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Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia

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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />

<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />

salvo che in momenti in cui essa è totalmente negata e la sua riconquista <strong>di</strong>viene un fine ed<br />

una lotta unica e complessiva. In tempi normali ci imbattiamo ne `le' libertà, quelle<br />

fondamentali ed inviolabili, non solo nel senso che non devono venir lese, ma che non sono<br />

neppure passibili <strong>di</strong> revisione. Si usa <strong>di</strong>stinguerle in base alla loro sfera <strong>di</strong> allocazione:<br />

- libertà civili, fra cui primeggiano quelle personali, e fra queste anzitutto l'habeas<br />

corpus, cioè la libertà rispetto al potere politico <strong>di</strong> non essere detenuti o uccisi se non per<br />

forza <strong>di</strong> legge; seguono le libertà <strong>di</strong> parola, religione, stampa, assemblea, associazione e i<br />

<strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> proprietà, alla <strong>di</strong>fesa (nella tra<strong>di</strong>zione anglosassone risalente alla Magna Charta del<br />

1215 corrisponde all’incirca alla nozione del due process of law) e ad un processo equo (fair<br />

trial), infine alla tutela della propria sfera privata (privacy). La libertà della stampa e in<br />

genere dei me<strong>di</strong>a si classifica anche come libertà strumentale, riguardando gli strumenti<br />

in<strong>di</strong>spensabili attraverso i quali si esplicano alcune delle altre libertà precedenti (sul rapporto<br />

fra libertà e <strong>di</strong>ritti v. sotto).<br />

- libertà politiche: si riassumono nella libertà <strong>di</strong> non obbe<strong>di</strong>re ad autorità se non<br />

legittime, intrecciandosi dunque con il tema dell'obbligo politico.<br />

Uno sviluppo <strong>di</strong> alcune <strong>di</strong> queste libertà si trova nelle libertà economiche, principalmente<br />

quella <strong>di</strong> comprare e vendere quel che ci appartiene, compresa la nostra forza-lavoro,<br />

ommerciando con tutti, e quella <strong>di</strong> produrre senza monopoli statali o privati che ce lo<br />

impe<strong>di</strong>scano <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto o <strong>di</strong> fatto. Queste libertà sono pienamente riconosciute ed attuate<br />

soltanto nei paesi a pieno sviluppo capitalistico e dotati <strong>di</strong> un regime liberale e democratico.<br />

Le libertà fondamentali che abbiamo fino ad adesso catalogato prendendole dalla realtà<br />

politica e costituzionale, in quanto vengano riconosciute dagli altri e dalle istituzioni entro le<br />

quali viviamo, <strong>di</strong>ventano <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> libertà o come oggi più generalmente si <strong>di</strong>ce, <strong>di</strong>ritti umani<br />

(ma se si intendono i <strong>di</strong>ritti in senso proprio, cioè giuri<strong>di</strong>camente vali<strong>di</strong> e vincolanti, occorre<br />

<strong>di</strong>re “<strong>di</strong>ritti fondamentali”). Prima <strong>di</strong> tutti vengono i <strong>di</strong>ritti civili che sono tutti negativi, cioè<br />

che derivano dalla astensione <strong>di</strong> altri soggetti dal fare certe cose che possono limitare questi<br />

<strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> libertà: particolarmente derivano dalla astensione dello Stato a fare atti aventi effetti<br />

limitativi. A questi <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> libertà negativi corrisponde, da parte <strong>di</strong> chi si deve astenere, un<br />

dovere: ed è una corrispondenza piena, cioè si tratta <strong>di</strong> doveri perfetti e assoluti, non<br />

occasionali e non <strong>di</strong>screzionali.<br />

I <strong>di</strong>ritti civili sono i <strong>di</strong>ritti personali già detti, i <strong>di</strong>ritti riguardanti l'inviolabilità del domicilio,<br />

della corrispondenza, la libertà <strong>di</strong> movimento, <strong>di</strong> riunione, <strong>di</strong> associazione, <strong>di</strong> religione, <strong>di</strong><br />

pensiero e della sua espressione, quin<strong>di</strong> quello che si chiamava <strong>di</strong>ritto alla libera stampa e che<br />

adesso deve trovare un altro nome, non essendo più la stampa in senso tecnico ad essere l'unico<br />

strumento <strong>di</strong> espressione del pensiero. C'è poi il <strong>di</strong>ritto ad essere giu<strong>di</strong>cato, cioè il <strong>di</strong>ritto al<br />

giu<strong>di</strong>zio come parte lesa; questo è un <strong>di</strong>ritto fondamentale che è integrato dal <strong>di</strong>ritto ad essere<br />

giu<strong>di</strong>cato solo dal giu<strong>di</strong>ce naturale e quin<strong>di</strong> non da un giu<strong>di</strong>ce inventato lì per lì, né tale che<br />

proceda fuori dalle regole dello Stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, per esempio il cadì: tanto meno un giu<strong>di</strong>ce fatto<br />

apposta per colpire gli oppositori <strong>di</strong> un certo partito, come era il Tribunale speciale fascista per<br />

la <strong>di</strong>fesa dello Stato, o analoghe corti in analoghe <strong>di</strong>ttature. I <strong>di</strong>ritti civili si potrebbero ancora<br />

sud<strong>di</strong>videre in base alla loro genesi non storica ma logica. O sono <strong>di</strong>ritti che preesistono allo<br />

Stato; o derivano da un'autolimitazione dello Stato, come il <strong>di</strong>ritto all'inviolabilità della<br />

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