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Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia

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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />

<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />

comunque <strong>di</strong>versi da quelli morali: la prudenza degli in<strong>di</strong>vidui, l'interesse o degli in<strong>di</strong>vidui o<br />

delle nazioni o delle classi, il rapporto amico-nemico. Ci sono varie sfumature del realismo:<br />

una che ritiene che siccome il principio della politica, il suo telos è il potere in sé e non in vista<br />

<strong>di</strong> qualcosa d'altro, ogni moralità è non solo estranea e impotente, ma non vera: poiché la<br />

politica è quella cosa e solo quella cosa, ciò che in essa si presenta come moralità, in realtà non<br />

è che ideologia (falsa coscienza) ed instrumentum regni. Esiste poi una forma più moderata <strong>di</strong><br />

realismo che ritiene che il potere sia la sostanza ed il principio procedurale della politica, ma<br />

non come fine a se stesso, bensì in vista <strong>di</strong> un bene collettivo terreno, come la sicurezza, la<br />

gloria, l'onore o comunque che il potere sia un reme<strong>di</strong>um mali: pensano così i teorici della<br />

ragion <strong>di</strong> Stato che sono da ascriversi alla tra<strong>di</strong>zione del realismo politico. Questa versione più<br />

equilibrata del realismo ritiene che, in un mondo in cui originariamente non v'è altro che<br />

insicurezza e paura, si possono bensì aver in mente le idee più generose, ma prioritario resta<br />

assicurare a sé ed al proprio gruppo la sopravvivenza, nonché con<strong>di</strong>zioni migliorabili<br />

d'esistenza. Per far questo occorrono il potere e la forza, raccolti nell'istituzione Stato, la cui<br />

esistenza e <strong>di</strong>fesa costi quel che costi (inganni, delitti e massacri compresi) è con<strong>di</strong>zione<br />

irrinunciabile per ogni perseguimento del bene comune ed in<strong>di</strong>viduale. Questo tipo standard <strong>di</strong><br />

realismo può essere più finemente sotto<strong>di</strong>stinto in realismo a base antropologica e realismo a<br />

base strutturale. Il primo si giustifica considerando che negli attori politici, gli in<strong>di</strong>vidui umani<br />

anzitutto, la tendenza all'egoismo o alla supremazia-sopraffazione-arricchimento prevalga sulla<br />

solidarietà e benevolenza, e dunque sia necessaria la regolazione tramite il potere coattivo, <strong>di</strong><br />

cui la forza <strong>di</strong>venta elemento fortemente caratterizzante o perfino dominante, per evitare il<br />

peggio. L'altro sotto-tipo prescinde da assunzioni pertinenti all'antropologia filosofica e vede la<br />

ragione del prevalere della Machtpolitik (politica <strong>di</strong> potenza) nel permanere <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

anarchia fra gli attori - il riferimento principale qui è alla politica fra gli Stati. Ciò permette <strong>di</strong><br />

pensare che, se mai l'anarchia venisse superata o attenuata (come abbiamo visto che sta in<br />

effetti accadendo), anche la primazia `realistica' della potenza, del self-interest, della logica<br />

prudenziale dovrebbe essere ri<strong>di</strong>scussa.<br />

Queste ultime considerazioni aprono la strada ad una terza versione del realismo politico,<br />

quella che <strong>di</strong>ce che i valori morali possono farsi strada nella politica ed avere forte influenza su<br />

<strong>di</strong> essa, solo se si tengono fuori dal quoti<strong>di</strong>ano e comune accadere politico, se non pretendono<br />

<strong>di</strong> guidare precettisticamente e moralisticamente il nostro agire politico, ma solo <strong>di</strong> ispirarne i<br />

principi. Questo è il punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> chi non vede un'alternativa assoluta ed eterna tra realismo<br />

politico e normativismo, sia perché molte delle con<strong>di</strong>zioni sotto cui lo Stato moderno ha<br />

tutelato la salus reipublicae si sono sostanzialmente (si pensi solo alle sfide globali, o alla più<br />

generale per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> neutralità etica per quanto riguarda la tecnica) mo<strong>di</strong>ficate; sia perché quella<br />

contrapposizione non tiene conto del maggior articolarsi delle dottrine morali <strong>di</strong>sponibili. Si<br />

noti per esempio che i realisti politici, quando parlano <strong>di</strong> una morale che non ha niente a che<br />

fare con la politica, hanno della morale una visione assai semplificata e mal informata: per loro<br />

la morale è quella deontologica e quella soltanto, né hanno essi nozione delle recenti tendenze<br />

al pluralismo morale (<strong>di</strong>versi approcci morali a <strong>di</strong>verse sfere <strong>di</strong> azione e <strong>di</strong> relazioni; da non<br />

confondersi con l'eclettismo).<br />

Comunque si sviluppi in avvenire la controversia fra normativismo e realismo, non si può<br />

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