Il caso Lombardia: le ecomafie del nord - Legambiente Lombardia

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12.04.2014 Views

cittadini, a lungo rimaste inascoltate dalle istituzioni, hanno invece attivato la Vigilanza del Parco del Ticino e la magistratura. Il 14 maggio 2008 è il punto di arrivo di un'indagine che era partita già verso la fine dell'anno precedente, con il ritrovamento nel comune di Cornaredo di una prima discarica abusiva in un terreno agricolo a pochi passi dai cantieri incriminati. Le due prime cave rinvenute potevano contenere fino a 32 mila metri cubi, riempiti da fresato d'asfalto (il catrame rimosso dalle strade), per i quali si è stimato siano stati effettuati più di duemila viaggi (ogni camion poteva contenere 15 metri cubi di materiale. Dopo questo primo ritrovamento erano partite le analisi dell'ARPA che avevano verificato la presenza nel terreno di parametri fuori norma per quanto riguarda benzopirene, benzoperilene e mercurio, fino alla sospetta presenza di metalli pesanti come piombo e zinco, prodotti di combustione, sostante cancerogene pericolose per la salute dell'uomo e che avevano dimostrato in modo lampante il pesante inquinamento della zona. Dai discorsi dei camionisti che lavoravano nei cantieri, arrivati all'orecchio e riportate da qualche cittadino in qualche bar (“Voi non sapete cosa vi sta per accadere”) si era così arrivati alle prime conferme autorevoli da parte del medico del lavoro di Milano Claudio Mendicino riguardo i risultati dell'ARPA: “L'inquinamento ambientale è certo: gli idrocarburi sono cancerogeni, il loro pericolo maggiore deriva dalla facile dispersione nell'aria. I metalli pesanti sono invece in grado di entrare in circolazione attraverso le colture e la falda acquifera e sono estremamente tossici perché colpiscono il sistema nervoso centrale e l'apparato urinario”. Nel gennaio 2009 una discarica analoga é stata scoperta ad Arluno, i materiali erano sempre gli stessi; l'ombra dell'ecomafia si stava manifestando. Il sospetto diventava una scintilla e iniziava quindi un'escalation nelle indagini che, attraverso la scoperta della terza discarica a Marcallo con Casone (una buca di trenta metri di larghezza e dieci di profondità) e all'individuazione dei nomi che ruotano attorno alle prime indagini, avevano portato alle prime conferme circa la presenza della 'ndrangheta nell'attività illecita di cui si stavano delineando i contorni. Alcuni imprenditori avevano anche affittato a nome TAV alcuni terreni agricoli a ridosso della linea ferroviaria al solo scopo di tenere sotto silenzio le operazioni illegali. Si è così arrivati fino al blitz di maggio: Ossona, (4 mila metri cubi di macerie visibili ad occhio nudo), Sedriano (5 mila metri cubi di ferro, gomme e materiale da demolizione), e ancora Magenta (materiale lungo la “bretella” che collega Malpensa all'autostrada Milano-Torino), Bernate Ticino (una ventina di fusti abbandonati pieni di materiale tossico). Due dei cantieri sequestrati sono gestiti direttamente dal Consorzio Cav.To.Mi, che si dice all'oscuro di qualsiasi problema legato ad infiltrazioni mafiose; ma, evidentemente, i controlli sulle aziende vincitrici degli appalti non sono stati sufficienti ad evitare che le cosche si inserissero nei meccanismi della TAV. L'ipotesi che tutto ciò avrebbe potuto verificarsi aveva già preoccupato in tempi non sospetti la Procura di Milano, come risulta anche dalle relazioni della Commissione Parlamentare Antimafia. I proprietari delle aree sono stati identificati; le indagini proseguono lungo tutta la tratta interessata, su una decina di imprese finite nel mirino della Procura e sull'origine dei quantitativi così ingenti di rifiuti (si sospettano legami con i grandi cantieri di Milano). Traffico di rifiuti pericolosi dalla Svizzera I traffici illeciti transfrontalieri di rifiuti non caratterizzano l'Italia (e in particolare il Nord in qualità di maggior produttore di rifiuti pericolosi come i rifiuti elettronici) solamente come paese esportatore verso il Nord Africa, l'Asia e l'Est Europa, ma vede protagonista l'Italia, 30

