Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia
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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />
<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />
delle risposte possibili, eticamente rilevanti, al riconoscimento da parte <strong>di</strong> ciascuno del<br />
legame con gli altri: altri come noi e insieme necessariamente <strong>di</strong>versi da noi; da considerare,<br />
cioè, tanto nelle loro caratteristiche astratte <strong>di</strong> agenti capaci <strong>di</strong> linguaggio, <strong>di</strong> azione, <strong>di</strong><br />
autoprogettazione, quanto nella loro concreta <strong>di</strong>fferenza e unicità biografica.<br />
Ma anche per la ‘cura’, come sigla della con<strong>di</strong>zione umana, vi è un mito originario, che si<br />
presta a essere letto secondo un duplice registro interpretativo, dando luogo a una <strong>di</strong>versità<br />
<strong>di</strong> sviluppi teorici e a peculiari intersezioni.<br />
Il racconto sulle origini della cura, tratto da un testo latino e ripreso nel tempo da più autori,<br />
narra che:<br />
la cura stava attraversando un fiume quando scorse del fango cretoso. Pensierosa,<br />
ne raccolse un po’ e cominciò a dargli forma. Mentre stava riflettendo su cosa<br />
avesse fatto, ecco che interviene Giove. A questo punto, la cura prega Giove <strong>di</strong><br />
infondere lo spirito a ciò che essa ha fatto senza però sapere cosa sia. Giove<br />
acconsente volentieri, però poi la cura pretende <strong>di</strong> imporre il nome a ciò che ha<br />
fatto e Giove non è d’accordo. Mentre Giove e la cura litigano interviene la Terra<br />
che reclama il battesimo <strong>di</strong> ciò che è stato fatto in quanto parte del suo corpo, il<br />
corpo della Terra. I <strong>di</strong>sputanti eleggono Saturno, il Tempo, come giu<strong>di</strong>ce. La<br />
decisione <strong>di</strong> Saturno, incontestabile, è la seguente: Tu, Giove, hai dato lo spirito e<br />
al momento della morte riceverai lo spirito; tu, Terra, hai dato il corpo e riceverai<br />
il corpo; poiché per prima fu la cura che <strong>di</strong>ede forma a quest’essere, finché esso<br />
vive, lo possieda la cura. Per tutta la vita l’uomo è l’essere della cura e visto che<br />
proviene dalla Terra, dall’humus, il suo nome è homo<br />
Il primo registro interpretativo del racconto rimanda alla lettura heideggeriana del mito:<br />
l’uomo, in quanto essere per la morte, è al mondo come uomo della cura, dell’ angoscia per<br />
la morte a venire. Il concetto <strong>di</strong> ‘cura’ intesa come angoscia, ansia, affanno, traccia un primo<br />
percorso <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> questo tema.<br />
Il racconto dell’origine può tuttavia esser letto anche in altra chiave, come mito ‘pre’ o<br />
‘anti-cartesiano’, come una ‘parabola che sottolinea l’inscin<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong> psiche e soma, <strong>di</strong><br />
spirito e passione, secondo una visione olistica del soggetto-oggetto della cura. Ed è<br />
soprattutto quest’ultima interpretazione a trovare spazio nella <strong>di</strong>scussione filosoficoscientifica<br />
degli ultimi decenni, volta a (ri)costruire, nel non facile <strong>di</strong>alogo fra varie<br />
competenze <strong>di</strong>sciplinari, una visione più integrata dell’in<strong>di</strong>vidualità umana, o meglio una<br />
visione globale dell’uomo, quale necessario prelu<strong>di</strong>o per una trasformazione, teorica e<br />
pratica, anche delle <strong>di</strong>scipline biome<strong>di</strong>che e dei loro modelli epistemologici.<br />
In questa seconda prospettiva l’attenzione per il il tema della ‘cura’ si sviluppa allora<br />
nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> una specificazione più dettagliata del senso e delle componenti - cognitive,<br />
etiche ed empatiche- del ‘prendersi cura’ come pratica relazionale, <strong>di</strong> scambio comunicativo,<br />
i cui fini sono plurimi e mutevoli, <strong>di</strong>pendentemente dal <strong>di</strong>verso status dei soggetti della<br />
relazione e dalle situazioni particolari: ripristinare uno stato precedente, lenire le sofferenze e<br />
non lasciare che il dolore del corpo e della mente restringa i confini del ‘sé’ fino a rendere<br />
impossibile ogni rapporto col ‘mondo’, sostenere e rispettare, nella relazione terapeutica, la<br />
capacità <strong>di</strong> autodeterminazione dei c.d. ‘pazienti’, ma anche agevolare una trasformazione<br />
evolutiva, una crescita (l’analogia più <strong>di</strong>retta , in questo senso, è con le cure materne e con la<br />
relazione madre-bambina/o).<br />
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