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programma di sala - I Teatri

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2006<br />

Teatro Municipale Valli, 13 marzo 2006<br />

Lang Lang pianoforte<br />

Wolfgang Amadeus Mozart<br />

Sonata in do maggiore K 330<br />

I. Allegro moderato<br />

II. Andante cantabile<br />

III. Allegretto<br />

LANG LANG PIANOFORTE<br />

Teatro Municipale Valli, 13 marzo 2006, ore 20,30<br />

Fryderyk Chopin<br />

Sonata n. 3 in si minore op. 58<br />

I. Allegro maestoso<br />

II. Scherzo<br />

III. Largo<br />

IV. Finale: Presto, non tanto<br />

[intervallo]<br />

Robert Schumann<br />

Kinderszenen op. 15<br />

I. Von fremden Landern und Menschen (Da terre e popoli stranieri) - II. Kuriose Geschichte<br />

(Una storia curiosa) - III. Hasche-Mann (Mosca cieca) - IV. Bittendes Kind (Bambino che<br />

supplica) - V. Gluckes genug (Felicità) - VI. Wichtige Begebenheit (Un evento importante)<br />

VII. Traumerei (Sognare) - VIII. Am Kamin (Presso il camino) - IX. Ritter vom Steckenpferd<br />

(Cavaliere sul cavalluccio <strong>di</strong> legno) - X. Fast zu ernst (Quasi troppo serio) - XI. Furchtenmachen<br />

(Spavento) - XII. Kind im Einschlummern (Bambino che crolla addormentato) - XIII. Der<br />

Dichter spricht (Parla il poeta)<br />

Sergej Rachmaninov<br />

Prelu<strong>di</strong>o in si bemolle maggiore op. 23 n. 2<br />

Prelu<strong>di</strong>o in sol minore op. 23 n. 5<br />

E<strong>di</strong>zioni del Teatro Municipale Valli<br />

Franz Liszt<br />

Sonetto 104 del Petrarca (da: Années de Pélerinage, II année, Italie)<br />

Rapso<strong>di</strong>a ungherese n. 2 in do <strong>di</strong>esis minore


Lang Lang<br />

Schumann<br />

Mozart<br />

Chopin<br />

Fondazione I <strong>Teatri</strong> <strong>di</strong> Reggio Emilia, 2006.<br />

A cura dell’Ufficio stampa, comunicazione e promozione.<br />

Ricerche e documentazione a cura <strong>di</strong> Giulia Bassi.<br />

Acclamato in tutte le capitali musicali del mondo, il ventiduenne pianista cinese Lang<br />

Lang ha <strong>di</strong>mostrato uno straor<strong>di</strong>nario livello <strong>di</strong> musicalità in un repertorio assai vasto.<br />

La sua arte e la capacità ed abilità <strong>di</strong> rapportarsi con i pubblici più <strong>di</strong>versi, lo hanno<br />

reso uno degli artisti più interessanti e carismatici dei nostri giorni.<br />

Nato nel 1982 a Shenyang ha iniziato a stu<strong>di</strong>are il pianoforte a 3 anni, proseguendo<br />

gli stu<strong>di</strong> al conservatorio centrale <strong>di</strong> Pechino ed in seguito al Curtis Institute <strong>di</strong><br />

Philadelphia, città dove da allora risiede. L’esplosione della sua carriera avvenne nel<br />

1999 quando, a soli 17 anni, sostituì all’ultimo minuto, su segnalazione <strong>di</strong> Isaac Stern,<br />

l’in<strong>di</strong>sposto André Watts al Ravinia Festival, suonando il concerto <strong>di</strong> Ciajkovskij con<br />

la Chicago Symphony e Christoph Eschenbach. Tale fu il successo <strong>di</strong> questa esibizione<br />

che nel giro <strong>di</strong> pochissimi mesi, tutte le principali orchestre americane invitarono Lang<br />

Lang, sino al debutto alla Carnegie Hall con Temirkanov nel 2001.<br />

Da allora non si contano i concerti nelle principali sale da concerto, festival e con le<br />

maggiori orchestre — è il primo pianista cinese ad esibirsi con i Filarmonici <strong>di</strong> Berlino<br />

e <strong>di</strong> Vienna — sotto la bacchetta dei massimi <strong>di</strong>rettori. Nel 2001 ha fatto il suo primo<br />

ritorno in Cina suonando <strong>di</strong> fronte a 8000 spettatori nella Grande Sala dell’Assemblea<br />

del Popolo <strong>di</strong> Pechino. Tra gli altri numerosi premi e riconoscimenti ricevuti, ricor<strong>di</strong>amo<br />

che nel 2002 è stato il primo artista a ricevere il premio Leonard Bernstein ed in<br />

occasione del 150 anniversario della Steinway ha ricevuto il primo Medaglione d’Oro.<br />

Artista esclusivo per<br />

Deutsche<br />

Grammophon ha<br />

all’attivo un cd con la<br />

Chicago Symphony<br />

rimasto in vetta alle<br />

classifiche <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta<br />

per oltre 40 settimane,<br />

la registrazione ‘live’<br />

<strong>di</strong> un recital alla<br />

Carnegie Hall e il<br />

recentissimo cd con il<br />

Secondo Concerto <strong>di</strong><br />

Rachmaninov sotto la<br />

bacchetta <strong>di</strong> Valery<br />

Gergiev.<br />

Lang Lang de<strong>di</strong>ca<br />

parte del suo tempo a<br />

<strong>di</strong>ffondere la musica<br />

tra i giovani ed anche<br />

per questo è stato<br />

nominato<br />

Ambasciatore <strong>di</strong><br />

Buona Volontà<br />

dell’Unicef.


