Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia
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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />
<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />
quin<strong>di</strong> epistemologicamente vincente, perché definisce il potere con meno elementi possibili e<br />
con meno riferimenti possibili a situazioni concrete o a contenuti particolari. Questa definizione<br />
per esempio evita i <strong>di</strong>fetti della definizione sostanzialistica, cioè <strong>di</strong> impantanarsi nella<br />
<strong>di</strong>scussione se il potere consista davvero in una cosa, oppure consista nelle facoltà <strong>di</strong> una<br />
persona, e se consiste in una cosa, in quale cosa consista etc. Questa è la definizione cosiddetta<br />
relazionale <strong>di</strong> cui le esposizioni sono due: una è quella classica <strong>di</strong> Max Weber 12 . Si tratta<br />
sempre, in Weber, <strong>di</strong> definizioni probabilistiche, fondate sulla nozione <strong>di</strong> chance: il potere<br />
(Herrschaft, in quanto <strong>di</strong>stinta dal più generico concetto <strong>di</strong> Macht o potenza) è la chance <strong>di</strong><br />
trovare in un determinato gruppo sociale obbe<strong>di</strong>enza per un determinato comando. Una<br />
definizione più recente è quella che Bobbio riadatta dal concetto <strong>di</strong> influenza come è stato<br />
definito da Robert Dahl, che è uno dei più rilevanti esponenti della political science americana<br />
nella seconda metà del secolo XX. Il potere è una relazione fra attori, cioè fra soggetti d'azione<br />
13<br />
. Nella relazione <strong>di</strong> potere un attore induce gli altri ad agire in un modo in cui gli altri<br />
altrimenti non agirebbero. È una definizione più raffinata <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Weber, perché Weber<br />
<strong>di</strong>ce “la chance <strong>di</strong> trovare obbe<strong>di</strong>enza ad un determinato comando”, mentre Dahl e Bobbio<br />
eliminano il ricorso a concetti formalizzati come obbe<strong>di</strong>enza o comando e vedono il potere<br />
come la possibilità <strong>di</strong> cambiare il corso delle azioni. Se non c'è relazione <strong>di</strong> potere, A, B, C e D<br />
seguirebbero la linea d'azione x; arriva Z che ha il potere e lo esercita, e allora, invece della<br />
linea d'azione x, viene seguita quella y.<br />
È vero che questa definizione pone gran<strong>di</strong>osi problemi epistemologici: come si fa a capire<br />
quando il mutamento <strong>di</strong> una linea, <strong>di</strong> un comportamento, si deve ascrivere all'influenza<br />
dell'attore Z, e non ad altri fattori più o meno rilevabili? Bisogna trovare delle metodologie per<br />
fare delle ascrizioni corrette e non incerte (a questo problema sono de<strong>di</strong>cati importanti lavori<br />
epistemologici <strong>di</strong> Max Weber). Ma intanto abbiamo dato una definizione per i nostri fini<br />
sod<strong>di</strong>sfacente <strong>di</strong> potere e allora possiamo finalmente fare l'ultimo passo e <strong>di</strong>re in cosa consiste<br />
il potere specificamente politico: qualunque definizione, delle tre o due che si è visto, si scelga<br />
(in realtà il potere politico nella maggior parte dei casi è passibile <strong>di</strong> definizione in base a tutte e<br />
tre le formule sopraddette), esso ha la caratteristica <strong>di</strong> essere garantito, quanto alla sua efficacia,<br />
e <strong>di</strong> essere reso compatto dalla possibilità <strong>di</strong> ricorrere all'uso o alla minaccia della forza fisica o<br />
costrizione fisica legittima (della legittimità si tratterà in apposito paragrafo più avanti). In<br />
questo senso ogni potere politico è coattivo, ma non perché eserciti la coazione fisica in<br />
continuazione; semplicemente, esso ha come ultima (non: unica) garanzia e peculiarità la<br />
possibilità <strong>di</strong> usare <strong>di</strong> fatto o almeno <strong>di</strong> minacciare l'uso della forza fisica: s'intenda della forza<br />
fisica in senso politico, cioè <strong>di</strong> un'organizzazione della forza fisica (forze <strong>di</strong> polizia, esercito,<br />
milizie <strong>di</strong> partito o bande pretoriane; nella storia del mondo si sono trovate le forme più <strong>di</strong>verse<br />
<strong>di</strong> organizzazione <strong>di</strong> questa forza). Due commenti sono subito necessari.<br />
Va notato anzitutto che questa definizione vale appieno per i rapporti politici entro lo Stato:<br />
12<br />
Nel § 16 del Cap. 1 della parte I <strong>di</strong> Wirtschaft und Gesellschaft (Economia e Società, uscita nel1922<br />
due anni dopo la scomparsa del suo autore.<br />
13<br />
Si <strong>di</strong>ce attore per non <strong>di</strong>re soggetto, perché soggetto è un termine troppo carico filosoficamente e con<br />
troppe implicazioni, mentre attore è un termine sociologico, non filosofico, e usarlo in filosofia<br />
permette <strong>di</strong> non imbarcarsi in tutte le allusioni e gli ammiccamenti relativi al “soggetto” e alla<br />
“soggettività”.<br />
19