Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia
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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />
<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />
<strong>di</strong>rettive anticipate (o testamento biologico), <strong>di</strong> ammettere in alcuni casi il suici<strong>di</strong>o assistito<br />
(l’aiuto dato intenzionalmente dal me<strong>di</strong>co al paziente attraverso il rifornimento <strong>di</strong> farmaci, da<br />
autoamministrarsi, a seguito della richiesta volontaria e competente della persona che vuol<br />
porre fine alla propria vita), o anche l’eutanasia (per eutanasia in senso proprio si intende l’<br />
“uccisione intenzionale da parte del me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> una persona attraverso la somministrazione <strong>di</strong><br />
farmaci a seguito <strong>di</strong> una richiesta volontaria e competente della persona stessa” in specifiche<br />
circostanze cliniche).<br />
Il confronto con questi temi così controversi e coinvolgenti, in cui si scontrano <strong>di</strong>fferenti<br />
concezioni sostantive <strong>di</strong> cosa si intende per ‘vita degna <strong>di</strong> essere vissuta’, ha avuto anche<br />
l’effetto <strong>di</strong> costringere a ripensare il senso stesso dell’impresa bio-me<strong>di</strong>ca contemporanea;<br />
ogni presa <strong>di</strong> posizione filosoficamente me<strong>di</strong>tata sui drammatici <strong>di</strong>lemmi etici suscitati dalle<br />
nuove situazioni <strong>di</strong> ‘fine vita’ non può più prescindere da una riflessione critica sugli stessi<br />
obbiettivi e valori perseguiti dalla me<strong>di</strong>cina scientifico-tecnologica occidentale, nella sua<br />
interazione con le aspettative crescenti della società in cui si trova a operare, sulla sua<br />
‘sostenibilità’ a lungo termine (tema che si collega con quello della crisi dello Stato sociale)<br />
ed anche sui suoi paradossi. Numerosissimi sono gli stu<strong>di</strong> che oggi si confrontano col<br />
mutamento in atto, nelle società industriali avanzate, tanto delle con<strong>di</strong>zioni empiriche del<br />
processo del morire, dovuto a gran<strong>di</strong> trasformazioni <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne economico-sociale e agli<br />
straor<strong>di</strong>nari successi della me<strong>di</strong>cina occidentale, quanto delle rappresentazioni culturali della<br />
morte e degli atteggiamenti, in<strong>di</strong>viduali e sociali, che vi corrispondono e che, a loro volta,<br />
alimentano la corsa verso sempre nuovi e più problematici traguar<strong>di</strong> della ricerca biome<strong>di</strong>ca<br />
sul terreno delle situazioni <strong>di</strong> confine fra vita/morte.<br />
Al <strong>di</strong> là della <strong>di</strong>versità degli approcci <strong>di</strong>sciplinari due tratti significativi emergono da<br />
questi stu<strong>di</strong>:<br />
i. da un lato, al dato <strong>di</strong> un generale allungamento delle aspettative <strong>di</strong> vita si affiancano<br />
altri dati meno positivi; dati che mettono in luce come le nuove possibilità <strong>di</strong> curare, o<br />
almeno <strong>di</strong> tenere sotto controllo, malattie prima incurabili, e <strong>di</strong> sostituire con macchine<br />
funzioni organiche irreversibilmente compromesse, non sempre consentano un accettabile<br />
livello <strong>di</strong> qualità della vita dei pazienti <strong>di</strong> cui si riesce a procrastinare la morte;<br />
i.i. dall’altro lato si evidenzia la crescente <strong>di</strong>fficoltà per l’uomo occidentale, che non si<br />
perita a mettere a repentaglio con le sue azioni la possibilità della sopravvivenza della propria<br />
e delle altre specie, <strong>di</strong> accettare, e non solo <strong>di</strong> combattere, l’inevitabile precarietà e<br />
limitatezza temporale della sua esistenza. Tale <strong>di</strong>fficoltà spinge a coltivare l’illusione <strong>di</strong> un<br />
progresso me<strong>di</strong>co virtualmente infinito, capace <strong>di</strong> sconfiggere sofferenza e malattia, e, al<br />
limite, <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>segnare la nostra stessa natura <strong>di</strong> esseri mortali, destinati ad ammalarsi, ad<br />
invecchiare e a morire. Ma la ricerca dell’autoconservazione ad oltranza può rovesciarsi, alla<br />
fine, nella negazione <strong>di</strong> ciò che ad un’esistenza in<strong>di</strong>viduale dà ancora un senso e un valore<br />
rendendoci, anche in senso non metaforico, delle semplici appen<strong>di</strong>ci delle nostre nuove<br />
tecnologie.<br />
La crescente specializzazione e tecnologizzazione della me<strong>di</strong>cina contemporanea, che la<br />
rende sempre più efficace, se ha prodotto indubbi benefici, almeno per una parte dei citta<strong>di</strong>ni<br />
delle società occidentali, ha comportato anche un prezzo molto alto in termini <strong>di</strong><br />
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