saggio<br />

intrecci<br />

intrecci<br />

un saggio<br />

<strong>di</strong> Roberto Favaro<br />

“Nuova Rivista Musicale Italiana”, luglio/agosto 1971, Eri, Roma.<br />

Wilhelm von Lenz, Il pianoforte e i suoi virtuosi, Sellerio, Palermo 2002.<br />

Roman Vlad, Tra cielo e inferno, in “Musica Dossier”, Giunti 1986.<br />

Theodor W. Adorno, Beethoven, Einau<strong>di</strong>, Torino 2001.<br />

Liszt<br />

Rachmaninov<br />

La Sonata in do maggiore K 330 <strong>di</strong> Wolfgang<br />

Amadeus Mozart appartiene al gruppo <strong>di</strong> quattro<br />

Sonate per pianoforte solo (K 330-333) composte<br />

a Vienna tra il 1783 e il 1784. È l’approccio<br />

dunque più maturo del musicista salisburghese<br />

al genere pianistico più impegnativo, e se nei<br />

precedenti gruppi <strong>di</strong> Sonate (K 279-284 e K<br />

309-311) già si era manifestata la felice <strong>di</strong>sposizione<br />

del giovane compositore a esplorare<br />

questo strumento, qui assistiamo a un vero salto<br />

<strong>di</strong> qualità che conferma la piena maturità artistica<br />

conquistata da Mozart a questo punto del suo<br />

tracciato compositivo ed esistenziale. Sappiamo<br />

d’altra parte che proprio nel decennio viennese,<br />

l’ultimo della sua esistenza, la crescita artistica<br />

mozartiana in tutti i settori della produzione<br />

musicale si coniuga con il senso più ampio e<br />

profondo <strong>di</strong> una maturazione estetica e umana<br />

che porterà alla nascita dei massimi capolavori<br />

sia strumentali sia operistici sia sacri. Si manifesta<br />

già compiuto e metabolizzato l’approccio<br />

“orchestrativo” alla tastiera, dove una spiccata<br />

propensione a usare le estensioni <strong>di</strong>namiche si<br />

coniuga con una consapevolezza delle potenzialità<br />

timbriche del nuovo strumento, ormai ampiamente<br />

e definitivamente destinato a soppiantare<br />

il clavicembalo nel gusto e nelle intenzioni<br />

espressive dell’epoca. Va detto, peraltro, che<br />

già nel decennio precedente Mozart avvicina (e<br />

ne rimane sedotto) il suono nuovissimo dei<br />

pianoforti <strong>di</strong> Stein, sentiti e provati ad Augsburg,<br />

dotati <strong>di</strong> una sonorità equilibrata, portante, ricca<br />

<strong>di</strong> risorse timbriche che lasceranno impressione<br />

indelebile nella sensibilità mozartiana. Inoltre,<br />

per aggiungere un dato utile alla comprensione<br />

<strong>di</strong> questo nuovo atteggiamento <strong>di</strong> effetti orchestrali<br />

tradotti sulla tastiera, bisogna considerare<br />

non solo la lunga e duratura influenza suscitata<br />

dalla cosiddetta scuola <strong>di</strong> Mannheim, culla e<br />

vertice del sinfonismo europeo del classicismo<br />

settecentesco, ma soprattutto i nuovissimi appro<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> Mozart nel campo della musica orchestrale<br />

e vocale: si assiste infatti alla<br />

La musica <strong>di</strong> Mozart è<br />

un unico tentativo <strong>di</strong> aggirare<br />

la convenzione.<br />

(Theodor W. Adorno)<br />

Tre cose sono necessarie<br />

per un buon pianista: la<br />

testa, il cuore e le <strong>di</strong>ta.<br />

(Mozart)


Ascoltare la musica <strong>di</strong><br />

Mozart significa sentire<br />

che è stata compiuta una<br />

buona azione. È <strong>di</strong>fficile<br />

<strong>di</strong>re con precisione dove<br />

sia questa buona influenza,<br />

ma indubbiamente<br />

essa è benefica; quanto<br />

più vivo e meglio la conosco,<br />

tanto più amo la<br />

musica<br />

(Ciajkovskij)<br />

Tutta la teoria dello stile<br />

riposa sull'analogia della<br />

musica col linguaggio<br />

parlato, sulla necessità<br />

<strong>di</strong> separare le <strong>di</strong>fferenti<br />

frasi, <strong>di</strong> punteggiare e <strong>di</strong><br />

dare gradazione alla forza<br />

ed alla celerità dei suoni.<br />

(Chopin)<br />

“teatralizzazione” della musica strumentale,<br />

simmetrica alla “strumentizzazione” della vocalità<br />

operistica, così che questo molteplice travaso<br />

ricade infine anche in queste pagine meravigliose<br />

per pianoforte. La Sonata K 330 è da considerarsi,<br />

in questo gruppo <strong>di</strong> composizioni pianistiche,<br />

un esempio significativo e manifesto <strong>di</strong><br />

questa maturazione e perfezione stilistica. È<br />

attraversata dai segni <strong>di</strong> una espressività e sentimentalità<br />

che verrebbe da <strong>di</strong>re pre-romantica,<br />

con una semplicità solo apparente che cela in<br />

verità una ricchissima materia melo<strong>di</strong>ca, come<br />

nell’Allegro moderato d’apertura in cui i temi<br />

espositivi lasciano il posto nel breve sviluppo<br />

ad altre idee, delicatamente malinconiche. O<br />

come nel meraviglioso Andante cantabile che<br />

offre nella sua costruzione nella forma <strong>di</strong> Lied<br />

un itinerario <strong>di</strong> emozioni ine<strong>di</strong>to per la tastiera<br />

e per il classicismo in genere.<br />

Fryderyk Chopin de<strong>di</strong>ca al genere della Sonata<br />

per pianoforte tre lavori <strong>di</strong>stribuiti in un arco <strong>di</strong><br />

