Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia
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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />
<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />
insomma delle libertà <strong>di</strong> autodeterminarsi secondo un piano o progetto, delle libertà che<br />
consistono nell'autorealizzazione dell'in<strong>di</strong>viduo, ovvero degli in<strong>di</strong>vidui associati in un gruppo,<br />
attraverso un'obbligazione assunta verso se stessi: sono libero <strong>di</strong> fare questa cosa perché la<br />
voglio fare, perché mi impongo <strong>di</strong> farla e solo io la impongo a me stesso, ovvero noi la<br />
imponiamo a noi stessi. Qui stanno le risposte alla domanda: chi governa e per che cosa? Sono<br />
queste le libertà tipiche del pensiero democratico e socialista, sia che le si ascriva a Rousseau,<br />
in cui l'idea dell'autorealizzazione riceve la sua versione più ra<strong>di</strong>cale, sia che non la si persegua<br />
dentro la tra<strong>di</strong>zione rousseauiana. Il problema è che tra queste due libertà esistono quantomeno<br />
delle tensioni: esse non si accordano così facilmente e secondo alcuni ad<strong>di</strong>rittura non possono<br />
che scontrarsi. Infatti lo sforzo <strong>di</strong> realizzare le libertà `<strong>di</strong>', che ci permettono la<br />
autorealizzazione, può implicare, e spesso implica, l'aumento del government, dell'autorità<br />
pubblica, e quin<strong>di</strong> limita le libertà `da', che massimamente fioriscono quanto più piccolo è il<br />
governo, sia come quantità <strong>di</strong> vincoli e <strong>di</strong> proibizioni o imposizioni, sia anche come piccola<br />
<strong>di</strong>mensione dell'apparato governativo.<br />
Io ritengo, in larga compagnia, che il tipo <strong>di</strong> rapporto tra queste libertà, cioè fra le forme<br />
politiche che le incarnano oggi, sia quello <strong>di</strong> un nesso interno reciprocante, nel senso che tuttora<br />
non si può pensare ad un pieno sviluppo delle libertà `da', delle libertà liberali, se non<br />
nell'ambito della democrazia, della partecipazione universale alle scelte <strong>di</strong> chi governa.<br />
Viceversa la democrazia non è democrazia se non è costruita non solo rispettando, ma<br />
arricchendo il terreno delle libertà `da', delle libertà negative. Dalla critica marxiana in avanti, e<br />
soprattutto nella sua vulgata socialista e comunista, si è creduto che la democrazia potesse fare<br />
largamente a meno, superandole in una libertà più alta, delle libertà `da', e che l'unica vera<br />
libertà fosse quella, democratica, <strong>di</strong> essere citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> uno Stato pienamente democratico,<br />
proletario ed operaio. Uno Stato in cui tutti, grazie alla <strong>di</strong>ffusione universale del cibo, della<br />
salute e dell'istruzione, potessero più pienamente realizzarsi che non nei vecchi regimi in cui<br />
alcuni erano, vuoi materialmente, vuoi culturalmente pienamente sviluppati, mentre gran parte<br />
della popolazione restava nel sottosviluppo sociale ed intellettuale.<br />
Si è così contrapposta una democrazia sostanziale o sociale ad una democrazia formale.<br />
Questa è stata una vera <strong>di</strong>sgrazia per lo sviluppo della democrazia e del pensiero socialista, nel<br />
senso che è un'operazione fallita nel corso <strong>di</strong> decenni e decenni, in cui sono state vanamente<br />
buttate energie e sparso sangue. Da questo punto <strong>di</strong> vista il crollo dei regimi comunisti ha<br />
<strong>di</strong>mostrato che le pretese `democrazie popolari' ovvero sostanziali non erano solo regimi <strong>di</strong><br />
illibertà, che negavano le libertà `da', le libertà negative, liberali; anzi la scoperta storica più<br />
rivelatrice per chi non lo sapeva o non lo voleva sapere è che esse erano insieme quelle che<br />
meno permettevano lo sviluppo pieno dei citta<strong>di</strong>ni.<br />
Si è visto cioè che la stessa base dell'eguaglianza, insomma la creazione delle migliori<br />
con<strong>di</strong>zioni sociali e culturali per la partecipazione <strong>di</strong> tutti al potere, non è possibile se non<br />
facendo partecipare tutti, e non solo retoricamente, ma effettivamente, al potere stesso,<br />
lasciandoli liberi dalle oppressioni <strong>di</strong> un governo <strong>di</strong>spotico e burocratico e lasciando che tutti si<br />
esprimano come vogliono. Ciò vuol <strong>di</strong>re che bisogna riconoscere che tutti i citta<strong>di</strong>ni non si<br />
potranno mai esprimere come `tutti', ma si esprimeranno come questi e quegli altri, cioè si<br />
esprimeranno <strong>di</strong>visi in partiti, in opinioni che devono avere la possibilità <strong>di</strong> partecipare, <strong>di</strong>visi<br />
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