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Il caso Lombardia: le ecomafie del nord - Legambiente Lombardia

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Rapporto Ecomafia 2009<br />

I numeri e <strong>le</strong> storie <strong>del</strong>la criminalità ambienta<strong>le</strong><br />

<strong>Il</strong> <strong>caso</strong> <strong>Lombardia</strong>:<br />

<strong>le</strong> <strong>ecomafie</strong> <strong>del</strong> <strong>nord</strong><br />

1


Dalla prefazione al Rapporto Ecomafia 2009<br />

Pietro Grasso, procuratore naziona<strong>le</strong> Antimafia<br />

La ri<strong>le</strong>vanza che il fenomeno <strong>del</strong>l’ecomafia ha assunto nel panorama crimina<strong>le</strong>, naziona<strong>le</strong><br />

e non solo, ha giustificato l’attenzione <strong>del</strong>l’ufficio che dirigo nel creare una specifica<br />

materia d’interesse e una attività di raccolta di informazioni e dati provenienti dal<strong>le</strong><br />

numerose indagini pendenti sul territorio. Interesse parimenti documentato dalla presenza<br />

di un capitolo appositamente dedicato nella relazione annua<strong>le</strong> <strong>del</strong>la Direzione naziona<strong>le</strong><br />

antimafia, anche quest’anno curato dal consigliere Roberto Pennisi, dove si analizza,<br />

soprattutto, la criticità <strong>del</strong>la situazione Campania, emb<strong>le</strong>ma <strong>del</strong>l’ecomafia.<br />

(…) In Sicilia e Calabria, Cosa nostra e ‘ndrangheta hanno una duplice strategia: cioè il<br />

classico sistema <strong>del</strong>l’utilizzazione di imprese di diretta espressione <strong>del</strong><strong>le</strong> cosche, ovvero<br />

ad esse col<strong>le</strong>gate, per la partecipazione al<strong>le</strong> gare, con la conseguente estromissione <strong>del</strong><strong>le</strong><br />

altre ditte; oppure lo sfruttamento dei canali che <strong>le</strong>gano <strong>le</strong> cosche al<strong>le</strong> amministrazioni<br />

locali e/o agli enti che gestiscono particolari aree <strong>del</strong> nostro paese: in modo da pervenire<br />

alla creazione di società a capita<strong>le</strong> misto pubblico-privato per poter confezionare<br />

procedure di aggiudicazione <strong>del</strong> servizio con esito assicurato. Va segnalato che il 2008 si<br />

è contraddistinto per l’imponente numero di inchieste contro l’ecomafia e la criminalità<br />

ambienta<strong>le</strong> da parte <strong>del</strong><strong>le</strong> Dda, a testimonianza di una popolazione crimina<strong>le</strong> sempre più<br />

numerosa e agguerrita. A ragione <strong>del</strong>la convenienza ad aggredire l’ambiente, la salute dei<br />

cittadini e la stessa bel<strong>le</strong>zza <strong>del</strong><strong>le</strong> nostre città al solo fine di guadagnare soldi facili. Basti<br />

pensare a quanto fruttano i traffici il<strong>le</strong>citi di rifiuti, dove con la sistematica falsificazione dei<br />

documenti di identificazione, cioè solo cambiando un codice o una certificazione di<br />

laboratorio di analisi si abbattono i costi <strong>del</strong> 50/60 per cento. In alcuni casi il risparmio dei<br />

costi può essere anche maggiore. Anche se i danni sono enormi e difficilmente stimabili.<br />

Scaricare sostanze ve<strong>le</strong>nose nei terreni agricoli, contaminando i cibi che arrivano sul<strong>le</strong><br />

nostre tavo<strong>le</strong> e <strong>le</strong> falde acquifere, significa commettere degli omicidi differiti nel tempo:<br />

niente spargimenti di sangue ma <strong>le</strong>nti e inesorabili avve<strong>le</strong>namenti. I motivi <strong>del</strong>la<br />

convenienza stanno nell’alto profitto e i pochi rischi. Nel nostro ordinamento giuridico i<br />

reati ambientali sono essenzialmente di tipo contravvenziona<strong>le</strong>, assolutamente inidonei a<br />

garantire la giusta tutela. Da anni si discute di introdurre i <strong>del</strong>itti ambientali nel Codice<br />

pena<strong>le</strong> ed estendere <strong>le</strong> competenze <strong>del</strong><strong>le</strong> varie Dda per questo genere di <strong>del</strong>itti, ma niente<br />

è stato fatto. Lo dicono gli stessi collaboratori di giustizia che i rischi per chi si occupa di<br />

rifiuti e cemento sono praticamente nulli. Fruttano quanto la droga e danno migliori<br />

garanzie di impunità. Per fortuna l’Unione Europea lo scorso dicembre è intervenuta in<br />

questa materia approvando una direttiva sulla tutela pena<strong>le</strong> <strong>del</strong>l’ambiente, che dovrà<br />

essere approvata dai paesi membri entro 18 mesi. Ora si spera che l’Italia la recepisca<br />

con il massimo rigore possibi<strong>le</strong>, cioè applicando con la massima severità possibi<strong>le</strong> <strong>le</strong><br />

norme che colpiscano i colpevoli e introducendo quel<strong>le</strong> previsioni <strong>del</strong> disegno di <strong>le</strong>gge<br />

presentato nella scorsa <strong>le</strong>gislatura con gli apporti di questa Direzione antimafia. <strong>Il</strong> business<br />

<strong>del</strong>l’ecomafia stimato da <strong>Legambiente</strong> oscilla ogni anno intorno ai 20 miliardi di euro. Cifra<br />

approssimata sicuramente per difetto: un quarto <strong>del</strong> fatturato <strong>del</strong><strong>le</strong> mafie. (…) Ascoltare <strong>le</strong><br />

intercettazioni dei criminali è il modo migliore per capire l’interesse dei protagonisti verso il<br />

business ambienta<strong>le</strong> e la tota<strong>le</strong> assenza di scrupoli nel portare avanti <strong>le</strong> loro pericolose<br />

scorribande. Anche quando c’è a rischio la salute pubblica. Come è capitato – solo per<br />

2


fare un esempio – a quei carabinieri che hanno seguito <strong>le</strong> conversazioni tra due indagati<br />

nella vicenda <strong>del</strong> termovalorizzatore di Col<strong>le</strong>ferro, in cui alla preoccupazione di un<br />

dipendente di incenerire materia<strong>le</strong> vietato (“ma questa è roba tossica”), la replica <strong>del</strong><br />

direttore <strong>del</strong>lo stabilimento era perentoria e senza via di scampo: “non devi rompere, lo<br />

vuoi fare? Altrimenti lasci perdere e lo faccio fare a qualcun altro”. Evidentemente a fare<br />

questo genere di cose si trova sempre qualcuno pronto. E non ci sono remore di nessun<br />

tipo. In quella inchiesta gli inquirenti hanno accertato che dentro l’inceneritore ci finivano<br />

il<strong>le</strong>galmente ogni genere di rifiuto tossico, venivano truccati i sistemi di sicurezza, falsificati<br />

i documenti, intascati impropriamente i contributi Cip6, e non mancavano nemmeno <strong>le</strong><br />

minacce personali. Diffici<strong>le</strong> stimare i danni all’ambiente circostante e alla salute <strong>del</strong><strong>le</strong><br />

popolazioni <strong>del</strong>la zona. Questa inchiesta, come tantissime altre (circa la metà <strong>del</strong><strong>le</strong> 123<br />

portate avanti dal 2002 ad oggi), ha pure dimostrato che l’ecomafia non c’è solo in<br />

Campania ma anche in tutta Italia. Ci sono rifiuti che da Nord vanno al Sud e viceversa.<br />

Anzi, sono <strong>le</strong> aziende <strong>del</strong> Nord Italia, principali produttrici di rifiuti industriali, che cercano<br />

nell’il<strong>le</strong>galità il modo per risparmiare sullo smaltimento.<br />

(…) Va pure ribadito ancora una volta che nei traffici il<strong>le</strong>citi di rifiuti <strong>le</strong> organizzazioni<br />

mafiose si avvalgono <strong>del</strong> decisivo apporto di altri soggetti – col<strong>le</strong>tti bianchi, funzionari<br />

pubblici, politici – creando una vera e propria holding crimina<strong>le</strong>, una filiera il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong><br />

composta da soggetti incensurati ed estranei (esterni) alla criminalità organizzata. Soggetti<br />

fondamentali per gestire il ciclo il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong>, poiché per portare avanti i traffici servono tecnici<br />

che falsificano i risultati <strong>del</strong><strong>le</strong> analisi, servono trasportatori, occorrono dipendenti comunali<br />

corrotti ecc. È dunque chiaro che per contrastare reati odiosi come questi servono gli<br />

strumenti idonei, quindi anche <strong>le</strong> intercettazioni, senza <strong>le</strong> quali nel <strong>caso</strong> di Col<strong>le</strong>ferro non si<br />

sarebbe potuti arrivare ad accertare tutte <strong>le</strong> responsabilità. Speriamo che il disegno di<br />

<strong>le</strong>gge Alfano tenga conto di questa esigenza naziona<strong>le</strong>. (…) Anche in specifici contesti di<br />

altre regioni <strong>del</strong> Centro-Nord, la criminalità organizzata sottopone ad asfissiante pressione<br />

intimidatoria ed esasperato controllo <strong>le</strong> imprese edili, <strong>le</strong> forniture, <strong>le</strong> maestranze,<br />

l’aggiudicazione degli appalti pubblici, l’affidamento dei subappalti, l' imposizione di ditte<br />

per i noli a freddo, e così via. Si costruisce abusivamente soprattutto nel Sud, dove<br />

sorgono interi quartieri <strong>del</strong> tutto abusivi. In Campania lo scorso anno un giudice ha dovuto<br />

mandare al confino un pregiudicato per continue violazioni di sigilli di opere abusive. Lo<br />

sforzo <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine è immane in alcune aree dove la <strong>le</strong>galità appare più una<br />

conquista che un’esigenza <strong>del</strong>la col<strong>le</strong>ttività e lo Stato e <strong>le</strong> sue istituzioni fanno fatica a<br />

riprenderne il controllo. Purtroppo nel ciclo <strong>del</strong> cemento <strong>le</strong> mafie soprattutto al Sud –<br />

anche se non mancano infiltrazioni pesanti in regioni <strong>del</strong> Centro e <strong>del</strong> Nord – si muovono<br />

direttamente nel<strong>le</strong> istituzioni locali, intervenendo nei momenti e nei luoghi dove si redigono<br />

i piani urbanistici e si assumono <strong>le</strong> scelte <strong>del</strong><strong>le</strong> comunità locali. (…) Si auspicano quegli<br />

interventi <strong>le</strong>gislativi volti, attraverso un più capillare coordinamento, a riempire i vuoti che si<br />

constatano nella attività di repressione <strong>del</strong> fenomeno. L’ecomafia avve<strong>le</strong>na con i traffici di<br />

rifiuti, soffoca con il cemento abusivo, distrugge l’economia sana e rispettosa <strong>del</strong><strong>le</strong> rego<strong>le</strong>.<br />

Ma mette <strong>le</strong> mani anche negli incendi (per fini speculativi, per quelli <strong>le</strong>gati al<br />

rimboschimento e al<strong>le</strong> altre attività lavorative), nei furti d’acqua, nel settore agricolo, nel<br />

racket degli animali. Hanno tentato pure di inserirsi nel settore <strong>del</strong><strong>le</strong> fonti rinnovabili: come<br />

in Sicilia per un parco eolico e in Calabria per il ripristino di vecchie e picco<strong>le</strong> centrali<br />

idroe<strong>le</strong>ttriche. È ora che la smettano questi ladri <strong>del</strong> futuro <strong>del</strong> mondo.<br />

3


L'il<strong>le</strong>galità ambienta<strong>le</strong> in Italia<br />

La scelta <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine di se<strong>le</strong>zionare i reati da contrastare, in modo da<br />

concentrare l’attenzione su quelli più gravi, ha lasciato il segno. Diminuiscono infatti <strong>le</strong><br />

infrazioni accertate al<strong>le</strong> normative penali sull’ambiente, che passano dal<strong>le</strong> 30.124 <strong>del</strong> 2007<br />

al<strong>le</strong> 25.766 <strong>del</strong> 2008, con una riduzione pari a circa il 14,5%. Detta in altro modo, sono<br />

stati accertati 70,6 reati al giorno, quasi 3 ogni ora. Un dato comunque impressionante.<br />

Allo stesso tempo aumentano gli arresti, che dai 195 <strong>del</strong> 2007 arrivano ai 221 <strong>del</strong>l’anno<br />

scorso, e segnano un più 13,3%. Crescono pure i sequestri, che registrano un balzo in<br />

avanti, passando dai 9.074 <strong>del</strong> 2007 ai 9.676 <strong>del</strong>lo scorso anno, con un incremento <strong>del</strong><br />

6,6%. Provvedimenti giudiziari, questi, che mettono in evidenza la gravità <strong>del</strong><strong>le</strong> violazioni<br />

commesse, indice chiaro che nello scorso anno gli inquirenti hanno puntato più sulla<br />

qualità degli interventi repressivi, che sulla quantità. Va comunque segnalato che la<br />

f<strong>le</strong>ssione dei reati accertati risente anche <strong>del</strong>la significativa riduzione degli incendi<br />

boschivi, che nel 2008 sono stati 7.245 (2.810 in meno rispetto all’anno precedente).<br />

Diminuisce anche il numero <strong>del</strong><strong>le</strong> persone denunciate per violazione <strong>del</strong><strong>le</strong> normative<br />

ambientali, che passano dal<strong>le</strong> 22.069 <strong>del</strong> 2007 al<strong>le</strong> 21.336 <strong>del</strong> 2008, cioè 733 in meno,<br />

con una f<strong>le</strong>ssione <strong>del</strong> 3,3%.<br />

L’il<strong>le</strong>galità ambienta<strong>le</strong> in Italia: tota<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong> nel 2008<br />

Cta-Cc GdF C. di P. CFS CFR PS TOTALE<br />

Infrazioni accertate 1.562 2.386 3.352 14.494 3.833 139 25.766<br />

Persone denunciate 1.836 3.865 3.352 10.102 2.046 135 21.336<br />

Persone arrestate 130 6 0 55 30 0 221<br />

Sequestri effettuati 575 2.386 1.539 4.102 1.021 53 9.676<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> su dati <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine e Capitanerie di porto<br />

(2008).<br />

È questa, in estrema sintesi, la fotografia <strong>del</strong>l’ecocriminalità che emerge dai dati statistici<br />

forniti dal<strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine (Comando per la tutela ambienta<strong>le</strong> <strong>del</strong>l’Arma dei carabinieri,<br />

Corpo foresta<strong>le</strong> <strong>del</strong>lo Stato, Guardia di finanza, Polizia di Stato e Corpi forestali <strong>del</strong><strong>le</strong><br />

regioni e province a statuto specia<strong>le</strong>), dal<strong>le</strong> Capitanerie di porto e dal<strong>le</strong> Agenzie <strong>del</strong><strong>le</strong><br />

dogane, elaborati da <strong>Legambiente</strong>. Entrando più nel dettaglio dei numeri, emergono<br />

diversi spunti di rif<strong>le</strong>ssione. In particolare, nel ciclo il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong> dei rifiuti il Comando per la<br />

tutela ambienta<strong>le</strong> <strong>del</strong>l’Arma dei Carabinieri ha accertato 940 reati, effettuato 1.148<br />

denunce e arrestato ben 115 persone; mentre il Corpo foresta<strong>le</strong> <strong>del</strong>lo Stato si è messo in<br />

evidenza soprattutto per i reati accertati (2.068) e <strong>le</strong> persone denunciate (2.189). Nel ciclo<br />

il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong> <strong>del</strong> cemento i forestali e <strong>le</strong> Capitanerie di porto si sono contraddistinti con,<br />

rispettivamente, 4.556 e 2.091 reati accertati. Da sottolineare l’intensa attività <strong>del</strong><br />

Comando dei carabinieri per la tutela <strong>del</strong> patrimonio cultura<strong>le</strong> che lo scorso anno ha<br />

registrato 1.031 furti di opere d’arte, recuperato 79.490 reperti archeologici trafugati il<strong>le</strong>galmente<br />

e arrestato 119 persone. Si segnalano pure i reati accertati contro la fauna che nel<br />

2008 hanno raggiunto quota 3.212, la maggior parte dei quali a opera <strong>del</strong> Corpo foresta<strong>le</strong>.<br />

In genera<strong>le</strong>, sul fronte <strong>del</strong>l’il<strong>le</strong>galità ambienta<strong>le</strong>, si registra un aumento <strong>del</strong><strong>le</strong> infrazioni<br />

accertate dalla Guardia di finanza, con un più 24,8% rispetto al 2007. Incrementi<br />

4


importanti si registrano anche nell’attività di contrasto svolta dalla Polizia di Stato (+13%) e<br />

dai Corpi forestali <strong>del</strong><strong>le</strong> regioni e province a statuto specia<strong>le</strong> (+9,9%).<br />

È da segnalare, inoltre, l’incessante lavoro svolto dal<strong>le</strong> Capitanerie di porto contro i reati ai<br />

danni <strong>del</strong>l’ambiente marino e costiero, in particolare contro l’abusivismo edilizio sul<strong>le</strong> aree<br />

demaniali (nel 2008 ha accertato 2.091 infrazioni), la pesca di frodo e gli scarichi il<strong>le</strong>gali.<br />

La distribuzione geografica degli il<strong>le</strong>citi rimane sostanzialmente stabi<strong>le</strong>.<br />

C’è da registrare, comunque, il decremento verificatosi nel<strong>le</strong> regioni <strong>del</strong>l’Italia meridiona<strong>le</strong>,<br />

la cui incidenza nel 2008 si attesta al 40,5% contro il 41,1% <strong>del</strong> 2007. Aumenta il dato<br />

relativo ai reati accertati nel<strong>le</strong> quattro regioni a tradiziona<strong>le</strong> presenza mafiosa, che l’anno<br />

scorso ha raggiunto un’incidenza sul tota<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong> <strong>del</strong> 48,1%.<br />

L’il<strong>le</strong>galità ambienta<strong>le</strong> nel<strong>le</strong> regioni a tradiziona<strong>le</strong> presenza mafiosa nel 2008<br />

CAMPANIA PUGLIA CALABRIA SICILIA TOTALE<br />

Infrazioni accertate 3.907 2.374 3.336 2.788 12.405<br />

% su tota<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong> 15,2 9,2 12,9 10,8 48,1<br />

Persone denunciate 3.397 2.008 1.774 1.782 8.961<br />

Persone arrestate 69 20 34 7 130<br />

Sequestri effettuati 1.693 1.242 1.307 843 5.085<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> su dati <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine e Capitanerie di porto<br />

(2008).<br />

L’il<strong>le</strong>galità ambienta<strong>le</strong> nell’Italia meridiona<strong>le</strong> nel 2008<br />

Cta-Cc GdF C. di P. CFS PS TOTALE<br />

Infrazioni accertate 543 1.292 1762 6.806 43 10.446<br />

% su tota<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong> 34,8 54,1 52,6 47,0 30,9 40,5<br />

Persone denunciate 552 2.129 1762 2.988 44 7.475<br />

Persone arrestate 97 6 0 37 0 140<br />

Sequestri effettuati 223 1.292 898 1.898 15 4.326<br />

Nota: l’Italia meridiona<strong>le</strong> comprende <strong>le</strong> regioni Calabria, Puglia, Basilicata e Campania.<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> su dati <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine e Capitanerie di porto<br />

(2008).<br />

L’il<strong>le</strong>galità ambienta<strong>le</strong> nell’Italia centra<strong>le</strong> nel 2008<br />

Cta-Cc GdF C. di P. CFS PS TOTALE<br />

Infrazioni accertate 281 407 510 4.616 56 5.870<br />

% su tota<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong> 18,0 17,1 15,2 31,8 40,3 22,8<br />

Persone denunciate 437 727 510 4.381 65 6.120<br />

Persone arrestate 18 0 0 5 0 23<br />

Sequestri effettuati 93 407 179 1.368 23 2.070<br />

Nota: l’Italia centra<strong>le</strong> comprende <strong>le</strong> regioni Lazio, Molise, Abruzzo, Toscana, Umbria e<br />

Marche.<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> su dati <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine e Capitanerie di porto<br />

(2008)<br />

5


L’il<strong>le</strong>galità ambienta<strong>le</strong> nell’Italia <strong>nord</strong> orienta<strong>le</strong> nel 2008<br />

Cta-Cc GdF C. di P. CFS CFR PS TOTALE<br />

Infrazioni accertate 307 183 271 860 575 3 2.199<br />

%su tota<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong> 19,7 7,7 8,1 5,9 15,0 2,2 8,5<br />

Persone denunciate 341 248 271 881 243 6 1.990<br />

Persone arrestate 2 0 0 10 0 0 12<br />

Sequestri effettuati 90 183 150 319 183 1 926<br />

Nota: l’Italia <strong>nord</strong> orienta<strong>le</strong> comprende <strong>le</strong> regioni Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia<br />

Giulia, Trentino Alto Adige.<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> su dati <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine e Capitanerie di porto<br />

(2008).<br />

L’il<strong>le</strong>galità ambienta<strong>le</strong> nell’Italia <strong>nord</strong> occidenta<strong>le</strong> nel 2008<br />

Cta-Cc GdF* C. di P. CFS CFR PS TOTALE<br />

Infrazioni accertate 154 154 180 2.209 58 0 2.755<br />

% su tota<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong> 9,9 6,5 5,4 15,2 1,5 0,0 10,7<br />

Persone denunciate 185 250 180 1.850 44 0 2.509<br />

Persone arrestate 12 0 0 3 0 0 15<br />

Sequestri effettuati 78 154 55 515 106 0 908<br />

Nota: l’Italia <strong>nord</strong> occidenta<strong>le</strong> comprende <strong>le</strong> regioni <strong>Lombardia</strong>, Liguria, Piemonte e Val<strong>le</strong><br />

d’Aosta.<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> su dati <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine e Capitanerie di porto<br />

(2008).<br />

L’il<strong>le</strong>galità ambienta<strong>le</strong> nell’Italia insulare nel 2008<br />

Cta-Cc GdF* C. di P. CFS CFR PS TOTALE<br />

Infrazioni accertate 277 350 629 3 3.200 37 4.496<br />

% su tota<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong> 17,7 14,7 18,8 0,0 83,5 26,6 17,4<br />

Persone denunciate 321 511 629 2 1.177 20 3.242<br />

Persone arrestate 1 0 0 0 31 0 31<br />

Sequestri effettuati 91 350 257 2 471 14 1.446<br />

Nota: l’Italia insulare comprende <strong>le</strong> regioni Sicilia e Sardegna.<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> su dati <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine e Capitanerie di porto<br />

(2008).<br />

6


La classifica <strong>del</strong>l’il<strong>le</strong>galità ambienta<strong>le</strong><br />

Come al solito è la Campania la regione che guida la classifica <strong>del</strong>l’il<strong>le</strong>galità ambienta<strong>le</strong><br />

<strong>del</strong> 2008. Posizione che ricopre ormai stabilmente dal primo Rapporto Ecomafia (anno<br />

1994). Con una lieve f<strong>le</strong>ssione rispetto all’anno precedente, nel 2008 in questa regione<br />

sono state accertate 3.907 infrazioni, 788 in meno rispetto al 2007, quando erano state<br />

4.695. In altre paro<strong>le</strong> in Campania si concentra il 15,2% <strong>del</strong> tota<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong>, ossia quasi<br />

un reato su sei. Crescono <strong>le</strong> persone denunciate, 3.397 (erano 3.245 nel 2007), i sequestri<br />

e soprattutto gli arresti, ben 69 (erano 44 nel 2007). Al secondo posto troviamo, altrettanto<br />

stabilmente, la Calabria con 3.336 violazioni accertate, 1.774 persone denunciate, 1.307<br />

sequestri effettuati. In Campania e Calabria sono stati commessi comp<strong>le</strong>ssivamente quasi<br />

il 30% dei reati ambientali riscontrati in Italia nel 2008. La Sicilia sa<strong>le</strong> di due gradini,<br />

passando dal quinto al terzo posto per numero di infrazioni, ben 2.788; alto pure il numero<br />

di persone denunciate (1.782) e di sequestri effettuati (843).<br />

La classifica <strong>del</strong>l’il<strong>le</strong>galità ambienta<strong>le</strong> in Italia nel 2008<br />

Regione<br />

Infrazioni<br />

accertate<br />

%<br />

sul<br />

tota<strong>le</strong><br />

Persone<br />

denunciate<br />

Persone<br />

arrestate<br />

Sequestri<br />

effettuati<br />

Campania 3.907 15,2 3.397 69 1.693<br />

Calabria 3.336 12,9 1.774 34 1.307<br />

Sicilia 2.788 10,8 1.782 7 843<br />

Puglia 2.374 9,2 2.008 20 1.242<br />

Lazio 2.086 8,1 2.234 13 915<br />

Sardegna 1.708 6,6 1.460 24 603<br />

Toscana 1.462 5,7 1.391 1 388<br />

Liguria 971 3,8 837 0 248<br />

Abruzzo 902 3,5 1.016 6 323<br />

<strong>Lombardia</strong> 886 3,4 866 3 307<br />

Basilicata 829 3,2 296 17 84<br />

Piemonte 821 3,2 743 12 228<br />

Emilia Romagna 730 2,8 682 2 302<br />

Veneto 660 2,6 765 8 331<br />

Umbria 637 2,5 549 2 148<br />

Marche 452 1,8 725 0 215<br />

Friuli Venezia Giulia 417 1,6 336 2 212<br />

Trentino Alto Adige 392 1,5 207 0 81<br />

Molise 331 1,3 205 1 81<br />

Val<strong>le</strong> d'Aosta 77 0,3 63 0 125<br />

TOTALE 25.766 100% 21.336 221 9.676<br />

Fonte:elaborazione <strong>Legambiente</strong> su dati <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine e Capitanerie di porto<br />

(2008).<br />

La Puglia scende di un gradino, passando dal terzo al quarto posto per numero di<br />

infrazioni (2.374). Al quinto posto (l’anno prima era al quarto) il Lazio, con 2.086 infrazioni<br />

7


accertate, 2.234 persone denunciate e 915 sequestri. Stabi<strong>le</strong> al sesto posto la Sardegna<br />

(1.708 notizie di reato, 1.460 persone denunciate, 603 sequestri e 24 arresti). Si conferma<br />

al settimo gradino la Toscana con 1.462 infrazioni accertate. Infine, la prima regione <strong>del</strong><br />