se<strong>di</strong>ci anni. Se la prima Sonata op. 4, del 1828,<br />

appare evidentemente come il frutto <strong>di</strong> un primo<br />

appren<strong>di</strong>stato compositivo, le altre due, l’op.<br />

35 del 1839 e l’op. 58 del 1844, ci appaiono<br />

oggi come capolavori straor<strong>di</strong>nari, <strong>di</strong>versi o<br />

persino opposti per carattere e densità contenutistica.<br />

Se infatti la Sonata op. 35 mostra tutta<br />

la capacità chopiniana <strong>di</strong> elaborare, attraverso<br />

il mezzo sonoro, un possente poema tragico,<br />

l’op. 58 organizza in suoni il senso splendente<br />

<strong>di</strong> un vitalismo energico, positivo, persino<br />

gioioso. Due capolavori, abbiamo detto, anche<br />

proprio per la capacità che hanno <strong>di</strong> sondare<br />

due zone così <strong>di</strong>stanti <strong>di</strong> un’estetica del sentimento<br />

attraverso i <strong>di</strong>spositivi speciali (da Chopin<br />

in un certo senso “inventati” o “scoperti”) messi<br />

a <strong>di</strong>sposizione dal pianoforte. La forma, nell’op.<br />

35 come in questa op. 58, pone tra l’altro una<br />

serie <strong>di</strong> questioni – non <strong>di</strong> rado sollevate dalla<br />

critica – relative per esempio a un’architettura<br />

non perfettamente rigorosa in questo terreno<br />

costruttivo (forma-sonata) così gravido <strong>di</strong> memoria<br />

e <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza dai modelli classici (si<br />

pensi per esempio alla mancata riesposizione<br />

del primo tema). Cre<strong>di</strong>amo che sia invece una<br />

<strong>di</strong>mostrazione in più della bifronte, meravigliosa<br />

espressione stilistica chopiniana, dove si compenetrano<br />

elementi <strong>di</strong> fortissimo contenuto<br />

romantico – manifestazione cioè <strong>di</strong> zone profonde<br />

della coscienza umana –, e piani progettuali<br />

e architettonici solidamente riferibili alla<br />

tra<strong>di</strong>zione pre-romantica. Questa mescolanza si<br />

avverte in maniera ancora più sensibile nella<br />

Sonata op. 58: prosciugata in questa maturata<br />

identità artistica <strong>di</strong> Chopin dagli slanci emotivi<br />

e autobiografici della Sonata precedente, è <strong>di</strong>sposta<br />

tuttavia a mostrare una maggiore ricchezza<br />

tematica (si pensi anche solo all’intenso,<br />

appassionato secondo motivo dell’esposizione),<br />

una soli<strong>di</strong>tà espressiva e tecnica, una relazione<br />

intima, reciproca, sottile tra le <strong>di</strong>verse idee<br />

melo<strong>di</strong>che, una struttura <strong>di</strong> ampie <strong>di</strong>mensioni<br />

in cui l’impianto del vasto poema è assecondato<br />

da una coerenza interna molto solida, costruita<br />

su una maturazione <strong>di</strong> poche cellule tematiche<br />

del primo e del secondo tema del movimento<br />

iniziale sviluppate e condotte poi lungo l’intera<br />

composizione. Alcuni elementi confermano<br />

inoltre la matrice complessiva <strong>di</strong> Chopin, la sua<br />

cifra compositiva, che si condensa nella capacità,<br />

per esempio, <strong>di</strong> trasferire nelle immagini sonore<br />

il senso del suo melo<strong>di</strong>zzare secondo gli amati<br />

modelli del canto italiano. Conviene rimarcare<br />

la bellezza del secondo tema del primo movimento,<br />

che poi ricompare nello sviluppo e ritorna,<br />

da solo, nella ripresa, a concludere in<br />

un’atmosfera <strong>di</strong> intensa poesia il primo atto <strong>di</strong><br />

questo racconto sonoro. E così ancora, nello<br />

Scherzo, si mostra l’anima gaia, leggera, brillante,<br />

che fa da contrasto con l’atmosfera precedente,<br />

che ritornerà, davvero emozionante,<br />

nel Largo seguente, solenne, velato, liricamente<br />

proteso verso il notturno. Infine, a chiudere<br />

questo scenario <strong>di</strong> poesia e narrazione, una<br />

Un virtuoso può suonare<br />

bene Bach, ma non Chopin<br />

perchè questi richiede<br />

una comprensione<br />

tutta particolare che non<br />

fa parte del bagaglio professionale<br />

dell’interprete<br />

comune. I pianisti si buttano<br />

a capofitto su Chopin,<br />

come gente sicura,<br />

del fatto loro, ma proprio<br />

così gli tolgono il dubbio,<br />

la sorpresa, l’incertezza<br />

che ne formano il fascino.<br />

(André Gide)


