Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia
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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />
<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />
intrinseco a cui riconoscere la titolarità <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ritto soggettivo senza che sia necessario<br />
addurre motivazioni adeguate.<br />
Anche limitandosi al solo ambito delle scienze biologiche sembra <strong>di</strong>fficile dare una<br />
definizione oggettiva del termine-concetto vita ed è più corretto considerare tale nozione<br />
come una nozione artificiale, o convenzionale, cui facciamo riferimento per <strong>di</strong>stinguere<br />
fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa natura (E. Lecaldano, a cura <strong>di</strong>, Enciclope<strong>di</strong>a <strong>di</strong> bioetica).<br />
In questi termini i criteri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinzione fra esseri viventi e non viventi non potranno<br />
essere considerati oggettivi e la lista degli esseri viventi potrà essere più o meno ampia a<br />
seconda della definizione <strong>di</strong> vita che si assume e delle caratteristiche che vengono incluse<br />
come rilevanti per qualificarla: una determinata essenza, riducibile al co<strong>di</strong>ce genetico, cioè<br />
all’informazione biologica racchiusa nella macromolecola del DNA, che costituisce il<br />
materiale responsabile della trasmissione e dell’espressione dei caratteri ere<strong>di</strong>tari; o invece<br />
determinate qualità e capacità come quelle <strong>di</strong> riproduzione, evoluzione, crescita e sviluppo,<br />
metabolismo, autoregolazione, reattività agli stimoli esterni.<br />
Se poi si passa dall’ambito delle scienze biologiche a quello della riflessione etica, in cui<br />
si pongono domande relative ai nostri obblighi e alle nostre responsabilità come agenti<br />
morali, la questione si complica ulteriormente; non solo dobbiamo impegnarci a <strong>di</strong>stinguere<br />
analiticamente i <strong>di</strong>versi contesti e ambiti problematici in cui ci poniamo interrogativi<br />
riguardo ai nostri comportamenti nei confronti della ‘vita’, qualificando in modo preciso l’<br />
ambito <strong>di</strong> riferimento semantico del termine, ma dobbiamo anche essere <strong>di</strong>sposti a<br />
giustificare con argomentazioni e ragioni la rilevanza morale <strong>di</strong> determinate caratteristiche,<br />
qualità, capacità che, in quel determinato contesto, poniamo alla base della pretesa <strong>di</strong> più<br />
specifiche forme <strong>di</strong> trattamento e <strong>di</strong> considerazione morale e/o giuri<strong>di</strong>ca (es. la con<strong>di</strong>visione<br />
come specie <strong>di</strong> un determinato patrimonio genetico, o la capacità <strong>di</strong> provare piacere e dolore,<br />
<strong>di</strong> avere emozioni, <strong>di</strong> relazionarsi, o ancora la capacità, ai livelli superiori, <strong>di</strong> avere preferenze<br />
riflessive, <strong>di</strong> autodeterminazione).<br />
Sono molti i filosofi morali che oggi concordano nel considerare come nucleo essenziale<br />
della bioetica la riflessione sulla novità irriducibile delle o<strong>di</strong>erne opzioni etiche che si<br />
presentano nelle società occidentali, per quanto riguarda le con<strong>di</strong>zioni del nascere, curarsi e<br />
morire degli esseri umani. Sono infatti proprio le situazioni <strong>di</strong> frontiera, con i <strong>di</strong>fficili quesiti<br />
decisionali che pongono, a mettere alla prova la vali<strong>di</strong>tà dell’ etica teorica tra<strong>di</strong>zionale, nelle<br />
sue versioni normative sia consequenzialiste che deontologiche: a mettere, cioè, alla prova la<br />
sua capacità <strong>di</strong> fornire delle linee-guida sod<strong>di</strong>sfacenti per orientare il nostro giu<strong>di</strong>zio morale<br />
e i nostri comportamenti, in<strong>di</strong>viduali e collettivi, quando ci troviamo <strong>di</strong> fronte alle nuove<br />
possibilità <strong>di</strong> scelta e ai <strong>di</strong>lemmi che sollevano. Ci si chiede se essa ci possa essere ancora <strong>di</strong><br />
aiuto, oppure se i principi, le norme, i valori che abbiamo ere<strong>di</strong>tato debbano essere integrati,<br />
abbandonati o rivisti alla luce dei nuovi poteri <strong>di</strong> cui ci troviamo ormai depositari e dei casi<br />
esemplari della riflessione bioetica.<br />
Lo sviluppo delle biotecnologie umane, che con il loro potere <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>segnare<br />
continuamente la linea <strong>di</strong> confine fra caso e scelta, fra ciò che è naturalmente dato e ciò che<br />
viene a ricadere nell’ambito dell’agire intenzionale e del controllo umano, stanno cambiando<br />
in profon<strong>di</strong>tà le nostre esistenze, costituisce una sfida non solo per l’etica strettamente intesa.<br />
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