Nord Italia per numero di infrazioni è anche quest’anno la Liguria (971 notizie di reato, 837<br />

persone denunciate e 248 sequestri).<br />

<strong>Il</strong> business <strong>del</strong>l'Ecomafia<br />

<strong>Il</strong> 2008 è stata un’ottima annata per l’ecomafia Spa: il giro d’affari comp<strong>le</strong>ssivo ha<br />

raggiunto la cifra imponente di 20 miliardi e mezzo. Un miliardo e mezzo in più (7,3%)<br />

rispetto al 2007, alla faccia <strong>del</strong>la crisi economica. È questa la stima di <strong>Legambiente</strong> sui<br />

guadagni il<strong>le</strong>citi incassati nell’anno appena trascorso dal<strong>le</strong> organizzazioni che operano<br />

nel<strong>le</strong> molteplici attività di saccheggio e devastazione <strong>del</strong> nostro territorio. E se i dati ufficiali<br />

valutano in circa 100 miliardi di euro il business tota<strong>le</strong> annuo <strong>del</strong><strong>le</strong> mafie, significa che, di<br />

questo, quasi un quarto è frutto <strong>del</strong><strong>le</strong> attività criminali ai danni <strong>del</strong>l’ambiente. Miliardi di<br />

euro accumulati nella impresa il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong>, in cui trova spazio la gestione “paral<strong>le</strong>la” <strong>del</strong> ciclo<br />

dei rifiuti, quella <strong>del</strong> ciclo <strong>del</strong> cemento e il racket degli animali, a cui vanno aggiunti gli<br />

investimenti a rischio nel<strong>le</strong> quattro regioni a tradiziona<strong>le</strong> presenza mafiosa (Sicilia,<br />

Calabria, Campania e Puglia), dove esiste un serio pericolo di infiltrazione crimina<strong>le</strong> negli<br />

appalti <strong>del</strong><strong>le</strong> opere pubbliche e <strong>del</strong>la gestione dei rifiuti solidi urbani. L’aumento <strong>del</strong><br />

fatturato <strong>del</strong>l’ecomafia rispetto al 2007 è dovuto principalmente all’aumento <strong>del</strong><strong>le</strong> entrate<br />

provenienti dai traffici il<strong>le</strong>citi di rifiuti speciali, che nel 2008 sono stati quasi 7 miliardi di<br />

euro, contro i 4,5 <strong>del</strong>l’anno precedente. A conferma, cresce ancora la montagna di rifiuti<br />

speciali spariti nel nulla, quelli che dovrebbero essere smaltiti secondo rego<strong>le</strong> e protocolli<br />

precisi e di cui invece risulta sconosciuta la destinazione fina<strong>le</strong>: se nel 2005 erano 26<br />

milioni di tonnellate, nel 2006 sono diventati 31 milioni. Sostanzialmente stabi<strong>le</strong> il dato<br />

sull’abusivismo edilizio, che <strong>Legambiente</strong> valuta in quasi 2 miliardi di euro sulla base dei<br />

dati forniti dall’istituto di ricerche Cresme, calcolati sui parametri propri <strong>del</strong> mercato<br />

immobiliare italiano. Un valore che, tradotto in metri cubi di cemento il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong>, significa circa<br />

28 mila unità abitative fuori <strong>le</strong>gge. E senza variazioni di rilievo anche il bottino annua<strong>le</strong> <strong>del</strong><br />

racket degli animali che, stando al<strong>le</strong> cifre <strong>del</strong>la Lav, la Lega antivivisezione, raggiunge la<br />

cifra di 3 miliardi tondi, provenienti da corse clandestine di cavalli, combattimenti tra cani,<br />

traffici di fauna viva esotica o protetta, macellazione il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong>. Una lieve f<strong>le</strong>ssione si registra<br />

sul fronte degli investimenti a rischio nel<strong>le</strong> opere pubbliche e nella gestione dei rifiuti<br />

urbani nel<strong>le</strong> quattro regioni a tradiziona<strong>le</strong> presenza mafiosa, il cui valore diminuisce di<br />

circa 400 milioni di euro. Manca all’appello, infine, il dato relativo alla cosiddetta<br />

archeomafia, ossia i furti e i relativi traffici di opere d’arte e reperti archeologici: un mercato<br />

il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong> i cui guadagni ancora oggi sfuggono a una precisa quantificazione da parte <strong>del</strong><strong>le</strong><br />

forze <strong>del</strong>l’ordine.<br />

8


<strong>Il</strong> mercato il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong> nel 2008 (miliardi di euro)<br />

Settore<br />

Fatturato<br />

Gestione rifiuti speciali 6.975<br />

Abusivismo edilizio 1.910<br />

(*) Lav, Rapporto Zoomafia 2009.<br />

Fonte: <strong>Legambiente</strong>.<br />

Animali 3.000<br />

Tota<strong>le</strong> 11.885<br />

Gli investimenti a rischio 2008 (miliardi di euro)<br />

Settore<br />

Fatturato<br />

Appalti in opere pubbliche 7.768<br />

Gestione rifiuti urbani 0.864<br />

Tota<strong>le</strong> 8.632<br />

Fonte: <strong>Legambiente</strong>.<br />

<strong>Il</strong> business <strong>del</strong>l’ecomafia 2008 (miliardi di euro)<br />

Settore<br />

Fatturato<br />

Mercato il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong> 11.885<br />

Investimenti a rischio 8.632<br />

Tota<strong>le</strong> 20.517<br />

Fonte: <strong>Legambiente</strong>.<br />

9


<strong>Il</strong> ciclo dei rifiuti in Italia<br />

La “Rifiuti spa”<br />

È di 7 miliardi di euro il business <strong>del</strong>l’ecomafia dei rifiuti speciali, ovvero di produzione<br />

industria<strong>le</strong>. Con un incremento significativo rispetto al 2007, quando i trafficanti si erano<br />

spartiti circa 4 miliardi e mezzo, è la cifra più alta stimata in questi anni. Ecco spiegato<br />

perché i traffici il<strong>le</strong>citi di rifiuti sono a pieno titolo tra <strong>le</strong> attività preferite dal<strong>le</strong> organizzazioni<br />

criminali. Nessun magistrato si sorprende più se durante una intercettazione te<strong>le</strong>fonica<br />

sente il boss di turno parlare di monnezza, discariche, formulari, cave ecc. Non c’è clan<br />

che non ci abbia messo <strong>le</strong> mani, o che non ce <strong>le</strong> stia per mettere. Che siano rifiuti<br />

industriali da trasportare, seppellire, falsificare, oppure rifiuti urbani da prendere in<br />

consegna attraverso bandi pubblici, fa lo stesso.<br />

Ma non è solo una questione di criminalità mafiosa. In un campo dai profitti così alti c’è<br />

posto per tutti. Le cronache giudiziarie si sono così riempite negli anni di imprenditori,<br />

faccendieri, funzionari e amministratori pubblici presi con <strong>le</strong> mani nel sacco, intenti ad<br />

avve<strong>le</strong>nare il nostro paese per fare un mucchio di soldi facili. Niente di strano, dunque, se<br />

l’al<strong>le</strong>anza strategica fra <strong>le</strong> mafie e i col<strong>le</strong>tti bianchi ha trovato in questo settore la sua<br />

idea<strong>le</strong> sintesi.<br />

La conferma arriva dai documenti istituzionali e soprattutto dal<strong>le</strong> inchieste <strong>del</strong>la<br />

magistratura e <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine (a cominciare dai carabinieri <strong>del</strong> Comando per la<br />

tutela ambienta<strong>le</strong> e dal Corpo foresta<strong>le</strong> <strong>del</strong>lo Stato) che hanno svelato l’esistenza di una<br />

holding crimina<strong>le</strong> molto attiva su tutto il territorio naziona<strong>le</strong>: una vera e propria “Rifiuti Spa”,<br />

che si alimenta e ingrassa ogni giorno con i rifiuti. Merito <strong>del</strong>l’abilità investigativa degli<br />

inquirenti, ma soprattutto <strong>del</strong>l’introduzione nel nostro ordinamento giuridico <strong>del</strong> <strong>del</strong>itto di<br />

“attività organizzata per il traffico il<strong>le</strong>cito di rifiuti” – attua<strong>le</strong> articolo 260 <strong>del</strong> Dlgs 152/2006<br />

(entrato in vigore nel 2002) – che ha dato più incisivi strumenti investigativi (soprattutto<br />

intercettazioni te<strong>le</strong>foniche e ambientali) e tempi di prescrizione più lunghi per i reati. In<br />

appena sette anni di applicazione (dal febbraio 2002 al 2 apri<strong>le</strong> 2009), grazie alla nuova<br />

norma sono state condotte ben 123 inchieste contro i trafficanti di ve<strong>le</strong>ni.<br />

Tante, tantissime, se solo si pensa che <strong>le</strong> indagini di ognuna di queste possono durare<br />

anni. La lotta tra guardie e ladri, tra forze di polizia ed ecomafia non è più una vittoria così<br />

scontata a vantaggio di quest’ultima. Ed è il paese intero a essere attraversato da questi<br />

traffici il<strong>le</strong>gali, da Nord a Sud, senza esclusioni, come dimostra il coinvolgimento di quasi<br />

tutte <strong>le</strong> procure italiane. Un fronte su cui si rischia un pericoloso passo indietro se verrà<br />

approvata dal Parlamento la riforma <strong>del</strong><strong>le</strong> intercettazioni contenuta nel Ddl Alfano: limitare<br />

l’uso <strong>del</strong><strong>le</strong> intercettazioni te<strong>le</strong>foniche e ambientali darà un duro colpo all’efficacia<br />

<strong>del</strong>l’attività investigativa e potrebbe essere un grosso e inaspettato regalo all’ecomafia.<br />

Ma torniamo ai numeri. Considerando tutti i reati commessi sul fronte rifiuti, nel 2008 ne<br />

sono stati accertati 3.911, quasi il 38% dei quali nel<strong>le</strong> quattro regioni a tradiziona<strong>le</strong><br />

presenza mafiosa; sono state denunciate 4.591 persone e sono stati effettuati 2.406<br />

sequestri. Ma, soprattutto, ben 137 persone sono finite in manette.<br />

E anche in questa edizione <strong>del</strong> rapporto Ecomafia usiamo l’immagine <strong>del</strong>la montagna di<br />

rifiuti speciali che ogni anno scompaiono nel nulla, ossia di cui è certa la produzione ma<br />

ignota la destinazione fina<strong>le</strong>, rifiuti che con ogni probabilità finiscono nel giro crimina<strong>le</strong><br />

<strong>del</strong>la Rifiuti Spa. Quella elaborata con i dati <strong>del</strong>l’ultimo censimento disponibi<strong>le</strong>, anno 2006,<br />

è la più alta di sempre, con una base di tre ettari e un’altezza di oltre 3 mila metri, quasi<br />

quanto l’Etna. Una montagna al contrario, come un buco nero che inghiotte e risucchia i<br />

10


ve<strong>le</strong>ni trafficati dalla holding dei rifiuti.<br />

Le inchieste sull’articolo 260 <strong>del</strong> codice <strong>del</strong>l’ambiente<br />

<strong>Il</strong> 2008 ha il record di inchieste contro i trafficanti di ve<strong>le</strong>ni, ben 25.<br />

Mentre sono 6 quel<strong>le</strong> concluse dal 1° gennaio al 2 apri<strong>le</strong> 2009. In tota<strong>le</strong>, sono 123 <strong>le</strong><br />

indagini <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine che hanno contestato l’articolo 260 <strong>del</strong> Codice<br />

<strong>del</strong>l’Ambiente, l’efficace <strong>del</strong>itto di organizzazione di traffico il<strong>le</strong>cito di rifiuti, approvato nel<br />

marzo 2001 con voto bipartisan in Parlamento. Delitto che dal 2002, anno <strong>del</strong> primo<br />

arresto, a oggi ha portato a 798 ordinanze di custodia cautelare, 2.328 persone<br />

denunciate e 564 aziende coinvolte. Un risultato straordinario che ha premiato l’attività di<br />

intelligence di magistratura e forze <strong>del</strong>l’ordine, rendendo sempre più diffici<strong>le</strong> l’attività <strong>del</strong>la<br />

Rifiuti Spa. Per quanto riguarda la distribuzione territoria<strong>le</strong> degli uffici giudiziari che hanno<br />

coordinato <strong>le</strong> indagini, <strong>del</strong><strong>le</strong> 66 procure impegnate si contendono il primato il Centro e il<br />

Nord Italia (23 procure il Centro e 22 il Nord, 4 in più rispetto all’anno precedente), tallonati<br />

dal Sud e iso<strong>le</strong> con 21 procure (2 in più rispetto all’anno scorso).<br />

Crescono pure i paesi coinvolti nei traffici internazionali di rifiuti, che passano da 10 a 13,<br />

così suddivisi: 5 nazioni europee, altrettante asiatiche e 3 africane. Le rotte sono quasi<br />

sempre quel<strong>le</strong> dai paesi ricchi verso quelli poveri o in forte crescita, quindi onnivore di ogni<br />

genere di materia prima. Quello dei rifiuti si conferma essere un affare globa<strong>le</strong>, che vede i<br />

paesi industrializzati <strong>del</strong> mondo continuare a fare ricorso al dumping ambienta<strong>le</strong> per<br />

risparmiare sullo smaltimento <strong>del</strong><strong>le</strong> scorie.<br />

Le inchieste sull’art. 260 <strong>del</strong> codice <strong>del</strong>l’ambiente in Italia<br />

(febbraio 2002 – 17 Giugno 2009)<br />

Numero<br />

Inchieste<br />

Persone<br />

Arrestate<br />

Persone<br />

Denunciate<br />

Aziende<br />

coinvolte<br />

Procure<br />

impegnate<br />

Regioni<br />

Coinvolte<br />

Stati<br />

Esteri<br />

coinvolti<br />

131 841 2.425 574 68 19 13<br />

Nota: i dati si riferiscono al<strong>le</strong> indagini concluse fino al 17 Giugno 2009.<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> sul<strong>le</strong> indagini <strong>del</strong> Comando dei carabinieri per la tutela<br />

ambienta<strong>le</strong>, Corpo foresta<strong>le</strong> <strong>del</strong>lo Stato, Guardia di finanza, Polizia <strong>del</strong>lo Stato, Agenzie<br />

<strong>del</strong><strong>le</strong> dogane e Polizia provincia<strong>le</strong>.<br />

11


Le inchieste sull’art. 260 <strong>del</strong> codice <strong>del</strong>l’ambiente in Italia<br />

Numero<br />

inchieste<br />

Persone<br />

arrestate<br />

Persone<br />

denunciate<br />

Aziende Coinvolte<br />

2002 7 29 139 41<br />

2003 15 89 196 52<br />

2004 12 88 294 88<br />

2005 17 115 355 108<br />

2006 19 134 657 98<br />

2007 22 133 516 126<br />

2008 25 131 146 38<br />

2009 14 122 122 23<br />

Tota<strong>le</strong> 131 841 2.425 574<br />

(*) I dati si riferiscono al<strong>le</strong> indagini concluse fino al 17 Giugno 2009.<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> sul<strong>le</strong> indagini <strong>del</strong> Comando dei carabinieri per la tutela<br />

ambienta<strong>le</strong>, Corpo foresta<strong>le</strong> <strong>del</strong>lo Stato, Guardia di finanza, Polizia <strong>del</strong>lo Stato, Agenzie<br />

<strong>del</strong><strong>le</strong> dogane e Polizia provincia<strong>le</strong>.<br />

Le inchieste sull’art. 260 <strong>del</strong> codice <strong>del</strong>l’ambiente in Italia<br />

Area geografica Numero procure Procure che hanno condotto <strong>le</strong><br />

indagini<br />

Nord<br />

Centro<br />

Sud e iso<strong>le</strong><br />

Tota<strong>le</strong> 68<br />

22 A<strong>le</strong>ssandria, Bergamo, Bologna,<br />

Busto Arsizio, Forlì-Cesena, Genova,<br />

Gorizia, Ivrea, Lodi, Milano, Modena,<br />

Mondovì, Monza, Savona, Trento,<br />

Trieste, Venezia, Verbania, Verona,<br />

Vicenza, Voghera, Udine<br />

24 Ancona, Camerino, Cassino, Chieti,<br />

Firenze, Frosinone, Lanciano, Larino,<br />

Livorno, Lucca, Macerata, Massa<br />

Carrara, Orvieto, Perugia, Pesaro,<br />

Pescara, Pisa, Rieti, Roma, Siena,<br />

Spo<strong>le</strong>to, Terni, Vel<strong>le</strong>tri, Viterbo<br />

22 Bari, Benevento, Brindisi,<br />

Castrovillari, Foggia, Napoli, Nocera<br />

Inferiore, Nola, Oristano, Pa<strong>le</strong>rmo,<br />

Palmi, Paola, Patti, Reggio Calabria,<br />

Sa<strong>le</strong>rno, Santa Maria Capua Vetere,<br />

Sassari, Siracusa, Taranto, Trani,<br />

Trapani, Torre Annunziata<br />

12


Nota: i dati si riferiscono al<strong>le</strong> indagini concluse fino al 17 Giugno 2009.<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> sul<strong>le</strong> indagini <strong>del</strong> Comando dei carabinieri per la tutela<br />

ambienta<strong>le</strong>, Corpo foresta<strong>le</strong> <strong>del</strong>lo Stato, Guardia di finanza, Polizia <strong>del</strong>lo Stato, Agenzie<br />

<strong>del</strong><strong>le</strong> dogane e Polizia provincia<strong>le</strong>.<br />

Le nazioni coinvolte nei traffici il<strong>le</strong>citi di rifiuti (febbraio 2002 – giugno 2009)<br />

Area geografica Numero stati Stati esteri coinvolti<br />

Europa 5 Austria, Francia, Germania,<br />

Inghilterra, Norvegia<br />

Asia 5 Cina, India, Pakistan,<br />

Russia, Siria<br />

Africa 3 Liberia, Nigeria, Etiopia<br />

Tota<strong>le</strong> 13<br />

Nota: i dati si riferiscono al<strong>le</strong> indagini concluse fino al 17 Giugno 2009.<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> sul<strong>le</strong> indagini <strong>del</strong> Comando dei carabinieri per la tutela<br />

ambienta<strong>le</strong>, Corpo foresta<strong>le</strong> <strong>del</strong>lo Stato, Guardia di finanza, Polizia <strong>del</strong>lo Stato, Agenzie<br />

<strong>del</strong><strong>le</strong> dogane e Polizia provincia<strong>le</strong>.<br />

Scorrendo l’e<strong>le</strong>nco <strong>del</strong><strong>le</strong> tantissime inchieste sui traffici dei rifiuti degli ultimi dodici mesi, si<br />

scoprono metodologie e prassi criminali sempre uguali a se stesse. Si bara sempre sui<br />

documenti di identificazione dei rifiuti, sul<strong>le</strong> autorizzazioni, sul<strong>le</strong> quantità, sul<strong>le</strong> analisi di<br />

laboratorio e così via. La tecnica <strong>del</strong> “giro bolla” – come spiegano gli inquirenti – sembra<br />

che l’abbia imparato a memoria ogni trafficante di rifiuti. Di seguito solo alcuni esempi. Una<br />

di quel<strong>le</strong> che ha avuto maggior risalto mediatico è l’inchiesta “Rewind” (carabinieri <strong>del</strong> Noe<br />

di Milano) <strong>del</strong> 31 marzo 2009, che ha visto coinvolto Mario Chiesa, uno dei principali<br />

protagonisti <strong>del</strong>la tangentopoli milanese degli anni Novanta: anche lui convertitosi al<br />

business <strong>del</strong>la spazzatura; 10 arresti e 21 indagati per un traffico il<strong>le</strong>cito di circa 2.700<br />

tonnellate di rifiuti speciali. Qualche giorno dopo scattata l’operazione “Cuprum”<br />

(carabinieri <strong>del</strong> Comando per la tutela ambienta<strong>le</strong>, Polizia di Stato e procura di<br />

A<strong>le</strong>ssandria), una maxi indagine su un traffico di rifiuti ferrosi tra il Piemonte e la<br />

<strong>Lombardia</strong>: 37 ordinanze di custodia cautelare e sequestro di due impianti di trattamento<br />

rifiuti. E poi l’operazione “Grande Muraglia 2” (carabinieri <strong>del</strong> Comando per la tutela<br />

ambienta<strong>le</strong> e Agenzie <strong>del</strong><strong>le</strong> dogane coordinata dalla procura calabrese di Palmi) che ha<br />

“permesso di disarticolare una pericolosa associazione a <strong>del</strong>inquere dedita al traffico<br />

il<strong>le</strong>cito di rifiuti transfrontalieri”. Rifiuti “spacciati” al<strong>le</strong> dogane di Sa<strong>le</strong>rno e Gioia Tauro con<br />

la denominazione – falsa – di materie prime seconde in plastica, destinati alla Cina e ad<br />

altri paesi <strong>del</strong>l’Estremo Oriente. Da segnalare anche l’inchiesta <strong>del</strong>la procura di Perugia<br />

che ha avuto come base dei traffici la cittadina di Bettona (Pg), che ha riguardato 80 mila<br />

tonnellate di fanghi di lavaggio di inerti, di scarti di lavorazione <strong>del</strong>la produzione di<br />

manufatti in cemento armato, imballaggi misti, materiali ferrosi e altro ancora. Ancora rifiuti<br />

ferrosi, ben 13 mila tonnellate, scoperti lo scorso giugno nell’indagine “Iron” (Corpo<br />

foresta<strong>le</strong> <strong>del</strong>lo Stato e procura di Voghera). Lo scorso settembre la polizia provincia<strong>le</strong> di<br />

Milano è protagonista <strong>del</strong>l’inchiesta denominata “Star Wars”, che ha visto coinvolto un clan<br />

13


<strong>del</strong>la ‘ndrangheta: circa 250 mila tonnellate di rifiuti tossici, come residuati plastici carichi di<br />

cromo e piombo, seppelliti nei terreni <strong>del</strong>la Brianza. Da ricordare pure <strong>le</strong> inchieste “Toxic<br />

Country” (Corpo foresta<strong>le</strong> <strong>del</strong>lo Stato e procura di Pescara) <strong>del</strong>lo scorso ottobre, che ha<br />

portato alla luce un traffico il<strong>le</strong>cito di sostanze altamente tossiche smaltite su centinaia di<br />

ettari di campi destinati alla coltivazione di grano e foraggi; la “Tridentum” (Corpo foresta<strong>le</strong><br />

<strong>del</strong>lo Stato e procura di Trento) <strong>del</strong>lo scorso dicembre, di 123 mila tonnellate di residui di<br />

lavorazione di acciaierie e limi di marmo; e l’indagine “Quattro Mani” (carabinieri <strong>del</strong><br />

Comando per la tutela ambienta<strong>le</strong> e procura di Chieti), ancora a dicembre, di 150 mila<br />

tonnellate di rifiuti composti da sostanze irritanti, cancerogene, tossiche, nocive,<br />

mutagene, diossina, mercurio, cadmio, piombo ecc. smaltite il<strong>le</strong>galmente in Abruzzo,<br />

Campania, Puglia e Toscana.<br />

La “catena montuosa” dei rifiuti scomparsi<br />

Come accennato prima, è alta 3.100 metri la nuova montagna di rifiuti speciali comparsa<br />

nel 2006 nel nostro paese. Che si somma al<strong>le</strong> altre 9 montagne elaborate da <strong>Legambiente</strong><br />

in questi anni in base ai dati ufficiali (riportati quest’anno nel Rapporto rifiuti 2008<br />

<strong>del</strong>l’Istituto superiore<br />

Anno<br />

Rifiuti speciali<br />

prodotti<br />

(in milioni di t)<br />

Rifiuti speciali<br />

gestiti<br />

(in milioni di t)<br />

Rifiuti speciali<br />

a rischio<br />

(milioni di t)<br />

Altezza <strong>del</strong>la<br />

montagna con<br />

base di 3 ettari<br />

(m)<br />

1997 60,9 46,8 14,1 1.407<br />

1998 68 56,4 11,6 1.150<br />

1999 72,5 61,3 11,2 1.120<br />

2000 82,8 69 13,8 1.382<br />

2001 90,1 77 13,1 1.314<br />

2002 92,1 77,5 14,6 1.460<br />

2003 100,5 81,7 18,8 1.880<br />

2004 108,4 82,4 26,0 2.600<br />

2005 107,5 87,8 19,7 1.970<br />

2006 134,7 103,7 31 3.100<br />

per la protezione e la ricerca ambienta<strong>le</strong>, Ispra) che riguardano, da una parte la<br />

produzione e dall’altra la rea<strong>le</strong> gestione <strong>le</strong>ga<strong>le</strong> dei rifiuti speciali, ovvero industriali. E come<br />

ogni anno i due dati non coincidono. Secondo il Rapporto, infatti, i rifiuti speciali prodotti in<br />

Italia nel 2006 sono stati 134,7 milioni di tonnellate – di cui 9,2 pericolosi – mentre quelli<br />

gestiti con operazioni di recupero e smaltimento previsti dalla <strong>le</strong>gge sono stati 103,7<br />

milioni di tonnellate. La differenza tra questi due dati, pari a 31 milioni di tonnellate, ci<br />

fornisce il quantitativo di rifiuti di cui è certa la produzione ma assolutamente ignota la<br />

destinazione fina<strong>le</strong>. Se ai quantitativi di rifiuti gestiti mediante operazioni di recupero e<br />

smaltimento sommassimo quelli avviati a impianti di stoccaggio e di messa in riserva –<br />

14


pari a poco meno di 13,3 milioni di tonnellate – la differenza si “ridurrebbe” a circa 17,7<br />

milioni di tonnellate e la montagna di rifiuti comparsa nel 2006 diventerebbe alta “solo”<br />

1.770 metri. Com’è noto però sommare i rifiuti recuperati e smaltiti a quelli messi in riserva<br />

e depositati nei centri di stoccaggio porta, come ricorda lo stesso Rapporto, a una<br />

sovrastima <strong>del</strong><strong>le</strong> quantità di rifiuti comp<strong>le</strong>ssivamente gestite e quindi è un’operazione che<br />

falsa la contabilità dei rifiuti speciali.<br />

15


Le storie e i numeri <strong>del</strong>l’il<strong>le</strong>galità<br />

I ve<strong>le</strong>ni <strong>del</strong>la Rifiuti Spa continuano a scorrere e ad avve<strong>le</strong>nare il nostro paese. Diossina,<br />

cadmio, arsenico, piombo ecc. sono solo alcune <strong>del</strong><strong>le</strong> sostanze tossiche che finiscono nei<br />

terreni agricoli, nel<strong>le</strong> cave, nei fiumi, nei mari, nel<strong>le</strong> aree abbandonate e così via. Sono<br />

quotidiani gli interventi repressivi <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine contro traffici e smaltimenti il<strong>le</strong>gali<br />

di rifiuti, speciali e solidi urbani, e in genere in violazione <strong>del</strong>la normativa ambienta<strong>le</strong> sui<br />

rifiuti. Interventi che si spalmano senza soluzione di continuità su tutto il territorio<br />

naziona<strong>le</strong>. Anche se il 2008 registra un lieve calo <strong>del</strong><strong>le</strong> infrazioni accertate, 3.911 (erano<br />