Disgraziatamente non c’è<br />

che Chopin che sappia<br />

eseguire la sua musica<br />

con quell’originalità,<br />

quell’imprevisto che è<br />

uno dei suoi fascini principali.<br />

La sua esecuzione<br />

è composta <strong>di</strong> mille sfumature<br />

<strong>di</strong> cui solo ha il<br />

segreto e che non saprebbe<br />

né in<strong>di</strong>care né comunicare.<br />

(André Gide)<br />

Voi esagerate credo, a<br />

proposito dell’influenza<br />

dei salotti parigini su<br />

Chopin. La sua anima<br />

non ne è stata influenzata<br />

e la sua opera resta trasparente,<br />

meravigliosa<br />

eterea e <strong>di</strong> incomparabile<br />

genialità al <strong>di</strong> là delle appartenenze<br />

e dei salotti.<br />

(Liszt)<br />

pagina “politica” <strong>di</strong> Chopin, riferita alla sua<br />

Polonia, alla liberazione vittoriosa. Nel Rondò<br />

si assiste così a un traboccante effluvio <strong>di</strong> energia<br />

ritmica e <strong>di</strong>namica, fortemente virtuosistico,<br />

segnato da un riapparire del tema <strong>di</strong> volta in<br />

volta rafforzato, più veemente, variato secondo<br />

il progetto espressivo <strong>di</strong> Chopin, che assegna<br />

infine a questa Sonata quel “prevalente senso<br />

<strong>di</strong> gioia”, come lo definisce André Gide per<br />

spiegare il senso della sua passione per Chopin.<br />

Robert Schumann scrive le Kinderszenen (Scene<br />

infantili) op. 15 nel 1838. Si tratta <strong>di</strong> una composizione<br />

evidentemente de<strong>di</strong>cata all’infanzia<br />

e che, al <strong>di</strong> là della innegabile bellezza e altezza<br />

del traguardo artistico, stimola a osservare da<br />

vicino e sotto le <strong>di</strong>verse possibili prospettive un<br />

tema quanto mai ricco e articolato, trasversale<br />

alla storia della musica generale, capace <strong>di</strong><br />

illuminare più vaste zone e più complessi caratteri<br />

<strong>di</strong> una cultura, <strong>di</strong> un’epoca, <strong>di</strong> una civiltà.<br />

L’infanzia entra infatti come soggetto attivo<br />

nella creazione musicale trascinando con sé il<br />

senso e il ruolo che questa stagione della vita<br />

ha in una data epoca. Così, se le pagine<br />

“<strong>di</strong>dattiche”, cioè per l’infanzia, per esempio<br />

del barocco bachiano, sono la palestra tecnica<br />

e formativa su cui costruire l’appren<strong>di</strong>stato del<br />

giovane destinato a maturare, a progre<strong>di</strong>re rapidamente<br />

(anche professionalmente) verso l’età<br />

adulta – manifestando dunque il concetto stesso<br />

che il Barocco ha <strong>di</strong> questa età – il romanticismo<br />

schumanniano pone l’infanzia, il bambino, al<br />

centro della composizione, ne fa il soggetto<br />

protagonista in termini <strong>di</strong> contenuto. Così, le<br />

Kinderszenen, <strong>di</strong>versamente dall’Album für <strong>di</strong>e<br />

Jugend op. 68 scritto sempre da Schumann una<br />

decina d’anni dopo, non sono pagine destinate<br />

allo stu<strong>di</strong>o o alla formazione né tanto meno<br />

sono pagine da far eseguire a giovani pianisti.<br />

Le Scene infantili sono una musica concepita “per<br />

un grande bambino”, come <strong>di</strong>ce Schumann, una<br />

musica in cui l’adulto ritrova il senso della<br />

propria origine, l’universo <strong>di</strong> una stagione<br />

dell’esistenza ormai perduta, irreparabilmente<br />

superata dalla crescita e dal suo essere precipitato<br />

nella catastrofe dell’esistenza, della realtà filistea.<br />

L’infanzia viene così nostalgicamente rievocata<br />

secondo le tipiche coor<strong>di</strong>nate romantiche della<br />

Sehnsucht, della nostalgia, del desiderio inappagabile.<br />

Dietro questa sequenza <strong>di</strong> 13 quadri si<br />

muove allora l’intera visione romantica del<br />

mondo, si intravedono in controluce le parole<br />

e le suggestioni <strong>di</strong> poeti come Novalis, Tieck,<br />

E.T.A. Hoffmann, Wackenroder, che non a caso,<br />

ognuno secondo un proprio progetto <strong>di</strong> indagine<br />

introspettiva, coniuga la musica con l’infanzia<br />

e da qui con avventure nell’infinito, nel sogno,<br />

nelle regioni dell’ineffabile, dell’irrazionale, <strong>di</strong><br />

un illimitato <strong>di</strong>stacco dalle miserie della realtà<br />

contingente. Le scene infantili raccontano in<br />

suoni questo romanzo, o meglio, mostrano come<br />

questa musica, nelle intenzioni <strong>di</strong> Schumann,<br />

sia proprio un romanzo in suoni, una narrazione<br />

che inizia là dove le parole cessano <strong>di</strong> <strong>di</strong>re, là<br />

dove quelle non sono più in grado <strong>di</strong> raccontare<br />

ciò che solo la musica, sembra <strong>di</strong>rci il compositore<br />

tedesco, riesce a trasmettere.<br />

La produzione pianistica <strong>di</strong> Sergej Rachmaninov,<br />

tolti naturalmente i celebri Concerti, si addensa<br />

sostanzialmente nella prima parte della sua<br />

carriera <strong>di</strong> musicista, quella che precede la<br />

Rivoluzione russa del 1917. Il pianismo solistico,<br />

date anche le eccezionali doti virtuosistiche del<br />

Rachmaninov esecutore, presenta caratteri fortemente<br />

orientati all’esibizione e all’esplorazione<br />

<strong>di</strong> soluzioni tecniche misurate sulla <strong>di</strong>fficoltà<br />

realizzativa. Non <strong>di</strong> meno, queste pagine, e<br />

quelle dei Prelu<strong>di</strong> in particolare, confermano la<br />

poetica complessiva del musicista russo, orientata<br />

a un linguaggio tonale e a una espressività<br />

che prolunga il tragitto ottocentesco del romanticismo<br />

e della sua stagione più tarda. Non è<br />

<strong>di</strong>fficile trovare così conferma <strong>di</strong> quelle qualità<br />

tipiche riscontrabili anche nella più monumentale<br />

Quando avete stu<strong>di</strong>ato<br />

gli esercizi giornalieri e<br />

vi sentite stanchi, non<br />

continuate a suonare. Val<br />

meglio riposare, che lavorare<br />

senza piacere e<br />

senza freschezza <strong>di</strong> mente.<br />

(Schumann)


