Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia
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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />
<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />
29. In<strong>di</strong>viduo/soggetto<br />
1.<br />
Genericamente il termine in<strong>di</strong>viduo sta ad in<strong>di</strong>care un essere vivente, in<strong>di</strong>visibile,<br />
irriducibile l’uno all’altro, singolo nel sentire, pensare, agire.<br />
In questo senso, potremmo <strong>di</strong>re, sono sempre esistiti “in<strong>di</strong>vidui”, mentre il<br />
riconoscimento dell’in<strong>di</strong>viduo come valore sociale è un evento relativamente tardo, connesso<br />
all’origine stessa della modernità. Possiamo anzi <strong>di</strong>re che l’ “in<strong>di</strong>viduo”, inteso come entità<br />
autonoma e in<strong>di</strong>pendente, è forse la maggiore conquista della modernità che ne fa il punto <strong>di</strong><br />
partenza inelu<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> ogni prospettiva etica, sociale o politica.<br />
L’emergere del valore dell’in<strong>di</strong>viduo, a partire dal XVII secolo, genera la rottura della<br />
visione olistica del mondo, fortemente ancorata (dalla polis greca alle società feudali) alla<br />
struttura olistica della società. Secondo questa visione, l’in<strong>di</strong>viduo è parte <strong>di</strong> un tutto; è<br />
subor<strong>di</strong>nato al “tutto” organico della comunità che è rigidamente gerarchizzata; è vincolato<br />
agli altri contro la propria volontà, sottomesso a tra<strong>di</strong>zioni, leggi e valori che non ha egli<br />
stesso prodotto. In questo contesto, premoderno appunto, il “noi” prevale sull”Io” e lo<br />
precede, determinandone scelte, orientamenti, condotta.<br />
Ciò non vuol <strong>di</strong>re che non ci siano tracce premoderne del valore dell’in<strong>di</strong>viduo 66 : si pensi<br />
al “conosci te stesso” socratico; allo stoicismo e alla figura del saggio; al cristianesimo e alla<br />
valorizzazione dell’interiorità. E ancora all’assunzione, nei sec. XIII-XIV, dell’in<strong>di</strong>viduo<br />
come categoria fondamentale del <strong>di</strong>ritto (cfr. il nominalismo <strong>di</strong> Guglielmo da Ockam,<br />
secondo il quale esistono solo esseri singoli ciascuno dei quali è assolutamente uno,<br />
in<strong>di</strong>viduum). Infine, soprattutto, si pensi alla Riforma protestante e alla genesi del sé<br />
ascetico 67 .<br />
Ma è solo con la modernità che l’in<strong>di</strong>viduo si afferma pienamente, <strong>di</strong>venendo un valore<br />
sociale in corrispondenza dei tre gran<strong>di</strong> processi che segnano l’origine e il <strong>di</strong>spiegamento<br />
dell’età moderna: nascita della scienza, sviluppo del mercato, origine dello Stato.<br />
L’emergere dell’in<strong>di</strong>viduo, quale entità autonoma e in<strong>di</strong>pendente, o per meglio <strong>di</strong>re, come<br />
entità sovrana, trova a questo punto un’imme<strong>di</strong>ata connessione con l’affermarsi dell’idea <strong>di</strong><br />
“soggetto”: questo viene inteso cartesianamente come coscienza razionale e pensante (cogito<br />
ergo sum), separata dal corpo e dal mondo, dotata <strong>di</strong> libero arbitrio e capace <strong>di</strong> costruire<br />
autonomamente le proprie certezze e verità.<br />
Non a caso nella riflessione filosofica i due termini vengono spesso usati in modo<br />
intercambiabile. Ma sebbene ciò sia generalmente legittimo, dal punto <strong>di</strong> vista della filosofia<br />
sociale, la nozione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduo è <strong>di</strong>stinta da quella <strong>di</strong> soggetto ed è, soprattutto, più<br />
pertinente; in quanto “soggetto” evoca la <strong>di</strong>mensione epistemologica e cognitiva (si pensi alla<br />
coppia oppositiva soggetto/oggetto), mentre “in<strong>di</strong>viduo” evoca la <strong>di</strong>mensione sociale (si pensi<br />
66<br />
Cfr. Louis Dumont (antropologo e filosofo francese, 1911-1998), Essais sur l’in<strong>di</strong>vidualisme,<br />
Seuil, Paris 1983; trad.it. Saggi sull’in<strong>di</strong>vidualismo. Una prospettiva antropologica sull’ideologia<br />
moderna (1983), Adelphi, Milano 1993.<br />
67<br />
cfr. Max Weber, Die protestantische Ethik und der Geist des Kapitalismus, 1922; trad.it. L’etica<br />
protestante e lo spirito del capitalismo, Sansoni, Firenze 1977 (Ia ed.1945).<br />
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