4.833 nel 2007), con una riduzione <strong>del</strong> 19%, i numeri rimangono comunque preoccupanti:<br />

quasi 11 reati accertati ogni giorno. Diminuiscono pure <strong>le</strong> persone denunciate, 4.591<br />

(erano 5.204 nel 2007), con un calo <strong>del</strong>l’11,8%. Aumentano invece i sequestri <strong>del</strong> 9,7%,<br />

passando da 2.193 <strong>del</strong> 2007 a 2.406 <strong>del</strong> 2008. Crescono, seppure di poco, gli arresti: 137,<br />

uno in più rispetto al 2007.<br />

Come sempre, in testa nella specia<strong>le</strong> classica di <strong>Legambiente</strong> troviamo la Campania, con<br />

573 infrazioni, il 14,7% sul tota<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong>; tante anche <strong>le</strong> denunce, 562, e gli arresti, 63.<br />

Al secondo posto troviamo la Puglia<br />

La classifica <strong>del</strong>l’il<strong>le</strong>galità nel ciclo dei rifiuti nel 2008<br />

Regione Infrazioni Percentual Denunce Arresti Sequestri<br />

accertate e sul tota<strong>le</strong><br />

Campania 573 14,7 562 63 262<br />

Puglia 355 9,1 416 15 271<br />

Calabria 293 7,5 238 0 567<br />

Lazio 291 7,4 358 11 172<br />

Piemonte 254 6,5 254 12 111<br />

Sicilia 248 6,3 270 1 165<br />

Toscana 237 6,1 324 1 102<br />

Abruzzo 216 5,5 439 6 93<br />

Emilia Romagna 196 5,0 217 0 112<br />

Sardegna 188 4,8 223 0 67<br />

Veneto 164 4,2 242 8 105<br />

<strong>Lombardia</strong> 144 3,7 164 3 57<br />

Friuli Venezia Giulia 144 3,7 161 0 56<br />

Umbria 133 3,4 136 2 67<br />

Basilicata 108 2,8 50 15 25<br />

Marche 106 2,7 287 0 68<br />

Liguria 97 2,5 108 0 29<br />

Trentino Alto Adige 71 1,8 61 0 20<br />

Molise 61 1,6 48 0 23<br />

Val<strong>le</strong> D’Aosta 32 0,8 33 0 34<br />

Tota<strong>le</strong> 3.911 100% 4.591 137 2.406<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> su dati <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine e Capitanerie di porto<br />

(2008).<br />

16


Le infrazioni nel ciclo dei rifiuti in Italia nel 2008<br />

Cta-CC GdF C. di P. CFS CFR PS Tota<strong>le</strong><br />

Infrazioni accertate 940 624 240 1.781 287 39 3.911<br />

Persone denunciate 1.148 979 240 1.914 275 35 4.591<br />

Persone arrestate 115 3 0 19 0 0 137<br />

Sequestri effettuati 424 624 61 1.178 103 16 2.406<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> su dati <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine e Capitanerie di porto<br />

(2008).<br />

Le infrazioni nel ciclo dei rifiuti nel 2008: regioni a tradiziona<strong>le</strong> presenza mafiosa<br />

Campania Puglia Calabria Sicilia Tota<strong>le</strong><br />

Infrazioni accertate 573 355 293 248 1.469<br />

% sul tota<strong>le</strong> in Italia 14,7 9,1 7,5 6,3 37,6<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> su dati <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine e Capitanerie di porto<br />

(2008).<br />

(355 infrazioni, 416 denunce, 271 sequestri), dove si segnalano 15 arresti: la maggior<br />

parte dei quali (12) a seguito <strong>del</strong>l’operazione “Black River” <strong>del</strong> 4 giugno scorso. Peggiora<br />

anche la posizione <strong>del</strong>la Calabria, che arriva al terzo posto (293 infrazioni, 238 denunce,<br />

567 sequestri). <strong>Il</strong> Lazio continua a scalare la “classifica dei cattivi”: con 291 reati, 358<br />

denunce, 172 sequestri e ben 11 arresti si è piazzato al quarto posto. La novità di<br />

quest’anno è invece il Piemonte, che è diventata la prima regione <strong>del</strong> Nord per numero di<br />

reati accertati, incidendo per il 6,5% sul tota<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong>. Rimane sempre in coda la Val<strong>le</strong><br />

d’Aosta con numeri esigui rispetto al tota<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong>. Rimane altissima la percentua<strong>le</strong> di<br />

il<strong>le</strong>citi accertati nel<strong>le</strong> quattro regioni a tradiziona<strong>le</strong> presenza mafiosa (Campania, Puglia,<br />

Calabria e Sicilia) che da so<strong>le</strong> rappresentano il 37,6% <strong>del</strong> tota<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong>. Sono questi i<br />

numeri dietro i quali si nascondono <strong>le</strong> mil<strong>le</strong> storie <strong>del</strong>la “Rifiuti Spa”, raccontate nei<br />

paragrafi successivi: dalla Campania alla Val<strong>le</strong> d’Aosta, ovvero dalla prima all’ultima<br />

regione <strong>del</strong>la classifica per numero di reati accertati dal<strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine.<br />

17


<strong>Il</strong> ciclo <strong>del</strong> cemento in Italia<br />

Le storie e i numeri <strong>del</strong>l’il<strong>le</strong>galità<br />

Tutti i documenti istituzionali sono concordi nel riconoscere nel ciclo il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong> <strong>del</strong> cemento<br />

una <strong>del</strong><strong>le</strong> principali entrate <strong>del</strong>la criminalità organizzata. Cosa nostra, camorra,<br />

‘ndrangheta e Sacra corona unita controllano gran parte <strong>del</strong><strong>le</strong> imprese edili nel<strong>le</strong> rispettive<br />

regioni di provenienza (indicate in questo Rapporto come regioni a tradiziona<strong>le</strong> presenza<br />

mafiosa), gestiscono – abusivamente e non – cave e forniture di calcestruzzo, e<br />

soprattutto condizionano pesantemente il sistema degli appalti pubblici. Anche nel 2008 <strong>le</strong><br />

inchieste sul “cemento mafioso”, su dipendenti pubblici corrotti, su vigili urbani e<br />

dipendenti degli uffici tecnici comunali al soldo di clan e palazzinari d’assalto, sono state<br />

tantissime, e non solo al Sud. Regioni come il Lazio, la Toscana, la Liguria, la <strong>Lombardia</strong><br />

devono registrare pesanti infiltrazioni criminali, anche di tipo mafioso, nel campo edilizio e<br />

immobiliare. Una conferma <strong>del</strong> controllo pervasivo <strong>del</strong><strong>le</strong> organizzazioni mafiose nel ciclo<br />

<strong>del</strong> cemento <strong>del</strong><strong>le</strong> quattro regioni a tradiziona<strong>le</strong> presenza mafiosa arriva dal dato riportato<br />

in classifica a proposito degli arresti: nessuno in Campania, Sicilia e Puglia, uno solo in<br />

Calabria. Ciò significa che dietro <strong>le</strong> inchieste di magistratura e forze di polizia sul cemento<br />

il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong> e appalti truccati ci sono sempre e solo loro, i clan mafiosi. Infatti, <strong>le</strong> inchieste che<br />

hanno mandato in ga<strong>le</strong>ra centinaia di persone in queste quattro regioni si sono sempre – o<br />

quasi – imbattute in organizzazioni di tipo mafioso, dove sono stati contestati reati di tipo<br />

associativo, truffa, corruzione, falsità ideologica ecc. Quasi mai sono finiti in manette per<br />

reati urbanistici, nonostante siano tra i capi di imputazione. Arresti che non compaiono in<br />

questa classifica, dunque. Tant’è che in una regione con una bassa propensione<br />

all’il<strong>le</strong>galità come il Friuli, a fronte di soli 4 sequestri e 54 infrazioni, si sono registrati ben 2<br />

arresti. C’è pure da aggiungere che misure cautelari così severe come l’arresto sono<br />

scarsamente comminate in questa tipologia di reato.<br />

18


La classifica <strong>del</strong>l’il<strong>le</strong>galità nel ciclo <strong>del</strong> cemento nel 2008<br />

Regione Infrazioni Percentual Persone Persone Sequestri<br />

accertate e sul tota<strong>le</strong> denunciate arrestate<br />

1 Campania 1.267 16,9 1.685 0 625<br />

2 Calabria 900 12,0 923 1 319<br />

3 Lazio 774 10,3 1327 0 467<br />

4 Sicilia 724 9,7 864 0 288<br />

5 Puglia 567 7,6 746 0 276<br />

6 Toscana 498 6,6 714 0 91<br />

7 Sardegna 382 5,1 616 0 124<br />

8 Liguria 338 4,5 507 0 76<br />

9 Abruzzo 319 4,3 367 0 71<br />

10 <strong>Lombardia</strong> 261 3,5 400 0 26<br />

11 Umbria 253 3,4 338 0 29<br />

12 Piemonte 248 3,3 347 0 45<br />

13 Veneto 228 3,0 319 0 79<br />

14 Emilia Romagna 217 2,9 243 0 35<br />

15 Marche 160 2,1 285 0 40<br />

16 Basilicata 145 1,9 111 0 21<br />

17 Trentino Alto Adige 82 1,1 53 0 11<br />

18 Molise 74 1,0 82 0 17<br />

19 Friuli Venezia Giulia 54 0,7 49 2 4<br />

20 Val<strong>le</strong> d'Aosta 8 0,1 10 0 0<br />

TOTALE 7.499 100% 9.986 3 2.644<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> su dati <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine e Capitanerie di porto<br />

(2008).<br />

Infine, nel<strong>le</strong> quattro regioni a tradiziona<strong>le</strong> presenza mafiosa, con l’aggiunta <strong>del</strong> Lazio,<br />

rimangono alte <strong>le</strong> denunce (1.685 in Campania, 923 in Calabria, 1.327 nel Lazio, 864 in<br />

Sicilia), sintomo di una il<strong>le</strong>galità così diffusa da rendere inferna<strong>le</strong> il lavoro <strong>del</strong><strong>le</strong> autorità di<br />

controllo. Non sorprende quindi la classifica, che vede stabilmente la Campania al primo<br />

posto, con 1.267 infrazioni accertate (il 16,9 % sul tota<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong>), 1.685 persone<br />

denunciate e 625 sequestri. In questa regione <strong>le</strong> cronache <strong>del</strong>l’abusivismo sono infinite,<br />

nascono quartieri abusivi come funghi, betoniere e cementifici lavoro giorno e notte,<br />

costruendo ovunque. Una regione dove sono stati accertati dal<strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine quasi<br />

3,5 reati al giorno; o per dirla diversamente, ogni giorno 5 persone vengono denunciate<br />

per reati relativi al<strong>le</strong> normative urbanistiche e paesaggistiche. Stabi<strong>le</strong> al secondo posto la<br />

Calabria con 900 infrazioni (12% sul tota<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong>), 923 denunce, 319 sequestri e pure<br />

un arresto. Sorprende invece il Lazio che arriva al terzo posto, con una incidenza <strong>del</strong><br />

10,3% sul tota<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong>, scavalcando la Sicilia e dimostrando di essere una regione<br />

dove il cemento il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong> e l’abusivismo edilizio hanno trovato radici salde: una escalation di<br />

anno in anno davvero preoccupante. In genera<strong>le</strong> si registra una lieve diminuzione dei reati<br />

accertati, 7.499, con una diminuzione <strong>del</strong> 6% rispetto all’anno precedente; diminuiscono<br />

pure <strong>le</strong> denunce e gli arresti, mentre aumentano i sequestri (+8,4%).<br />

19


Le infrazioni nel ciclo <strong>del</strong> cemento in Italia nel 2008<br />

Cta-CC GdF C. di CFS CFR PS Tota<strong>le</strong><br />

P.<br />

Infrazioni accertate 196 635 2.091 3.908 648 21 7.499<br />

Persone denunciate 280 1.304 2.091 5.419 830 58 9.986<br />

Persone arrestate 2 0 0 1 0 0 3<br />

Sequestri effettuati 70 635 589 1.136 202 17 2.644<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> su dati <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine e Capitanerie di porto<br />

(2008).<br />

Le infrazioni nel ciclo <strong>del</strong> cemento nel 2008: regioni a tradiziona<strong>le</strong> presenza mafiosa<br />

Campania Puglia Calabria SICILIA Tota<strong>le</strong><br />

Infrazioni accertate 1.267 567 900 724 3.458<br />

% sul tota<strong>le</strong> in Italia 16,9 7,6 12,0 9,7 46,1<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> su dati <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine e Capitanerie di porto<br />

(2008).<br />

20


<strong>Il</strong> <strong>caso</strong> <strong>Lombardia</strong><br />

Rifiuti, una miniera d’oro anche per la <strong>Lombardia</strong><br />

Per la <strong>Lombardia</strong> il 2008 è l’anno <strong>del</strong>la definitiva conferma <strong>del</strong>l’interesse <strong>del</strong>l’ecomafia e<br />

<strong>del</strong>la criminalità ambienta<strong>le</strong> in questo settore. Insieme al<strong>le</strong> cosche, dunque, uno sterminato<br />

sottobosco di col<strong>le</strong>tti bianchi, funzionari pubblici e imprenditoria spregiudicata coltivano la<br />

possibilità di fare affari il<strong>le</strong>gali correndo pochi rischi. Lo ha ribadito anche il procuratore<br />

capo <strong>del</strong>la Repubblica di Milano, Manlio Mina<strong>le</strong>, in occasione <strong>del</strong>l’inaugurazione <strong>del</strong>l’anno<br />

giudiziario, secondo cui: “Risulta confermato l’interesse <strong>del</strong><strong>le</strong> mafie tradizionali, e in<br />

particolare <strong>del</strong>la ‘ndrangheta, per gli appalti pubblici, specialmente nei comuni <strong>del</strong>l’area<br />

milanese”.<br />

La <strong>Lombardia</strong> continua a essere una regione dal<strong>le</strong> grandi opportunità economiche, anche<br />

per quanto riguarda i traffici il<strong>le</strong>citi di rifiuti tossici e per <strong>le</strong> discariche abusive. Anche nel<br />

corso <strong>del</strong>l’ultimo anno, il business dei rifiuti ha continuato a rappresentare una grossa<br />

fonte di guadagno, tanto per la criminalità organizzata, adesso ben salda in <strong>Lombardia</strong>,<br />

quanto per <strong>le</strong> singo<strong>le</strong> aziende interessate ad abbattere – il<strong>le</strong>citamente – i costi di<br />

smaltimento. Accanto al<strong>le</strong> grandi operazioni condotte dai corpi di polizia specializzati nel<br />

contrasto alla criminalità ambienta<strong>le</strong>, che coinvolgono i grandi interessi economici e <strong>del</strong>la<br />

malavita organizzata, si riscontra infatti la miriade di aggressioni al territorio da parte di<br />

singo<strong>le</strong> aziende e privati, protagonisti di smaltimenti il<strong>le</strong>citi o realizzazioni di picco<strong>le</strong><br />

discariche abusive. Fenomeni di dimensioni minori, ma altrettanto preoccupanti, poiché<br />

diffusi su tutto il territorio regiona<strong>le</strong> e quindi sintomo di una mancanza di cultura <strong>del</strong>la<br />

<strong>le</strong>galità che non accenna a ridimensionarsi. I reati ambientali continuano a suscitare<br />

allarme e preoccupazione tra gli addetti ai lavori, come testimoniato dai dati sull’il<strong>le</strong>galità<br />

ambienta<strong>le</strong> forniti dal presidente <strong>del</strong>la Corte di Appello di Brescia in occasione<br />

<strong>del</strong>l’inaugurazione <strong>del</strong>l’anno giudiziario 2009, che descrivono un fenomeno in<br />

preoccupante crescita: i procedimenti per reati in materia di tutela <strong>del</strong>l’ambiente e <strong>del</strong><br />

territorio sono passati nell’ultimo anno da 475 a 2.477. In <strong>Lombardia</strong> è particolarmente<br />

attiva la ‘ndrangheta, con una struttura ben radicata e ramificata, che, secondo la<br />

relazione <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>l’Interno sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla<br />

Direzione investigativa antimafia nel 2008, sembra mantenere forti <strong>le</strong>gami con <strong>le</strong> ‘ndrine<br />

dislocate in Calabria. Mentre però nella regione di origine l’attività criminosa si caratterizza<br />

soprattutto per reati di estorsione, traffico di armi, droga e omicidi, nel Nord, oltre ai traffici<br />

di droga, gestisce il business dei rifiuti e penetra anche nell’economia <strong>le</strong>ga<strong>le</strong>, nell’edilizia,<br />

negli appalti. E non solo a fini di riciclaggio dei proventi il<strong>le</strong>citi. Le cosche sono riuscite a<br />

recuperare il terreno perduto e a riprodursi dopo i duri colpi subiti dal<strong>le</strong> grandi inchieste<br />

degli anni Novanta, grazie a una strategia operativa di inabissamento che ha evitato<br />

manifestazioni eclatanti di vio<strong>le</strong>nza, così da allontanare l’attenzione <strong>del</strong>l’opinione pubblica<br />

e degli investigatori. La ‘ndrangheta in <strong>Lombardia</strong> ha riguadagnato si<strong>le</strong>nziosamente e<br />

progressivamente terreno; in un contesto di disattenzione ha scelto <strong>le</strong> attività criminose più<br />

remunerative e con minori rischi, evitando controproducenti faide interne. La criminalità<br />

organizzata fa meno rumore, combatterla non è fonte di consensi per la politica, è quindi<br />

sottovalutata, laddove non gode <strong>del</strong>l'interessato si<strong>le</strong>nzio <strong>del</strong>la politica loca<strong>le</strong>. Per quanto<br />

riguarda l’attività <strong>del</strong>la camorra nei traffici di rifiuti, la <strong>Lombardia</strong>, oltre a costituire un<br />

importante snodo <strong>del</strong> riciclaggio, si conferma grande esportatrice di rifiuti pericolosi.<br />

Diverse aziende lombarde si sono rivolte al sistema camorristico riconducibi<strong>le</strong> alla famiglia<br />

21


dei Casa<strong>le</strong>si, come rivelato dall’operazione “Eco Boss”, che ha smascherato un monopolio<br />

crimina<strong>le</strong> nell’intermediazione, trasporto e smaltimento di rifiuti provenienti dal Nord Italia e<br />

conferiti nella provincia di Caserta per lo stoccaggio in siti abusivi o dissimulati come<br />

“compost”. La relazione <strong>del</strong>la Direzione naziona<strong>le</strong> antimafia, pubblicata nel dicembre 2008,<br />

evidenzia come gran parte dei rifiuti tossici che foraggiano <strong>le</strong> attività il<strong>le</strong>cite dei clan<br />

camorristi provenga dalla <strong>Lombardia</strong>.<br />

<strong>Il</strong> ciclo dei rifiuti in <strong>Lombardia</strong>: i dati ufficiali<br />

<strong>Lombardia</strong> Cta-CC GdF C. di CFS PS Tota<strong>le</strong><br />

P.<br />

Infrazioni accertate 35 12 0 97 0 144<br />

Denunce 39 17 0 108 0 164<br />

Arresti 0 0 0 3 0 3<br />

Sequestri effettuati 11 12 0 34 0 57<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> su dati <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine e Capitanerie di porto<br />

(2008).<br />

La classifica <strong>del</strong> ciclo rifiuti in <strong>Lombardia</strong><br />

Regione<br />

Infrazioni<br />

accertate<br />

Persone<br />

denunciate<br />

Persone arrestate<br />

Sequestri<br />

effettuati<br />

1 Brescia - Mantova 41 40 0 20<br />

2 Pavia 31 31 3 2<br />

3 Bergamo - Cremona 22 37 0 12<br />

4 Sondrio 14 16 0 6<br />

5 Milano 13 12 0 4<br />

6 Varese 12 11 0 4<br />

7 Como - Lecco 9 15 0 8<br />

8 Lodi 2 2 0 1<br />

Tota<strong>le</strong> 144 164 3 57<br />

22


La “Rifiuti S.p.A.”<br />

Le principali operazioni di polizia giudiziaria sull’art. 260 Codice <strong>del</strong>l’Ambiente 2002 – 2009<br />

Inchieste<br />

Totali<br />

inchieste<br />

<strong>Lombardia</strong><br />

% sul<br />

tota<strong>le</strong><br />

naziona<strong>le</strong><br />

131<br />

Inchieste<br />

Totali<br />

coinvolgimento<br />

in altre<br />

inchieste sui<br />

traffici il<strong>le</strong>citi<br />

di rifiuti<br />

<strong>Lombardia</strong> +<br />

Italia<br />

12+36=<br />

% sul tota<strong>le</strong><br />

naziona<strong>le</strong><br />

coinvolgimento<br />

in altre<br />

inchieste sui<br />

traffici il<strong>le</strong>citi<br />

di rifiuti in<br />

Italia<br />

12+36=<br />

LOMBARDIA Aggiornata al 17 giugno 2009.<br />

Ordinanza<br />

di custodia<br />

cautelare<br />

emesse<br />

%<br />

ordinanze<br />

sul tota<strong>le</strong><br />

(841)<br />

Persone<br />

denunciate<br />

% persone<br />

denunciate<br />

sul tota<strong>le</strong><br />

(2425)<br />

Aziende<br />

coinvolte<br />

Procure<br />

Impegn<br />

ate<br />

nel<strong>le</strong><br />

indagini<br />

Area<br />

Geograf<br />

ica<br />

12 9,2% 48 36,6% 101 12,0% 150 6,2% 64 6<br />

Busto<br />

Arsizio,<br />

Milano,<br />

Monza,<br />

Bergamo,<br />

Lodi,<br />

Voghera<br />

Regione<br />

di<br />

partenza<br />

o di<br />

transito<br />

coinvolta<br />

in altre<br />

inchieste<br />

sui<br />

traffici<br />

il<strong>le</strong>citi di<br />

rifiuti in<br />

Italia<br />

36<br />

La tabella relativa al<strong>le</strong> inchieste svolte in <strong>Lombardia</strong> sui reati di “organizzazione di traffico il<strong>le</strong>cito di rifiuti” (art. 260 <strong>del</strong> c.d. Codice <strong>del</strong>l'Ambiente)<br />

dal 2002 (anno in cui è stato introdotto nel ordinamento italiano la corrispondente fattispecie <strong>del</strong>ittuosa) ad oggi evidenzia in modo lampante,<br />

più di qualsiasi altro dato, il ruolo svolto dalla nostra regione in questo tipo di attività criminali. Se in <strong>Lombardia</strong> si accerta in genera<strong>le</strong> un numero<br />

di reati contro l'ambiente di poco inferiore al 4% <strong>del</strong> tota<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong>, focalizzando l'attenzione sul<strong>le</strong> inchieste di contrasto al<strong>le</strong> attività criminali<br />

più gravi e pericolose si riscontra che il 9,2% di queste avvengono nella nostra regione, ad opera di soggetti lombardi. Se poi si considerano<br />

tutte <strong>le</strong> inchieste in cui c'è stato un coinvolgimento <strong>del</strong>la nostra regione, anche solo perchè i rifiuti sono transitati o sono partiti da qui, scopriamo<br />

che in più di un <strong>caso</strong> su tre c'è stato il coinvolgimento <strong>del</strong>la <strong>Lombardia</strong> (36,6%).<br />

23


Le principali operazioni<br />

Operazione Rewind<br />

Proprio l’ultimo giorno uti<strong>le</strong> per scrivere il rapporto Ecomafia, il 31 marzo 2009 i Carabinieri<br />

<strong>del</strong> Noe di Milano rendono pubblica l’operazione denominata “Rewind”, termine ing<strong>le</strong>se<br />

per sottolineare il ritorno al<strong>le</strong> cronache giudiziarie di un personaggio molto noto negli anni<br />

Novanta, il simbolo di Tangentopoli: quel Mario Chiesa pizzicato nel 1992 con una<br />

bustarella da sette milioni di lire che scoperchiò un pentolone marcio di mazzette e<br />

cliente<strong>le</strong> che cambiò la storia <strong>del</strong> nostro paese. L’inchiesta, coordinata dalla procura di<br />

Busto Arsizio, è la prosecuzione di una vecchia indagine partita nel 2005 che aveva già<br />

portato a 19 arresti e 21 indagati. <strong>Il</strong> risultato investigativo è di dieci arresti (otto in carcere,<br />

due ai domiciliari) per un vasto traffico il<strong>le</strong>cito di rifiuti in tutta la regione <strong>Lombardia</strong>. Solo<br />

l’ennesima prova <strong>del</strong>l’interesse verso la gestione crimina<strong>le</strong> dei rifiuti non solo <strong>del</strong>la<br />

criminalità organizzata ma anche degli immancabili faccendieri, col<strong>le</strong>tti bianchi e<br />

imprenditori d’assalto. La solita storia vista mil<strong>le</strong> volte in questi anni, al Sud come al Nord. I<br />

dettagli <strong>del</strong>l’operazione sono sconcertanti, sia per l’entità dei rifiuti trattati il<strong>le</strong>galmente –<br />

circa 2.700 tonnellate – che per il livello di coinvolgimento, anche pubblico, nell’imbroglio. I<br />

carabinieri hanno provato come la società in questione gestiva con “modalità fraudo<strong>le</strong>nte<br />

<strong>le</strong> attività di trattamento/smaltimento <strong>del</strong><strong>le</strong> terre di spazzamento strada<strong>le</strong>”. “Nello specifico<br />

– continuano i militari – ta<strong>le</strong> tipologia di rifiuto (che avrebbe dovuto essere trattato presso<br />

quella stessa Azienda) senza subire alcun preventivo trattamento di tipo meccanico,<br />

mediante il sistema <strong>del</strong> cosiddetto giro bolla e l’attribuzione di un falso codice Cer veniva,<br />

tal qua<strong>le</strong>, il<strong>le</strong>citamente inviato per lo smaltimento presso discariche <strong>del</strong> pavese, <strong>del</strong><br />

bresciano e <strong>del</strong> cremonese”. La procura è riuscita a provare anche i seguenti reati: la truffa<br />

ai danni di enti pubblici, perpetrata mediante l’alterazione dei pesi dei rifiuti pre<strong>le</strong>vati nei<br />

vari bacini di utenza, allo scopo di gonfiare <strong>le</strong> fatture di pagamento; falsificazione dei<br />

certificati <strong>del</strong><strong>le</strong> analisi chimico-fisiche dei rifiuti; la corruzione di dipendenti pubblici e privati<br />