Mantieni scrupolosamente<br />

il tempo. L'esecuzione<br />

<strong>di</strong> taluni concertisti<br />

rassomiglia all'andatura<br />

<strong>di</strong> un ubriaco.<br />

Guardati dal pigliar costoro<br />

per modello.<br />

(Schumann)<br />

Tutta la musica puramente<br />

<strong>di</strong> bravura passa presto<br />

<strong>di</strong> moda; la tecnica<br />

ha valore soltanto in<br />

quanto serve a scopi più<br />

elevati, cioè a rendere più<br />

perfetta l'esecuzione della<br />

musica <strong>di</strong> merito reale.<br />

(Schumann)<br />

opera orchestrale, sinfonica e concertistica:<br />

cosmopolitismo <strong>di</strong> marca russa, cioè risonanza<br />

già novecentesca delle posizioni <strong>di</strong> Ciajkovskij<br />

e del suo occidentalismo, del suo guardare alla<br />

matrice russa e al tempo stesso alle pronunce<br />

più avanzate del romanticismo europeo, inoltre<br />

eclettismo stilistico calato tuttavia in una personale<br />

impronta armonica e in una intensità espressiva<br />

più post che tardo romantica. Ma poi – lo<br />

si sente anche in questi due dei <strong>di</strong>eci Prelu<strong>di</strong><br />

op. 23 (qui eseguiti il numero 2 e il numero 5)<br />

–, emerge anche la spiccata e avvincente vocazione<br />

melo<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> Rachmaninov, meno sovrastata,<br />

nelle opere pianistiche, da quel virtuosismo<br />

esteriore che ne ha con<strong>di</strong>zionato una ricezione<br />

talvolta critica. Il pianoforte solo, a <strong>di</strong>spetto<br />

della naturale propensione del musicista russo<br />

all’abilità esecutiva, ha inoltre misure e forme<br />

più raccolte, meno esposte alla magniloquenza<br />

fine a se stessa. Questi Prelu<strong>di</strong> op. 23, scritti<br />

tutti tra il 1901 e il 1903, rinviano al precedente<br />

modello chopiniano, e come quello mescolano<br />

il progetto sistematico (sommandoli tutti, i<br />

Prelu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Rachmaninov sono 24) alla libera<br />

esplorazione <strong>di</strong> variabili territori emotivi e<br />

tecnico-esecutivi, consegnando infine<br />

all’ascoltatore un arcipelago eterogeneo e affascinante.<br />

In questo scenario <strong>di</strong> forte pre<strong>di</strong>sposizione<br />

spettacolare, il Prelu<strong>di</strong>o op. 23 n. 2 (il<br />

terzo dei complessivi 24), è certamente una<br />

delle pagine più acrobatiche, vigorose, timbricamente<br />

elaborate dell’intero gruppo <strong>di</strong> lavori.<br />

Il colore caldo e pastoso lascia il posto nella<br />

zona centrale a un luccichio nel registro acuto<br />

su cui si stende una intensa melo<strong>di</strong>a nel registro<br />

me<strong>di</strong>o, per lasciare infine posto a una ripresa<br />

della densità armonica iniziale. Ma è il Prelu<strong>di</strong>o<br />

op. 23 n. 5 il più popolare tra quelli scritti da<br />

Rachmaninov: nella sua struttura simmetrica<br />

ABA, l’incalzante e martellante introduzione<br />

lascia il posto nella parte centrale, per contrasto,<br />

a una morfologia esotizzante del canto che si<br />

<strong>di</strong>spiega fino a riprendere ritmi e incedere me-<br />

lo<strong>di</strong>co della parte iniziale, portata a conclusione<br />

nel crescendo <strong>di</strong> tensione <strong>di</strong>namica con un<br />

epilogo infine sommesso, laconico, a mezze<br />

tinte.<br />

Nel quadro complessivo della produzione pianistica<br />

<strong>di</strong> Franz Liszt, oltre alle superbe composizioni<br />

derivate da altre musiche preesistenti<br />

(trascrizioni, parafrasi, reminiscenze), le opere<br />

“originali” occupano una posizione nevralgica<br />

anche per ciò che attiene alla storia del romanticismo,<br />

della letteratura pianistica, della musica<br />

in generale. Se infatti in quelle pagine <strong>di</strong><br />

“rivisitazione”, dotate <strong>di</strong> un fascinoso appeal<br />

virtuosistico, il compositore ungherese prestava<br />

una comprensibile attenzione anche alle effimere<br />

attese salottiere del pubblico, con i lavori originali<br />

– e con gli Années de pèlerinage in particolare<br />

– si misura la consapevolezza <strong>di</strong> Liszt <strong>di</strong> intraprendere<br />

un sentiero più complesso e ambizioso,<br />

sostanzialmente votato alla formulazione in<br />

suoni <strong>di</strong> un vero e proprio <strong>programma</strong> poetico,<br />

