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Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia

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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />

<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />

Nel nostro secolo, fallite ed ancor prima rifiutate - anche dal movimento operaio<br />

occidentale - le rivoluzioni che avrebbero dovuto portare al comunismo, l'idea della giustizia<br />

<strong>di</strong>stributiva congiunta a quella dell'eguaglianza è venuta a presentarsi come compito assegnato<br />

allo Stato (Stato, appunto, sociale) per compensare le ineguaglianze prodotte dall'economia<br />

capitalistica <strong>di</strong> mercato, cui anche la sinistra veniva riservando la funzione <strong>di</strong> produrre<br />

efficienza economica, cioè sempre più ricchezza con sempre minor impiego <strong>di</strong> risorse.<br />

Efficienza-mercato e giustizia sociale-Stato sono stati per decenni la formula vincente (si pensi<br />

all'`economia sociale <strong>di</strong> mercato' tedesca) nei paesi occidentali, soprattutto europei, almeno fino<br />

alla correzione o capovolgimento <strong>di</strong> questa linea imposti a partire dal 1979 in Gran Bretagna<br />

dal governo conservatore <strong>di</strong> Margaret Thatcher (poi John Major) e dal 1981 negli USA dalla<br />

cosiddetta reaganomics (Reagan's economics) del presidente repubblicano eletto nel 1980.<br />

Ritorneremo nel paragrafo seguente sulla giustizia <strong>di</strong>stributiva sotto il profilo teorico.<br />

5. Ritengo opportuno segnalare un'ulteriore <strong>di</strong>stinzione emergente nell'uso linguistico, <strong>di</strong><br />

cui non svolgo però qui le possibili implicazioni filosofiche; si tratta <strong>di</strong> una <strong>di</strong>stinzione<br />

trasversale rispetto ad altre qui ricordate.<br />

C'è un senso <strong>di</strong> `giusto' che implica semplicemente un agire corretto rispetto ad una legge o<br />

a criteri comunque formalizzati. Abbiamo visto nel cap. 16 la `guerra giusta', cioè giustificata in<br />

or<strong>di</strong>ne a certi criteri restrittivi. Abbiamo menzionato il `giusto salario' nello scambio fra capitale<br />

e lavoro nonché la critica marxiana all'ingiustizia-ineguaglianza ivi contenuta. È d'uso comune<br />

la nozione <strong>di</strong> `giusta sanzione penale'. Giusto significa qui soltanto un obbligo, determinatasi<br />

una certa situazione, ad agire nel suo ambito rispettando certi criteri; non un obbligo e tanto<br />

meno una motivazione a fare qualcosa. Ci si muove qui prevalentemente sul piano della<br />

giustizia commutativa/retributiva, anche se non parlerei <strong>di</strong> un'identità con siffatto piano.<br />

C'è poi un senso più enfatico <strong>di</strong> `giusto' in cui la giustizia è associata, più o meno<br />

tacitamente o surrettiziamente, con altri valori, come l'eguaglianza nel caso della giustizia<br />

sociale, o con ideali evolutivi come il progresso o la rivoluzione. Qui `giusto' implica una<br />

doverosità a fare qualcosa, prendendo l'iniziativa e avanzando fino al compimento. “Fiat<br />

iustitia, pereat mundus” è il motto del deontologismo morale ra<strong>di</strong>cale; “ribellarsi è giusto” era<br />

una massima centrale nel pensiero politico <strong>di</strong> Mao Zedong; “creare una società giusta” è stato<br />

ed è l'ideale del socialismo democratico; `Giustizia e libertà' è stato il binomio che ha dato<br />

nome ad una delle forze principali dell'antifascismo e poi della Resistenza in Italia.<br />

Sempre sul piano linguistico, ulteriori lumi verrebbero dalle riflessioni che si possono fare<br />

sui <strong>di</strong>versi corrispondenti <strong>di</strong> `giusto' nelle lingue germaniche (right/just, recht/gerecht), nonché<br />

sulla coppia, ancora da menzionare, equity/fairness.<br />

6. Anche sul piano giuri<strong>di</strong>co la giustizia si presenta come un metalivello normativo rispetto<br />

al <strong>di</strong>ritto. Per sod<strong>di</strong>sfarla non basta che il <strong>di</strong>ritto sia la legge, anziché la volontà <strong>di</strong> un capo o <strong>di</strong><br />

un popolo o <strong>di</strong> una rivoluzione. Occorre altresì che il <strong>di</strong>ritto non si limiti alla legge positiva, a<br />

ciò che è comandato dall'autorità politica pur legittima, ma incarni qualche principio civile,<br />

morale o religioso <strong>di</strong> giustizia (ius non iussum, sed iustum).<br />

Altra cosa è la giustizia intesa come realizzazione-amministrazione del principale valore<br />

intrinseco ad ogni or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co. Qui si presenta l'alternativa fra la giustizia identificata<br />

con la corretta applicazione <strong>di</strong> una legge in quanto norma generale (propria <strong>di</strong> rule of law -<br />

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