(attraverso l’elargizione di buoni benzina, somme di danaro e/o buoni<br />

ristorante/abbigliamento); la turbativa <strong>del</strong><strong>le</strong> gare d’asta, indette dagli enti pubblici per<br />

l’affidamento dei servizi di raccolta/smaltimento dei rifiuti urbani e assimilabili. Secondo la<br />

procura Chiesa agiva da procacciatore di affari per l'azienda coinvolta nell'inchiesta attiva<br />

nello smaltimento dei rifiuti, stipulava accordi con comuni e aziende municipalizzate.<br />

Sarebbe riuscito addirittura a far annullare una gara d’appalto, già vinta, rifare il bando e<br />

imporre come vincitrice la ditta dei suoi “amici”. Per gli investigatori era il manovratore <strong>del</strong><br />

sistema crimina<strong>le</strong>. In sostanza, avrebbe “controllato” <strong>le</strong> gare d’appalto vincendo al ribasso.<br />

Successivamente avrebbe fatto figurare tonnellate di rifiuti da smaltire molto al di sopra di<br />

quel<strong>le</strong> reali e certificando quindi servizi erogati, ma mai effettuati. Così il costo fina<strong>le</strong><br />

sarebbe “lievitato” <strong>del</strong> 10%. I profitti il<strong>le</strong>citi non proseguivano a colpi di milioni, ma con il<br />

progressivo accumulo di migliaia di euro alla volta. <strong>Il</strong> volume dei beni sequestrati ammonta<br />

a 50 milioni di euro, mentre l’il<strong>le</strong>cito volume di affari perseguito è stato stimato in circa 2<br />

milioni di euro.<br />

Dal<strong>le</strong> intercettazioni emerge il quadro di un'astuta e minuziosa attività il<strong>le</strong>cita: veniva fatto<br />

figurare un consistente aumento <strong>del</strong>la quantità di rifiuti raccolta, ma quando qualche<br />

funzionario di qualche comune notava variazioni anoma<strong>le</strong> dei quantitativi, l'esperienza<br />

suggeriva a Chiesa di fare opportune marce indietro, un'attività fatta di acce<strong>le</strong>razioni e<br />

frenate, fatture rigonfiate e ritorno alla normalità. Le gare d'appalto venivano vinte<br />

dall'azienda con la tecnica <strong>del</strong> massimo ribasso, poi però venivano attuate <strong>le</strong> falsificazioni<br />

dei documenti relativi ai quantitativi, addebitando maggiori costi di smaltimento.<br />

24


Modificando sia i pesi che <strong>le</strong> tipologie <strong>del</strong> rifiuto (il codice CER) tramite un semplice “giro<br />

bolla” i guadagni generati erano enormi. Tra gli appalti più importanti vinti figuravano quelli<br />

dei comuni di Rho e di Voghera (commesse dal valore compreso tra i 200 mila e i 350 mila<br />

euro) per lo smaltimento dei rifiuti. Tra <strong>le</strong> numerose e fondamentali intercettazioni<br />

emergono anche i falliti tentativi di aggiudicarsi altri importanti clienti come Fiera Spa. <strong>Il</strong><br />

compito di spartire i ricavi di Chiesa era affidato all'azienda riconducibi<strong>le</strong> allo stesso<br />

protagonista di tangentopoli (formalmente intestata al figlio).<br />

L'inchiesta ha portato all'arresto anche di due dipendenti <strong>del</strong><strong>le</strong> municipalizzate di Voghera<br />

e di Brescia che avrebbero dovuto effettuare i controlli. L'attività godeva <strong>del</strong>la complicità di<br />

camionisti e addetti <strong>del</strong><strong>le</strong> discariche, ma anche di un intreccio di interessi e amicizie con<br />

alcuni vertici <strong>del</strong><strong>le</strong> aziende committenti.<br />

Operazione “Star Wars”<br />

A Milano la ‘ndrangheta fa oggi quello che i Casa<strong>le</strong>si fanno da almeno vent’anni in<br />

Campania. Comprano, affittano o estorcono terreni, scavano buche profonde dai cinque ai<br />

dieci metri e poi <strong>le</strong> riempiono con rifiuti tossici. Più sono pericolosi, più rendono. Poi, con la<br />

terra ottenuta dagli scavi ci fanno il calcestruzzo, mentre una volta ricolme di ve<strong>le</strong>ni su<br />

quel<strong>le</strong> buche ci costruiscono sopra: case, alberghi, centri commerciali, campi da calcio e<br />

così via. Come a Giugliano, provincia di Napoli, dove su una <strong>del</strong><strong>le</strong> più grandi discariche<br />

abusive <strong>del</strong>la camorra, che ha ospitato migliaia di tonnellate di scarti industriali di tante<br />

aziende <strong>del</strong> Nord Italia, hanno tirato su in un ba<strong>le</strong>no uno dei più grandi centri commerciali<br />

d’Europa.<br />

Una <strong>del</strong><strong>le</strong> più importanti inchieste condotte dal<strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l'ordine nel 2008 in materia di<br />

rifiuti è l'operazione “Star Wars”, condotta dalla Polizia Loca<strong>le</strong> <strong>del</strong>la Provincia di Milano con<br />

la preziosa collaborazione <strong>del</strong><strong>le</strong> Guardie Ecologiche Volontarie, balzata agli onori <strong>del</strong>la<br />

cronaca nel settembre 2008.<br />

Gli agenti hanno sequestrato 65.000 metri quadrati di terreno tra Desio, Seregno e<br />

Briosco, nel cuore <strong>del</strong>la ricca e operosa Brianza, disseminati da 178.000 metri cubi di rifiuti<br />

tossici provenienti da varie province <strong>del</strong> <strong>nord</strong> Italia. Le forze <strong>del</strong>l'ordine hanno effettuato<br />

otto arresti, con l'accusa di associazione nel traffico di rifiuti, furto, ricettazione, traffico di<br />

stupefacenti, incendio doloso, possesso il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong> di armi.<br />

Tra gli indagati ci sono anche imprenditori e industriali che si sono affidati a personaggi<br />

<strong>le</strong>gati alla 'ndrangheta per lo smaltimento dei rifiuti, consentendo lauti guadagni sia per i<br />

primi (che hanno visto ridurre enormemente i costi di smaltimento) sia per questi ultimi.<br />

Dietro l'attività il<strong>le</strong>cita che <strong>le</strong> indagini condotte dagli inquirenti hanno permesso di<br />

ricostruire, si cela infatti la mano <strong>del</strong>la criminalità organizzata. <strong>Il</strong> binomio ediliziasmaltimento<br />

dei rifiuti sembra essere il binario preferenzia<strong>le</strong> <strong>del</strong>l'attività <strong>del</strong>la 'ndrangheta<br />

nell'hinterland milanese, nella Brianza come nel sud Milano, attività che <strong>le</strong>ga a doppio filo<br />

economia <strong>le</strong>ga<strong>le</strong> e affari il<strong>le</strong>citi. Due imprese, riconducibili a Fortunato Stellitano (arrestato<br />

a ferragosto e già sottoposto al regime <strong>del</strong> 41 bis previsto per i mafiosi), individuavano<br />

campi abbandonati, li acquistavano e contattavano <strong>le</strong> aziende per svolgere gli smaltimenti<br />

il<strong>le</strong>citi, che avvenivano in buche profonde fino a nove metri, riempite da piombo, cromo e<br />

materie plastiche.<br />

<strong>Il</strong> metodo era ben collaudato nel<strong>le</strong> sue fasi: venivano acquistati i terreni (spesso ricorrendo<br />

a minacce), si effettuavano gli scavi, la terra asportata veniva venduta per farne<br />

calcestruzzo, i terreni venivano a loro volta venduti al<strong>le</strong> imprese edili e, successivamente,<br />

saturati con i rifiuti tossici con il sistema <strong>del</strong> “tombamento”. L'intera attività era svolta<br />

tramite l'uso di mezzi meccanici rubati e successivamente rivenduti. <strong>Il</strong> metodo prevedeva<br />

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un’ultima fase che gli organizzatori <strong>del</strong> traffico non sono mai riusciti a realizzare:<br />

presentare una denuncia per inquinamento contro ignoti al fine di ottenere dalla pubblica<br />

amministrazione il cambio di destinazione d'uso <strong>del</strong> terreno da agricola a residenzia<strong>le</strong><br />

finalizzato alla bonifica, aumentandone così il valore e quindi il guadagno in <strong>caso</strong> di<br />

vendita o di trasformazione edilizia. Un'operazione perfetta di violazione <strong>del</strong>la normativa,<br />

di inquinamento <strong>del</strong>l'ambiente e <strong>del</strong>l'economia <strong>le</strong>ga<strong>le</strong>. Dal<strong>le</strong> intercettazioni emerge<br />

addirittura l'utilizzo di cocaina, chiamata “vitamina”, che gli operai assumevano per<br />

sostenere estenuanti turni di lavoro notturni nei cantieri.<br />

I fratelli Stellitano sono ritenuti vicini alla cosca degli Iamonte, il cui boss, Nata<strong>le</strong> Iamonte,<br />

è stato arrestato nel 1993. Sin dagli anni Settanta si è distinta per il suo “fiuto”<br />

imprenditoria<strong>le</strong>, che gli ha consentito di intercettare i cospicui finanziamenti destinati alla<br />

provincia reggina. Questo <strong>le</strong>game tanto lontano quanto pericoloso evidenzia il livello<br />

preoccupante che ha raggiunto il traffico il<strong>le</strong>cito di rifiuti in Brianza e in <strong>Lombardia</strong>. I rifiuti<br />

hanno la capacità di coniugare interessi mafiosi ed imprenditoriali e in questa regione il<br />

connubio trova spesso il suo habitat idea<strong>le</strong>.<br />

Operazione “Cerberus”<br />

Secondo la Direzione Distrettua<strong>le</strong> Antimafia, nel<strong>le</strong> paro<strong>le</strong> <strong>del</strong> magistrato Guido Salvini, “è<br />

Milano, con il suo hinterland, la vera capita<strong>le</strong> <strong>del</strong><strong>le</strong> cosche <strong>del</strong>la 'ndrangheta”. <strong>Il</strong><br />

Procuratore aggiunto Ferdinando Pomarici, <strong>del</strong>la DDA milanese, descrive con la parola<br />

“inquietante” la situazione <strong>del</strong> sud-ovest milanese sul fronte <strong>del</strong>la criminalità organizzata.<br />

In questa zona l'intreccio tra aziende, soprattutto edili, col<strong>le</strong>tti bianchi ed esponenti di<br />

spicco <strong>del</strong>la più pericolosa 'ndrangheta calabrese trapiantata a Buccinasco, Cesano<br />

Boscone e Corsico, è alquanto allarmante, nonché, purtroppo, ben consolidato da tempo.<br />

Le aziende in mano al<strong>le</strong> cosche, con la loro forza economica, politica e crimina<strong>le</strong>,<br />

particolarmente attive nel movimento terra, negli scavi, nel trasporto di materiali di scavo,<br />

nell'intermediazione immobiliare, “possono godere <strong>del</strong>la presenza di amministrazioni<br />

comunali che affidano sempre a loro negli anni gli stessi servizi”. Secondo la relazione<br />

<strong>del</strong>la DDA milanese, infatti, qui “<strong>le</strong> seconde e <strong>le</strong> terze generazioni <strong>del</strong><strong>le</strong> note famiglie<br />

malavitose di natura 'ndranghetista, sempre più saldamente radicate al territorio, hanno<br />

iniziato a gestire e a sfruttare <strong>le</strong> zone di influenza, stringendo, dal punto di vista<br />

istituziona<strong>le</strong>, al<strong>le</strong>anze con spregiudicati gruppi politico-affaristici e, sotto il profilo<br />

economico, inserendosi nel campo imprenditoria<strong>le</strong> con illimitate disponibilità economiche”.<br />

<strong>Il</strong> tempo in cui la malavita faceva tanto rumore anche nel milanese è ormai lontano. Oggi<br />

fa affari ovunque, è ben radicata, grazie alla fluidità organizzativa che la contraddistingue,<br />

anche e soprattutto nell'economia <strong>le</strong>ga<strong>le</strong>, ha il controllo sul<strong>le</strong> imprese edili e di movimento<br />

terra, la sua presenza è costante nella sanità e nei centri commerciali. Ma anche il traffico<br />

di rifiuti (specialmente amianto e macerie di palazzi in demolizione) rappresenta un grande<br />

business per la 'ndrangheta, dove i profitti sono alti e diventano sempre più al<strong>le</strong>ttanti.<br />

<strong>Il</strong> 10 luglio, nell'ambito <strong>del</strong>l'operazione “Cerberus”, otto persone appartenenti alla storica<br />

cosca dei Barbaro-Papalia sono state arrestate dalla Guardia di Finanza con l'accusa, tra<br />

<strong>le</strong> altre, di associazione per <strong>del</strong>inquere di stampo mafioso e sono state poste sotto<br />

sequestro sette aziende. Secondo gli inquirenti gli arrestati hanno proseguito l'attività dei<br />

fratelli Papalia - capi <strong>del</strong>la 'ndrangheta lombarda in carcere con la condanna all'ergastolo<br />

per associazione di stampo mafioso – ne sono gli eredi e, da tempo, come i più famigerati<br />

famigliari che li hanno preceduti, sono i padroni indisturbati <strong>del</strong> sud Milano,<br />

nell'indifferenza <strong>del</strong><strong>le</strong> istituzioni locali. Le cosche infiltrate nei cantieri <strong>del</strong>la metropoli e<br />

<strong>del</strong>l'hinterland hanno imposto agli operatori economici <strong>del</strong>la zona la loro presenza negli<br />

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interventi immobiliari tramite intimidazioni (incendi, danneggiamenti, minacce con armi da<br />

fuoco). Tra i tanti affari il<strong>le</strong>gali hanno anche smaltito migliaia di tonnellate di rifiuti speciali e<br />

tossici, sepolti negli scavi dei loro cantieri o in discariche abusive (su aree pubbliche in cui<br />

venivano spesso riversate <strong>le</strong> macerie <strong>del</strong><strong>le</strong> demolizioni, aree che loro stessi chiedevano di<br />

bonificare).<br />

Operazione “Iron”<br />

L'operazione “Iron” ha portato l'11 Giugno 2008 a 3 ordini di custodia cautelare in carcere,<br />

15 indagati e 25 perquisizioni nel centro-<strong>nord</strong>, dopo un anno di investigazioni condotte dal<br />

Corpo Foresta<strong>le</strong> <strong>del</strong>lo Stato di Pavia e Lodi. Le indagini erano partite da alcune<br />

segnalazioni da parte di cittadini e di <strong>Legambiente</strong>, insospettiti dalla presenza di autotreni<br />

carichi di rifiuti ferrosi nel territorio di Rivanazzano, in Provincia di Pavia. Un'attività di<br />

intercettazione te<strong>le</strong>fonica era stata disposta dalla Procura di Voghera dopo che <strong>le</strong> prime<br />

indagini avevano accertato un ri<strong>le</strong>vante traffico il<strong>le</strong>cito di rifiuti, condotto nel 2007 da tre<br />

società facenti capo al medesimo amministratore de<strong>le</strong>gato. L'esame <strong>del</strong> materia<strong>le</strong> raccolto<br />

dal Corpo Foresta<strong>le</strong> ha consentito di formulare l'accusa di attività organizzata di traffico<br />

il<strong>le</strong>cito di rifiuti e di bancarotta fraudo<strong>le</strong>nta a carico dei proprietari e amministratori <strong>del</strong><strong>le</strong> 3<br />

aziende, tutte <strong>del</strong>la Provincia di Pavia e operanti nel settore <strong>del</strong>la raccolta, recupero,<br />

trasporto e intermediazione di rottami ferrosi. L'attività il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong> svolta da queste ditte si è<br />

protratta in modo organizzato e continuativo, arrivando a gestire una grande quantità di<br />

rifiuti (13 mila tonnellate); ha prodotto ingenti profitti per i titolari, sia grazie alla violazione<br />

<strong>del</strong>la normativa ambienta<strong>le</strong> (rottami ferrosi mescolati ad olio e plastiche), sia grazie a<br />

irregolarità in materia fisca<strong>le</strong> (false fatture).<br />

La gestione <strong>del</strong> traffico il<strong>le</strong>cito si caratterizzava per la falsificazione dei documenti di<br />

trasporto e dei formulari di identificazione <strong>del</strong> rifiuto, così da evitare il trattamento dei<br />

materiali, previsto dalla <strong>le</strong>gge. Ai rifiuti ferrosi venivano inoltre aggiunti altri materiali<br />

pericolosi come olio e plastiche. <strong>Il</strong> materia<strong>le</strong> ferroso pesantemente inquinato (che nel<strong>le</strong><br />

intercettazioni viene chiamato “il formaggio”), ma con documentazione apparentemente in<br />

regola, veniva poi consegnato al<strong>le</strong> acciaierie <strong>le</strong> quali, in buona fede, utilizzandolo nel<br />

proprio ciclo produttivo, generavano ulteriori emissioni inquinanti in atmosfera. Secondo i<br />

primi accertamenti, in alcuni casi gli stessi rifiuti venivano inviati, tramite altre società<br />

compiacenti, verso paesi extra europei.<br />

Operazione “Monnezza Connection”<br />

“Monnezza connection”, come è stato ribattezzato nel suo insieme il sistema il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong><br />

inizialmente smascherato con l’operazione “Eldorado”, ha avuto ramificazioni in tutta Italia<br />

(da Napoli fino a Milano e a Como passando per Bologna), ma il Varesotto (Olgiate Olona,<br />

Gorla Maggiore, Fagnano Olona) ne è stato l'epicentro, il teatro principa<strong>le</strong> e il punto foca<strong>le</strong><br />

di un grosso traffico il<strong>le</strong>cito di rifiuti, da sud a <strong>nord</strong> e di nuovo verso sud. L’attività il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong><br />

ha avuto la sua origine nell'emergenza rifiuti di Napoli <strong>del</strong> 2003 e ha visto in un’azienda<br />

lombarda la protagonista principa<strong>le</strong>. Prima di Gomorra, non in Campania, ma in<br />

<strong>Lombardia</strong>, senza la Camorra, ma in presenza di una rete imprenditoria<strong>le</strong> molto<br />

spregiudicata ed efficiente: un tipico esempio di criminalità dei col<strong>le</strong>tti in bianchi nel settore<br />

ambienta<strong>le</strong>.<br />

“Sto in piena forma, sto prendendo dei lavori abbastanza paurosi!...Sto facendo dei lavori<br />

megagalattici! Dì agli autisti di stare zitti, eh! perchè se si rompe il giro, addio! Entrano (i<br />

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ifiuti, ndr) a 215 e vanno fuori a 185...guadagniamo un 30 lire al chilo ...Van pesati, chiusi i<br />

formulari d'entrata...messi i formulari di uscita e via andare...se riusciamo è un bel giro! Ci<br />

rimangono 30 lire pulite...sono 4 mila quintali al giorno...sono 12 milioni al giorno...”. Così<br />

parlava un imprenditore nel corso di una <strong>del</strong><strong>le</strong> 1.500 te<strong>le</strong>fonate intercettate dai Carabinieri<br />

<strong>del</strong> NOE Milano e Treviso nell'ambito di questa operazione.<br />

<strong>Il</strong> tutto parte da una dichiarazione messa a verba<strong>le</strong> da un dipendente <strong>del</strong>l'azienda<br />

incriminata, a seguito di un incendio divampato in un deposito <strong>del</strong>la società il 19 Novembre<br />

<strong>del</strong> 2002: “Un'oretta prima ho visto scaricare un container con <strong>del</strong><strong>le</strong> bombo<strong>le</strong>tte..potevano<br />

essere 30 mila, provenivano da Carnago...giornalmente ci sono giri strani, arrivano camion<br />

che caricano fusti il cui contenuto viene subito mescolato con la terra, questa viene poi<br />

inviata alla discarica di Gorla”.<br />

Quei fusti dormono nella discarica di Gorla Maggiore (Varese) che in teoria potrebbe<br />

ospitare solo rifiuti urbani, ma che, in realtà, negli ultimi anni si è vista recapitare di tutto e<br />

di più sotto mentite spoglie. Tutto ciò era reso possibi<strong>le</strong> dal passaggio di alcune somme di<br />

denaro dai dirigenti <strong>del</strong>l’azienda a persona<strong>le</strong> addetto ai controlli nella discarica.<br />

L'emergenza rifiuti di Napoli <strong>del</strong> 2003, scattata nel momento in cui gli impianti campani<br />

riuscivano più a sostenere il flusso di rifiuti, aveva portato la struttura commissaria<strong>le</strong> a<br />

smistare l'immondizia verso alcune società accreditate. L'occasione è stata<br />

immediatamente fiutata da alcuni imprenditori.<br />

Una <strong>del</strong><strong>le</strong> società a stipulare un contratto con lo Stato per smaltire i rifiuti di Napoli era di<br />

Bologna, ma da Bologna i camion carichi di rifiuti transitavano solamente, i rifiuti<br />

rimanevano sul camion, <strong>le</strong> bol<strong>le</strong> di accompagnamento venivano modificate, con lo stesso<br />

codice ma diversa causa<strong>le</strong>, i rifiuti potevano così ripartire subito alla volta <strong>del</strong> Nord Italia, in<br />

<strong>Lombardia</strong>, ma anche in alcune zone <strong>del</strong> Piemonte, in aziende, in siti di stoccaggio, in<br />

semplici buche.<br />

Da un'azienda di Olgiate Olona, quindi, passavano il<strong>le</strong>citamente i rifiuti di Napoli e a questi<br />

venivano mischiati rifiuti pericolosi provenienti da aziende <strong>del</strong> Nord Italia (Torino, Verona,<br />

Bergamo, Milano), bastava che i clienti pagassero e alcune semplici modifiche <strong>del</strong><strong>le</strong> bol<strong>le</strong><br />

di accompagnamento trasformavano i rifiuti pericolosi in rifiuti inerti. <strong>Il</strong> “trattamento” dei<br />

rifiuti pericolosi era quindi un tanto semplice quanto meticoloso adeguamento di pesi, tare,<br />

orari di uscita e di arrivo dei camion, restavano quindi pericolosi ed era il loro passaggio di<br />

mano in mano la vera fonte di guadagno. <strong>Il</strong> classico sistema <strong>del</strong> “giro bolla”.<br />

I rifiuti urbani di Napoli mischiati al materia<strong>le</strong> tossico fittiziamente declassificato <strong>del</strong><strong>le</strong><br />

industrie <strong>del</strong> Nord, trasformavano gli autoarticolati in camion di ve<strong>le</strong>ni, come dimostra una<br />

intercettazione tra due autisti: “Mi è uscito <strong>del</strong> liquido dal cassone e ha corroso tutta la<br />

targa”. <strong>Il</strong> giro d'affari era esorbitante, da quanto emerge dal<strong>le</strong> intercettazioni di uno dei<br />

personaggi coinvolti nel traffico: “Fatturo 30 mila euro al giorno e non devo nemmeno<br />

scaricare la roba dal camion”. Rifiuti speciali e pericolosi venivano così smaltiti<br />

il<strong>le</strong>galmente corrompendo i responsabili <strong>del</strong><strong>le</strong> discariche autorizzate, falsificando i<br />

documenti, oppure venivano utilizzati nei fondi stradali, nei cantieri edili, o semplicemente<br />

sotterrandoli in discariche abusive. In altri casi, invece, i rifiuti mescolati, riprendevano la<br />

strada verso sud, finendo molte volte in un deposito di Grottaglie (Taranto).<br />

La discarica di Gorla Maggiore, <strong>le</strong> sabbie impregnate di idrocarburi in un terreno di Fino<br />

Mornasco (Como), una buca in una cartiera di Fagnano Olona, l'amianto fatto passare per<br />

gesso a Settimo Milanese erano invece <strong>le</strong> destinazioni e gli strumenti lombardi più<br />

gettonati per l'attività il<strong>le</strong>cita.<br />

<strong>Il</strong> 17 Luglio <strong>del</strong> 2008 il Tribuna<strong>le</strong> di Milano ha emesso la sentenza che ha condannato in<br />

primo grado 18 persone, da amministratori di società a camionisti, per un tota<strong>le</strong> di 42 anni<br />

e 5 mesi di reclusione, la pena più pesante (6 anni e mezzo) a Salvatore Accarino,<br />

amministratore <strong>del</strong>la “Lombarda Servizi Ecologici” di Olgiate Olona, seguita dalla<br />

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condanna a 3 anni e mezzo <strong>del</strong> personaggio che fungeva da mediatore tra <strong>le</strong> aziende che<br />

trattavano i rifiuti. La sentenza, oltre a stabilire condanne e indennizzi alla Regione<br />

<strong>Lombardia</strong> e ai Comuni, stabilisce una serie di pene accessorie, che vanno dal divieto ai<br />

condannati di concludere accordi con la pubblica amministrazione alla cancellazione <strong>del</strong><strong>le</strong><br />

aziende da albi ed e<strong>le</strong>nchi che <strong>le</strong> autorizzano a lavorare nel settore <strong>del</strong>lo smaltimento dei<br />

rifiuti.<br />

La criminalità organizzata nei cantieri <strong>del</strong>l'Alta Velocità<br />

L’alta velocità ferroviaria (TAV) è, a detta di Trenitalia, la più grande opera infrastruttura<strong>le</strong><br />

degli ultimi decenni (chiusura dei cantieri prevista per il 2009), ma soprattutto un affare, un<br />

affare milionario.<br />

<strong>Il</strong> 14 maggio 2008 gli agenti <strong>del</strong> Parco <strong>del</strong> Ticino, <strong>del</strong> Corpo Foresta<strong>le</strong> <strong>del</strong>lo Stato e <strong>del</strong>la<br />

Polizia Provincia<strong>le</strong> di Milano hanno scoperto, in un blitz tra Boffalora Ticino e Milano,<br />

alcune cave abusive in prossimità dei lavori <strong>del</strong>l'Alta Velocità nella tratta Milano-Torino e<br />

sequestrato sette cantieri. L'imponente attività di indagine è stata coordinata da Davide<br />

