Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia
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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />
<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />
7. Potere, forza, violenza, consenso, coman<strong>di</strong>/norme<br />
Possiamo formulare a questo punto una seconda definizione <strong>di</strong> politica comprensiva degli<br />
elementi fin qui illustrati: essa è quell'attività sociale che, in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> scarsità e<br />
<strong>di</strong>seguaglianza, re<strong>di</strong>stribuisce risorse (o beni), materiali e relazionali, allocandole<br />
autoritativamente, cioè tramite un potere legittimo, garantito in ultima istanza (quanto<br />
all’efficacia, non alla legittimità) dal monopolio della forza. Tale allocazione, possiamo<br />
aggiungere, avviene finalizzando gli interventi del potere secondo un <strong>di</strong>segno più generale o più<br />
occasionale e particolare (del resto, anche il politico più ideologicamente pianificatore tiene<br />
presenti le situazioni e le reazioni del momento). Valgono pure qui, s'intenda, le osservazioni<br />
riguardanti la politica fra gli Stati e nel mondo fatte nel cap. 5. E occorre aggiungere che questa<br />
definizione copre la politica così com’è stata fino ad oggi e tuttora è, mentre nella nostra epoca,<br />
che è già al <strong>di</strong> là della modernità, la globalizzazione ed ancor più le sfide globali pongono<br />
ormai alla comunità politica problemi che la politica com’è stata finora non è in grado <strong>di</strong><br />
risolvere. Per tutto questo si veda il cap. 21, che è dunque coessenziale al presente. Definire la<br />
politica non è opera che finisca in questo capitolo, né che si possa fare una volta per tutta<br />
l’eternità.<br />
A questa definizione dobbiamo aggiungere un commento ed alcune specificazioni. Il<br />
commento è che essa, non giuocando su una finalità o senso o valore fondamentale della<br />
politica, bensì sulle sue modalità, non implica tuttavia una scelta a favore <strong>di</strong> una concezione<br />
`realistica', tutta basata sull'egoismo in<strong>di</strong>viduale o <strong>di</strong> gruppo come unica vera fonte dell'attività<br />
politica. I fini particolari, che <strong>di</strong> per sé non ci sembrano in grado <strong>di</strong> definire la politica in modo<br />
scientificamente comprensivo, non ne sono esclusi, tranne che essi tendano a negare (per<br />
utopismo extramondano, o per negazione cinica <strong>di</strong> ogni interesse comune) lo spazio stesso<br />
dell'agire politico; e se essi debbano essere compatibili con l'interesse <strong>di</strong> potenza o <strong>di</strong><br />
arricchimento dei singoli od invece con norme universali <strong>di</strong> giustizia o libertà la definizione<br />
non <strong>di</strong>ce. Dice solo che, quali che siano i fini, perseguirli politicamente significa in ogni caso<br />
compiere le azioni descritte nella definizione stessa.<br />
Una scelta è invece contenuta nella definizione a favore <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sidentificazione del potere<br />
con la mera forza. Abbiamo già offerto argomenti in questo senso, ma altri vanno illustrati. Uno<br />
proviene da un'ulteriore opzione preliminare: le motivazioni <strong>di</strong> chi agisce politicamente (e più<br />
generalmente socialmente) non possono - nemmeno euristicamente - essere ricondotte al mero<br />
calcolo d'utilità compiuto da attori razionali, o a questi per ipotesi assimilabili. La politica è un<br />
impasto <strong>di</strong> calcolo lucido o furbo e <strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>zi, i<strong>di</strong>osincrasie, motivazioni ideali tutte filtrate<br />
attraverso simboli (tema sul quale si rinvia all'apposito paragrafo). In questo senso<br />
l'atteggiamento <strong>di</strong> chi subisce una situazione <strong>di</strong> potere è un atteggiamento in cui c'è il<br />
riconoscimento o <strong>di</strong> una qualche convenienza razionalmente calcolata nell'ubbi<strong>di</strong>re, o <strong>di</strong> una<br />
motivazione ad ubbi<strong>di</strong>re che abbia ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>verse dal calcolo raziocinante della convenienza, per<br />
esempio la suggestione; il potere, grazie al suo simbolismo, ai suoi meccanismi emozionali, ai<br />
miti che riesce a mettere in moto, al fascino che esercita sui propri destinatari può indurli ad<br />
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