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Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia

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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />

<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />

soggetti in un modo o nell’altro sviluppano vincoli positivi.<br />

Partendo dal presupposto che la comunità favorisce la fioritura delle capacità personali,<br />

che essa è l’espressione <strong>di</strong> quella funzione psicologica che consente agli in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong><br />

adempiere al loro sviluppo più pieno, la critica comunitarista al liberalismo (soprattutto nella<br />

riproposta fattane da J. Rawls in Teoria della giustizia 61 ) si incentra dunque su due punti<br />

fondamentali: in primo luogo, il rifiuto del modello liberale, in<strong>di</strong>vidualistico ed egoistico, che<br />

enfatizza unicamente l’autonomia della persona configurando un in<strong>di</strong>viduo svincolato ed<br />

astratto, sra<strong>di</strong>cato dai contesti <strong>di</strong> appartenenza. Al “<strong>di</strong>sengaged (o “unencumbered”) Self“<br />

liberale, i comunitaristi oppongono un “sé contestuale”, ra<strong>di</strong>cato nei concreti luoghi <strong>di</strong><br />

appartenenza. In secondo luogo, la critica della priorità del “giusto” sul bene”, vale a <strong>di</strong>re <strong>di</strong><br />

una prospettiva che privilegi il tema della giustizia e il problema della <strong>di</strong>stribuzione delle<br />

risorse sul problema del bene comune e della “vita buona”. “Comunità” in<strong>di</strong>ca dunque un<br />

gruppo <strong>di</strong> persone aggregate da un fine comune che non è coincidente con i loro interessi<br />

egoistici, ma è con<strong>di</strong>viso dagli altri membri della comunità al punto che tale fine <strong>di</strong>viene il<br />

loro fine. Perseguire il fine comune rappresenta una pratica che impegna i membri della<br />

comunità non perché genera un guadagno in<strong>di</strong>viduale, ma perché produce un vantaggio<br />

con<strong>di</strong>viso e in<strong>di</strong>visibile per i membri della comunità, uniti appunto da vincoli positivi.<br />

Ma, in primo luogo, non è chiaro in che cosa consistano questi vincoli, se derivino da<br />

sentimenti con<strong>di</strong>visi, da convinzioni comuni o dalla memoria storica. Inoltre, sebbene alcuni<br />

aspetti della critica al liberalismo da parte dei communitarians, tra cui soprattutto la critica<br />

del “<strong>di</strong>sengaged Self”, siano con<strong>di</strong>visibili e apprezzabili, è importante segnalare i rischi<br />

intrinseci a questa prospettiva normativa: tra cui il pericolo <strong>di</strong> una coercizione da parte della<br />

tra<strong>di</strong>zione e della riduzione della libera scelta, l’assenza <strong>di</strong> pluralismo, la tendenza alla<br />

legittimazione tout court <strong>di</strong> ogni comunità, in<strong>di</strong>pendentemente dai valori <strong>di</strong> cui è portarice, e<br />

l’assenza <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio critico su principi e tra<strong>di</strong>zioni della comunità <strong>di</strong> appartenenza.<br />

3.<br />

Si tratta dunque <strong>di</strong> recepire l’invito dei communitarians a ripensare la comunità e il suo<br />

ruolo all’interno della società contemporanea, tenendo fermi i presupposti liberali<br />

dell’autonomia e della libertà <strong>di</strong> scelta; coniugando cioè, si potrebbe <strong>di</strong>re, “citta<strong>di</strong>nanza” e<br />

“appartenenza”, acquisizione e <strong>di</strong>fesa dei <strong>di</strong>ritti da un lato, e coesione sociale e solidale<br />

dall’altro.<br />

La necessità <strong>di</strong> fare chiarezza sul concetto <strong>di</strong> comunità, sottraendolo sia alla rimozione in<br />

cui spesso incorre il pensiero liberale, sia ai rischi del comunitarismo, si pone tanto più oggi,<br />

nella società globale, nella quale ci troviamo <strong>di</strong> fronte a fenomeni <strong>di</strong>ffusi <strong>di</strong> un “ritorno della<br />

comunità”.<br />

Si assiste infatti al riemergere <strong>di</strong> un “bisogno <strong>di</strong> comunità” 62 che assume forme<br />

molteplici, e che in generale si può interpretare come risposta alle patologie prodotte dai<br />

61<br />

John Rawls (filosofo statunitense, 1921-2004), A Theory of Justice, The Belknap Press of Harvard<br />

Univ. Press, Cambridge 1971; trad. it. Una teoria della giustizia, Feltrinelli, Milano 1997.<br />

62<br />

Zigmunt Bauman (sociologo inglese <strong>di</strong> origine polacca), Missing Community, 2001; trad. it. Voglia<br />

<strong>di</strong> comunità, Laterza, Roma-Bari 2001.<br />

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