perfino spirituale: riconsegnare all’ascoltatore<br />

il senso <strong>di</strong> un confronto inesauribile dell’uomo<br />

(e della musica) con la natura, la storia, l’arte<br />

e la poesia, ovvero con le maggiori espressioni<br />

adottate nei secoli per rappresentare i perenni<br />

<strong>di</strong>lemmi dell’umanità, le sue sofferenze, le sue<br />

accensioni d’amore, la sua ricerca sul senso<br />

della vita. Filtrate, aggiungiamo, attraverso la<br />

prismatica lente del romanticismo musicale.<br />

Questo sono, in buona sostanza, i brani che<br />

compongono i tre Quaderni degli Années de<br />

pèlerinage (Première Année: Suisse; Deuxième Année,<br />

Italie; Troisème Année) una delle raccolte<br />

pianistiche più sorprendentemente coerenti e<br />

al tempo stesso più liberamente rapso<strong>di</strong>che della<br />

produzione lisztiana. Composti in un arco <strong>di</strong><br />

tempo che abbraccia circa quarant’anni, i tre<br />

Quaderni mostrano appunto queste <strong>di</strong>verse angolature<br />

e impressioni <strong>di</strong> “viaggio”: nel primo<br />

Quaderno (nove brani, iniziati nel 1836 e pubblicati<br />

solo nel 1855), il ricordo del viaggio e<br />

Non riesco a liberarmi<br />

dal mio modo <strong>di</strong> scrivere<br />

musica; e non riesco ad<br />

acquisire quello <strong>di</strong> oggi,<br />

per quanti sforzi io faccia.<br />

La maniera musicale<br />

contemporanea non viene<br />

a me.<br />

(Rachmaninov)


Il pianoforte è per me ciò<br />

che la nave è per il marinaio<br />

e il cavallo per l’arabo;<br />

più ancora: la mia<br />

vita, il mo io.<br />

(Liszt)<br />

La musica come si può<br />

definire? Musica è una<br />

calma notte <strong>di</strong> luna; uno<br />

stormir <strong>di</strong> foglie d’estate;<br />

un lontano scampanio.<br />

Musica è Amore. La sorella<br />

della Musica è la<br />

Poesia ; la loro mamma<br />

è la sofferenza.<br />

(Rachmaninov)<br />

delle escursioni in Svizzera mostra una più<br />

sentita adesione alle intense voci della natura;<br />

nel secondo Quaderno (sette brani, scritti tra il<br />

1837 e il 1849, pubblicati nel 1858), il ricordo<br />

del viaggio italiano con Marie d’Agoult sposta<br />

l’attenzione verso un nuovo soggetto ruotando<br />

intorno alla fascinazione per l’arte e la poesia<br />

(lo Sposalizio della Vergine <strong>di</strong> Raffaello, il<br />

Penseroso michelangiolesco, una poesia attribuita<br />

a Salvator Rosa, tre Sonetti del Petrarca,<br />

infine l’Inferno dantesco); nel terzo Quaderno<br />

(sette brani, scritti nel ’67, ’72 e ’77, pubblicati<br />

nel 1883), emerge il riflesso <strong>di</strong> una nuova,<br />

conquistata profonda spiritualità.<br />

Il Sonetto 104 del Petrarca è il secondo dei tre<br />

brani de<strong>di</strong>cati da Liszt al grande poeta trecentesco<br />

e viene composto nel 1837-38. In origine,<br />

tutti e tre i Sonetti petrarcheschi vengono creati<br />

come Lieder per voce <strong>di</strong> tenore acuto e solo in<br />

un secondo momento trascritti per pianoforte<br />

solo. Le parole del Sonetto 104 sono una premessa<br />

poetica <strong>di</strong> bellissima ricchezza emotiva: “Pace<br />

non trovo, e non ho da far guerra, / e temo e<br />

spero, e brucio, e son <strong>di</strong> ghiaccio... / In questo<br />

stato, o Dama, io son per voi”. I suoni <strong>di</strong> Liszt<br />

affiancano prima, ed espandono poi, il corso e<br />

il senso delle parole poetiche. Così il recitativo<br />

del prelu<strong>di</strong>o, veemente e sostenuto, porta<br />

all’elegia amorosa del “Pace non trovo”, fornendo<br />

quel tema principale “molto espressivo” che<br />

conduce verso gli altri sta<strong>di</strong> della affettività<br />

lisztiana e petrarchesca: l’entusiasmo, la profonda<br />

e dolorosa tristezza, la quiete finale e il senso<br />

<strong>di</strong> riconciliazione con uno stato d’animo rasserenato.<br />

Abbiamo detto che la musica affianca<br />

ed espande il senso delle parole poetiche. Questo<br />

ci pare il motivo più ragguardevole, e in verità<br />

straor<strong>di</strong>nariamente moderno, dell’invenzione<br />

lisztiana in questa pagina e in generale nell’intera<br />

raccolta degli Année: un’ine<strong>di</strong>ta ricerca <strong>di</strong> interpenetrazione<br />

tra la musica e le altre forme d’arte,<br />

o le stesse spontanee manifestazioni della natura.<br />

Il che non si esaurisce, cre<strong>di</strong>amo, nella consueta<br />

e risaputa categoria del poema sinfonico (magari qui<br />

inteso attraverso i suoni del pianoforte). Qui sembra<br />

palesarsi una ricerca <strong>di</strong> corrispondenze tra arte e suono<br />

che se da un lato prefigura le soluzioni degli imminenti<br />

drammi musicali wagneriani, dall’altro mostra una<br />

più ampia e lontana anticipazione delle ricerche impressioniste<br />

o forse ad<strong>di</strong>rittura simboliste <strong>di</strong> Claude<br />

Debussy.<br />

Le Rapso<strong>di</strong>e ungheresi mostrano invece un’altra faccia<br />

della ricchissima creatività lisztiana. Si tratta <strong>di</strong> 19<br />

brani scritti tra il 1846 e il 1886 in cui Liszt vuole<br />

“offrire una specie <strong>di</strong> epopea nazionale della musica<br />

gitana... Con il termine rapso<strong>di</strong>a abbiamo voluto<br />

in<strong>di</strong>care l’elemento fantastico ed epico che abbiamo<br />

creduto riconoscervi. Ci è sembrato che ognuno <strong>di</strong><br />

questi lavori facesse parte <strong>di</strong> un ciclo poetico. Questi<br />

frammenti non narrano fatti, è vero, ma ad orecchi<br />

che sappiano ascoltare riveleranno sorprendenti espressioni<br />

<strong>di</strong> stati d’animo che riassumono l’ideale <strong>di</strong> una<br />

nazione”. Una precisazione è necessaria sull’equivoco<br />

intorno alla musica zigana: solo con le ricerche novecentesche<br />

<strong>di</strong> Bela Bartók si stabilirà la giusta prospettiva<br />

della matrice magiara della autentica musica<br />

ungherese, che però al tempo <strong>di</strong> Liszt era quasi scomparsa.<br />

