Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia
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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />
<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />
dunque <strong>di</strong> prevedere - qual tipo <strong>di</strong> istituzioni possa essere richiesto ed alla fine imposto dai<br />
nuovi problemi in ragione della loro struttura e della loro cogenza. Orbene, credo si possa <strong>di</strong>re<br />
che i problemi posti dalla mon<strong>di</strong>alizzazione-globalizzazione verranno più o meno bene gestiti<br />
da istituzioni internazionali o interstatali o intergovernative (qui li uso come sinonimi).<br />
Istituzioni (formali-legali o informali come i `regimi internazionali', per es. quello <strong>di</strong> nonproliferazione<br />
nucleare) che cioè nascono da un accordo fra gli Stati e non richiedono una<br />
formale e totale rinuncia alla propria sovranità; esse sono in grado <strong>di</strong> deliberare solo<br />
all'unanimità, ed uno Stato membro può sempre, sebbene non facilmente, ritirarsi in fase <strong>di</strong><br />
approvazione od esecuzione <strong>di</strong> una decisione (in gergo si chiama opting out). Sulla gestione<br />
delle due sfide globali la previsione è molto più incerta: poiché una sola rilevante defezione da -<br />
poniamo - un accordo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sarmo nucleare o <strong>di</strong> riduzione <strong>di</strong> emissioni gassose a tutela<br />
dell'ecosfera può far saltare l'intero accordo e riacutizzare conflitti deleteri, sembra perciò che le<br />
sfide globali possano essere affrontate con sufficiente garanzia <strong>di</strong> successo solo da istituzioni<br />
sovranazionali, aventi un potere <strong>di</strong> decisione e <strong>di</strong> esecuzione autonomo rispetto agli Stati, o<br />
meglio rispetto a veti o comportamenti defettivi ed opportunistici da parte <strong>di</strong> singoli Stati. A<br />
livello mon<strong>di</strong>ale queste istituzioni non esistono, né in tempi politici le si può pensare in<br />
gestazione seguita da un parto; l'ONU è ben <strong>di</strong>stante dalla sovranazionalità, <strong>di</strong> cui vi sono in<br />
essa solo alcuni palli<strong>di</strong> elementi. A livello continentale (regionale, come si usa <strong>di</strong>re) elementi <strong>di</strong><br />
sovranazionalità si trovano solo nell'Unione europea, o più esattamente nella parte comunitaria<br />
(l'acquis communautaire), nella quale si decide a maggioranza. Essi non riguardano la parte <strong>di</strong><br />
high politics della costruzione europea, non essendovi alcun elemento <strong>di</strong> sovranazionalità (e<br />
talora neppure <strong>di</strong> un'unitaria cooperazione intergovernativa) nella politica estera e <strong>di</strong> sicurezza,<br />
in quella finanziaria e in quella fiscale dell'UE. Queste aree sono sottratte alla competenza<br />
dell’Unione oppure vi rientrano solo se c’è l’unanimità.<br />
Per la filosofia politica un aspetto può tuttavia <strong>di</strong>ventare interessante nei prossimi anni: lo<br />
svilupparsi delle esistenti o imminenti istituzioni internazionali in un senso che - per forza <strong>di</strong><br />
cose, in<strong>di</strong>pendentemente dalle ripetute proteste <strong>di</strong> intangibile sovranità da parte dei membri - va<br />
al<strong>di</strong>là dei descritti limiti <strong>di</strong> tali istituzioni e rende meno netta e cognitivamente meno produttiva<br />
la <strong>di</strong>visione internazionale-sovranazionale. Se le cose vanno avanti così, per concettualizzarle<br />
occorrerà rivedere profondamente la moderna teoria dello Stato. A questa esigenza del resto<br />
cospirano altresì altri fattori come l'attenuazione od obsolescenza della separazione fra politica<br />
e morale, soprattutto in prospettiva mon<strong>di</strong>ale.<br />
Concludendo: che la politica moderna con il suo Stato sovrano non sia più in grado si far<br />
fronte alle due maggiori sfide che la modernità stessa ha prodotto deriva, si è detto, dalla scala<br />
globale, letale e futuribile (proiettata nel futuro) delle sfide stesse. Spieghiamoci: la politica<br />
come concepita da un Machiavelli o un Hobbes, da un Richelieu o un Cavour aveva due<br />
caratteristiche. Poteva affidarsi ad un ambiente fisico e perfin sociale relativamente stabile e<br />
pertanto, pur sovvertendo qua e là gli equilibri <strong>di</strong> potere, non aveva bisogno <strong>di</strong> chiedersi quali<br />
fossero i suoi effetti pericolosi nel futuro lontano, come oggi invece dobbiamo fare decidendo<br />
<strong>di</strong> emissioni <strong>di</strong> anidride carbonica o testate nucleari. Inoltre, quella politica aveva come oggetto<br />
la re<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> risorse scarse e <strong>di</strong>seguali, come si <strong>di</strong>ce nella definizione che apre questo<br />
testo; mentre oggi essa deve occuparsi anche <strong>di</strong> cosa affatto <strong>di</strong>versa, la salvaguar<strong>di</strong>a per noi ed i<br />
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