - <strong>di</strong><br />
regole dotato <strong>di</strong> senso. Perché le istituzioni facciano ciò che si è detto, non basta che come<br />
insieme <strong>di</strong> regole persistano nel tempo e siano interconnesse, ma esse devono altrettanto<br />
risultare comprensibili e significative agli attori. Per agire in un campo definito dalle istituzioni<br />
non mi basta sapere che le istituzioni ci sono e ci saranno e che le loro regole più o meno sono<br />
stabili; devo riconoscere ad esse un senso, una partecipazione al significato più complessivo<br />
che come in<strong>di</strong>viduo o come comunità do al mio agire, alla mia vita futura in rapporto a quella<br />
passata; senso che è definito dalla concezione del mondo, dai valori e dalle norme cui faccio<br />
altrimenti riferimento. Questo va detto per capire perché le istituzioni non possano essere<br />
inventate a tavolino con criteri meramente razionali (utilitaristici o deontologici o che altro) e<br />
poi trasportate senz'altro in un contesto concreto. Per esempio una potenza occupante, coloniale<br />
o no che sia, può inventare le migliori regole per rior<strong>di</strong>nare un paese, ma essendo tali regole<br />
estranee alla cultura sociale e politica <strong>di</strong> quella popolazione, non sarà facile che vengano<br />
davvero con<strong>di</strong>vise e <strong>di</strong>vengano effettive. Oppure: nell’integrazione europea, occorre sempre<br />
chiedersi come le regole “inventate” dalle elites nazionali e sovranazionali che a quel processo<br />
danno forma possano entrare in risonanza con il mondo <strong>di</strong> significati (valori, tra<strong>di</strong>zioni,<br />
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