In generale, e in particolare poi nella Rapso<strong>di</strong>a<br />

n. 2 in do <strong>di</strong>esis minore qui eseguita, si presenta<br />

all’orecchio dell’ascoltatore un virtusosismo sorprendente<br />

che ha spesso portato a sottovalutare o perfino<br />

a <strong>di</strong>sistimare queste pagine pianistiche, ricondotte a<br />

un quadro <strong>di</strong> effimera acrobaticità esecutiva. In realtà,<br />

i fuochi d’artificio e le conseguenti <strong>di</strong>fficoltà tecniche<br />

che si manifestano e che sono richieste nell’esecuzione<br />

delle Rapso<strong>di</strong>e, contengono anche delle valenze compositive<br />

molto più profonde e “progressive”: viene<br />

fuori, oltre alla matrice popolare, all’incedere dei ritmi<br />

etnici come il lento Lassan o il veloce Friska, alle<br />

atmosfere semplici ma al tempo stesso profonde della<br />

sentimentalità popolare, la formidabile immaginazione<br />

sonora <strong>di</strong> Liszt che porta il suo virtuosismo a trascendere<br />

il limite dell’intrattenimento e a prefigurare<br />

universi sonori nuovi, modernissimi, non a caso riconsiderati<br />

dalle future vie della modernità musicale del<br />

Novecento.<br />

Liszt non suona il pianoforte,<br />

al pianoforte egli<br />

racconta il suo destino.<br />

Il fatto che sia <strong>di</strong>venuto<br />

un religioso ha ra<strong>di</strong>ce nel<br />

nucleo più segreto del<br />

suo essere. Era tematico.<br />

L’uomo <strong>di</strong> mondo in Liszt<br />

è solo un episo<strong>di</strong>o.<br />

Esclusivamente per l’uomo<br />

<strong>di</strong> chiesa si aprono<br />

le porte sull’infinito che<br />

è la naturale patria dello<br />

spirito. L’abate è la conseguenza<br />

del profeta.<br />

Liszt lo fu in ogni momento<br />

fin dall’inizio della<br />

sua carriera.<br />

(Wilhelm von Lenz)


coincidenze<br />

Fonti: Cronologia universale, Roma, Newton Compton, 1996. Dizionario della musica e dei musicisti, Utet, 1994. www.musicweb.uk.net/Classpe<strong>di</strong>a/index.htm. http://it.wikipe<strong>di</strong>a.org/wiki2004<br />

1783<br />

Mozart: Sonata K 330<br />

1838<br />

Schumann: Kinderszenen<br />

1844<br />

Chopin: Sonata n. 3<br />

1856<br />

Liszt: Années de Pélerinage<br />

1903<br />

Rachmaninov: Prelu<strong>di</strong> op. 23<br />

Mozart: Sinfonia n. 36 Schumann: Kreisleriana Nascono Rimskij-Korsakov<br />

Liszt: Die Hunnenschlacht, Rachmaninov: Variazioni su un tema <strong>di</strong> Chopin,<br />

“Linz”. Concerti per corno e Novelletten, per e Sarasate.<br />

poema sinfonico. Tasso, poema per pianoforte.<br />

K 417 e K 447. Quartetti pianoforte.<br />

Berlioz: Carnevale Romano.<br />

sinfonico. Rapso<strong>di</strong>e ungheresi Nasce Kacjaturian e muore Wolf.<br />

d’archi K 421 e K 428. Nascono Bizet e Bruch. Mendelssohn: Concerto per<br />

(1840-1885).<br />

Rimskij-Korsakov: Serenata per violoncello<br />

Haydn: Concerto per Paganini: Sonata “La violino. Sonate per organo.<br />

Muoiono Schumann e Adam. e pianoforte. Ricordo <strong>di</strong> tre canzoni polacche<br />

violoncello e orchestra. Primavera”.<br />

Nicolai: Ein Feste Burg,<br />

Berlioz: Les Troyens (1856-9). per violino e orchestra.<br />

Beethoven: Minuetto in mi Berlioz: Benvenuto Cellini, ouverture con coro.<br />

Brahms: Variazioni su un tema Debussy: Le Diable dans le beffroi. Rapso<strong>di</strong>a<br />

bemolle per pianoforte. opera. Romeo e Giulietta, Ver<strong>di</strong>: Ernani e I due<br />

ungherese per pianoforte. per sassofono, contralto e orchestra. Danza<br />

Kant: Prolegomeni a ogni sinfonia.<br />

Foscari.<br />

Bruch: Quartetto in do minore. sacra e danza profana per arpa ed archi. D’un<br />

futura metafisica che Mendelssohn: Serenata Auguste Comte, padre del<br />

cahier d’esquisses. Estampes per pianoforte.<br />

intenda presentarsi come e Allegro gioioso per positivismo, pubblica il<br />

Gustave Courbet: Les<br />

Dukas: Variazioni, Interlu<strong>di</strong>o e Finale su un tema<br />

scienza.<br />

pianoforte ed orchestra. Discorso sullo spirito<br />

demoiselles des bords<br />

<strong>di</strong> Rameau per pianoforte.<br />

Bonnnot de Mably: Della Sonata per violoncello. positivo.<br />

de la Seine.<br />

Sibelius: Concerto per violino. Romance per<br />

maniera <strong>di</strong> scrivere la Trio con pianoforte n. 1. Antoine-Joseph Sax inventa<br />

