Il caso Lombardia: le ecomafie del nord - Legambiente Lombardia
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fare un esempio – a quei carabinieri che hanno seguito <strong>le</strong> conversazioni tra due indagati<br />
nella vicenda <strong>del</strong> termovalorizzatore di Col<strong>le</strong>ferro, in cui alla preoccupazione di un<br />
dipendente di incenerire materia<strong>le</strong> vietato (“ma questa è roba tossica”), la replica <strong>del</strong><br />
direttore <strong>del</strong>lo stabilimento era perentoria e senza via di scampo: “non devi rompere, lo<br />
vuoi fare? Altrimenti lasci perdere e lo faccio fare a qualcun altro”. Evidentemente a fare<br />
questo genere di cose si trova sempre qualcuno pronto. E non ci sono remore di nessun<br />
tipo. In quella inchiesta gli inquirenti hanno accertato che dentro l’inceneritore ci finivano<br />
il<strong>le</strong>galmente ogni genere di rifiuto tossico, venivano truccati i sistemi di sicurezza, falsificati<br />
i documenti, intascati impropriamente i contributi Cip6, e non mancavano nemmeno <strong>le</strong><br />
minacce personali. Diffici<strong>le</strong> stimare i danni all’ambiente circostante e alla salute <strong>del</strong><strong>le</strong><br />
popolazioni <strong>del</strong>la zona. Questa inchiesta, come tantissime altre (circa la metà <strong>del</strong><strong>le</strong> 123<br />
portate avanti dal 2002 ad oggi), ha pure dimostrato che l’ecomafia non c’è solo in<br />
Campania ma anche in tutta Italia. Ci sono rifiuti che da Nord vanno al Sud e viceversa.<br />
Anzi, sono <strong>le</strong> aziende <strong>del</strong> Nord Italia, principali produttrici di rifiuti industriali, che cercano<br />
nell’il<strong>le</strong>galità il modo per risparmiare sullo smaltimento.<br />
(…) Va pure ribadito ancora una volta che nei traffici il<strong>le</strong>citi di rifiuti <strong>le</strong> organizzazioni<br />
mafiose si avvalgono <strong>del</strong> decisivo apporto di altri soggetti – col<strong>le</strong>tti bianchi, funzionari<br />
pubblici, politici – creando una vera e propria holding crimina<strong>le</strong>, una filiera il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong><br />
composta da soggetti incensurati ed estranei (esterni) alla criminalità organizzata. Soggetti<br />
fondamentali per gestire il ciclo il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong>, poiché per portare avanti i traffici servono tecnici<br />
che falsificano i risultati <strong>del</strong><strong>le</strong> analisi, servono trasportatori, occorrono dipendenti comunali<br />
corrotti ecc. È dunque chiaro che per contrastare reati odiosi come questi servono gli<br />
strumenti idonei, quindi anche <strong>le</strong> intercettazioni, senza <strong>le</strong> quali nel <strong>caso</strong> di Col<strong>le</strong>ferro non si<br />
sarebbe potuti arrivare ad accertare tutte <strong>le</strong> responsabilità. Speriamo che il disegno di<br />
<strong>le</strong>gge Alfano tenga conto di questa esigenza naziona<strong>le</strong>. (…) Anche in specifici contesti di<br />
altre regioni <strong>del</strong> Centro-Nord, la criminalità organizzata sottopone ad asfissiante pressione<br />
intimidatoria ed esasperato controllo <strong>le</strong> imprese edili, <strong>le</strong> forniture, <strong>le</strong> maestranze,<br />
l’aggiudicazione degli appalti pubblici, l’affidamento dei subappalti, l' imposizione di ditte<br />
per i noli a freddo, e così via. Si costruisce abusivamente soprattutto nel Sud, dove<br />
sorgono interi quartieri <strong>del</strong> tutto abusivi. In Campania lo scorso anno un giudice ha dovuto<br />
mandare al confino un pregiudicato per continue violazioni di sigilli di opere abusive. Lo<br />
sforzo <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine è immane in alcune aree dove la <strong>le</strong>galità appare più una<br />
conquista che un’esigenza <strong>del</strong>la col<strong>le</strong>ttività e lo Stato e <strong>le</strong> sue istituzioni fanno fatica a<br />
riprenderne il controllo. Purtroppo nel ciclo <strong>del</strong> cemento <strong>le</strong> mafie soprattutto al Sud –<br />
anche se non mancano infiltrazioni pesanti in regioni <strong>del</strong> Centro e <strong>del</strong> Nord – si muovono<br />
direttamente nel<strong>le</strong> istituzioni locali, intervenendo nei momenti e nei luoghi dove si redigono<br />
i piani urbanistici e si assumono <strong>le</strong> scelte <strong>del</strong><strong>le</strong> comunità locali. (…) Si auspicano quegli<br />
interventi <strong>le</strong>gislativi volti, attraverso un più capillare coordinamento, a riempire i vuoti che si<br />
constatano nella attività di repressione <strong>del</strong> fenomeno. L’ecomafia avve<strong>le</strong>na con i traffici di<br />
rifiuti, soffoca con il cemento abusivo, distrugge l’economia sana e rispettosa <strong>del</strong><strong>le</strong> rego<strong>le</strong>.<br />
Ma mette <strong>le</strong> mani anche negli incendi (per fini speculativi, per quelli <strong>le</strong>gati al<br />
rimboschimento e al<strong>le</strong> altre attività lavorative), nei furti d’acqua, nel settore agricolo, nel<br />
racket degli animali. Hanno tentato pure di inserirsi nel settore <strong>del</strong><strong>le</strong> fonti rinnovabili: come<br />
in Sicilia per un parco eolico e in Calabria per il ripristino di vecchie e picco<strong>le</strong> centrali<br />
idroe<strong>le</strong>ttriche. È ora che la smettano questi ladri <strong>del</strong> futuro <strong>del</strong> mondo.<br />
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