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Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia

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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />

<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />

uso del suo potere per governare società e Stato con un <strong>di</strong>segno ed uno stile che contentino<br />

molto i suoi sostenitori, ma non scontentino eccessivamente gli altri, ma lo usa solo per<br />

riprodurre la sua posizione, già si trova nella sua fase <strong>di</strong>scendente, preparando suo malgrado il<br />

terreno per un cambiamento. Ma è vera anche la cosa opposta: una politica che venga<br />

presentata come pura ricerca <strong>di</strong> un fine attraverso l'accordo solidale, la persuasione, la fiducia<br />

nelle buone idee, senza cioè fare i conti con quella cosa complessa e storica che è il potere, o è<br />

una politica <strong>di</strong> pura testimonianza, quin<strong>di</strong> apolitica, extramondana, come <strong>di</strong>rebbe Max Weber;<br />

oppure chi la propone è molto facile che tenti <strong>di</strong> confondere se stesso o <strong>di</strong> confonderci, nel<br />

senso che lui <strong>di</strong>ce che gli altri vogliono solo il potere, e solo per i loro egoistici fini, mentre lui<br />

vuole solo raggiungere quei fini comuni e non vuole il potere. Allora si tratta <strong>di</strong> uno che non sa<br />

molto <strong>di</strong> politica e scambia la pre<strong>di</strong>cazione o la testimonianza con la lotta politica; oppure è uno<br />

che tenta <strong>di</strong> imbrogliare, cioè che tenta <strong>di</strong> attrarre la vostra simpatia per una forma <strong>di</strong><br />

cambiamento della politica ra<strong>di</strong>cale e salvifica, cioè tale che alla fine non c'è più bisogno,<br />

scarsità, <strong>di</strong>suguaglianza, e siamo tutti uguali, laddove in realtà ciò che poi resta è il potere,<br />

meno contenuto perché non riconosciuto come tale, del leader rinnovatore.<br />

Dopo esserci sforzati <strong>di</strong> neutralizzare, per quel che è giusto, la nozione <strong>di</strong> potere, ovvero <strong>di</strong><br />

non demonizzarla, dobbiamo metterne in evidenza almeno due aspetti problematici, entrambi<br />

legati al momento della <strong>di</strong>seguaglianza. Uno è un problema assai generalmente filosofico, e<br />

come tale non potremo approfon<strong>di</strong>rlo qui: è la richiesta, rivolta anche al potere politico, come a<br />

quello religioso, psicologico, economico, <strong>di</strong> giustificarsi rispetto ad un'idea <strong>di</strong> libertà e <strong>di</strong><br />

autonomia degli esseri umani. In quanto sia problema <strong>di</strong> libertà politica, vi ritorneremo sopra<br />

nell'apposito paragrafo. L'altro aspetto deriva al potere politico dal suo essere incar<strong>di</strong>nato nella<br />

<strong>di</strong>seguaglianza e scarsità, con<strong>di</strong>zioni che non possono non essere in perenne tensione con<br />

l'ideale <strong>di</strong> un'eguaglianza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti e <strong>di</strong> poteri che ha animato concezioni e pratiche che vanno<br />

dall'isonomia (essere la legge eguale) greca alla democrazia moderna. Non è solo che le<br />

proclamazioni <strong>di</strong> quella eguaglianza hanno sempre, o quasi, contenuto un momento ideologico,<br />

<strong>di</strong> falsa coscienza: Atene escludeva dalla vita della polis donne, schiavi e meteci, e Thomas<br />

Jefferson, l'estensore della Declaration of Independence (all men are created equal), era<br />

proprietario <strong>di</strong> schiavi. È che la verticalità stessa del potere (alto-basso) sta in contrasto, e per<br />

alcuni in contrad<strong>di</strong>zione, con l'idea <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza - tanto più nella modernità, in cui questa<br />

verticalità da un lato si accentua (altro sono le relazioni quasi `faccia a faccia' nella polis, altro<br />

quelle fra governanti e governati nella grande macchina degli Stati territoriali, cfr. G. Sartori,<br />

La politica, Sugarco, Milano 1979, pp. 189-196), dall'altro <strong>di</strong>viene semplicemente più visibile e<br />

più contestata. Questa tensione, questa necessità <strong>di</strong> giustificare il <strong>di</strong>slivello <strong>di</strong> potere<br />

connaturato all'associazione politica è uno dei temi fondativi della teoria <strong>di</strong> Rousseau, che per<br />

risolverla la estremizza: solo “l'alienazione totale <strong>di</strong> ciascun associato con tutti i suoi <strong>di</strong>ritti a<br />

tutta la comunità” garantisce la perfetta eguaglianza dei sud<strong>di</strong>ti-citta<strong>di</strong>ni, giacché se tutti hanno<br />

alienato tutto senza riserve, a nessuno resta nulla da riven<strong>di</strong>care. Il carattere totale del potere ne<br />

garantisce paradossalmente l'eguaglianza e quin<strong>di</strong> massimamente lo legittima:<br />

infine, chi si dà a tutti non si dà a nessuno; e siccome non vi è associato sul quale<br />

ciascuno non acquisti un <strong>di</strong>ritto pari a quello che egli cede su <strong>di</strong> sé, tutti guadagnano<br />

l'equivalente <strong>di</strong> quello che perdono, e una maggiore forza per conservare quello che<br />

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