Corbella, Comandante <strong>del</strong> settore Vigilanza Ecologica <strong>del</strong> Parco <strong>del</strong> Ticino, tramite<br />

ispezioni e rilievi fotografici aerei grazie ai quali sono stati individuati e sequestrati<br />

numerosi siti utilizzati il<strong>le</strong>citamente per lo smaltimento dei rifiuti in diversi comuni <strong>del</strong>la<br />

provincia di Milano.<br />

Da quanto è emerso dall'indagine <strong>del</strong>la Procura di Milano questo era il metodo utilizzato<br />

dagli ecocriminali: dagli scavi venivano estratti materiali da utilizzare per l'Alta Velocità, <strong>le</strong><br />

cave venivano poi riempite con rifiuti pericolosi (cemento armato, plastica, mattoni, asfalto,<br />

gomme, ferro) per poi essere coperte; un metodo tanto semplice e a ciclo continuo quanto<br />

il<strong>le</strong>cito e distruttivo. In questa attività il profitto il<strong>le</strong>cito è stato doppio: si ricavavano ghiaia e<br />

sabbia da usare nel cantiere e si riempivano <strong>le</strong> cave con rifiuti pericolosi il cui smaltimento<br />

veniva pagato da soggetti ancora non identificati dal<strong>le</strong> indagini secondo <strong>le</strong> informazioni in<br />

nostro possesso. Ai margini <strong>del</strong>la grande infrastruttura che dal 2009 col<strong>le</strong>gherà <strong>le</strong> grandi<br />

città di Milano e Torino, è sorta una montagna di rifiuti sotterrati il<strong>le</strong>galmente nei cantieri<br />

TAV, fino a ridosso <strong>del</strong>la linea ferroviaria. I comuni coinvolti sono sei, nel cuore <strong>del</strong> Parco<br />

<strong>del</strong> Ticino.<br />

L'attività il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong>, che si è sviluppata paral<strong>le</strong>lamente a quella <strong>le</strong>cita <strong>le</strong>gata alla realizzazione<br />

<strong>del</strong>l'imponente infrastruttura, ha avuto inizio nel 2002 con l'avvio dei lavori. Alcuni e<strong>le</strong>menti<br />

probatori fanno pensare alla mano <strong>del</strong>la 'ndrangheta dietro a queste attività. L'opera, con i<br />

flussi di denaro che avrebbe mosso, aveva infatti immediatamente destato l'attenzione e<br />

l'interesse dei clan di Cosa Nostra e <strong>del</strong>la 'Ndrangheta che, secondo la Direzione<br />

Distrettua<strong>le</strong> Antimafia di Milano, grazie ad un accordo che “assegna” <strong>le</strong> tratte piemontesi<br />

alla gestione <strong>del</strong>la prima e quel<strong>le</strong> lombarde al controllo <strong>del</strong>la seconda, si sono infiltrate<br />

nell'economia <strong>le</strong>ga<strong>le</strong> connessa alla grande opera ferroviaria, nel controllo <strong>del</strong><strong>le</strong> gare<br />

d'appalto, nel no<strong>le</strong>ggio dei macchinari da scavo, nella fornitura di materiali e nel<strong>le</strong><br />

commesse. L'Alta Velocità rappresenta una potenzia<strong>le</strong> miniera d'oro per la criminalità<br />

organizzata, un'occasione imperdibi<strong>le</strong> per gli affari milionari ad essa <strong>le</strong>gati e,<br />

contemporaneamente, un'opportunità unica per smaltire il<strong>le</strong>citamente tonnellate e<br />

tonnellate di materia<strong>le</strong> pericoloso e inquinato, in un contesto “ottima<strong>le</strong>”, caratterizzato da<br />

cantieri molto estesi, poco visibili e quindi con pochi rischi.<br />

<strong>Il</strong> tutto era partito dal<strong>le</strong> segnalazioni di alcuni cittadini <strong>del</strong>la zona di Magenta, a pochi<br />

chilometri dall'aeroporto di Malpensa, preoccupati da voci allarmanti, provenienti dai<br />

camionisti e da altri addetti ai lavori nei cantieri <strong>del</strong>la TAV e riguardanti il sotterramento di<br />

rifiuti tossici nocivi nei terreni adiacenti alla nascente linea ferroviaria. Le segnalazioni dei<br />

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cittadini, a lungo rimaste inascoltate dal<strong>le</strong> istituzioni, hanno invece attivato la Vigilanza <strong>del</strong><br />

Parco <strong>del</strong> Ticino e la magistratura.<br />

<strong>Il</strong> 14 maggio 2008 è il punto di arrivo di un'indagine che era partita già verso la fine<br />

<strong>del</strong>l'anno precedente, con il ritrovamento nel comune di Cornaredo di una prima discarica<br />

abusiva in un terreno agricolo a pochi passi dai cantieri incriminati. Le due prime cave<br />

rinvenute potevano contenere fino a 32 mila metri cubi, riempiti da fresato d'asfalto (il<br />

catrame rimosso dal<strong>le</strong> strade), per i quali si è stimato siano stati effettuati più di duemila<br />

viaggi (ogni camion poteva contenere 15 metri cubi di materia<strong>le</strong>.<br />

Dopo questo primo ritrovamento erano partite <strong>le</strong> analisi <strong>del</strong>l'ARPA che avevano verificato<br />

la presenza nel terreno di parametri fuori norma per quanto riguarda benzopirene,<br />

benzoperi<strong>le</strong>ne e mercurio, fino alla sospetta presenza di metalli pesanti come piombo e<br />

zinco, prodotti di combustione, sostante cancerogene pericolose per la salute <strong>del</strong>l'uomo e<br />

che avevano dimostrato in modo lampante il pesante inquinamento <strong>del</strong>la zona.<br />

Dai discorsi dei camionisti che lavoravano nei cantieri, arrivati all'orecchio e riportate da<br />

qualche cittadino in qualche bar (“Voi non sapete cosa vi sta per accadere”) si era così<br />

arrivati al<strong>le</strong> prime conferme autorevoli da parte <strong>del</strong> medico <strong>del</strong> lavoro di Milano Claudio<br />

Mendicino riguardo i risultati <strong>del</strong>l'ARPA: “L'inquinamento ambienta<strong>le</strong> è certo: gli idrocarburi<br />

sono cancerogeni, il loro pericolo maggiore deriva dalla faci<strong>le</strong> dispersione nell'aria. I<br />

metalli pesanti sono invece in grado di entrare in circolazione attraverso <strong>le</strong> colture e la<br />

falda acquifera e sono estremamente tossici perché colpiscono il sistema nervoso centra<strong>le</strong><br />

e l'apparato urinario”.<br />

Nel gennaio 2009 una discarica analoga é stata scoperta ad Arluno, i materiali erano<br />

sempre gli stessi; l'ombra <strong>del</strong>l'ecomafia si stava manifestando. <strong>Il</strong> sospetto diventava una<br />

scintilla e iniziava quindi un'escalation nel<strong>le</strong> indagini che, attraverso la scoperta <strong>del</strong>la terza<br />

discarica a Marcallo con Casone (una buca di trenta metri di larghezza e dieci di<br />

profondità) e all'individuazione dei nomi che ruotano attorno al<strong>le</strong> prime indagini, avevano<br />

portato al<strong>le</strong> prime conferme circa la presenza <strong>del</strong>la 'ndrangheta nell'attività il<strong>le</strong>cita di cui si<br />

stavano <strong>del</strong>ineando i contorni. Alcuni imprenditori avevano anche affittato a nome TAV<br />

alcuni terreni agricoli a ridosso <strong>del</strong>la linea ferroviaria al solo scopo di tenere sotto si<strong>le</strong>nzio<br />

<strong>le</strong> operazioni il<strong>le</strong>gali. Si è così arrivati fino al blitz di maggio: Ossona, (4 mila metri cubi di<br />

macerie visibili ad occhio nudo), Sedriano (5 mila metri cubi di ferro, gomme e materia<strong>le</strong><br />

da demolizione), e ancora Magenta (materia<strong>le</strong> lungo la “bretella” che col<strong>le</strong>ga Malpensa<br />

all'autostrada Milano-Torino), Bernate Ticino (una ventina di fusti abbandonati pieni di<br />

materia<strong>le</strong> tossico).<br />

Due dei cantieri sequestrati sono gestiti direttamente dal Consorzio Cav.To.Mi, che si dice<br />

all'oscuro di qualsiasi prob<strong>le</strong>ma <strong>le</strong>gato ad infiltrazioni mafiose; ma, evidentemente, i<br />

controlli sul<strong>le</strong> aziende vincitrici degli appalti non sono stati sufficienti ad evitare che <strong>le</strong><br />

cosche si inserissero nei meccanismi <strong>del</strong>la TAV. L'ipotesi che tutto ciò avrebbe potuto<br />

verificarsi aveva già preoccupato in tempi non sospetti la Procura di Milano, come risulta<br />

anche dal<strong>le</strong> relazioni <strong>del</strong>la Commissione Parlamentare Antimafia. I proprietari <strong>del</strong><strong>le</strong> aree<br />

sono stati identificati; <strong>le</strong> indagini proseguono lungo tutta la tratta interessata, su una decina<br />

di imprese finite nel mirino <strong>del</strong>la Procura e sull'origine dei quantitativi così ingenti di rifiuti<br />

(si sospettano <strong>le</strong>gami con i grandi cantieri di Milano).<br />

Traffico di rifiuti pericolosi dalla Svizzera<br />

I traffici il<strong>le</strong>citi transfrontalieri di rifiuti non caratterizzano l'Italia (e in particolare il Nord in<br />

qualità di maggior produttore di rifiuti pericolosi come i rifiuti e<strong>le</strong>ttronici) solamente come<br />

paese esportatore verso il Nord Africa, l'Asia e l'Est Europa, ma vede protagonista l'Italia,<br />

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in alcuni rari casi, anche come paese importatore.<br />

Qualche giorno prima di dare al<strong>le</strong> stampe questo rapporto, la Guardia di finanza di<br />

Gaggiolo (Varese) scopre una montagna di rifiuti tossici provenienti dalla Svizzera e<br />

stoccati abusivamente in una discarica di Viggiù (Varese), a poca distanza dal confine<br />

italo-elvetico. L’indagine è iniziata nel settembre scorso con il sequestro di un grosso<br />

carico di materia<strong>le</strong> proveniente dal Ticino. Dal<strong>le</strong> successive indagini è emerso un traffico<br />

il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong> che probabilmente andava avanti da alcuni anni. <strong>Il</strong> tutto, spiegano <strong>le</strong> Fiamme<br />

gial<strong>le</strong>, per risparmiare sugli alti costi di smaltimento. L’inchiesta è stata coordinata dalla<br />

procura di Varese che ha disposto precise escavazioni nell’area occupata dalla cava. Si è<br />

così scoperto che sottoterra ci sono percentuali altissime di materiali altamente tossici,<br />

come amianto crisotilo, arsenico, nichel, catrame, eternit. La dispersione nel sottosuolo<br />

<strong>del</strong><strong>le</strong> sostanze, è stato sottolineato, “avrebbe potuto portare a conseguenze ambientali<br />

disastrose”. Un altro pericolo, hanno detto gli inquirenti, è il fatto che “se <strong>le</strong> fibre d’amianto,<br />

mischiate alla ghiaia, fossero finite nei cantieri edili, a lungo andare i residenti di quel<strong>le</strong><br />

costruzioni avrebbero potuto ammalarsi di cancro”. La cava, inoltre, è risultata in parte<br />

abusiva e la procura intende chiedere alla regione <strong>Lombardia</strong> la bonifica <strong>del</strong>l’intera zona.<br />

Quanto ai responsabili, che devono rispondere di gravi violazioni al<strong>le</strong> normative<br />

ambientali, sono indagate tre persone, tra cui il titolare di una impresa svizzera di Lugano<br />

che forniva i rifiuti tossici. I carotaggi hanno rivelato sostanze e contaminazioni coerenti<br />

con il materia<strong>le</strong> presente nell’autocarro sequestrato a settembre, il qua<strong>le</strong> ufficialmente<br />

trasportava sabbia mista a ghiaia e pietre frantumate. L’impresa negli ultimi 8 anni ha<br />

importato 133 mila metri cubi di materia<strong>le</strong> sospetto con 2.500 viaggi: una quantità di<br />

materia<strong>le</strong> sufficiente a riempire 20 campi di calcio.<br />

Le mega discariche abusive di Milano<br />

Un'indagine <strong>del</strong>la Guardia di Finanza di Milano ha portato nel mese di maggio <strong>del</strong> 2008<br />

alla scoperta ed al sequestro ad Assago, nel Parco Agricolo Sud Milano, al<strong>le</strong> porte <strong>del</strong>la<br />

metropoli, di una discarica abusiva di 30 mila metri quadrati, coperti da rifiuti speciali<br />

pericolosi di ogni genere (cel<strong>le</strong> frigorifere, calcinacci, lamiere, pneumatici, batterie esauste<br />

e materia<strong>le</strong> edi<strong>le</strong>, amianto compreso). I reati contestati dalla Procura <strong>del</strong>la Repubblica<br />

sono abbandono e attività di gestione di rifiuti non autorizzata. L'inchiesta è partita quando<br />

alcuni agenti, nell'ambito di una più vasta operazione di controllo <strong>del</strong> territorio, avevano<br />

notato alcuni calcinacci in una zona poco visibi<strong>le</strong>, accanto ad una casa di riposo per<br />

anziani. A seguito <strong>del</strong><strong>le</strong> ricognizioni in elicottero e <strong>del</strong> sequestro <strong>del</strong>l'area, sono iniziate <strong>le</strong><br />

analisi per stabilire l'esatta classificazione e il grado di pericolosità dei rifiuti, con<br />

conseguente avvio <strong>del</strong><strong>le</strong> indagini per individuare i responsabili.<br />

Nel mese di giugno, a Pero, vicino a Milano, i Carabinieri <strong>del</strong> NOE hanno rinvenuto 50 mila<br />

metri cubi di macerie e oli esausti in un piccolo lago di una cava, ora inserito in un parco<br />

protetto <strong>del</strong>la <strong>Lombardia</strong>. I militari hanno posto la zona sotto sequestro e denunciato due<br />

amministratori di società operanti nello smaltimento dei rifiuti, ai quali sono stati contestati i<br />

reati di realizzazione di deposito il<strong>le</strong>cito di rifiuti speciali ed opere edilizie abusive.<br />

Entrambe <strong>le</strong> società fanno riferimento a un imprenditore originario di Nuoro, ma residente<br />

a Pero, sul qua<strong>le</strong> la DIA ha aperto un dossier che lo definisce “pericoloso esponente <strong>del</strong>la<br />

malavita organizzata operante nella provincia di Milano”, in contatto con ambienti<br />

camorristici. L'accusa formulata dai Carabinieri è di aver addirittura saturato il lago<br />

natura<strong>le</strong> che si estende nella cava, progressivamente riempito con decine di migliaia di<br />

metri cubi di rifiuti speciali pericolosi, soprattutto macerie di opere edili ed oli esausti, in<br />

un'area all'interno <strong>del</strong> Parco Regiona<strong>le</strong> Agricolo Sud Milano. L'area doveva diventare<br />

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un'area verde, un parco per i cittadini, invece, nell'indifferenza genera<strong>le</strong>, si è trasformata in<br />

un lago di rifiuti: il “vecchio” lago che occupava il centro <strong>del</strong>la cava nel territorio di Pero è<br />

scomparso piano piano, sommerso dai rifiuti. Dovevano arrivare camion carichi di terra e<br />

sementi per riqualificare a verde la cava, arrivavano invece container pieni di scarti di<br />

demolizione, cisterne con oli esausti, pneumatici, a volte gli stessi camion che avrebbero<br />

dovuto essere portati alla demolizione. Tutto questo materia<strong>le</strong> è penetrato nel terreno con<br />

pericolose concentrazioni di idrocarburi, ferro e alluminio.<br />

La lunga sequenza di il<strong>le</strong>citi nel<strong>le</strong> province di Bergamo e Brescia<br />

Molte infrazioni alla normativa sui rifiuti sono state contestate dal<strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l'ordine nel<strong>le</strong><br />

province di Brescia e Bergamo. I reati in queste zone sono di minore entità se presi<br />

singolarmente, ma molto numerosi e quindi dall'impatto ambienta<strong>le</strong> particolarmente<br />

pesante, se analizzati nel loro comp<strong>le</strong>sso. La lunga sequenza di reati ambientali e il trend<br />

di crescita registrato in questi territori sono probabilmente sintomo di una cultura<br />

imprenditoria<strong>le</strong> che fa <strong>del</strong> tentativo di riduzione dei costi, in particolare quelli relativi allo<br />

smaltimento dei rifiuti speciali e pericolosi, il principa<strong>le</strong> mezzo per aumentare i profitti, una<br />

via il<strong>le</strong>cita e dannosa per la col<strong>le</strong>ttività, che ne paga il costo in termini ambientali e di<br />

salute. Molte realtà imprenditoriali sembrano infatti scegliere la via <strong>del</strong> reato ambienta<strong>le</strong><br />

come strumento di profitto, in sostituzione di un modo di fare impresa virtuoso, fatto di<br />

innovazione, competizione, idee e lavoro.<br />

Nell'apri<strong>le</strong> 2008 la Guardia di Finanza di Bergamo ha emesso 40 denunce per gestione<br />

il<strong>le</strong>cita di rifiuti nei confronti di amministratori e autotrasportatori di una società di Ciserano<br />

operante nel settore <strong>del</strong> trattamento dei rifiuti. Alla denuncia per gestione non autorizzata<br />

di rifiuti si sommano quel<strong>le</strong> per frode fisca<strong>le</strong>, falso continuato e reimpiego dei capitali<br />

provenienti da attività <strong>del</strong>ittuose, con un giro di affari di circa 12 milioni di euro.<br />

<strong>Il</strong> mese successivo, a Bonate Sotto, sempre nella bergamasca, il Corpo Foresta<strong>le</strong> <strong>del</strong>lo<br />

Stato ha rinvenuto in un terreno agricolo un deposito abusivo di rifiuti pericolosi e non.<br />

Nelll’area, di circa 900 metri quadrati, sono stati trovati scarti di lavorazione edi<strong>le</strong> (catrame,<br />

contenitori di plastica, piastrel<strong>le</strong>, mattoni, tego<strong>le</strong>), tubi e tralicci di ferro, servizi igienici,<br />

carcasse di motorini, terre da scavo ed eternit. La denuncia è scattata nei confronti <strong>del</strong><br />

proprietario <strong>del</strong> terreno e titolare di una ditta edi<strong>le</strong>, che rischia da una forte multa fino<br />

all'arresto e al pagamento <strong>del</strong><strong>le</strong> spese di bonifica.<br />

Esattamente un mese dopo è la volta di Capriate San Gervasio, dove il Corpo di Polizia<br />

Provincia<strong>le</strong> ha sequestrato una discarica abusiva, anche in questo <strong>caso</strong> piena di amianto.<br />

In seguito a un sopralluogo da parte <strong>del</strong> Nuc<strong>le</strong>o ambienta<strong>le</strong> <strong>del</strong>la Polizia Loca<strong>le</strong> in un<br />

terreno privato adibito a deposito di materia<strong>le</strong> edi<strong>le</strong> in disuso, sono stati rinvenuti 600 metri<br />

quadrati di eternit “arricchiti” con rifiuti di natura ferrosa, alluminio, scarti edili, mattoni,<br />

cemento e, ciliegina sulla torta, due autocarri abbandonati. La documentazione è in mano<br />

alla Procura <strong>del</strong>la Repubblica, che accerterà <strong>le</strong> responsabilità <strong>del</strong> proprietario <strong>del</strong> terreno<br />

che aveva accumulato il tutto diversi anni fa, su cui pendono <strong>le</strong> accuse per <strong>le</strong> violazioni <strong>del</strong><br />

Testo Unico Ambienta<strong>le</strong> e i costi di rimozione e bonifica.<br />

Le sequenza di preoccupanti ritrovamenti prosegue nel mese di ottobre. All'inizio <strong>del</strong> mese<br />

a Bergamo 110 tonnellate di rifiuti speciali (materiali ferrosi contaminati da oli minerali)<br />

sono stati trovati dal NOE di Brescia in un'area di 300 metri quadrati di proprietà di una<br />

società, il cui rappresentante ha ricevuto un avviso di garanzia per gestione il<strong>le</strong>cita di rifiuti<br />

e violazione <strong>del</strong><strong>le</strong> prescrizioni imposte negli atti autorizzativi per l'esercizio <strong>del</strong>l’attività<br />

produttiva.<br />

A Calusco d'Adda, nel mese di Novembre, su segnalazione dei cittadini, gli agenti <strong>del</strong> NOE<br />

32


hanno denunciato il <strong>le</strong>ga<strong>le</strong> rappresentante di una nota società per azioni di Villa d'Adda,<br />

con l'accusa di gestione il<strong>le</strong>cita e realizzazione di discarica abusiva di rifiuti. I Carabinieri<br />

hanno provveduto al sequestro <strong>del</strong>l'area di proprietà <strong>del</strong>la società che si occupa <strong>del</strong>la<br />

costruzione e <strong>del</strong> rifacimento di impianti sportivi: un'area di 8 mila metri quadrati all'interno<br />

<strong>del</strong> Parco Regiona<strong>le</strong> Adda Nord sottoposta a vincolo ambienta<strong>le</strong>, utilizzata per depositare<br />

il<strong>le</strong>galmente ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi, costituiti da scarti <strong>del</strong> materia<strong>le</strong><br />

sintetico usato per i rivestimenti degli impianti.<br />

I cittadini di Grumello <strong>del</strong> Monte, nella bergamasca, alla fine di novembre, allarmati da<br />

misteriose esalazioni, dalla polvere rinvenuta sul<strong>le</strong> auto parcheggiate e sui panni stesi,<br />

hanno fornito e<strong>le</strong>menti per l'operazione <strong>del</strong> comando provincia<strong>le</strong> dei Carabinieri di<br />

Bergamo che, congiuntamente al NOE di Brescia, hanno snascherato l'attività il<strong>le</strong>cita di un<br />

bottonificio. Le forze <strong>del</strong>l'ordine hanno sequestrato un deposito di materie plastiche, lastre<br />

di amianto e due caldaie utilizzate dall'azienda per l'incenerimento il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong> degli scarti di<br />

lavorazione. Gli accertamenti stabiliranno da quanto tempo questa pericolosa attività è<br />

stata perpetrata e quindi quanto <strong>le</strong> emissioni tossiche prodotte dal bottonificio possano<br />

costituire un pericolo per la salute dei cittadini.<br />

Nell'apri<strong>le</strong> 2009 è previsto l'inizio <strong>del</strong> processo che vede coinvolti amministratori, dirigenti,<br />

impiegati <strong>del</strong>la GTM di Ghisalba, azienda operante nel trattamento di fanghi e produzione<br />

di fertilizzanti, per un tota<strong>le</strong> di 18 imputati (tra cui anche conto-terzisti e due tecnici <strong>del</strong>la<br />

Provincia di Bergamo), accusati a vario titolo di gestione e traffico il<strong>le</strong>cito di rifiuti. Le<br />

indagini condotte dai Carabinieri <strong>del</strong> NOE di Brescia, scaturite dal<strong>le</strong> denunce di<br />

<strong>Legambiente</strong> e dei cittadini, hanno permesso di ricostruire l'attività il<strong>le</strong>cita condotta dagli<br />

imputati. I fanghi prodotti dall'azienda (autorizzata a trattare scarti vegetali e fanghi<br />

fognari) e sparsi nei terreni degli agricoltori <strong>del</strong>la zona che ne facevano richiesta sarebbero<br />

in realtà altamente tossici. <strong>Il</strong> giro d'affari derivante dal solo smaltimento il<strong>le</strong>cito di sostanze<br />

pericolose sembra, a detta degli inquirenti, che superasse il milione di euro. Nell'ambito di<br />

questo procedimento è stata accolta dal Tribuna<strong>le</strong> di Bergamo la richiesta di costituzione<br />

parte civi<strong>le</strong> di <strong>Legambiente</strong> e dei comuni confinanti, interessati dall'attività il<strong>le</strong>cita.<br />

Anche Brescia e la sua provincia, la più estesa <strong>del</strong>la <strong>Lombardia</strong>, rappresenta senza<br />

dubbio una zona ad alta concentrazione di reati ambientali. Numerosi sono stati nel corso<br />

di quest'anno gli interventi effettuati dal NOE, a partire dal <strong>caso</strong> degli sversamenti abusivi<br />

effettuati dagli amministratori di quattro società a Padenghe sul Garda, nel giugno <strong>del</strong><br />

2008, denunciati per gestione il<strong>le</strong>cita di rifiuti e apertura di scarichi industriali non<br />

autorizzati. Gli amministratori si sono resi protagonisti <strong>del</strong>lo sversamento di misce<strong>le</strong><br />

idrocarburiche nel lago di Garda, in prossimità <strong>del</strong>la fonte sono state inoltre rinvenute<br />

cisterne interrate (contenenti residui di idrocarburi). <strong>Il</strong> tutto è partito da una motovedetta<br />

dei Carabinieri di Salò che, impegnata in un controllo, si era imbattuta in una chiazza<br />

o<strong>le</strong>osa. Da lì, seguendo la scia, sono risaliti fino alla cisterna incriminata, inserita all'interno<br />

di un vecchio cantiere nava<strong>le</strong> in demolizione, che doveva far posto ad edifici residenziali<br />

<strong>del</strong> valore stimato in 10 milioni di euro. <strong>Il</strong> movente di questa attività sarebbe costituito dalla<br />

necessità, per <strong>le</strong> società, di scongiurare ritardi sui lavori che uno smaltimento regolare dei<br />

rifiuti speciali e tossici avrebbe comportato.<br />

A Rovato i Carabinieri <strong>del</strong> NOE di Brescia hanno sequestrato l'ennesima area (25 mila<br />

metri quadrati adibiti a discarica abusiva di rifiuti), denunciato 4 persone, tra cui il <strong>le</strong>ga<strong>le</strong><br />

rappresentante di una ditta edi<strong>le</strong>, il responsabi<strong>le</strong> tecnico di cantiere, il direttore dei lavori di<br />

demolizione e il titolare di una ditta di escavazione per gestione il<strong>le</strong>cita e realizzazione di<br />

discarica abusiva di rifiuti.<br />

In settembre sempre i NOE di Brescia hanno effettuato il sequestro di 3 mila metri quadrati<br />

a Lonato <strong>del</strong> Garda, una discarica di rifiuti speciali pericolosi (imballaggi, metalli,<br />

attrezzature industriali obso<strong>le</strong>te e fusti contenenti varie sostanze). I due rappresentanti di<br />

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una ditta bresciana sono stati denunciati per gestione il<strong>le</strong>cita di rifiuti speciali pericolosi,<br />

consistenti in materia<strong>le</strong> abrasivo di scarto e polveri pericolose.<br />

