Il caso Lombardia: le ecomafie del nord - Legambiente Lombardia

Il caso Lombardia: le ecomafie del nord - Legambiente Lombardia Il caso Lombardia: le ecomafie del nord - Legambiente Lombardia

lombardia.legambiente.it
from lombardia.legambiente.it More from this publisher
12.04.2014 Views

da estorsioni, usura e rapine, attraverso la sua attività. I capi di oggi, figli o nipoti dei vecchi boss, sono nati in Lombardia, ma hanno imparato dalla tradizione adattandola al contesto economico lombardo di oggi, unendo fiuto imprenditoriale moderno e vecchi metodi. Expo: una miniera d'oro per l'impresa 'ndrangheta Quando si parla di appalti pubblici a rischio infiltrazione criminale, l’Expo di Milano del 2015 è sicuramente quello più vulnerabile. Sono tanti, infatti, i soldi pubblici che pioveranno a finanziare appalti d’ogni genere, ed è fin troppo facile pensare che su di questi si scateneranno gli appetiti criminali delle ecomafie, ‘ndrangheta in testa. Milano è la capitale delle grandi opere, del cemento, ed è anche la vera capitale della 'ndrangheta - almeno secondo le parole di Vincenzo Macrì, Sostituto Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia (DNA) - e sono quindi molto forti gli interessi della criminalità organizzata nei confronti dei grandi appalti pubblici. Secondo i magistrati della DDA di Milano, c’è il rischio serio che le ‘ndrine siano già al lavoro per entrare nelle grandi commesse per la futura esposizione universale, che “scatena interessi maggiori di quelli ipotizzabili per il Ponte sullo Stretto di Messina”. E aggiungono: “gli esperti sanno bene che prospettive di tale portata comportano anche un riassetto, un riposizionamento organizzativo delle cosche sul territorio”. Spiega Roberto Pennisi, il magistrato che cura il capitolo Ecomafie nella relazione annuale della DNA (2008), nella parte relativa all’Expo di Milano: “la penetrazione sembra accentuarsi, favorita da una maggiore predisposizione degli ambienti amministrativi, economici e finanziari ad avvalersi dei rapporti che s’instaurano con l’ambiente criminale. Soprattutto nei settori delle opere pubbliche, dell’edilizia, dei mercati e della circolazione del denaro”. E come fanno notare i magistrati, oramai da molto tempo operano in Lombardia imprese edili e di movimento terra legate ai clan, perfettamente inserite nel tessuto economico legale dell’intera regione. Accanto alle attività illecite, sempre altamente remunerative (il mercato della droga in Lombardia è talmente ampio da lasciare spazio a tutte le mafie, che si spartiscono lavoro e zone di controllo), nelle mani delle cosche, in Lombardia ma soprattutto a Milano, ci sono bar, ristoranti, centri commerciali (come testimonia tra le altre anche l'inchiesta sull'ortomercato di Milano), che costituiscono i canali privilegiati attraverso i quali vengono “lavati” i profitti illeciti. Ma ci sono anche e soprattutto le imprese edili e di movimento terra, imprese potenti, prepotenti e perfettamente inserite nel tessuto economico legale. Ora è il momento dell'Expo, è partita la grande corsa agli appalti e la 'ndrangheta, da potenza economica quale è, non starà certo a guardare ai nastri di partenza e da ciò che è emerso fino ad ora tutto lascia pensare che i suoi tentativi di infiltrarsi negli affari milionari legati all'evento internazionale saranno sempre più forti. La Lombardia è la terza regione italiana per numero di aziende confiscate alla criminalità organizzata (preceduta solo da Sicilia e Campania), eppure è molto bassa la percezione della presenza delle mafie sul territorio, anche da parte delle amministrazioni locali di Milano e hinterland. In questa zone, come già accennato, è particolarmente radicata la 'ndrangheta calabrese, che gode di un contesto economico nel quale può agire sostanzialmente indisturbata, anche grazie alla colpevole indifferenza, al silenzio assordante, alla miopia di gran parte della società e dei rappresentati delle istituzioni che, troppo spesso, sembra che girino la testa dall'altra parte. La libertà di azione di cui beneficiano le cosche è determinata anche dalla scarsità di mezzi a disposizione delle forze dell'ordine e della magistratura per contrastarla, “a volte manca perfino il carburante per l'auto dei pedinamenti” come lamenta GIP Guido Salvini. Le loro attività criminali non 44

