Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia
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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />
<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />
<strong>di</strong>fficile ricavare una definizione canonica, è orientato verso l'affermazione che, usando `forza',<br />
si sottolinea l'aspetto sia organizzato, sia legittimo della forza medesima, mentre quando si usa<br />
`violenza', si vuole mettere l'accento sul suo aspetto <strong>di</strong> coazione fisica, non necessariamente<br />
contro ogni norma giuri<strong>di</strong>ca, ma in<strong>di</strong>pendentemente dalla presenza o meno <strong>di</strong> una normazione<br />
giuri<strong>di</strong>ca sull'uso della forza fisica.<br />
L'uso corrente ci indurrebbe a parlare <strong>di</strong> forza nei confronti della forza fisica usata da<br />
istituzioni politiche legittime, mentre dovremmo usare violenza quando la forza è usata da<br />
istituzioni non legittime, che <strong>di</strong>ventano latrocinia, oppure viene usata da istituzioni legittime,<br />
ma in modo illegale. Se la polizia reprime un certo reato per il bene comune dei citta<strong>di</strong>ni, si usa<br />
<strong>di</strong>re che lo ha fatto usando la propria forza legittima statuale; se la polizia compie degli abusi o<br />
in casi singoli nello Stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, o reprimendo sanguinosamente una manifestazione<br />
popolare democratica in una <strong>di</strong>ttatura, si <strong>di</strong>ce che usa la violenza. Naturalmente tutto si<br />
confonde quando questo linguaggio rientra nel gioco <strong>di</strong> chi vuol <strong>di</strong>mostrare certe tesi, ad<br />
esempio che ogni potere statuale, ed in particolare ogni potere repressivo, al <strong>di</strong> là del manto <strong>di</strong><br />
legittimità o <strong>di</strong> legalità <strong>di</strong> cui si ammanta, altro non è in realtà che violenza. Questa è questione<br />
<strong>di</strong> specifiche posizioni valutative e quin<strong>di</strong> la lasciamo da parte, trovandoci ora sul piano delle<br />
definizioni che, per servire a qualcosa, devono tentare <strong>di</strong> essere avalutative, o me<strong>di</strong>amente<br />
neutrali.<br />
Un altro schiarimento lessicale: norme o coman<strong>di</strong>. La definizione corretta, perché più<br />
comprensiva, è `coman<strong>di</strong>'; il potere emette coman<strong>di</strong>, che nello Stato moderno che noi<br />
conosciamo, e la cui funzione è principalmente la produzione, l'esecuzione e l'accertamento del<br />
<strong>di</strong>ritto, assumono la veste giuri<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> norme. Qui i coman<strong>di</strong> sono espressi attraverso norme<br />
primarie, che ci <strong>di</strong>cono cosa dobbiamo fare o non fare, e norme secondarie, che ci <strong>di</strong>cono come<br />
interpretare, gestire, eseguire le norme primarie. Le norme primarie e secondarie costituiscono<br />
insieme l'or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co, concetto delicatissimo <strong>di</strong> cui non oso dare ulteriori definizioni.<br />
Se vogliamo una definizione <strong>di</strong> ciò a cui si obbe<strong>di</strong>sce nel potere, una definizione che sia<br />
<strong>di</strong>acronicamente valida, cioè non limitata ad un periodo storico, dobbiamo <strong>di</strong>re `coman<strong>di</strong>'.<br />
Pren<strong>di</strong>amo l'esempio famoso del libro V della Guerra del Peloponneso <strong>di</strong> Tuci<strong>di</strong>de, quando la<br />
città <strong>di</strong> Melo non vuole entrare nell'alleanza antispartana, e gli ateniesi <strong>di</strong>cono che se i meli non<br />
entrano li mettono in pericolo, che se non entrano è peggio per loro: alla fine, visto che i meli<br />
con le loro ragioni si rifiutano, gli ateniesi abbattono Melo stessa (è un luogo famoso per la<br />
concezione del potere nella politica internazionale, e ancor più per <strong>di</strong>scutere il rapporto tra<br />
morale e politica). Quello che gli ateniesi danno ai melii è un comando, <strong>di</strong> fronte al quale, se<br />
non viene ubbi<strong>di</strong>to, sono minacciate e poi imposte sanzioni; ma non è una norma giuri<strong>di</strong>ca,<br />
anche se gli ateniesi offrono un'argomentazione per sostenere la loro richiesta, che rinvia, si<br />
<strong>di</strong>rebbe modernamente, alle ragioni della propria sicurezza nazionale. Insomma, se a proposito<br />
del potere in generale, usiamo la nozione <strong>di</strong> norme anziché quella <strong>di</strong> coman<strong>di</strong>, ci preclu<strong>di</strong>amo la<br />
possibilità <strong>di</strong> includervi il potere non giuri<strong>di</strong>camente organizzato, come parte <strong>di</strong> quello<br />
premoderno, e come quello interstatale - anche se <strong>di</strong> questo occorre <strong>di</strong>re che ormai tende<br />
sempre più ad organizzarsi in forme giuri<strong>di</strong>che.<br />
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