A testimonianza <strong>del</strong>la gravità, nei numeri, <strong>del</strong>la situazione di Brescia, vi è il ritmo<br />

inesorabi<strong>le</strong> che <strong>le</strong> denunce <strong>del</strong> NOE mantiene nel corso di tutto l’anno. In ottobre viene<br />

denunciato il titolare di una ditta operante nel settore <strong>del</strong>la movimentazione <strong>del</strong><strong>le</strong> terre per<br />

gestione il<strong>le</strong>cita, deposito incontrollato e realizzazione di discarica abusiva di rifiuti, con il<br />

sequestro dei 2 mila metri quadrati in cui erano seppelliti i rifiuti pericolosi.<br />

Numerosi sono stati, sempre nel bresciano, i piccoli casi individuati dal NOE e che hanno<br />

visto come protagonisti preva<strong>le</strong>ntemente aziende edili <strong>le</strong> quali non hanno gestito come<br />

rifiuti speciali il materia<strong>le</strong> derivante dal<strong>le</strong> opere di demolizione, in alcuni casi utilizzando<br />

questi scarti in altre opere (in un episodio come sottofondo di una pista ciclabi<strong>le</strong>). In tutti<br />

questi interventi è sempre scattata la denuncia per gestione il<strong>le</strong>cita di rifiuti.<br />

I reati ambientali, spesso incontrano la compiacenza o l'appoggio di soggetti istituzionali o<br />

privati adibiti al controllo (enti pubblici o enti indipendenti adibiti ad analisi e certificazioni<br />

ambientali). Nel dicembre 2008 a finire sotto accusa è un laboratorio di Calcinato (Bs),<br />

dove sono state arrestate 8 persone, che avrebbero falsificato <strong>le</strong> analisi dei rifiuti che da<br />

speciali e pericolosi si trasformavano miracolosamente in inerti; così tonnellate di rifiuti<br />

finivano in semplici discariche. A questa conclusione sono giunte <strong>le</strong> indagini <strong>del</strong> Corpo<br />

Foresta<strong>le</strong> <strong>del</strong>lo Stato di Vicenza, coordinate dalla Procura <strong>del</strong>la Repubblica di Trento su di<br />

un traffico il<strong>le</strong>cito di rifiuti. <strong>Il</strong> laboratorio è stato messo sotto sequestro. 123 mila sono state<br />

<strong>le</strong> tonnellate di rifiuti sottoposte a questo “specia<strong>le</strong> trattamento” (residui di lavorazione di<br />

acciaierie, di cartiere) e stoccate in un sito di ripristino ambienta<strong>le</strong> a Roncegno, in Trentino.<br />

Sempre nel mese di Dicembre è un dipendente <strong>del</strong>l'ARPA (Dipartimento di Brescia) a finire<br />

nel mirino dei NOE. Le accuse sono quel<strong>le</strong> di abuso d'ufficio, truffa e peculato. L'indagine,<br />

denominata “Amici miei”, ha avuto origine dal sospetto che in ARPA vi fosse un soggetto<br />

che, grazie al proprio incarico di vigilanza e in contrasto con la propria funzione, potesse<br />

svolgere attività a favore dei privati. <strong>Il</strong> dipendente, grazie all'esperienza maturata, stipulava<br />

contratti di consu<strong>le</strong>nza ambienta<strong>le</strong> con <strong>le</strong> stesse aziende che ricadevano sotto il controllo<br />

<strong>del</strong> suo ufficio, ricavandone ingenti profitti personali.<br />

Milano e la sua provincia<br />

<strong>Il</strong> contrasto di Milano e provincia nei confronti all'il<strong>le</strong>galità ambienta<strong>le</strong> (discariche abusive,<br />

abbandono di rifiuti di ogni genere, contaminazioni) è una lotta quotidiana tra “guardie e<br />

ladri” che, malgrado i proclami e i risultati sbandierati, così come <strong>le</strong> preoccupazioni e gli<br />

allarmi lanciati annualmente dagli organi competenti, vede preva<strong>le</strong>re i “ladri”, piccoli<br />

imprenditori, agricoltori, semplici cittadini irresponsabili e senza scrupoli.<br />

Secondo un'indagine <strong>del</strong>la Provincia di Milano sono 600 i siti inquinati che aspettano un<br />

piano di bonifica. La storia di Milano è quella di un passato chimico-industria<strong>le</strong><br />

ingombrante, di un tempo, non molto lontano, in cui per lo sviluppo economico tutto era<br />

dovuto e niente suscitava preoccupazione. L'eredità che quel periodo ci ha lasciato è fatta<br />

di idrocarburi, solventi, amianto, che, sottoterra, sono entrati in contatto con la falda,<br />

hanno compromesso l'ambiente, hanno messo a repentaglio la salute dei cittadini. Le<br />

grandi aziende che hanno fatto la storia <strong>del</strong>lo sviluppo economico <strong>del</strong>la città e <strong>del</strong>la<br />

<strong>Lombardia</strong> nel suo comp<strong>le</strong>sso, spesso hanno anche fatto la storia <strong>del</strong> degrado <strong>del</strong><br />

territorio. Accanto all'eredità di questo passato c'è un presente fatto di nuovi inquinamenti<br />

di picco<strong>le</strong> aziende, ma rischiano di creare gravi danni all'ambiente. Tra i tanti casi che<br />

potremmo citare, c'è un'officina abusiva di Quinto Romano colpevo<strong>le</strong> di aver scaricato oli<br />

esausti, benzina e gasolio nel sottosuolo. Ma sono innumerevoli e difficili da contrastare<br />

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per <strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l'ordine i casi di officine abusive che scaricano il<strong>le</strong>citamente oli esausti,<br />

officine spesso nascoste e difficili da individuare.<br />

<strong>Il</strong> grande Business è però costituito dal<strong>le</strong> discariche abusive, dallo smaltimento il<strong>le</strong>cito di<br />

eternit, dallo smaltimento il<strong>le</strong>cito <strong>del</strong><strong>le</strong> macerie dei palazzi in demolizione.<br />

Sei imprenditori lombardi sono stati accusati di aver trattato rifiuti pericolosi come se non<br />

lo fossero, incassando il risparmio derivato dal mancato trattamento nei loro impianti. Li<br />

avrebbero in seguito conferiti in varie discariche in Italia e all'estero, cambiando la loro<br />

classificazione. In un <strong>caso</strong> avrebbero anche depositato amianto in un'area non<br />

autorizzata. <strong>Il</strong> traffico, scoperto dai carabinieri <strong>del</strong> NOE di Milano, coordinati dalla Procura<br />

<strong>del</strong>la Repubblica di Milano, era incentrato su due aziende lombarde, i cui responsabili<br />

sono accusati di aver ritirato dal Comune di Milano e da altri comuni <strong>del</strong>la <strong>Lombardia</strong>, fino<br />

al settembre 2007, “terre di spazzamento strade con un alta concentrazione di idrocarburi”<br />

che venivano classificati come rifiuti non pericolosi, così da evitare lo smaltimento negli<br />

appositi impianti, procurandosi un cospicuo risparmio.<br />

A Pero i carabinieri <strong>del</strong> NOE di Milano hanno denunciato i rappresentanti di due società<br />

operanti nel settore edi<strong>le</strong> per aver realizzato un deposito abusivo di rifiuti speciali costituiti<br />

da detriti di demolizioni e costruzioni (rifiuti speciali), in una zona sottoposta a vincolo<br />

paesaggistico.<br />

Lo smaltimento il<strong>le</strong>cito di rifiuti e in particolare, data la galoppante espansione <strong>del</strong> cemento<br />

che caratterizza la <strong>Lombardia</strong>, di rifiuti <strong>del</strong>l'edilizia, non è solo una piaga che colpisce <strong>le</strong><br />

periferie e la campagna lombarda (o quello che ne rimane), ma colpisce anche il cuore di<br />

Milano, per giunta nell'ambito dei progetti edilizi più famosi, degli architetti di grido.<br />

Nel mese di luglio su de<strong>le</strong>ga <strong>del</strong>la Procura di Milano, a seguito <strong>del</strong>la denuncia di alcuni<br />

comitati di cittadini, la Guardia di Finanza e il Corpo Foresta<strong>le</strong> <strong>del</strong>lo Stato hanno effettuato<br />

controlli sullo smaltimento <strong>del</strong><strong>le</strong> macerie <strong>del</strong>la vecchia fiera di Milano, nei cantieri Citylife,<br />

nei riguardi <strong>del</strong>l'azienda <strong>le</strong>ader nella demolizione dei grandi edifici che per ha l'appalto<br />

<strong>del</strong>lo smaltimento dei materiali frutto <strong>del</strong><strong>le</strong> demolizioni <strong>del</strong>l'intero progetto, che devono<br />

essere gestiti come sostanze nocive (data la presenza di coperture in amianto e lane<br />

minerali).<br />

All'inizio di febbraio 2009 due finanzieri e un avvocato svizzero sono finiti in manette con<br />

l'accusa di aver smaltito a prezzo maggiorato <strong>del</strong> 30 per cento i rifiuti <strong>del</strong>la bonifica <strong>del</strong>l'ex<br />

area industria<strong>le</strong> Montecity-Rogoredo, dove sta nascendo il tanto avveniristico quanto<br />

discusso quartiere Santa Giulia.<br />

L'intreccio tra appalti, cantieri e traffico il<strong>le</strong>cito di rifiuti arriva al<strong>le</strong> fondamenta <strong>del</strong>la nuova<br />

sede <strong>del</strong>la Regione <strong>Lombardia</strong> che dovrebbe essere ultimata entro la fine <strong>del</strong> 2009. I NOE<br />

di Milano hanno segnalato alla magistratura presunte irregolarità <strong>le</strong>gate ai lavori per la<br />

realizzazione <strong>del</strong> nuovo grattacielo che ospiterà gli uffici <strong>del</strong>la Regione in via Melchiorre<br />

Gioia. I reati ipotizzati dai carabinieri vanno dalla concussione alla corruzione, dalla<br />

turbativa d'asta alla truffa, dal<strong>le</strong> false fatturazioni fino al traffico il<strong>le</strong>cito di rifiuti. L'indagine<br />

di Milano è partita dal<strong>le</strong> intercettazioni effettuate dalla Procura di Potenza nell'ambito <strong>del</strong><strong>le</strong><br />

indagini sul<strong>le</strong> estrazioni petrolifere in Basilicata. Partendo dal<strong>le</strong> indicazioni emerse dal<strong>le</strong><br />

intercettazioni è stata adottata la misura cautelare nei confronti di un imprenditore,<br />

arrestato per l'inchiesta sul<strong>le</strong> presunte tangenti <strong>le</strong>gate al<strong>le</strong> estrazioni petrolifere e coinvolto,<br />

secondo i carabinieri, anche nel<strong>le</strong> presunte irregolarità per la nuova sede <strong>del</strong>la Regione<br />

<strong>Lombardia</strong>. In merito a questo secondo filone l'imprenditore si è occupato, infatti, tramite<br />

una <strong>del</strong><strong>le</strong> imprese a lui riconducibili, in subappalto per conto di un'altra azienda, dei lavori<br />

di movimento terra. Durante gli scavi sarebbero emersi materiali contaminati da idrocarburi<br />

che un'altra ditta facente capo allo stesso industria<strong>le</strong> ha provveduto a rimuovere,<br />

seguendo procedure amministrative che, secondo quanto segnalato dai carabinieri, non<br />

sarebbero state corrette, al punto da includere tra <strong>le</strong> accuse anche quella di traffico il<strong>le</strong>cito<br />

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di rifiuti.<br />

L'aggressione al Parco Agricolo Sud Milano<br />

Dalla città alla campagna, l'il<strong>le</strong>galità ambienta<strong>le</strong> diffonde i suoi tentacoli dal<strong>le</strong> grandi opere<br />

e dai grandi appalti <strong>del</strong>la metropoli fino al<strong>le</strong> aziende <strong>del</strong>la provincia, immerse nel territorio<br />

agricolo milanese. Picco<strong>le</strong> discariche e piccoli scarichi abusivi lasciano pesanti cicatrici<br />

nell'ultimo prezioso avamposto <strong>del</strong>l'agricoltura milanese, quella non ancora soffocata dal<br />

cemento.<br />

In un campo di mais, in pieno Parco Agricolo Sud Milano, nel territorio di Lacchiarella, è<br />

stata rinvenuta una discarica di frigoriferi, forni, lampadari e altri e<strong>le</strong>ttrodomestici, in un<br />

zona già caratterizzata dallo scempio <strong>del</strong>l'abbandono di rifiuti, che sembra quasi diventato<br />

una regola in questa zona, in sostituzione <strong>del</strong><strong>le</strong> piattaforme ecologiche. <strong>Il</strong> materia<strong>le</strong> è<br />

venuto alla luce con il taglio <strong>del</strong> mais. <strong>Il</strong> responsabi<strong>le</strong> è stato ritenuto un autotrasportatore<br />

incaricato di effettuare consegne a domicilio di e<strong>le</strong>ttrodomestici nuovi e ritirare quelli vecchi<br />

(a 40 euro a pezzo). L'operazione notturna di smaltimento il<strong>le</strong>cito avrebbe quindi<br />

consentito un considerevo<strong>le</strong> profitto netto al trasportatore per il mancato smaltimento. Le<br />

Guardie Ecologiche Volontarie però, dopo il ritrovamento, hanno avviato <strong>le</strong> indagini per<br />

individuare il colpevo<strong>le</strong> <strong>del</strong>lo scempio nel cuore <strong>del</strong>l'ultimo avamposto agricolo di Milano.<br />

Le indagini, grazie al rinvenimento di una bolla di ritiro e scarico di uno dei due frigoriferi,<br />

hanno ottenuto i risultati sperati ed è stato possibi<strong>le</strong> risalire alla ditta di consegne a<br />

domicilio degli e<strong>le</strong>ttrodomestici abbandonati.<br />

Un altro episodio si è verificato a Locate, sempre nel Parco Agricolo Sud Milano, dove un<br />

ex area industria<strong>le</strong> è diventata il cimitero di centinaia di pneumatici esausti che si sono<br />

aggiunti ai bancali carichi di lastre di eternit. La portineria fatiscente <strong>del</strong>la ex-Saiwa sembra<br />

costituire l'ingresso emb<strong>le</strong>matico di quello che potremmo definire un santuario<br />

<strong>del</strong>l'abbandono, alla luce <strong>del</strong> so<strong>le</strong>, sotto gli occhi di tutti. Anche in questo <strong>caso</strong> l'attività<br />

<strong>del</strong><strong>le</strong> Guardie Ecologiche Volontarie hanno permesso il ritrovamento e l'avvio <strong>del</strong><strong>le</strong> indagini<br />

che hanno condotto all'individuazione degli autori.<br />

L'amianto sta diventando un vero e proprio prob<strong>le</strong>ma per il Parco. Le cronache di inizio<br />

apri<strong>le</strong> riportano di un nuovo rinvenimento lungo il percorso <strong>del</strong>la provincia<strong>le</strong> 28 Vigentina.<br />

E' l'ennesima discarica abusiva di lastre di eternit dall'inconfondibi<strong>le</strong> forma ondulata,<br />

seriamente danneggiate e frantumate e quindi ancor più pericolose. La provenienza di<br />

questo materia<strong>le</strong> è presumibilmente riconducibi<strong>le</strong> alla bonifica di qualche vecchio<br />

capannone risa<strong>le</strong>nte agli anni Sessanta e Settanta; la responsabilità di queste discariche è<br />

dunque attribuibi<strong>le</strong> a qualche impresa edi<strong>le</strong> operante in ristrutturazioni. Fizzonasco,<br />

Rozzano, Opera, Locate Triulzi, nessun paese <strong>del</strong> Sud Milano viene risparmiato da questa<br />

vera e propria aggressione.<br />

Questi sono solo i casi più eclatanti in questa area tanto ampia e preziosa quanto<br />

tristemente deturpata, giorno dopo giorno, discarica dopo discarica.<br />

La criminalità ambienta<strong>le</strong> nel<strong>le</strong> altre province<br />

La provincia di Cremona pur apparendo immune da reati ambientali di grande entità <strong>le</strong>gati<br />

al traffico il<strong>le</strong>cito e di smaltimento dei rifiuti, in realtà non ne è stata risparmiata. Nel mese<br />

di giugno l'esondazione <strong>del</strong> Po e il ritiro <strong>del</strong><strong>le</strong> acque che ne è seguito è come se avesse<br />

scattato una fotografia <strong>del</strong>lo stato di salute, pessima, <strong>del</strong> fiume più importante d'Italia e un<br />

tempo emb<strong>le</strong>ma <strong>del</strong>la fertilità <strong>del</strong>la pianura Padana. I flussi <strong>del</strong>l'acqua hanno messo in<br />

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evidenza la somma, nel tempo, di tanti scarichi il<strong>le</strong>citi che, insieme, hanno formato un vero<br />

e proprio disastro. Nella provincia di Cremona, in particolare, <strong>le</strong> rive <strong>del</strong> fiume sono<br />

infestate da tonnellate di rifiuti, anche pericolosi e tossici (bombo<strong>le</strong> di gas, fusti di<br />

carburante, bottiglie e sacchi di plastica), abbandonati nel tempo nel<strong>le</strong> acque. Le<br />

amministrazioni locali dopo alcune ispezioni preliminari hanno lanciato l'allarme, o ,<br />

sarebbe meglio dire, un grido di dolore rivolto alla Regione affinchè stanzi i fondi e gli<br />

interventi necessari per porre rimedio a questa situazione, già pesantemente<br />

pregiudicata, e di cui si ha iniziato ad occuparsi, nei limiti <strong>del</strong><strong>le</strong> sue competenze, la<br />

Protezione civi<strong>le</strong> e i suoi volontari.<br />

A Spinadesco, sempre nella provincia di Cremona, i carabinieri <strong>del</strong> NOE di Brescia hanno<br />

scoperto e sequestrato nel mese di agosto <strong>del</strong> 2008 18 mila metri quadrati in cui una<br />

azienda operante nel settore <strong>del</strong>la produzione di manufatti, aveva riversato e tombato i<br />

suoi rifiuti inerti e speciali. L'azienda è stata quindi denunciata per realizzazione di<br />

discarica abusiva e deposito incontrollato di rifiuti speciali.<br />

Casi di gestione il<strong>le</strong>cita di rifiuti non sono mancati nemmeno da parte di aziende <strong>del</strong>la<br />

provincia di Mantova.<br />

Nel mese di apri<strong>le</strong> sei persone sono finite sotto inchiesta dalla Procura di Mantova per<br />

abbandono di rifiuti tossici-nocivi, su segnalazione di alcuni abitanti di Magnacavallo,<br />

paese <strong>del</strong> basso mantovano, che, avendo notato la presenza di bidoni abbandonati nei<br />

fossi <strong>del</strong><strong>le</strong> campagne attorno al centro abitato, hanno riportato <strong>le</strong> loro preoccupazioni alla<br />

polizia loca<strong>le</strong>. I bidoni sono risultati pieni di vernici e solventi, sono stati quindi stoccati e<br />

posti sotto sequestro, ma, soprattutto, è stata individuata la ditta responsabi<strong>le</strong> che si è<br />

dichiarata comp<strong>le</strong>tamente estranea ai fatti e, a suo dire, lo dimostrerà.<br />

Ad ottobre nel capoluogo mantovano 100 fusti di polveri di abbattimento fumi degli impianti<br />

iceneritori, filtri esausti e ceneri di combustione sono stati sequestrati dai NOE di Trento<br />

che hanno emesso una denuncia nei confronti di un imprenditore.<br />

L'il<strong>le</strong>galità ambienta<strong>le</strong> non guarda in faccia a niente e a nessuno e non risparmia<br />

nemmeno i rifiuti cimiteriali. La dimostrazione è il sequestro, a dicembre, di una vasca<br />

nella discarica di rifiuti non pericolosi di Mariana Mantovana, nella qua<strong>le</strong> sarebbero state<br />

smaltite <strong>le</strong> polveri provenienti dal forno crematorio. L'indagine è partita dai carabinieri <strong>del</strong><br />

NOE di Trento. Le analisi <strong>del</strong>l'ARPA hanno accertato l'estrema pericolosità <strong>del</strong> rifiuto, <strong>le</strong> cui<br />

componenti superano di 400 volte i limiti di <strong>le</strong>gge e sono quindi stati ritenuti assolutamente<br />

incompatibili persino per uno smaltimento in discariche per rifiuti pericolosi. La discarica<br />

autorizzata solo per i rifiuti non pericolosi non poteva ricevere <strong>le</strong> ceneri dei defunti, <strong>le</strong> quali<br />

hanno bisogno di un trattamento di inertizzazione.<br />

Infine, sempre nel mese di dicembre, a Bigarello nella campagna mantovana, <strong>le</strong> Guardia<br />

Ecologiche Volontarie hanno rinvenuto grandi quantità di pneumatici, residui ferrosi e<br />

plastici, carcasse di e<strong>le</strong>ttrodomestici e auto, accatastati sul terreno senza alcuna<br />

protezione, tanto da far temere una contaminazione <strong>del</strong>la falda acquifera. Due fratelli<br />

proprietari <strong>del</strong> terreno e titolari di un'impresa di rottamazione sono finiti sotto inchiesta, la<br />

presenza nell'area di un autocompattatore e di una ruspa fa pensare ad una vera e propria<br />

attività di trattamento abusivo di rifiuti.<br />

I carabinieri <strong>del</strong> NOE di Milano hanno denunciato i rappresentanti di due società per<br />

smaltimento il<strong>le</strong>cito di rifiuti a Pieve Fissiraga, in Provincia di Lodi, che ha interessato<br />

un'area agricola.<br />

L'amministratore di una società di Como, autorizzata al recupero <strong>del</strong><strong>le</strong> vecchie traversine<br />

in <strong>le</strong>gno dei binari ferroviari (dismesse perché sostituite con quel<strong>le</strong> in cemento), è finito<br />

sotto inchiesta per il mancato rispetto <strong>del</strong><strong>le</strong> prescrizioni autorizzative ed il conseguente<br />

smaltimento abusivo di rifiuti pericolosi. Questo materia<strong>le</strong>, dato l'e<strong>le</strong>vato contenuto di<br />

creosoto (una miscela di oli minerali e catrame), è estremamente tossico e ne è vietato<br />

37


l'utilizzo, tranne che per casi particolari come la realizzazione di palizzate e paravalanghe<br />

e comunque dopo trattamento. 32 tonnellate di questo pericoloso rifiuto sono stati trovati,<br />

grazie all'attività <strong>del</strong> Corpo Foresta<strong>le</strong> <strong>del</strong>lo Stato di Piacenza, presso un agricoltore<br />

piacentino che, ignaro, lo aveva acquistato in grandi quantità dalla ditta comasca al fine di<br />

utilizzarlo nella realizzazione di pali di sostegno di una recinzione per cavalli, ma in realtà il<br />

materia<strong>le</strong> non era mai stato trattato correttamente.<br />

38


Le principali operazioni relative al ciclo dei rifiuti in <strong>Lombardia</strong><br />

Località Pr. Data Tipologia Forza di polizia<br />

Magnacavallo Mn 09/04/2008 Rifiuti pericolosi Polizia loca<strong>le</strong><br />

Ciserano Bg 15/04/2008 Rifiuti speciali Guardia di<br />

Finanza di<br />

Bergamo<br />

Bonate Sotto Bg 05/05/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Assago Mi 05/05/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Capriate San<br />

Gervasio<br />

Bg 05/06/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Rivanazzano Pv 11/06/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Padenghe sul<br />

Garda<br />

Bs 24/06/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Pero Mi 24/06/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Milano Mi 08/07/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Buccinasco Mi 10/07/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Olgiate Olona Va 17/07/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Corpo Foresta<strong>le</strong><br />

<strong>del</strong>lo Stato di<br />

Bergamo<br />

Guardia di<br />

Finanza di<br />

Milano<br />

Polizia<br />

Provincia<strong>le</strong> di<br />

Bergamo<br />

Corpo Foresta<strong>le</strong><br />

<strong>del</strong>lo Stato di<br />

Pavia e Lodi<br />

NOE di Brescia<br />

NOE di Milano<br />

Guardia di<br />

Finanza di<br />

Milano<br />

Guardia di<br />

Finanza di<br />

Milano<br />

NOE di Milano<br />

Pieve Fissiraga Lo 17/07/2008 Rifiuti speciali NOE di Milano<br />

Rovato Bs 22/07/2008 Rifiuti speciali NOE di Brescia<br />

Pero Mi 08/08/2008 Rifiuti speciali NOE di Milano<br />

Spinadesco Cr 28/08/2008 Rifiuti speciali NOE di Brescia<br />

Lonato <strong>del</strong><br />

Garda<br />

Bs 03/09/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Brescia Bs 10/09/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Desio Mi 18/09/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

39<br />

NOE di Brescia<br />

NOE di Brescia<br />

Polizia<br />

Provincia<strong>le</strong> di<br />

Milano


Bergamo Bg 03/10/2008 Rifiuti speciali NOE di Brescia<br />

Brescia Bs 14/10/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Lacchiarella Mi 14/10/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Mantova Mn 16/10/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Castelfranco di<br />

Rogno<br />

Bg 23/10/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Locate Triulzi Mi 11/11/08 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Calusco D'Adda Bg 14/11/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Grumello <strong>del</strong><br />

Monte<br />

Robecchetto con<br />

Induno<br />

Bg 28/11/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Mi 09/12/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Calcinato Bs 11/12/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

NOE di Brescia<br />

GEV Provincia di<br />

Milano<br />

NOE di Trento<br />

Carabinieri di<br />

Bergamo<br />

GEV Provincia di<br />

Milano<br />

NOE di Brescia<br />

Carabinieri di<br />

Bergamo<br />

NOE di Milano<br />

Corpo Foresta<strong>le</strong><br />

<strong>del</strong>lo Stato di<br />

Vicenza<br />

Brescia Bs 18/12/2008 Abuso d'ufficio NOE di Brescia<br />

Mariana<br />

Mantovana<br />

Mn 19/12/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Bigarello Mn 30/12/2008 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

NOE di Trento<br />

GEV Provincia di<br />

Mantova<br />

Milano Mi 04/01/2009 Rifiuti speciali NOE di Milano<br />

Milano Mi 13/01/2009 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Como Co 22/01/2009 Rifiuti speciali<br />

pericolosi<br />

Polizia<br />

Municipa<strong>le</strong> di<br />

Milano<br />

Corpo Foresta<strong>le</strong><br />

<strong>del</strong>lo Stato di<br />

Piacenza<br />

Milano Mi 03/02/2009 Rifiuti speciali Polizia<br />

Giudiziaria <strong>del</strong>la<br />

Procura di<br />

Milano<br />

Brescia Bs 04/02/2009 Rifiuti speciali NOE di Brescia<br />

Toscolano<br />

Maderno<br />

Bs 05/02/2009 Rifiuti inerti NOE di Brescia<br />

40


<strong>Il</strong> ciclo <strong>del</strong> cemento in <strong>Lombardia</strong><br />

