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foto Mauro Topini - Campo de'fiori

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26<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Come eravamo<br />

In campeggio con Don Giuseppe<br />

di<br />

Alessandro Soli<br />

Se con Don Checchino<br />

avevamo scoperto la<br />

montagna, con Don<br />

Giuseppe Bodini, allora<br />

parroco di San Lorenzo<br />

qui a Civita Castellana,<br />

noi giovani di allora,<br />

avevamo scoperto l’oratorio.<br />

Che uomo Don<br />

Giuseppe, una vita intera<br />

passata per i ragazzi,<br />

per il loro tempo libero, per la loro formazione<br />

fisica e spirituale, sempre pieno di<br />

debiti, accumulati per far decollare quella<br />

parrocchia appena costruita, e sempre<br />

disponibile a renderci felici anche durante<br />

le vacanze.<br />

Tra i vari movimenti cattolici, riuscì con<br />

successo ad allestire varie squadriglie di<br />

scouts, coadiuvate anche dai “lupetti”, e<br />

ad organizzare campeggi estivi, che ci<br />

fecero gustare il vivere all’aria aperta e<br />

l’arte di arrangiarsi per la sopravvivenza.<br />

Io facevo parte della squadriglia delle<br />

VOLPI (che vedete nella <strong>foto</strong>) il cui motto<br />

era “toujour be prepared” (essere sempre<br />

pronti) e dopo i campeggi effettuati prima<br />

sul Terminillo, a Vallonina e Pian de’ Rosci,<br />

Don Giuseppe ci portò alla scoperta del<br />

Parco Nazionale d’Abbruzzo. Eravamo<br />

esattamente a Val Fondillo, vicino Opi,<br />

sotto alla Camosciara, in una zona allora<br />

incontaminata, erano appunto gli anni ’60<br />

Don Giuseppe Bodini<br />

1932 - 1992<br />

Anni ‘60 - Scout squadriglia VOLPI<br />

da sx Ermanno Santini, Luciano Caregnato, Pietro Angeletti, Alessandro Soli<br />

ed era la prima volta che noi scouts vedevamo<br />

quei panorami da cartolina. Tutti<br />

sotto due tende militari che il buon parroco<br />

aveva rimediato grazie a conoscenze di<br />

circostanza, in brandine anch’esse militari,<br />

tutti ammucchiati stretti in vecchie coperte<br />

(i sacchi a pelo non sapevamo cosa fossero),<br />

vivevamo l’emozione dei rumori notturni:<br />

qualche ululato lontano, il lugubre<br />

verso del gufo o della civetta, insomma ci<br />

rendevamo conto che anche noi stavamo<br />

vivendo un’avventura particolare, che mai<br />

più avremmo dimenticato.<br />

Che bello al mattino lavarsi lungo il torrente<br />

con la sua acqua gelida, che bevevamo<br />

a due mani, intagliare i rami degli alberi,<br />

fare in pratica i nodi di corda che avevamo<br />

imparato in teoria e provarne la loro tenuta.<br />

Trasmettere certe sensazioni non è<br />

facile, ma torno a ripetere che, forse<br />

descrivendole dettagliatamente, si può<br />

raggiungere lo scopo primario dei miei<br />

articoli: quello di tramandarle così com’erano<br />

alle nuove generazioni “in tutt’altre<br />

faccende affaccendate”.<br />

Pescasseroli, col suo museo del Parco, con<br />

le sue aquile, i lupi, gli orsi e altri animali<br />

imbalsamati e impagliati, testimonianze<br />

senza tempo di una natura che va, man<br />

mano, scomparendo. Noi che guardavamo<br />

tra le vetrine, imbambolati davanti alla<br />

vipera, inconfondibile nella sua testa triangolare,<br />

stupiti davanti al grazioso scoiattolo.<br />

Poi tornati al campo, cercavamo di mettere<br />

in pratica tutte le nozioni scoutistiche<br />

che avevamo appreso in aula. C’era uno<br />

spirito di collaborazione, un’ amicizia incredibile,<br />

eravamo un gruppo omogeneo, ma<br />

soprattutto eravamo felici, felici di stare lì<br />

con le risate e le battute argute di Don<br />

Giuseppe.<br />

Voglio ricordare a proposito un opuscolo<br />

che i suoi parrocchiani pubblicarono dopo<br />

la sua morte avvenuta il 7 Aprile 1992,<br />

intitolato “Il carisma dell’allegria”, perché<br />

appunto Don Giuseppe era l’allegria personificata,<br />

quell’allegria che ti dà il digiuno<br />

forzato, o la preoccupazione del domani,<br />

quando vorresti fare mille cose, ma non<br />

hai i mezzi per farle. E allora come ha fatto<br />

Don Giuseppe a fare quello che ha fatto?<br />

Scouts, squadra di Pallavolo, tornei di calcio,<br />

schola cantorum, presepi artistici,<br />

commedie, recite etc.etc., la risposta sta<br />

nell’ultima frase dell’opuscolo di cui sopra<br />

“ho lavorato in parrocchia sempre e soltanto<br />

per LUI”.<br />

Sì, perché questo sacerdote ha acceso<br />

nella nostra storia una scintilla dell’Amore<br />

di Dio.

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