sono mai sotto i riflettori (tranne quando un tradimento necessita di provvedimenti esemplari), non provocano allarme sociale, l'impegno nel loro contrasto non è quasi mai fonte di consenso politico (al contrario può accadere che sia il loro appoggio ad essere fonte di voti); sono invisibili, mimetiche e a molti va bene così. La 'Ndrangheta, a Milano, non spara e non ammazza (quasi) più, ma fa affari. Affari enormi e l'Expo potrebbe rivelarsi un affare colossale. Qui ha saldato rapporti con esponenti del mondo bancario, finanziario e istituzionale, insomma la 'Ndrangheta, all'ombra della madonnina, non è una visione, è una realtà. E' oggi un vero e proprio colosso economico-finanziario, foraggiato dalle attività illecite (che la relazione della Commissione Parlamentare Antimafia del 2007 definisce “attività di accumulazione primaria”). Nei comuni in cui le cosche storiche si tramandano gli affari di generazione in generazione (con i vecchi capifamiglia in galera dopo i maxi-processi degli anni Novanta), le amministrazioni sembrano spesso far finta di non vederle. Intanto le cosche si stanno preparando a mangiare la più grossa fetta possibile della mega torta Expo, favorite dalla disponibilità di liquidità che, in un momento di crisi economica, potrebbe rivelarsi un fattore determinante per aggiudicarsi commesse altamente remunerative, in particolar modo infiltrandosi nei subappalti. Un ulteriore fattore che potrebbe giocare a favore delle infiltrazioni della criminalità organizzata sono i ritardi degli stanziamenti, delle nomine, dei lavori. La lentezza tipica italiana nella realizzazione delle grandi opere, fatta di speculazioni politiche ed economiche e che sta già caratterizzando anche l'Expo, potrebbe portare gli organi decisionali a prestare meno attenzione su chi avrà i subappalti, al solo scopo di finire i lavori in tempo. I contatti tra la 'ndragheta e il mondo dell'imprenditoria e della politica locale sono documentati dalle intercettazioni ambientali e telefoniche, da fotografie e filmati, raccolte dalla polizia. Dalle conversazioni emerge chiaramente l'intenzione delle cosche di essere coinvolte nella spartizione degli appalti che saranno assegnati nell'ambito dell'organizzazione dell'Expo. In particolare queste informazioni sono emerse da un'inchiesta che è stata avviata dalla Procura di Varese nel marzo 2008 su di un traffico di cocaina gestito da esponenti della cosca Arena di Isola di Capo Rizzuto. Da questa indagine sono emersi dapprima i tentativi di condizionare le elezioni nella provincia di Varese, successivamente la 'ndrangheta ha palesato, sempre nel corso delle intercettazioni, il suo interesse verso l'Expo. Sono quattro le riunioni organizzate e intercettate, a cui avrebbero partecipato, oltre ad un importante esponente della malavita (a cui viene imputata la gestione del traffico di cocaina sotto inchiesta), anche imprenditori e amministratori pubblici. Questi sono alcuni indizi, è difficile prevedere come proseguiranno le inchieste e quanto riusciranno le cosche ad infiltrarsi; nel frattempo la mafia dei cantieri, il legame mattonedenaro-criminalità organizzata, nei piccoli cantieri del varesotto è già una realtà ampiamente dimostrata da una successione di fatti inquietanti (arresti, intimidazioni, omicidi) legati ai cantieri. Secondo il procuratore Pomarici i calabresi controllato la parte ovest tra le province di Milano e di Varese fino a Malpensa. In questa zona sembra che nessun cantiere non paghi il pizzo. I finanzieri dello Scico (Servizio Centrale di Investigazione sulla criminalità organizzata) intanto segnalano il moltiplicarsi di “prestiti a strozzo strumentali all'acquisizione di imprese sane” esercitati dai clan. A preoccupare però è il trend di crescita e la forza di espansione in mano alle cosche già attive nei cantieri della dell'alta velocità ferroviaria Torino-Milano e che ora puntano all'Expo. Per ora un duro colpo è stato inferto nel luglio 2008 alle cosche che operano nel sud 45

da estorsioni, usura e rapine, attraverso la sua attività.<br />

I capi di oggi, figli o nipoti dei vecchi boss, sono nati in <strong>Lombardia</strong>, ma hanno imparato<br />

dalla tradizione adattandola al contesto economico lombardo di oggi, unendo fiuto<br />

imprenditoria<strong>le</strong> moderno e vecchi metodi.<br />

Expo: una miniera d'oro per l'impresa 'ndrangheta<br />

Quando si parla di appalti pubblici a rischio infiltrazione crimina<strong>le</strong>, l’Expo di Milano <strong>del</strong><br />

2015 è sicuramente quello più vulnerabi<strong>le</strong>. Sono tanti, infatti, i soldi pubblici che<br />

pioveranno a finanziare appalti d’ogni genere, ed è fin troppo faci<strong>le</strong> pensare che su di<br />

questi si scateneranno gli appetiti criminali <strong>del</strong><strong>le</strong> <strong>ecomafie</strong>, ‘ndrangheta in testa.<br />

Milano è la capita<strong>le</strong> <strong>del</strong><strong>le</strong> grandi opere, <strong>del</strong> cemento, ed è anche la vera capita<strong>le</strong> <strong>del</strong>la<br />