Nonostante il calo <strong>del</strong><strong>le</strong> infrazioni accertate dal<strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine (261), così come <strong>del</strong><strong>le</strong><br />

denunce (400) e dei sequestri (26) rispetto all’anno precedente, il 2008 è l’anno <strong>del</strong>la<br />

conferma dei forti interessi e <strong>del</strong> coinvolgimento <strong>del</strong>la criminalità organizzata, soprattutto<br />

calabrese, negli appalti pubblici per la realizzazione <strong>del</strong><strong>le</strong> infrastrutture e <strong>del</strong><strong>le</strong> grandi<br />

opere in <strong>Lombardia</strong>. Sono <strong>le</strong> relazioni semestrali <strong>del</strong>la Direzione investigativa antimafia e<br />

quella annua<strong>le</strong> <strong>del</strong>la Direzione naziona<strong>le</strong> antimafia, e soprattutto <strong>le</strong> inchieste <strong>del</strong>la<br />

magistratura, a fugare ogni dubbio in proposito.<br />

Da quanto evidenziato nel<strong>le</strong> relazioni istituzionali e dai risultati <strong>del</strong><strong>le</strong> recenti indagini<br />

emerge il quadro di una criminalità organizzata che riesce ad infiltrarsi negli appalti con la<br />

collaudata pratica <strong>del</strong> “massimo ribasso” nel<strong>le</strong> gare, facendo offerte non sostenibili per <strong>le</strong><br />

altre imprese (servendosi di intimidazioni e vio<strong>le</strong>nza, nonché di materia<strong>le</strong> di bassa qualità<br />

e manodopera a basso costo), accaparrandosi appalti di valore inferiore alla soglia al di<br />

sotto <strong>del</strong>la qua<strong>le</strong> <strong>le</strong> imprese non sono tenute a presentare la certificazione antimafia o<br />

servendosi di prestanome per gli appalti di valore superiore (aggirando di fatto gli obbighi<br />

di certificazione antimafia), ma è soprattutto abi<strong>le</strong> nell'infiltrarsi grazie a subappalti e a subcontratti.<br />

La <strong>Lombardia</strong> è la regione giusta per l'attività di riciclaggio, quella che offre <strong>le</strong><br />

maggiori opportunità per reimpiegare la montagna di denaro dei traffici il<strong>le</strong>citi.<br />

Queste <strong>le</strong> paro<strong>le</strong> <strong>del</strong> Sostituto Procuratore Macrì che meglio definiscono la portata <strong>del</strong><br />

fenomeno 'ndrangheta in <strong>Lombardia</strong>: “Si è alla vigilia di una vera e propria rivoluzione<br />

copernicana. Non vi sono più tanti satelliti che ruotano attorno ad un unico so<strong>le</strong>, ma una<br />

struttura federata, disposta a dialogare con la vecchia casa-madre, ma non più a<br />

dipendere da essa, sia quanto alla nomina dei responsabili <strong>del</strong>la periferia <strong>del</strong>l'impero, sia<br />

sia quanto all'adozione <strong>del</strong><strong>le</strong> nuove strategie e alla condivisione dei profitti. La 'ndrangheta<br />

avrà, in tal modo, comp<strong>le</strong>tato il suo lungo percorso di occupazione <strong>del</strong>la più ricca e<br />

produttiva regione <strong>del</strong> paese. Non più un'occupazione precaria, ma definitiva, con strutture<br />

permanenti di direzione, con il territorio rigidamente suddiviso. [...] Nel giro di pochi anni i<br />

rapporti di forza potrebbero rovesciarsi e, davvero, i centri decisionali potrebbero spostarsi<br />

dalla Calabria alla <strong>Lombardia</strong>”.<br />

Operazione “Isola”<br />

La prima generazione di esponenti <strong>del</strong>la 'ndrangheta in <strong>Lombardia</strong> effettuava estorsioni e<br />

sequestri di persona, la seconda generazione penetrava nell'economia <strong>le</strong>ga<strong>le</strong> tramite<br />

prestanome, come soci occulti, la terza generazione conosce perfettamente il territorio e<br />

ora si è fatta impresa a tutti gli effetti.<br />

A metà marzo prende il via l’operazione “Isola” <strong>del</strong>la Direzione distrettua<strong>le</strong> antimafia di<br />

Milano in collaborazione con i carabinieri di Monza, che fa scattare 22 ordinanze di<br />

custodia cautelare con l’accusa di associazione a <strong>del</strong>inquere di stampo mafioso. Gli<br />

arrestati sarebbero componenti <strong>del</strong>la ‘ndrangheta, responsabili anche a vario titolo di<br />

detenzione e porto il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong> di armi da guerra (tra cui un lanciarazzi in dotazione alla Nato),<br />

tentato omicidio, estorsione. È finita in ga<strong>le</strong>ra, insieme al boss Marcello Paparo (originario<br />

di Crotone) e alla figlia Luana (di soli 20 anni), la cosiddetta ‘ndrangheta di terza<br />

generazione che aveva in pugno appalti e aziende a Cologno Monzese. Secondo la<br />

ricostruzione degli inquirenti, il capo clan finito in ga<strong>le</strong>ra è un imprenditore ed esponente di<br />

una storica famiglia <strong>del</strong>la ‘ndrangheta di Isola Capo Rizzuto, da tempo contrapposta a un<br />

altro clan di quella stessa area <strong>del</strong>la Calabria. Durante <strong>le</strong> indagini gli investigatori hanno<br />

41


sequestrato somme di denaro per un tota<strong>le</strong> di 10 milioni di euro. Le indagini hanno potuto<br />

accertare che questa costola <strong>del</strong>la ‘ndrangheta, <strong>le</strong>gata al<strong>le</strong> famiglie Nicoscia e Arena, era<br />

riuscita a inserirsi anche nella gestione degli appalti <strong>le</strong>gati alla Tav. Al boss e a sua figlia<br />

sono riconducibili una serie di società specializzate nella movimentazione terra.<br />

Cooperative che mirano a espandersi e nel farlo, spiegano gli inquirenti, “adottano<br />

modalità mafiose”. Per esempio, la banda è sospettata di aver gambizzato, a Milano, il<br />

vicepresidente di una cooperativa che non avrebbe accettato di farsi da parte nel<strong>le</strong><br />

trattative per la realizzazione di un polo commercia<strong>le</strong>. <strong>Il</strong> gruppo Paparo era riuscito a<br />

infiltrarsi nella tratta Pioltello-Pozzuolo Martesana per la realizzazione <strong>del</strong>l’alta velocità:<br />

una presenza che ha messo in allarme gli inquirenti. I controlli all’interno dei cantieri hanno<br />

permesso, spiegano gli investigatori, di “accertare la presenza il<strong>le</strong>ga<strong>le</strong> dei Paparo”. Le<br />

indagini sono partite dopo che, nella notte tra il 3 e il 4 ottobre scorso, alcuni colpi di arma<br />

da fuoco sono stati esplosi a Cologno Monzese contro l’abitazione e l’auto di Marcello<br />

Paparo.<br />

Al consorzio che ha al proprio vertice Paparo si riconducono sei cooperative, attive nel<br />

settore <strong>del</strong>la logistica (piccoli trasporti, facchinaggio, pulizie) in cui esercitava con la<br />

vio<strong>le</strong>nza la sua pressione al fine di acquisire lavori e nel tentativo di assorbire altre<br />

cooperative (ne sono esempi eclatanti la spedizione punitiva nei confronti di un<br />

sindacalista a Segrate e il tentato omicidio nei confronti <strong>del</strong> vice presidente di una<br />

cooperativa chiamata a lavorare per Esselunga e colpevo<strong>le</strong> di non aver ceduto al<strong>le</strong><br />

pressioni di acquisizione esercitate dal consorzio). Ma il consorzio, come <strong>le</strong> indagini hanno<br />

dimostrato grazie a intercettazioni te<strong>le</strong>foniche e riprese video durate per mesi, era attivo<br />

soprattutto nel movimento terra dei cantieri <strong>del</strong>la Tav nella tratta Pioltello-Pozzuolo<br />

Martesana. Le Ferrovie <strong>del</strong>lo Stato vietano di subappaltare più <strong>del</strong> 2% dei lavori,<br />

pretendendo il rispetto <strong>del</strong><strong>le</strong> norme antimafia, ma non è stato sufficiente. Le imprese sono<br />

libere da certificazioni antimafia per i subappalti di valore inferiore alla soglia di <strong>le</strong>gge e,<br />

quando questo veniva superato, bastava fare ricorso a prestanome o fabbricare falsi<br />

contratti retrodatati per nascondere l'esistenza stessa <strong>del</strong> subappalto. Questo è quanto<br />

accaduto nei lavori <strong>del</strong>la Tav nella tratta Milano-Venezia. Come emerge dal<strong>le</strong><br />

intercattazioni, un manager lombardo ha suggerito ai clan come evitare i controlli <strong>del</strong><strong>le</strong><br />

Ferrovie: “Sui camion schiaffaci due targhette XXXXX, così <strong>le</strong> ferrovie non dicono niente”.<br />

In soccorso <strong>del</strong><strong>le</strong> imprese <strong>le</strong>gate ai clan che non potevano ufficialmente comparire negli<br />

appalti, sono quindi venute in soccorso, in questo come in altri casi, imprenditori <strong>del</strong> <strong>nord</strong><br />

che hanno affidato loro subappalti totalmente in nero.<br />

Gli e<strong>le</strong>menti raccolti hanno confermato la presenza nel territorio di Cologno Monzese di<br />

clan col<strong>le</strong>gati al<strong>le</strong> famiglie Nicoscia e Arena <strong>del</strong>la ‘ndrangheta calabrese, attive in attività<br />

finalizzate al riciclaggio di denaro sporco, favoreggiamento di latitanti e sfruttamento<br />

<strong>del</strong>l’immigrazione clandestina. Già da più di due anni, inoltre, la Compagnia dei carabinieri<br />

di Sesto San Giovanni indagava nei confronti di una presunta associazione di tipo<br />

‘ndranghestico radicata a Cologno Monzese. Le indagini hanno portato al sequestro di<br />

numerose armi e all’arresto in flagranza di reato di 9 persone. Sono stati eseguiti 18<br />

decreti di perquisizione a carico di altri indagati a vario titolo coinvolti nell’indagine, in<br />

domicili e sedi di imprese in provincia di Milano, Como, La Spezia, Bergamo e<br />

A<strong>le</strong>ssandria. Le ordinanze sono state emesse dal gip di Milano su richiesta <strong>del</strong> pm <strong>del</strong>la<br />

Direzione distrettua<strong>le</strong> antimafia. Come ha spiegato il Procuratore <strong>del</strong>la Repubblica di<br />

Milano Manlio Mina<strong>le</strong>, se la prima generazione dei clan calabresi era dedita al<strong>le</strong> estorsioni<br />

dirette e al traffico di stupefacenti e la seconda partecipava agli utili <strong>del</strong><strong>le</strong> aziende<br />

imponendo la propria presenza in qualità di soci occulti, la terza, “presente nel tessuto<br />

socioeconomico lombardo e forte dei capitali accumulati dai nonni e dai padri”, va oltre<br />

“l’intermediazione parassitaria tipicamente mafiosa” e mostra anche il “tentativo di<br />

42


svincolarsi dal<strong>le</strong> case madri per poter fare affari e tenersi fuori dai contrasti e dal<strong>le</strong> faide<br />

che caratterizzano i territori di origine in Calabria”. Gli arrestati, affiliati al<strong>le</strong> famiglie degli<br />

Arena e dei Nicoscia, fanno parte di due ‘ndrine al centro di una sanguinosa faida che ha<br />

per teatro Isola Capo Rizzuto (Crotone). Però, mentre in Calabria si sparano addosso, nel<br />

milanese <strong>le</strong> due famiglie sono al<strong>le</strong>ate dal 2006 per spartirsi gli affari preva<strong>le</strong>ntemente<br />

incentrati sugli appalti nel settore edi<strong>le</strong>, accanto agli investimenti ormai “tradizionali” nel<br />

mercato immobiliare e finanziario, nel<strong>le</strong> attività commerciali, nei locali pubblici e nel<br />

mercato ortofrutticolo. In <strong>Lombardia</strong> c’è posto per tutti.<br />

Ultimamente in <strong>Lombardia</strong> l'omertà diventa sempre più spesso interesse, specialmente in<br />

un momento in cui <strong>le</strong> banche frenano il credito e <strong>le</strong> imprese mafiose diventano più<br />

competitive.<br />

Lo dimostrano gli imprenditori che affidano ai clan lo smaltimento dei rifiuti pericolosi, che<br />

mettono a disposizione siti da destinare a discariche abusive, lo dimostra il manager<br />

<strong>del</strong>l'azienda bergamsca che ha in mano 160 cantieri tra Bergamo e Milano e che ha<br />

aiutato i clan ad eludere <strong>le</strong> norme antimafia, lo dimostra il fatto che il contabi<strong>le</strong> di tutte <strong>le</strong><br />

imprese dei clan Paparo è un trentenne nato a Vimercate, lombardo “d.o.c.”, ma arrestato<br />

come associato alla 'ndrangheta.<br />

Gli ultimi inquietanti fatti di cronaca <strong>le</strong>gati alla 'ndrangheta: i segnali di una<br />

presenza forte<br />

Appalti edilizi, finanza, centri commerciali, ristorazione, bar, discoteche, qualcuno potrebbe<br />

parlare di una 'ndrangheta ormai ripulita, di un'azienda perfettamente integrata nel tessuto<br />

economico <strong>le</strong>ga<strong>le</strong>, una 'ndrangheta di figli che non hanno più niente a che fare con i<br />

metodi dei padri (spesso in ga<strong>le</strong>ra), ma la cronaca recente ci dice, al contrario, che il<br />

passato ritorna, anzi, è più moderno che mai. I vecchi metodi sono la sovra-struttura<br />

necessaria per <strong>del</strong>imitare e “ricordare” sempre la forza <strong>del</strong>l'impresa malavitosa. Inoltre <strong>le</strong><br />

attività tradizionali quali <strong>le</strong> estorsioni, il traffico di droga e di armi continuano a<br />

rappresentare quella fonte di accumulazione primaria di risorse economiche necessarie<br />

per foraggiare <strong>le</strong> ingenti attività nell'economia <strong>le</strong>ga<strong>le</strong>.<br />

“Facciamo saltare il tuo capannone”, è una frase ricorrente nel<strong>le</strong> intercattazioni <strong>del</strong>la DIA in<br />

<strong>Lombardia</strong>, così come sono più ricorrenti di quanto si possa immaginare, minacce e<br />

pestaggi ad imprenditori e agenti immobiliari, alcune volte altri imprenditori lombardi<br />

diventano persino i mandanti di atti in cui la 'ndrangheta è mero esecutore.<br />

La 'ndrangheta minaccia, intimidisce, ruba, estorce, mette in ginocchia <strong>le</strong> aziende <strong>le</strong>cite in<br />

difficoltà, ancora, oggi come sempre, in <strong>Lombardia</strong> come in Calabria; e , infine, uccide<br />

ancora quando <strong>le</strong> sue rego<strong>le</strong> vengono trasgredite e mettono in discussione la sua forza<br />

basata sulla paura.<br />

La sorella di un'imprenditrice che si rifiutava di pagare il pizzo è stata gambizzata tra <strong>le</strong><br />

province di Varese e Milano nel mese di apri<strong>le</strong>. A seguito <strong>del</strong><strong>le</strong> denunce anti-racket 39<br />

affiliati alla 'ndrangheta sono stati arrestati, avevano fondato una 'ndrina loca<strong>le</strong>, ma di fatto<br />

organismo autonomo, come confermato dal Sostituto Procuratore Antimafia Vincenzo<br />

Macrì, nel territorio compreso tra Varese, Busto Arsizio, Legnano, Lonate Pozzolo. Le<br />

denunce sono state lo sfogo coraggioso di chi ha subito intimidazioni, attentati incendiari<br />

nei propri cantieri e nel<strong>le</strong> proprie attività, di chi ha pagato il pizzo. I Carabinieri <strong>del</strong><br />

Comando di Varese hanno ricostruito la struttura <strong>del</strong>l'organizzazione: ricalca esattamente<br />

la struttura <strong>del</strong><strong>le</strong> 'ndrine di trent'anni fa (un contabi<strong>le</strong>, un contatto con la casa madre).<br />

Tra gli arrestati figura anche il cassiere <strong>del</strong>la 'ndrangheta. Immobiliarista, residente da anni<br />

a Bertonico nel lodigiano, riciclava i proventi <strong>del</strong><strong>le</strong> cosche di tutta la <strong>Lombardia</strong>, derivanti<br />

43


da estorsioni, usura e rapine, attraverso la sua attività.<br />

I capi di oggi, figli o nipoti dei vecchi boss, sono nati in <strong>Lombardia</strong>, ma hanno imparato<br />

dalla tradizione adattandola al contesto economico lombardo di oggi, unendo fiuto<br />

imprenditoria<strong>le</strong> moderno e vecchi metodi.<br />

Expo: una miniera d'oro per l'impresa 'ndrangheta<br />

Quando si parla di appalti pubblici a rischio infiltrazione crimina<strong>le</strong>, l’Expo di Milano <strong>del</strong><br />

2015 è sicuramente quello più vulnerabi<strong>le</strong>. Sono tanti, infatti, i soldi pubblici che<br />

pioveranno a finanziare appalti d’ogni genere, ed è fin troppo faci<strong>le</strong> pensare che su di<br />

questi si scateneranno gli appetiti criminali <strong>del</strong><strong>le</strong> <strong>ecomafie</strong>, ‘ndrangheta in testa.<br />

Milano è la capita<strong>le</strong> <strong>del</strong><strong>le</strong> grandi opere, <strong>del</strong> cemento, ed è anche la vera capita<strong>le</strong> <strong>del</strong>la<br />

'ndrangheta - almeno secondo <strong>le</strong> paro<strong>le</strong> di Vincenzo Macrì, Sostituto Procuratore <strong>del</strong>la<br />

Direzione Naziona<strong>le</strong> Antimafia (DNA) - e sono quindi molto forti gli interessi <strong>del</strong>la<br />

criminalità organizzata nei confronti dei grandi appalti pubblici. Secondo i magistrati <strong>del</strong>la<br />

DDA di Milano, c’è il rischio serio che <strong>le</strong> ‘ndrine siano già al lavoro per entrare nel<strong>le</strong> grandi<br />

commesse per la futura esposizione universa<strong>le</strong>, che “scatena interessi maggiori di quelli<br />

ipotizzabili per il Ponte sullo Stretto di Messina”. E aggiungono: “gli esperti sanno bene<br />

che prospettive di ta<strong>le</strong> portata comportano anche un riassetto, un riposizionamento<br />

organizzativo <strong>del</strong><strong>le</strong> cosche sul territorio”. Spiega Roberto Pennisi, il magistrato che cura il<br />

capitolo Ecomafie nella relazione annua<strong>le</strong> <strong>del</strong>la DNA (2008), nella parte relativa all’Expo di<br />

Milano: “la penetrazione sembra accentuarsi, favorita da una maggiore predisposizione<br />

degli ambienti amministrativi, economici e finanziari ad avva<strong>le</strong>rsi dei rapporti che<br />

s’instaurano con l’ambiente crimina<strong>le</strong>. Soprattutto nei settori <strong>del</strong><strong>le</strong> opere pubbliche,<br />

<strong>del</strong>l’edilizia, dei mercati e <strong>del</strong>la circolazione <strong>del</strong> denaro”. E come fanno notare i magistrati,<br />

oramai da molto tempo operano in <strong>Lombardia</strong> imprese edili e di movimento terra <strong>le</strong>gate ai<br />

clan, perfettamente inserite nel tessuto economico <strong>le</strong>ga<strong>le</strong> <strong>del</strong>l’intera regione. Accanto al<strong>le</strong><br />

attività il<strong>le</strong>cite, sempre altamente remunerative (il mercato <strong>del</strong>la droga in <strong>Lombardia</strong> è<br />

talmente ampio da lasciare spazio a tutte <strong>le</strong> mafie, che si spartiscono lavoro e zone di<br />

controllo), nel<strong>le</strong> mani <strong>del</strong><strong>le</strong> cosche, in <strong>Lombardia</strong> ma soprattutto a Milano, ci sono bar,<br />

ristoranti, centri commerciali (come testimonia tra <strong>le</strong> altre anche l'inchiesta sull'ortomercato<br />

di Milano), che costituiscono i canali privi<strong>le</strong>giati attraverso i quali vengono “lavati” i profitti<br />

il<strong>le</strong>citi. Ma ci sono anche e soprattutto <strong>le</strong> imprese edili e di movimento terra, imprese<br />

potenti, prepotenti e perfettamente inserite nel tessuto economico <strong>le</strong>ga<strong>le</strong>.<br />

Ora è il momento <strong>del</strong>l'Expo, è partita la grande corsa agli appalti e la 'ndrangheta, da<br />

potenza economica qua<strong>le</strong> è, non starà certo a guardare ai nastri di partenza e da ciò che è<br />

emerso fino ad ora tutto lascia pensare che i suoi tentativi di infiltrarsi negli affari milionari<br />

<strong>le</strong>gati all'evento internaziona<strong>le</strong> saranno sempre più forti.<br />

La <strong>Lombardia</strong> è la terza regione italiana per numero di aziende confiscate alla criminalità<br />

organizzata (preceduta solo da Sicilia e Campania), eppure è molto bassa la percezione<br />

<strong>del</strong>la presenza <strong>del</strong><strong>le</strong> mafie sul territorio, anche da parte <strong>del</strong><strong>le</strong> amministrazioni locali di<br />

Milano e hinterland. In questa zone, come già accennato, è particolarmente radicata la<br />

'ndrangheta calabrese, che gode di un contesto economico nel qua<strong>le</strong> può agire<br />

sostanzialmente indisturbata, anche grazie alla colpevo<strong>le</strong> indifferenza, al si<strong>le</strong>nzio<br />

assordante, alla miopia di gran parte <strong>del</strong>la società e dei rappresentati <strong>del</strong><strong>le</strong> istituzioni che,<br />

troppo spesso, sembra che girino la testa dall'altra parte. La libertà di azione di cui<br />

beneficiano <strong>le</strong> cosche è determinata anche dalla scarsità di mezzi a disposizione <strong>del</strong><strong>le</strong><br />

forze <strong>del</strong>l'ordine e <strong>del</strong>la magistratura per contrastarla, “a volte manca perfino il carburante<br />

per l'auto dei pedinamenti” come lamenta GIP Guido Salvini. Le loro attività criminali non<br />

44


sono mai sotto i rif<strong>le</strong>ttori (tranne quando un tradimento necessita di provvedimenti<br />

esemplari), non provocano allarme socia<strong>le</strong>, l'impegno nel loro contrasto non è quasi mai<br />

fonte di consenso politico (al contrario può accadere che sia il loro appoggio ad essere<br />

fonte di voti); sono invisibili, mimetiche e a molti va bene così.<br />

La 'Ndrangheta, a Milano, non spara e non ammazza (quasi) più, ma fa affari. Affari<br />

enormi e l'Expo potrebbe rivelarsi un affare colossa<strong>le</strong>. Qui ha saldato rapporti con<br />

esponenti <strong>del</strong> mondo bancario, finanziario e istituziona<strong>le</strong>, insomma la 'Ndrangheta,<br />

all'ombra <strong>del</strong>la madonnina, non è una visione, è una realtà. E' oggi un vero e proprio<br />

colosso economico-finanziario, foraggiato dal<strong>le</strong> attività il<strong>le</strong>cite (che la relazione <strong>del</strong>la<br />

Commissione Parlamentare Antimafia <strong>del</strong> 2007 definisce “attività di accumulazione<br />

primaria”).<br />

Nei comuni in cui <strong>le</strong> cosche storiche si tramandano gli affari di generazione in generazione<br />

(con i vecchi capifamiglia in ga<strong>le</strong>ra dopo i maxi-processi degli anni Novanta), <strong>le</strong><br />

amministrazioni sembrano spesso far finta di non veder<strong>le</strong>. Intanto <strong>le</strong> cosche si stanno<br />

preparando a mangiare la più grossa fetta possibi<strong>le</strong> <strong>del</strong>la mega torta Expo, favorite dalla<br />

disponibilità di liquidità che, in un momento di crisi economica, potrebbe rivelarsi un fattore<br />

determinante per aggiudicarsi commesse altamente remunerative, in particolar modo<br />

infiltrandosi nei subappalti. Un ulteriore fattore che potrebbe giocare a favore <strong>del</strong><strong>le</strong><br />

infiltrazioni <strong>del</strong>la criminalità organizzata sono i ritardi degli stanziamenti, <strong>del</strong><strong>le</strong> nomine, dei<br />

lavori. La <strong>le</strong>ntezza tipica italiana nella realizzazione <strong>del</strong><strong>le</strong> grandi opere, fatta di<br />

speculazioni politiche ed economiche e che sta già caratterizzando anche l'Expo, potrebbe<br />

portare gli organi decisionali a prestare meno attenzione su chi avrà i subappalti, al solo<br />

scopo di finire i lavori in tempo.<br />

I contatti tra la 'ndragheta e il mondo <strong>del</strong>l'imprenditoria e <strong>del</strong>la politica loca<strong>le</strong> sono<br />

documentati dal<strong>le</strong> intercettazioni ambientali e te<strong>le</strong>foniche, da fotografie e filmati, raccolte<br />

dalla polizia. Dal<strong>le</strong> conversazioni emerge chiaramente l'intenzione <strong>del</strong><strong>le</strong> cosche di essere<br />

coinvolte nella spartizione degli appalti che saranno assegnati nell'ambito<br />

<strong>del</strong>l'organizzazione <strong>del</strong>l'Expo. In particolare queste informazioni sono emerse da<br />

un'inchiesta che è stata avviata dalla Procura di Varese nel marzo 2008 su di un traffico di<br />

cocaina gestito da esponenti <strong>del</strong>la cosca Arena di Isola di Capo Rizzuto. Da questa<br />

indagine sono emersi dapprima i tentativi di condizionare <strong>le</strong> e<strong>le</strong>zioni nella provincia di<br />

Varese, successivamente la 'ndrangheta ha pa<strong>le</strong>sato, sempre nel corso <strong>del</strong><strong>le</strong><br />

intercettazioni, il suo interesse verso l'Expo. Sono quattro <strong>le</strong> riunioni organizzate e<br />

intercettate, a cui avrebbero partecipato, oltre ad un importante esponente <strong>del</strong>la malavita<br />

