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Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia

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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />

<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />

cosa in modo meno elementarmente `realistico' e più evolutivo: se come governato posso<br />

concorrere a limitare in via <strong>di</strong> principio il potere (liberalismo, costituzionalismo) e a<br />

codeterminarne strutture, titolari e coman<strong>di</strong> (l'idea originaria della democrazia) ho delle buone<br />

ragioni normative, e non puramente prudenziali (v. oltre per questa terminologia), per rispettare<br />

il potere ed interiorizzarne le norme. A questo punto la volontarietà dell'adesione ai <strong>di</strong>sposti del<br />

potere (le leggi emanate da un Parlamento democratico e le <strong>di</strong>sposizioni emanate da un governo<br />

che goda la fiducia della maggioranza <strong>di</strong> questo) <strong>di</strong>venta meno combattuta e più convinta.<br />

(Mancando inter nationes analoghi canali <strong>di</strong> formazione e legittimazione della volontà politica,<br />

mancando - per fortuna, alcuni pensano - un governo mon<strong>di</strong>ale, non è possibile fare esempi<br />

omologhi nel campo internazionale.) Dalla parte dei governanti, imparare a “mantenere lo<br />

Stato” significa imporsi certe limitazioni nell'esercizio del potere, non comandare o non<br />

sfruttare più che tanto, ed evitare <strong>di</strong> farlo in mo<strong>di</strong> troppo offensivi. Qui farò invece un esempio<br />

internazionalistico: durante la guerra fredda, i due blocchi, Nato e Patto <strong>di</strong> Varsavia, erano<br />

ciascuno subor<strong>di</strong>nati alla volontà dei governi della rispettiva potenza egemone, ma ben <strong>di</strong>versi<br />

erano fra URSS e USA lo `stile <strong>di</strong> comando' e le modalità <strong>di</strong> rapporto con gli alleati. Non è<br />

questa la ragione principale per cui l'un potere si è <strong>di</strong>ssolto e l'altro ha vinto la competizione,<br />

ma non è nemmeno irrilevante.<br />

Una geometria del potere. Della struttura del potere politico (ma si potrebbe anche <strong>di</strong>re:<br />

della sua geometria) due caratteristiche vanno evidenziate: l'esclusività piramidale e<br />

l'universalità. La prima è <strong>di</strong> gran lunga la più importante, e si riferisce in ultima istanza al già<br />

nominato modo esclusivo o monopolistico con cui questo potere (legittimamente) detiene,<br />

usandola o minacciandone l'uso, la forza. Anche se si mantiene una visione pluralistica del<br />

potere (non esservi <strong>di</strong> esso un'unica fonte né un'unica sede, <strong>di</strong>stribuendosi esso invece fra centri<br />

<strong>di</strong>versi nella società e nello Stato), mi pare <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>re che, affinché associazione politica vi<br />

sia, questo monopolio della forza dev'essere mantenuto, e nello Stato moderno <strong>di</strong> solito lo è. La<br />

garanzia ultima tramite la forza ed il rapporto monopolistico con questa danno al potere<br />

politico, <strong>di</strong>fformemente da quello economico e da quello culturale, una configurazione<br />

(tendenzialmente) unitaria, compatta e piramidale. Solo in politica chi l'ha raggiunto può <strong>di</strong>re -<br />

come il Boris Godunov dell'omonima opera <strong>di</strong> Musorgskij (tratta da Puškin), che è una grande<br />

riflessione musicale sul potere - “ho il potere supremo”. Naturalmente questo potere piramidale<br />

(assolutistica o liberal-democratica che sia la sua base) è sempre o spesso limitato de iure e/o<br />

de facto, facendo talora acqua da tutte le parti: ma esso resta il principio ispiratore<br />

dell'associazione politica. Ne deriva a questa una trama (sempre relativamente) unitaria e coesa<br />

<strong>di</strong> rapporti, che fa <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>mensione umana una delle più adatte al perseguimento comune <strong>di</strong><br />

fini e progetti, quali che essi siano. (Hannah Arendt ha definito il potere come `agire in<br />

concerto'. Definizione inaccettabile perché non riconosce l'asimmetria e verticalità propria della<br />

relazione <strong>di</strong> potere, ma che può forse essere vista come riflesso <strong>di</strong> questo carattere<br />

tendenzialmente unitario che il potere dà all'associazione politica.)<br />

Una prima manifestazione <strong>di</strong> questa intima struttura del potere politico sta nella sua<br />

universalità: i coman<strong>di</strong> emessi dal potere politico relativi alla <strong>di</strong>stribuzione delle risorse hanno<br />

valore verso tutti, erga omnes, cioè sono nel suo ambito universali. Efficace <strong>di</strong>venta questa<br />

pretesa, sempre avanzata dal potere politico. solo con il faticoso e cruento instaurarsi dello<br />

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