Lev Tolstoj: I racconti <strong>di</strong> archi.<br />

storia.<br />

Chopin: Notturni nn. 11 il sassofono.<br />

Sebastopoli.<br />

Busoni: Concerto per pianoforte con coro<br />

Crabble: The villane. e 12. Polacche nn. 3 e 4. Carlo Cattaneo pubblica il<br />

Cahrles-Alexis de Tocqueville maschile.<br />

Fonvizin: Il minorenne. Valzer n. 4.<br />

saggio Notizie naturali e<br />

pubblica l’opera ‘L’Ancien Zemlinsky: Sinfonia n. 3.<br />

Gran Bretagna e Stati Uniti In Italia viene pubblicato civili su la Lombar<strong>di</strong>a.<br />

Régime et la Révolution’. Skriabin: Sinfonia n. 3 “Poema Divino”.<br />

firmano a Versailles il il romanzo storico <strong>di</strong> Cesare Alexandre Dumas: I tre<br />

Schönberg: Pelleas und Melisande, per orchestra.<br />

trattato <strong>di</strong> pace che pone Cantù, “Margherita moschettieri.<br />

In Sicilia scoppia la rivolta Ravel: Shéhérezade, ciclo <strong>di</strong> canzoni con<br />

fine ala guerra e riconosce Pusterla” ambientato François-René de<br />

contro il regime borbonico, ma orchestra. Alyssa, cantata. Quartetto d’archi.<br />

l’in<strong>di</strong>pendenza delle 13 a Milano nel secolo XIV. Chateaubriand: Memorie<br />

vine imme<strong>di</strong>atamente repressa. Bartók: Sonata per violino.<br />

colonie americane. Il signore <strong>di</strong> Milano, d’oltretomba.<br />

Il 25 febbraio si apre a Parigi il Enesco: Suite per orchestra.<br />

La Russia si annette la Luchino Visconti, I fratelli Attilio ed Emilio<br />

congresso <strong>di</strong> pace in seguito Henry Bergson: Introduzione alla metafisica.<br />

penisola <strong>di</strong> Crimea. s’invaghisce <strong>di</strong> Margherita Ban<strong>di</strong>era, seguaci <strong>di</strong><br />

alla guerra <strong>di</strong> Crimea.<br />

Giovanni Pascoli: Canti <strong>di</strong> Castelvecchio. Myricae.<br />

I fratelli Mongolfier compiono<br />

moglie <strong>di</strong> Francesco Mazzini, sbarcano in<br />

La Persia occupa la regione <strong>di</strong> A Milano si rappresenta Dal tuo al mio<br />

i primi esperimenti Pusterla, tenta in tutti Calabria per suscitare una<br />

Herat in Afghanistan ma <strong>di</strong> Giovanni Verga.<br />

<strong>di</strong> innalzamento <strong>di</strong> un aerostato<br />

i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> conquistarla, rivolta fra i conta<strong>di</strong>ni ma<br />

interviene prontamente la Gran Grazia Deledda: Elisa Portolu.<br />

ad aria calda. ma è sempre respinto fino vengono tra<strong>di</strong>ti e catturati<br />

Bretagna che costringe il Gabriele D’Annunzio: La figlia <strong>di</strong> Jorio.<br />

Primo volo umano <strong>di</strong> a che la fa arrestare dai soldati borbonici. Dopo<br />

governo persiano a ritirarsi e a Italo Svevo: Un marito.<br />

Pilâtre de Rozier e assieme al marito e al figlio, pochi giorni vengono<br />

riconoscere l’in<strong>di</strong>pendenza Benedetto Croce fonda a Napoli la rivista<br />

D’Arlandes, che sorvolano condannando tutti a morte. fucilati a Rovito nei pressi<br />

dell’Afghanistan.<br />

letteraria “La critica”.<br />

Parigi.<br />

Dickens: Oliver Twist. <strong>di</strong> Cosenza.<br />

Friedrich Siemens costruisce il Rainer Maria Rilke: Il libro delle ore.<br />

De Jouffroy d’Abbans In Gran Bretagna appare I Francesi sconfiggono i<br />

primo forno a gas.<br />

Anton Cecov: Il giar<strong>di</strong>no dei ciliegi.<br />

collauda il primo battello a per opera del falegname Marocchini <strong>di</strong> Abd el-Kader<br />

Jack London: Il richiamo della foresta.<br />

vapore,<br />

coincidenze<br />

spinto da ruote a William Lovett, il primo nella battaglia <strong>di</strong> Isly; con<br />

Si corre Francia il primo tour de France.<br />

pale laterali.<br />

documento che contiene il trattato <strong>di</strong> Tangeri si<br />

Muore il Papa leone XIII e viene eletto Pio X.<br />

Henry Cort inventa un richieste politiche e sociali ritirano dal Marocco ma<br />

Il 17 <strong>di</strong>cembre Orville e Wilbur Wright compiono<br />

metodo <strong>di</strong> affinazione del dei lavoratori, la “Carta del rimangono possesso<br />

il volo Kitty Hawk con un aereo a motore.<br />

ferro (pudellaggio) con il popolo”; nasce così dell’intera Algeria.<br />

In Olanda il fisiologo Wuillem Eindthoven inventa<br />

quale si utilizza carbon il movimento politico Samuel Morse inventa un<br />

l’elettrocar<strong>di</strong>ografo per misurare il battito<br />

fossile al posto <strong>di</strong> carbone operaio dei “cartisti”. alfabeto per le trasmissioni<br />

car<strong>di</strong>aco.<br />

<strong>di</strong> legna.<br />

telegrafiche che porta il suo<br />

I chimici Geissle e Bauer producono il sapone<br />

nome.<br />

polvere.

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