Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia
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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />
<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />
politica nel 1954, anno in cui Neumann morì prematuramente in un incidente d'auto.<br />
Il problema della teoria critica è <strong>di</strong> dare conto, <strong>di</strong> riformulare alcuni gran<strong>di</strong> temi sulla sorte<br />
della modernità, quei gran<strong>di</strong> temi che Marx aveva espresso in termini <strong>di</strong> reificazione, cioè<br />
sostituzione ai rapporti umani ed interpersonali dei rapporti cosali che si istituiscono tra i<br />
prodotti del nostro lavoro appena questi prendono la forma <strong>di</strong> merce. Reificazione fa coppia<br />
con feticismo, fenomeno che si ha quando le cose, i rapporti <strong>di</strong> merce e <strong>di</strong> denaro si presentano<br />
come fossero essi stessi rapporti sociali. Un altro grande tema è quello che Max Weber, l'altro<br />
grande interprete della modernità e del capitalismo in alternativa a Marx, aveva espresso in<br />
termini <strong>di</strong> razionalizzazione, prima <strong>di</strong> tutto della nostra condotta <strong>di</strong> vita (L'etica protestante e lo<br />
spirito del capitalismo, 1905), o come <strong>di</strong>sincanto, razionalizzazione e burocratizzazione del<br />
mondo, figlie <strong>di</strong> una razionalità incapace <strong>di</strong> interrogarsi sui propri fini e rivolta solo alla scelta<br />
dei mezzi. Questo è lo sfondo principale su cui nasce la teoria critica, <strong>di</strong> cui il documento<br />
principale, la già citata Dialettica dell'illuminismo, sostiene la tesi che la razionale scienza<br />
moderna, che si pretende <strong>di</strong>versa da e superiore al mito, ricade invece nella mitologia (fra<br />
l'altro, con l'esaltazione positivistica dei `fatti'), non essendo capace <strong>di</strong> riconoscere i limiti della<br />
ragione ed il nesso fra il dominio dell'uomo sull'altro uomo, quello dell'uomo sulla natura e<br />
quello dell'uomo su se stesso. Si aggiunge poi, in successivi scritti <strong>di</strong> Horkheimer, la critica<br />
della ragione strumentale, la critica alle irrazionalità e agli orrori prodotte dalla ragione quando<br />
essa si chiuda nella scelta dei mezzi, ai soli fini del potere sulla natura e del potere sugli altri<br />
uomini, e non sia più rischiarata da un ideale illuministico pieno. Quello che poi Habermas<br />
risusciterà chiamandolo il progetto della modernità, il progetto <strong>di</strong> dare alla modernità, al<br />
capitalismo, allo Stato moderno un'anima razionale nella sostanza, che non si esaurisca in<br />
quella razionalità strumentale o tecnica che secondo la vecchia teoria critica ha portato - fra<br />
l'altro - ad Auschwitz.<br />
Habermas a partire dai tar<strong>di</strong> anni Sessanta la pensa <strong>di</strong>versamente: per spiegare la società<br />
non si può ricorrere ad un unico principio o schema, nemmeno a quello che la ragione<br />
illuministica incapace <strong>di</strong> autocritica produce <strong>di</strong>sumanità. La società va invece ormai intesa in<br />
base a quello che Habermas chiama uno schema binario, composto <strong>di</strong> sistema e Lebenswelt, il<br />
mondo della vita, che è un concetto husserliano che arriva ad Habermas attraverso la sociologia<br />
fenomenologica <strong>di</strong> Alfred Schütz (o Schutz, come scrivono in USA, dove questo ebreo<br />
viennese emigrò). La Lebenswelt è l'insieme <strong>di</strong> linguaggio, conoscenze, concezioni tramite cui<br />
noi capiamo il mondo, e da cui noi, attivandole come motivazioni e forme comunicative,<br />
caviamo gli orientamenti per la nostra vita <strong>di</strong> tutti i giorni. La modernità consiste nel portare<br />
dentro il mondo della vita, e soprattutto entro alcuni suoi settori, un forte impulso alla<br />
razionalizzazione, che Habermas ritiene processo irreversibile per quanto riguarda i due<br />
subsistemi <strong>di</strong> cui è formato il sistema sociale: quello economico e quello politico, in cui non<br />
contano le personalità, gli inten<strong>di</strong>menti o le norme, ma quelli che Luhmann e i pensatori<br />
sistemici come lui (da cui qui Habermas alla fine attinge, pur essendone un critico sostanziale)<br />
chiamano i due co<strong>di</strong>ci, che sono per il sistema politico il potere, e per il sistema economico il<br />
denaro. Si tratta <strong>di</strong> subsistemi che sono dominati dall'agire strategico, cioè dall'agire volto a<br />
<strong>di</strong>sporre le nostre relazioni con le cose e con gli altri uomini in conformità al fine che ci siamo<br />
noi stessi, per nostra esclusiva scelta od interesse, proposti. Al <strong>di</strong> fuori dei subsistemi<br />
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