Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia
Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia
Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />
<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />
acquisizione. In altri termini, è questo l’appello <strong>di</strong> Jonas, se si vuole riportare la corsa<br />
tecnologica sotto controllo extratecnologico, come esige il principio <strong>di</strong> responsabilità verso le<br />
generazioni future, ma anche l’amore della <strong>di</strong>gnità e dell’ autonomia umana, la quale richiede<br />
che noi posse<strong>di</strong>amo noi stessi e non ci facciamo possedere dalle nostre opere. si deve riuscire<br />
a concordare, a livello mon<strong>di</strong>ale, una politica <strong>di</strong> ricerca più restrittiva e l’imposizione <strong>di</strong> freni<br />
all’applicazione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> risultati scientifici, riconoscendo, quale nuovo criterio guida,<br />
la regola ferrea ‘in dubio pro malo’ (nel dubbio si deve dare ascolto alla prognosi peggiore).<br />
Molte sono le critiche che sono state mosse al criterio <strong>di</strong> precauzione formulato da Jonas<br />
per trattare l’incertezza in ambito tecnico-scientifico, come pure alla sua fondazione<br />
ontologico-metafisica del dovere umano, ma quello che qui interessa evidenziare è il<br />
peculiare carattere del principio posto a car<strong>di</strong>ne della nuova etica della responsabilità e la sua<br />
connessione con un altro concetto: quello <strong>di</strong> cura. Questo principio, sulla cui base si<br />
ridefinisce l’estensione dei nostri doveri, lega infatti l’idea <strong>di</strong> responsabilità a una relazione<br />
asimmetrica, che esclude la possibilità della reciprocità: il mio obbligo non trova un<br />
corrispondente nel dovere dell’altro. E’ l’umanità futura, che non farà niente in nostro favore,<br />
a essere rimessa integralmente alla nostra custo<strong>di</strong>a, ovvero alle nostre cure. Non a caso Jonas<br />
in<strong>di</strong>vidua nella responsabilità genitoriale il modello originario <strong>di</strong> ogni altra forma <strong>di</strong><br />
responsabilità, identificando in tal modo l’agire responsabile con l’agire che si assume la<br />
‘cura’ del debole e del vulnerabile (i bambini, le generazione future, la vita extraumana del<br />
pianeta).<br />
Il tema della cura e del ‘prendersi cura’ è un tema che attraversa, con percorsi non lineari<br />
e <strong>di</strong>verse declinazioni, molti ambiti della riflessione filosofica del XX secolo. Se in un primo<br />
periodo la sua presenza rimane circoscritta all’esperienza teorica <strong>di</strong> alcuni settori del pensiero<br />
europeo continentale –sotto l’influenza <strong>di</strong> quegli in<strong>di</strong>rizzi che hanno posto l’accento sugli<br />
aspetti <strong>di</strong> fragilità, vulnerabilità, <strong>di</strong>pendenza e insicurezza dell’ ‘essere umano’- negli ultimi<br />
decenni ha acquistato visibilità e rilevanza anche nel <strong>di</strong>battito etico-politico e bioetico<br />
dell’area angloamericana. In questo passaggio <strong>di</strong> sponda un ruolo <strong>di</strong> rilievo è giocato dalla<br />
svolta che si verifica all’interno della filosofia analitica che segna una ripresa <strong>di</strong> interesse per<br />
i temi della filosofia pratica e per le questioni <strong>di</strong> etica applicata a casi concreti (come ad es.<br />
quelli al centro della riflessione bioetica).<br />
Pur nella <strong>di</strong>versità dei percorsi filosofici e delle proposte teoriche e normative,<br />
l’attenzione per il tema della ‘cura’ -cura <strong>di</strong> sé, cura dell’Altro, cura del mondo - si articola<br />
sempre in una prospettiva <strong>di</strong> problematizzazione critica delle strutture e dei presupposti<br />
dell’etica ‘moderna’, nelle sue versioni utilitariste e deontologiche, e della visione del<br />
soggetto egemonico e unitario che ne sta al centro. Il modello del soggetto autonomo e capace<br />
<strong>di</strong> legislazione universale, perché capace <strong>di</strong> trascendere il suo ra<strong>di</strong>camento in un corpo e la<br />
sua collocazione storica e relazionale, è messo in <strong>di</strong>scussione e contestato in quanto<br />
espressione <strong>di</strong> una visione troppo atomistica e astratta della figura dell’agente morale. E a<br />
questa critica spesso si coniuga non solo un recupero del valore, morale e cognitivo, delle<br />
emozioni e dei sentimenti, ma anche una maggiore consapevolezza filosofica della<br />
complessità dell’esperienza morale, ossia della natura ‘poliedrica’ dell’etica, e della varietà<br />
14