in alcuni rari casi, anche come paese importatore. Qualche giorno prima di dare alle stampe questo rapporto, la Guardia di finanza di Gaggiolo (Varese) scopre una montagna di rifiuti tossici provenienti dalla Svizzera e stoccati abusivamente in una discarica di Viggiù (Varese), a poca distanza dal confine italo-elvetico. L’indagine è iniziata nel settembre scorso con il sequestro di un grosso carico di materiale proveniente dal Ticino. Dalle successive indagini è emerso un traffico illegale che probabilmente andava avanti da alcuni anni. Il tutto, spiegano le Fiamme gialle, per risparmiare sugli alti costi di smaltimento. L’inchiesta è stata coordinata dalla procura di Varese che ha disposto precise escavazioni nell’area occupata dalla cava. Si è così scoperto che sottoterra ci sono percentuali altissime di materiali altamente tossici, come amianto crisotilo, arsenico, nichel, catrame, eternit. La dispersione nel sottosuolo delle sostanze, è stato sottolineato, “avrebbe potuto portare a conseguenze ambientali disastrose”. Un altro pericolo, hanno detto gli inquirenti, è il fatto che “se le fibre d’amianto, mischiate alla ghiaia, fossero finite nei cantieri edili, a lungo andare i residenti di quelle costruzioni avrebbero potuto ammalarsi di cancro”. La cava, inoltre, è risultata in parte abusiva e la procura intende chiedere alla regione Lombardia la bonifica dell’intera zona. Quanto ai responsabili, che devono rispondere di gravi violazioni alle normative ambientali, sono indagate tre persone, tra cui il titolare di una impresa svizzera di Lugano che forniva i rifiuti tossici. I carotaggi hanno rivelato sostanze e contaminazioni coerenti con il materiale presente nell’autocarro sequestrato a settembre, il quale ufficialmente trasportava sabbia mista a ghiaia e pietre frantumate. L’impresa negli ultimi 8 anni ha importato 133 mila metri cubi di materiale sospetto con 2.500 viaggi: una quantità di materiale sufficiente a riempire 20 campi di calcio. Le mega discariche abusive di Milano Un'indagine della Guardia di Finanza di Milano ha portato nel mese di maggio del 2008 alla scoperta ed al sequestro ad Assago, nel Parco Agricolo Sud Milano, alle porte della metropoli, di una discarica abusiva di 30 mila metri quadrati, coperti da rifiuti speciali pericolosi di ogni genere (celle frigorifere, calcinacci, lamiere, pneumatici, batterie esauste e materiale edile, amianto compreso). I reati contestati dalla Procura della Repubblica sono abbandono e attività di gestione di rifiuti non autorizzata. L'inchiesta è partita quando alcuni agenti, nell'ambito di una più vasta operazione di controllo del territorio, avevano notato alcuni calcinacci in una zona poco visibile, accanto ad una casa di riposo per anziani. A seguito delle ricognizioni in elicottero e del sequestro dell'area, sono iniziate le analisi per stabilire l'esatta classificazione e il grado di pericolosità dei rifiuti, con conseguente avvio delle indagini per individuare i responsabili. Nel mese di giugno, a Pero, vicino a Milano, i Carabinieri del NOE hanno rinvenuto 50 mila metri cubi di macerie e oli esausti in un piccolo lago di una cava, ora inserito in un parco protetto della Lombardia. I militari hanno posto la zona sotto sequestro e denunciato due amministratori di società operanti nello smaltimento dei rifiuti, ai quali sono stati contestati i reati di realizzazione di deposito illecito di rifiuti speciali ed opere edilizie abusive. Entrambe le società fanno riferimento a un imprenditore originario di Nuoro, ma residente a Pero, sul quale la DIA ha aperto un dossier che lo definisce “pericoloso esponente della malavita organizzata operante nella provincia di Milano”, in contatto con ambienti camorristici. L'accusa formulata dai Carabinieri è di aver addirittura saturato il lago naturale che si estende nella cava, progressivamente riempito con decine di migliaia di metri cubi di rifiuti speciali pericolosi, soprattutto macerie di opere edili ed oli esausti, in un'area all'interno del Parco Regionale Agricolo Sud Milano. L'area doveva diventare 31

in alcuni rari casi, anche come paese importatore.<br />

Qualche giorno prima di dare al<strong>le</strong> stampe questo rapporto, la Guardia di finanza di<br />

Gaggiolo (Varese) scopre una montagna di rifiuti tossici provenienti dalla Svizzera e<br />

stoccati abusivamente in una discarica di Viggiù (Varese), a poca distanza dal confine<br />

italo-elvetico. L’indagine è iniziata nel settembre scorso con il sequestro di un grosso<br />

carico di materia<strong>le</strong> proveniente dal Ticino. Dal<strong>le</strong> successive indagini è emerso un traffico<br />