'ndrangheta - almeno secondo <strong>le</strong> paro<strong>le</strong> di Vincenzo Macrì, Sostituto Procuratore <strong>del</strong>la<br />

Direzione Naziona<strong>le</strong> Antimafia (DNA) - e sono quindi molto forti gli interessi <strong>del</strong>la<br />

criminalità organizzata nei confronti dei grandi appalti pubblici. Secondo i magistrati <strong>del</strong>la<br />

DDA di Milano, c’è il rischio serio che <strong>le</strong> ‘ndrine siano già al lavoro per entrare nel<strong>le</strong> grandi<br />

commesse per la futura esposizione universa<strong>le</strong>, che “scatena interessi maggiori di quelli<br />

ipotizzabili per il Ponte sullo Stretto di Messina”. E aggiungono: “gli esperti sanno bene<br />

che prospettive di ta<strong>le</strong> portata comportano anche un riassetto, un riposizionamento<br />

organizzativo <strong>del</strong><strong>le</strong> cosche sul territorio”. Spiega Roberto Pennisi, il magistrato che cura il<br />

capitolo Ecomafie nella relazione annua<strong>le</strong> <strong>del</strong>la DNA (2008), nella parte relativa all’Expo di<br />

Milano: “la penetrazione sembra accentuarsi, favorita da una maggiore predisposizione<br />

degli ambienti amministrativi, economici e finanziari ad avva<strong>le</strong>rsi dei rapporti che<br />

s’instaurano con l’ambiente crimina<strong>le</strong>. Soprattutto nei settori <strong>del</strong><strong>le</strong> opere pubbliche,<br />

<strong>del</strong>l’edilizia, dei mercati e <strong>del</strong>la circolazione <strong>del</strong> denaro”. E come fanno notare i magistrati,<br />

oramai da molto tempo operano in <strong>Lombardia</strong> imprese edili e di movimento terra <strong>le</strong>gate ai<br />

clan, perfettamente inserite nel tessuto economico <strong>le</strong>ga<strong>le</strong> <strong>del</strong>l’intera regione. Accanto al<strong>le</strong><br />

attività il<strong>le</strong>cite, sempre altamente remunerative (il mercato <strong>del</strong>la droga in <strong>Lombardia</strong> è<br />

talmente ampio da lasciare spazio a tutte <strong>le</strong> mafie, che si spartiscono lavoro e zone di<br />

controllo), nel<strong>le</strong> mani <strong>del</strong><strong>le</strong> cosche, in <strong>Lombardia</strong> ma soprattutto a Milano, ci sono bar,<br />

ristoranti, centri commerciali (come testimonia tra <strong>le</strong> altre anche l'inchiesta sull'ortomercato<br />

di Milano), che costituiscono i canali privi<strong>le</strong>giati attraverso i quali vengono “lavati” i profitti<br />

il<strong>le</strong>citi. Ma ci sono anche e soprattutto <strong>le</strong> imprese edili e di movimento terra, imprese<br />

potenti, prepotenti e perfettamente inserite nel tessuto economico <strong>le</strong>ga<strong>le</strong>.<br />

Ora è il momento <strong>del</strong>l'Expo, è partita la grande corsa agli appalti e la 'ndrangheta, da<br />

potenza economica qua<strong>le</strong> è, non starà certo a guardare ai nastri di partenza e da ciò che è<br />

emerso fino ad ora tutto lascia pensare che i suoi tentativi di infiltrarsi negli affari milionari<br />

<strong>le</strong>gati all'evento internaziona<strong>le</strong> saranno sempre più forti.<br />

La <strong>Lombardia</strong> è la terza regione italiana per numero di aziende confiscate alla criminalità<br />

organizzata (preceduta solo da Sicilia e Campania), eppure è molto bassa la percezione<br />

<strong>del</strong>la presenza <strong>del</strong><strong>le</strong> mafie sul territorio, anche da parte <strong>del</strong><strong>le</strong> amministrazioni locali di<br />

Milano e hinterland. In questa zone, come già accennato, è particolarmente radicata la<br />

'ndrangheta calabrese, che gode di un contesto economico nel qua<strong>le</strong> può agire<br />

sostanzialmente indisturbata, anche grazie alla colpevo<strong>le</strong> indifferenza, al si<strong>le</strong>nzio<br />

assordante, alla miopia di gran parte <strong>del</strong>la società e dei rappresentati <strong>del</strong><strong>le</strong> istituzioni che,<br />

troppo spesso, sembra che girino la testa dall'altra parte. La libertà di azione di cui<br />

beneficiano <strong>le</strong> cosche è determinata anche dalla scarsità di mezzi a disposizione <strong>del</strong><strong>le</strong><br />

forze <strong>del</strong>l'ordine e <strong>del</strong>la magistratura per contrastarla, “a volte manca perfino il carburante<br />

per l'auto dei pedinamenti” come lamenta GIP Guido Salvini. Le loro attività criminali non<br />

44

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!