(a cui viene imputata la gestione <strong>del</strong> traffico di cocaina sotto inchiesta), anche imprenditori<br />

e amministratori pubblici.<br />

Questi sono alcuni indizi, è diffici<strong>le</strong> prevedere come proseguiranno <strong>le</strong> inchieste e quanto<br />

riusciranno <strong>le</strong> cosche ad infiltrarsi; nel frattempo la mafia dei cantieri, il <strong>le</strong>game mattonedenaro-criminalità<br />

organizzata, nei piccoli cantieri <strong>del</strong> varesotto è già una realtà<br />

ampiamente dimostrata da una successione di fatti inquietanti (arresti, intimidazioni,<br />

omicidi) <strong>le</strong>gati ai cantieri.<br />

Secondo il procuratore Pomarici i calabresi controllato la parte ovest tra <strong>le</strong> province di<br />

Milano e di Varese fino a Malpensa. In questa zona sembra che nessun cantiere non<br />

paghi il pizzo. I finanzieri <strong>del</strong>lo Scico (Servizio Centra<strong>le</strong> di Investigazione sulla criminalità<br />

organizzata) intanto segnalano il moltiplicarsi di “prestiti a strozzo strumentali<br />

all'acquisizione di imprese sane” esercitati dai clan.<br />

A preoccupare però è il trend di crescita e la forza di espansione in mano al<strong>le</strong> cosche già<br />

attive nei cantieri <strong>del</strong>la <strong>del</strong>l'alta velocità ferroviaria Torino-Milano e che ora puntano<br />

all'Expo.<br />

Per ora un duro colpo è stato inferto nel luglio 2008 al<strong>le</strong> cosche che operano nel sud<br />

45


Milano dalla Guardia di Finanza: sette <strong>le</strong> aziende sequestrate che avevano monopolizzato<br />

gli appalti pubblici nel movimento terra dei cantieri edili e che avrebbero ulteriormente<br />

incrementato il loro controllo in vista degli appalti <strong>le</strong>gati all'Expo. Ma nonostante questa<br />

operazione, secondo la relazione <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>l'Interno sull'attività <strong>del</strong>la DIA nel primo<br />

semestre <strong>del</strong> 2008, <strong>le</strong> cosche in questione mantengono una posizione di <strong>le</strong>adership<br />

soprattutto dal punto di vista imprenditoria<strong>le</strong>.<br />

L'il<strong>le</strong>galità nel ciclo <strong>del</strong> cemento in <strong>Lombardia</strong><br />

Milano si prepara ad aprire i cantieri per l’Expo 2015, ma si trova ancora a risolvere<br />

prob<strong>le</strong>mi di precedenti eventi, come l’abbattimento <strong>del</strong>l’ecomostro di San Giuliano<br />

Milanese. Progetto nato per realizzare un residence, poi trasformatosi in quella che<br />

doveva essere una struttura ricettiva per accogliere i tifosi dei mondiali di calcio <strong>del</strong> 1990,<br />

ma in realtà mai ultimata. Ci sono voluti 33 anni di tempo e 400 chili di esplosivo per<br />

concludere la vicenda nella primavera 2008.<br />

All’inizio di apri<strong>le</strong> <strong>del</strong> 2008 il giudice <strong>del</strong>l’udienza preliminare Micaela Curami ha disposto il<br />

rinvio a giudizio per 38 persone accusate a vario titolo di associazione per <strong>del</strong>inquere e<br />

turbativa d’asta nell’ambito <strong>del</strong>l’inchiesta sul<strong>le</strong> gare d’appalto truccate per la risistemazione<br />

e la manutenzione strada<strong>le</strong> di Milano e dintorni. Nell’inchiesta sono coinvolti due funzionari<br />

<strong>del</strong>la provincia di Milano e due <strong>del</strong>l’ufficio tecnico <strong>del</strong> comune di Milano, che si è costituito<br />

parte civi<strong>le</strong> insieme alla Metropolitana milanese. Sono molti i cantieri aperti nel centro di<br />

Milano per la costruzione di parcheggi sotterranei nei quali si riscontrano vari tipi di<br />

irregolarità. Ad esempio in piazza Meda, nei pressi <strong>del</strong> Teatro <strong>del</strong>la Scala, è stato<br />

approvato il progetto per la costruzione di un parcheggio di cinque piani interrati, per una<br />

capacità di 540 posti auto. Una <strong>del</strong><strong>le</strong> opere milanesi più discusse. I lavori nel cantiere sono<br />

stati bloccati per alcune vicende pregresse relative a una <strong>del</strong><strong>le</strong> società che aveva in<br />

subappalto alcune attività di costruzione. Infatti un’informativa <strong>del</strong> prefetto di Como, città<br />

sede <strong>del</strong>la società, indirizzata al comune di Milano, descriveva la “contiguità <strong>del</strong>la società<br />

con ambienti criminali” e rischi di infiltrazione mafiosa. L’amministrazione comuna<strong>le</strong><br />

meneghina ha quindi bocciato il subappalto ed è stato rescisso il relativo contratto. Poche<br />

centinaia di metri più in là, in largo Rio de Janeiro, i lavori per la costruzione di circa 260<br />

box sotterranei, che dovevano iniziare a settembre 2007, hanno avuto un percorso<br />

travagliato. Prima la carenza sotto il profilo dei sistemi di sicurezza, poi alcune irregolarità<br />

nella convenzione e il diniego all’aumento di un piano, infine il ritiro <strong>del</strong> permesso di<br />

costruire e l’apertura di un’indagine da parte <strong>del</strong>la procura di Milano, con la<br />

Soprintendenza ai beni architettonici che sta vagliando tutto il materia<strong>le</strong> relativo all’iter di<br />

approvazione e autorizzazione <strong>del</strong> progetto.<br />

Quello dei nuovi parcheggi sotterranei a Milano sta assumendo i contorni di un vero e<br />

proprio scandalo come rivelano i recenti fatti di cronaca giudiziaria emersi nei primi mesi<br />

<strong>del</strong> 2009. La magistratura ha infatti posto i sigilli al cantiere di piazza Bernini in zona città<br />

studi. E' infatti emerso che alcuni documenti necessari per ottenere i permessi di costruire<br />

in quella piazza, protetta da vincoli ambientali, sono stati falsificati. Questo è il primo esito<br />

di un'inchiesta che vede coinvolta la cooperativa committente dei lavori, che ha in mano il<br />

mega business dei box e dei parcheggi di Milano (un bene scarso e quindi molto prezioso<br />

nella città <strong>del</strong><strong>le</strong> auto) e i cui vertici sono al momento accusati di falso ideologico,<br />

lottizzazione abusiva di terreni a scopo edilizio, ed esecuzione di opere senza<br />

l'autorizzazione <strong>del</strong>l'ente preposto alla tutela paesaggistica.<br />

Piazza Bernini era una <strong>del</strong><strong>le</strong> piazze più bel<strong>le</strong> di Milano, protetta da vincoli ambientali posti<br />

dalla regione, ma ora quelli che erano i suoi giardini sono stati sventrati.<br />

46


In sostanza dal<strong>le</strong> prime indagini risulterebbe che il progetto definitivo circa i meccanismi di<br />

sicurezza era ben diverso da quello approvato dai vigili <strong>del</strong> fuoco. I meccanismi di<br />

sicurezza autorizzati, se fossero stati rispettati dal committente avrebbe però comportato<br />

la violazione dei vincoli ambientali e quindi avrebbe ostacolato la realizzazione dei lavori.<br />

Per concludere il racconto <strong>del</strong>la vicenda, è bene sottolineare che la cooperativa sotto<br />

accusa è la medesima <strong>del</strong> <strong>caso</strong> di largo Rio de Janeiro.<br />

Questi fatti hanno allarmato la Procura di Milano che ha quindi avviato controlli a tappeto<br />

sui 235 lavori per altrettanti nuovi parcheggi sotterranei che costituiscono la nuova corsa<br />

alla scavo nel capoluogo. La lista dei lavori è stata consegnata alla Polizia Provincia<strong>le</strong> e<br />

alla Foresta<strong>le</strong> al fine di verificare <strong>le</strong> eventuali irregolarità nel<strong>le</strong> fasi di realizzazione e di<br />

aggiudicazione degli appalti. <strong>Il</strong> lavoro è enorme e ha portato all'apertura di due nuovi<br />

fascicoli relativi ai lavori in piazza Novelli e in via Romano.<br />

Moti di questi lavori vedono ora ruspe ferme, ricorsi al TAR, stop dalla Sovrintendenza ai<br />

beni architettonici. Chi viene colpito da questa situazione caotica sono ovviamente i<br />

cittadini, costretti a vivere tra mil<strong>le</strong> disagi e quartieri che non sono più i loro, ma dei<br />

costruttori con i loro lavori che durano anni e anni, caratterizzati da irregolarità, ricorsi,<br />

proteste.<br />

Lo scorso novembre invece si è chiusa, con il rinvio a giudizio di alcuni imprenditori e di 11<br />

dipendenti <strong>del</strong> comune di Milano, l’inchiesta che ha smascherato l’esistenza nel capoluogo<br />

di una piccola tangentopoli <strong>del</strong> mattone. Secondo l’accusa, si era costituita una rete<br />

“paral<strong>le</strong>la” di funzionari e dirigenti che snelliva <strong>le</strong> pratiche <strong>del</strong><strong>le</strong> ristrutturazioni, sia per<br />

privati cittadini sia per <strong>le</strong> imprese. Le indagini si sono concentrate sul boom <strong>del</strong>la<br />

ristrutturazione dei sottotetti e il comune si è costituito parte civi<strong>le</strong>. Anche a gennaio 2009<br />

nel quartiere Isola di Milano è stato sequestrato un immobi<strong>le</strong> in costruzione. L’informazione<br />

di garanzia è a carico di cinque persone, tutte indagate per aver costruito senza un valido<br />

titolo. Se da Milano ci si sposta in provincia, in quella che era la verde Brianza, accanto<br />

al<strong>le</strong> innumerevoli nuove costruzioni autorizzate si trova anche un e<strong>le</strong>vato numero di edifici<br />

abusivi. È la città di Desio a detenere il triste primato. Fino allo scorso ottobre <strong>le</strong> domande<br />

di condono depositate in comune erano 710. Ma dopo trent’anni di abusivismo, in cui nulla<br />

è mai stato demolito, finalmente il consiglio comuna<strong>le</strong> ha recentemente approvato<br />

all’unanimità l’acquisizione al patrimonio pubblico <strong>del</strong><strong>le</strong> prime sette aree in cui da anni<br />

sorgono costruzioni prive <strong>del</strong><strong>le</strong> necessarie autorizzazioni. Ma il <strong>caso</strong> di abusivismo edilizio<br />

più eclatante, finito su tutti i giornali a livello naziona<strong>le</strong>, è accaduto nel confinante comune<br />

di Cesano Maderno. Qui, infatti, a finire nei guai sono stati la moglie e il cognato di un<br />

assessore regiona<strong>le</strong> <strong>del</strong>la giunta Formigoni, entrambi condannati ad abbattere <strong>le</strong> due<br />

vil<strong>le</strong>tte costruite su terreno agricolo non edificabi<strong>le</strong>. A stabilirlo sono una sentenza <strong>del</strong> Tar<br />

di Milano e un’ingiunzione di demolizione <strong>del</strong> sindaco risa<strong>le</strong>nte alla fine di ottobre 2008.<br />

Ma anche nei territori lombardi a più forte vocazione turistica si concentrano diversi reati,<br />

come nella cosiddetta “tangentopoli <strong>del</strong> turismo lariano”, un’imbarazzante inchiesta per<br />

presunte mazzette nella ristrutturazione <strong>del</strong> Lido Giardino di Menaggio. Sotto osservazione<br />

degli inquirenti un’operazione edilizia che ha trasformato un tratto di spiaggia in<br />

maxicentro espositivo, con musei, bar e ristoranti: tutto finanziato con fondi europei e<br />

regionali. Coinvolte nella vicenda sei persone fra consiglieri regionali, ex assessori<br />

provinciali, esponenti dei consorzi turistici <strong>del</strong> Lago di Como. In Valtellina nel giugno 2008<br />

gli investigatori <strong>del</strong>la Squadra mobi<strong>le</strong> <strong>del</strong>la questura di Sondrio hanno effettuato numerose<br />

perquisizioni di imprese edili. <strong>Il</strong> tutto nell’ambito <strong>del</strong>l’inchiesta su reati <strong>le</strong>gati agli appalti per<br />

il riassetto <strong>del</strong> dopo alluvione in Val Tola, alla costruzione <strong>del</strong>la nuova strada di<br />

col<strong>le</strong>gamento fra il paese di Bema e il fondoval<strong>le</strong> e <strong>le</strong> numerose rotonde realizzate lungo la<br />

stata<strong>le</strong> 38 e <strong>le</strong> strade provinciali. In tota<strong>le</strong> sono state emesse misure cautelari (arresti<br />

domiciliari e sospensione dai pubblici uffici) nei confronti di quattro soggetti, con accuse di<br />

47


corruzione e turbativa d’asta. Tra loro esponenti politici <strong>del</strong> territorio sospesi anche dagli<br />

incarichi istituzionali ricoperti. È intorno al Lago di Garda che in nome <strong>del</strong>lo sviluppo <strong>del</strong><br />

turismo si sta realizzando il più forte scempio al territorio, come ha avuto modo di<br />

denunciare anche <strong>Legambiente</strong> durante l’ultima edizione di Go<strong>le</strong>tta dei laghi. Sono riusciti,<br />

infatti, a costruire cinque vil<strong>le</strong> con piscina – con autorizzazione <strong>del</strong> comune di Gardone<br />

Riviera – addirittura a ridosso <strong>del</strong> Vittoria<strong>le</strong>, senza nessun rispetto <strong>del</strong> vincolo<br />

monumenta<strong>le</strong>. Durante <strong>le</strong> attività di tutela <strong>del</strong> patrimonio monumenta<strong>le</strong>, la Guardia di<br />

finanza di Brescia ha denunciato 17 persone: 11 per il reato di lottizzazione abusiva a<br />

carico dei proprietari degli edifici, dei costruttori e dei direttori dei lavori e 6 per il reato di<br />

abuso di ufficio e omissione in atti d’ufficio a carico di funzionari pubblici. Gli immobili sono<br />

stati costruiti fra il 2003 e il 2005 in zona “La Traina”, estesa per 83 mila metri quadrati, e<br />

priva di capacità edificatoria. L’amministrazione comuna<strong>le</strong> non solo non ha rispettato<br />

quanto prescritto dalla regione <strong>Lombardia</strong> sin dal 1999 per una zona a forte sensibilità<br />

paesistica, ma due <strong>del</strong><strong>le</strong> vil<strong>le</strong> sono state autorizzate dal comune anche in spregio <strong>del</strong><br />

vincolo monumenta<strong>le</strong> d’inedificabilità assoluta posto con apposito decreto <strong>del</strong> 2001 dal<br />

Ministero dei Beni e <strong>del</strong><strong>le</strong> Attività culturali, a tutela <strong>del</strong> Vittoria<strong>le</strong> stesso. A Lonato <strong>del</strong><br />

Garda, in provincia di Brescia, lo scorso settembre i carabinieri <strong>del</strong> Noe di Milano hanno<br />

denunciato per abusivismo edilizio due imprenditori edili locali che avrebbero realizzato<br />

opere di contenimento sulla battigia antistante uno stabilimento sul<strong>le</strong> rive <strong>del</strong> Garda, in<br />

assenza <strong>del</strong><strong>le</strong> prescritte autorizzazioni e <strong>del</strong><strong>le</strong> valutazioni di impatto ambienta<strong>le</strong>. Sempre<br />

sul<strong>le</strong> rive <strong>del</strong> Garda, a Moniga, si aspetta la demolizione di un ecomostro: un hangar di 60<br />

metri per 70 e alto 8, con una capienza di 330 posti barca e 136 posti auto a uso <strong>del</strong><br />

comune. Una bruttura affacciata sul porto di Moniga dal 2007 e realizzato nonostante il<br />

parere negativo <strong>del</strong>la Soprintendenza ai beni architettonici di Brescia. <strong>Il</strong> Tar, a cui è ricorsa<br />

la società costruttrice per dimostrare che erano state seguite <strong>le</strong> regolari procedure<br />

amministrative e l’infondatezza <strong>del</strong><strong>le</strong> bocciature <strong>del</strong>la Soprintendenza, ha respinto il ricorso<br />

con sentenza inappellabi<strong>le</strong>. Da sottolineare, in questo contesto di pericolosa deriva<br />

crimina<strong>le</strong>, che chiunque provi a denunciare <strong>le</strong> colate di cemento che si stanno abbattendo<br />

sul<strong>le</strong> rive <strong>del</strong> Garda viene minacciato con “intimidazioni di stampo mafioso”, come ha<br />

dichiarato la questura di Brescia in merito al<strong>le</strong> minacce subite dallo scrittore Vittorio<br />

Messori.<br />

Sempre sul<strong>le</strong> rive <strong>del</strong> Garda a Moniga si aspetta la demolizione di un ecomostro: un<br />

hangar di 60 metri per 70 e alto 8, con una capienza di 330 posti barca e 136 posti auto ad<br />

uso <strong>del</strong> Comune, affacciato sul porto di Moniga dal 2007 e realizzato nonostante il parere<br />

negativo Soprintendenza ai beni architettonici di Brescia. <strong>Il</strong> TAR, a cui è ricorso la società<br />

costruttrice per dimostrare che erano state seguite <strong>le</strong> regolari procedure amministrative e<br />

l'infondatezza <strong>del</strong><strong>le</strong> bocciature <strong>del</strong>la Soprintendenza, ha respinto il ricorso con sentenza<br />

inappellabi<strong>le</strong>. Un'altra nota di speranza per quanto riguarda il ciclo <strong>del</strong> cemento in<br />

<strong>Lombardia</strong>, per la tutela <strong>del</strong>l'ambiente e <strong>del</strong>l'economia <strong>del</strong> lago di Garda, arriva da Tigno<strong>le</strong><br />

(Brescia), luogo di uno degli strascichi più eclatanti lasciati in eredità dal boom <strong>del</strong>la<br />

speculazione edilizia in Riva al Garda degli anni Settanta. L'amministrazione comuna<strong>le</strong> di<br />

Tigna<strong>le</strong> ha infatti disposto l'ordinanza di demolizione di 29 vil<strong>le</strong> <strong>del</strong> villaggio fantasma di<br />

Boldis. In un articolo il Corriere <strong>del</strong>la Sera definisce il villaggio “una storia da manua<strong>le</strong> <strong>del</strong>lo<br />

scempio edilizio all'italiana”. Erano infatti in tota<strong>le</strong> ben 53 <strong>le</strong> vil<strong>le</strong> abusive realizzate alla fine<br />

<strong>del</strong>gi anni Settanta in uno dei punti più belli <strong>del</strong> Parco <strong>del</strong>l'Alto Garda. Le vil<strong>le</strong> rimaste fuori<br />

dall'ordinanza, dopo una serie di passaggi di mano e fallimenti, aspettano che<br />

l'amministrazione risalga ai rispettivi proprietari che dovranno farsi carico <strong>del</strong>la cura e <strong>del</strong><strong>le</strong><br />

spese di demolizione.<br />

48


<strong>Il</strong> ciclo <strong>del</strong> cemento: i dati ufficiali<br />

<strong>Lombardia</strong> Cta-CC GdF C. di P. CFS PS Tota<strong>le</strong><br />

Infrazioni accertate 5 3 0 253 0 261<br />

Denunce 7 17 0 376 0 400<br />

Arresti 0 0 0 0 0 0<br />

Sequestri effettuati 2 3 0 21 0 26<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> su dati <strong>del</strong><strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine e Capitanerie di porto<br />

(2008).<br />

La classifica <strong>del</strong> ciclo cemento in <strong>Lombardia</strong><br />

Regione<br />

Infrazioni<br />

accertate<br />

Persone<br />

denunciate<br />

Persone arrestate<br />

Sequestri<br />

effettuati<br />

1 Sondrio 80 142 0 5<br />

2 Bergamo - Cremona 51 75 0 1<br />

3 Brescia - Mantova 48 59 0 9<br />

4 Pavia 29 42 0 2<br />

5 Varese 22 45 0 1<br />

6 Como - Lecco 17 13 0 5<br />

7 Milano 14 24 0 3<br />

8 Lodi 0 0 0 0<br />

Tota<strong>le</strong> 261 400 0 26<br />

49


La classifica <strong>del</strong>l’il<strong>le</strong>galità ambienta<strong>le</strong> in <strong>Lombardia</strong><br />

Regione<br />

Infrazioni<br />

accertate<br />

Persone<br />

denunciate<br />

Persone arrestate<br />

Sequestri<br />

effettuati<br />

1 Brescia - Mantova 307 270 0 204<br />

2 Bergamo - Cremona 153 162 0 12<br />

3 Sondrio 137 181 0 25<br />

4 Como - Lecco 87 43 0 24<br />

5 Pavia 83 84 3 9<br />

6 Varese 69 71 0 10<br />

7 Milano 48 53 0 19<br />

8 Lodi 2 2 0 4<br />

Tota<strong>le</strong> 886 866 3 307<br />

50


Archeomafia:<br />

l’aggressione crimina<strong>le</strong> al patrimonio artistico archeologico<br />

<strong>Il</strong> 2008 è stato un altro anno intenso per <strong>le</strong> forze <strong>del</strong>l’ordine, in particolare per il Comando<br />

carabinieri per la tutela <strong>del</strong> patrimonio cultura<strong>le</strong>, al<strong>le</strong> prese con i tanti reati commessi ai<br />

danni <strong>del</strong> nostro patrimonio storico-cultura<strong>le</strong>. L’Italia, che è il paese con più opere d’arte da<br />

custodire, è infatti anche quello maggiormente esposto ai rischi di aggressione da parte<br />

<strong>del</strong><strong>le</strong> organizzazioni criminali, spesso anche mafiose. I dati forniti da tutte <strong>le</strong> forze di polizia<br />

ricalcano i numeri <strong>del</strong>l’anno precedente: 1.031 furti accertati, con un lieve calo <strong>del</strong> 5%<br />

(erano 1.085 nel 2007). Stabili <strong>le</strong> regioni più colpite, a cominciare dal Lazio (con la capita<strong>le</strong><br />

in prima fila), che si conferma quella in cui vengono commessi più furti; seguono<br />

<strong>Lombardia</strong>, Toscana, Piemonte e Campania. Nel 2008 sono aumentati i furti nei musei –<br />

21 a fronte dei 13 <strong>del</strong> 2007 –, parzialmente compensati da un più 55 per cento di tesori di<br />

archeologia recuperati. Cresciuti <strong>del</strong> 15 per cento gli scavi clandestini (ritornati ai livelli <strong>del</strong><br />

2004) e <strong>le</strong> falsificazioni (più 36 per cento). In aumento anche <strong>le</strong> persone denunciate: più<br />

9,2 per cento. In assoluto i più soggetti ai furti di beni culturali rimangono i privati, con 472<br />

casi (erano 585 nel 2007), seguiti dal<strong>le</strong> chiese (443 furti nel 2008, contro i 403 <strong>del</strong> 2007).<br />

Le attività <strong>del</strong> comando carabinieri per la tutela <strong>del</strong> patrimonio cultura<strong>le</strong><br />

Furti opere d'arte 1.031<br />

Oggetti trafugati 15.837<br />

Persone indagate 1.645<br />

Persone arrestate 119<br />

Reperti Archeologici da scavi clandestini<br />

recuperati 79.490<br />

Oggetti d'arte recuperati 15.913<br />

Fonte: Comando carabinieri per la tutela <strong>del</strong> patrimonio cultura<strong>le</strong> (2008).<br />

51


L’arte rubata<br />

N° Regione N° FURTI % SUL TOTALE<br />

1 Lazio = 158 15,3<br />

2 <strong>Lombardia</strong> ↑ 132 12,8<br />

3 Toscana ↑ 127 12,3<br />

4 Piemonte ↓ 123 11,9<br />

5 Campania ↑ 84 8,1<br />

6 Emilia Romagna ↓ 78 7,6<br />

7 Sicilia = 63 6,1<br />

8 Veneto = 48 4,7<br />

9 Liguria ↑ 48 4,7<br />

10 Umbria ↓ 40 3,9<br />

11 Marche = 34 3,3<br />

12 Puglia ↑ 22 2,1<br />

13 Abruzzo ↑ 21 2,0<br />

14 Calabria ↓ 12 1,2<br />

15 Friuli ↑ 11 1,1<br />

16 Basilicata ↓ 11 1,1<br />

17 Sardegna ↑ 9 0,9<br />

18 Trentino ↓ 6 0,6<br />

19 Molise = 3 0,3<br />

20 Val<strong>le</strong> D'Aosta = 1 0,1<br />

TOTALE 1.031 100%<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> su dati <strong>del</strong> Comando carabinieri per la tutela <strong>del</strong><br />

patrimonio cultura<strong>le</strong> (2008).<br />

Le attività nel<strong>le</strong> regioni a tradiziona<strong>le</strong> presenza mafiosa nel 2008<br />

Campania Puglia Calabria Sicilia Tota<strong>le</strong><br />

Infrazioni accertate 84 22 12 63 181<br />

% sul tota<strong>le</strong> in Italia 8,1 2,1 1,2 6,1 17,6<br />

Fonte: elaborazione <strong>Legambiente</strong> su dati <strong>del</strong> Comando carabinieri per la tutela <strong>del</strong><br />

patrimonio cultura<strong>le</strong> (2008).<br />

Luoghi oggetto dei furti<br />

Luogo Numero % sul Tota<strong>le</strong><br />

Musei 21 2,0<br />

Enti pubblici e privati 95 9,2<br />

Chiese 443 43,0<br />

Privati 472 45,8<br />

Tota<strong>le</strong> 1.031 100%<br />

Fonte: Comando carabinieri per la tutela <strong>del</strong> patrimonio cultura<strong>le</strong> (2008).<br />

52


INDICE<br />

Dalla prefazione al Rapporto Ecomafia 2009<br />

(di Pietro Grasso, Procuratore naziona<strong>le</strong> Antimafia) 2<br />

L’il<strong>le</strong>galità ambienta<strong>le</strong> in Italia 4<br />

<strong>Il</strong> business <strong>del</strong>l’Ecomafia 8<br />

<strong>Il</strong> ciclo dei rifiuti in Italia 10<br />

<strong>Il</strong> ciclo <strong>del</strong> cemento in Italia 18<br />

<strong>Il</strong> <strong>caso</strong> <strong>Lombardia</strong> 21<br />

Rifiuti, una miniera d’oro anche per la <strong>Lombardia</strong> 21<br />

<strong>Il</strong> ciclo <strong>del</strong> cemento in <strong>Lombardia</strong> 41<br />

L’archeomafia:<br />

l’aggressione crimina<strong>le</strong> al patrimonio artistico archeologico 51<br />

53

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