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gial<strong>le</strong>, per risparmiare sugli alti costi di smaltimento. L’inchiesta è stata coordinata dalla<br />

procura di Varese che ha disposto precise escavazioni nell’area occupata dalla cava. Si è<br />

così scoperto che sottoterra ci sono percentuali altissime di materiali altamente tossici,<br />

come amianto crisotilo, arsenico, nichel, catrame, eternit. La dispersione nel sottosuolo<br />

<strong>del</strong><strong>le</strong> sostanze, è stato sottolineato, “avrebbe potuto portare a conseguenze ambientali<br />

disastrose”. Un altro pericolo, hanno detto gli inquirenti, è il fatto che “se <strong>le</strong> fibre d’amianto,<br />

mischiate alla ghiaia, fossero finite nei cantieri edili, a lungo andare i residenti di quel<strong>le</strong><br />

costruzioni avrebbero potuto ammalarsi di cancro”. La cava, inoltre, è risultata in parte<br />

abusiva e la procura intende chiedere alla regione <strong>Lombardia</strong> la bonifica <strong>del</strong>l’intera zona.<br />

Quanto ai responsabili, che devono rispondere di gravi violazioni al<strong>le</strong> normative<br />

ambientali, sono indagate tre persone, tra cui il titolare di una impresa svizzera di Lugano<br />

che forniva i rifiuti tossici. I carotaggi hanno rivelato sostanze e contaminazioni coerenti<br />

con il materia<strong>le</strong> presente nell’autocarro sequestrato a settembre, il qua<strong>le</strong> ufficialmente<br />

trasportava sabbia mista a ghiaia e pietre frantumate. L’impresa negli ultimi 8 anni ha<br />

importato 133 mila metri cubi di materia<strong>le</strong> sospetto con 2.500 viaggi: una quantità di<br />

materia<strong>le</strong> sufficiente a riempire 20 campi di calcio.<br />

Le mega discariche abusive di Milano<br />

Un'indagine <strong>del</strong>la Guardia di Finanza di Milano ha portato nel mese di maggio <strong>del</strong> 2008<br />

alla scoperta ed al sequestro ad Assago, nel Parco Agricolo Sud Milano, al<strong>le</strong> porte <strong>del</strong>la<br />

metropoli, di una discarica abusiva di 30 mila metri quadrati, coperti da rifiuti speciali<br />

pericolosi di ogni genere (cel<strong>le</strong> frigorifere, calcinacci, lamiere, pneumatici, batterie esauste<br />

e materia<strong>le</strong> edi<strong>le</strong>, amianto compreso). I reati contestati dalla Procura <strong>del</strong>la Repubblica<br />

sono abbandono e attività di gestione di rifiuti non autorizzata. L'inchiesta è partita quando<br />

alcuni agenti, nell'ambito di una più vasta operazione di controllo <strong>del</strong> territorio, avevano<br />

notato alcuni calcinacci in una zona poco visibi<strong>le</strong>, accanto ad una casa di riposo per<br />

anziani. A seguito <strong>del</strong><strong>le</strong> ricognizioni in elicottero e <strong>del</strong> sequestro <strong>del</strong>l'area, sono iniziate <strong>le</strong><br />

analisi per stabilire l'esatta classificazione e il grado di pericolosità dei rifiuti, con<br />

conseguente avvio <strong>del</strong><strong>le</strong> indagini per individuare i responsabili.<br />

Nel mese di giugno, a Pero, vicino a Milano, i Carabinieri <strong>del</strong> NOE hanno rinvenuto 50 mila<br />

metri cubi di macerie e oli esausti in un piccolo lago di una cava, ora inserito in un parco<br />

protetto <strong>del</strong>la <strong>Lombardia</strong>. I militari hanno posto la zona sotto sequestro e denunciato due<br />

amministratori di società operanti nello smaltimento dei rifiuti, ai quali sono stati contestati i<br />

reati di realizzazione di deposito il<strong>le</strong>cito di rifiuti speciali ed opere edilizie abusive.<br />

Entrambe <strong>le</strong> società fanno riferimento a un imprenditore originario di Nuoro, ma residente<br />

a Pero, sul qua<strong>le</strong> la DIA ha aperto un dossier che lo definisce “pericoloso esponente <strong>del</strong>la<br />

malavita organizzata operante nella provincia di Milano”, in contatto con ambienti<br />

camorristici. L'accusa formulata dai Carabinieri è di aver addirittura saturato il lago<br />

natura<strong>le</strong> che si estende nella cava, progressivamente riempito con decine di migliaia di<br />

metri cubi di rifiuti speciali pericolosi, soprattutto macerie di opere edili ed oli esausti, in<br />

un'area all'interno <strong>del</strong> Parco Regiona<strong>le</strong> Agricolo Sud Milano. L'area doveva diventare<br />

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