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foto Mauro Topini - Campo de'fiori

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12<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Vorrei incontrarti fra cent ’anni...<br />

Clementina Marucci<br />

di<br />

Ermelinda<br />

Benedetti<br />

Chissà se alla signora<br />

Clementina qualcuno,<br />

forse per scherzo, ha<br />

mai detto la tipica frase<br />

“Magari ci rivedremo fra<br />

cent’anni!” Se così è<br />

stato, quel qualcuno<br />

aveva visto lungo perché<br />

lei a cento anni c’è arrivata<br />

veramente.<br />

Clementina, ultima di 8<br />

figli, tre maschi e cinque<br />

La signora Clementina insieme al figlio e la nuora nel loro 50° anno di matrimonio<br />

femmine, nasce a Nepi il 15 settembre<br />

1906, da genitori di origine marchigiana,<br />

che, per stabilirsi in questa cittadina, allora<br />

sotto la giurisdizione dello Stato<br />

Pontificio, devono sposarsi, poiché, nonostante<br />

avevano avuto già figli, non erano<br />

ancora uniti dal vincolo matrimoniale.<br />

All’età di 18 anni sposa Natale Sugoni, originario<br />

di Nera Montoro, in provincia di<br />

Terni, fratello del marito di una delle sue<br />

sorelle. Da lui ha nove figli, ancora fortunatamente<br />

tutti in vita, tranne una bambina<br />

che morì appena nata.<br />

Al suo fianco Clementina ha trascorso settanta<br />

anni della sua vita. E’ rimasta, infatti,<br />

vedova 12 anni fa. Da quel momento<br />

non si é più sentita di stare da sola e va a<br />

vivere con il figlio più grande, che ha,<br />

oggi, 82 anni.<br />

Ha sempre aiutato il marito nel lavoro dei<br />

campi e contemporaneamente cresciuto i<br />

figli. Non potendoli lasciare da soli in casa,<br />

infatti, poiché troppo piccoli per poter<br />

badare a se stessi, Natale, durante l’inverno,<br />

quando in campagna non c’era nulla<br />

da fare, costruiva delle grandi ceste nelle<br />

quali Clementina metteva i figli per poterli<br />

portare con sé nei campi quando iniziava<br />

la stagione buona. È una dei pochissimi<br />

testimoni viventi delle due grandi guerre,<br />

che hanno afflitto il mondo nel secolo<br />

scorso. Maledice e benedice i tedeschi,<br />

poiché, nonostante la morte, la distruzione,<br />

la paura e la fame di cui furono artefici<br />

nella seconda guerra mondiale, lei,<br />

affetta da una forte otite, fu curata da soldati<br />

tedeschi, senza l’aiuto dei quali sarebbe<br />

rimasta completamente sorda.<br />

Nonostante qualche acciacco dovuto all’età,<br />

la sua mente è lucida ed i ricordi sono<br />

vivi; potrebbe raccontarci com’è fatto il<br />

mondo e come sono fatte le persone del<br />

mondo, potrebbe insegnarci a vivere. Mi<br />

confessa di sognare spesso i tempi passati<br />

e di immaginarsi presa a svolgere ancora<br />

quelle cose che l’hanno tenuta impegnata<br />

per tanti anni, “…ma sono sciocchezze!”<br />

conclude rassegnata.<br />

Per salutarmi, si alza da quella grande e<br />

confortevole poltrona, accanto ad una<br />

finestra, dove trascorre gran parte delle<br />

sue giornate, poi torna a sedere perché il<br />

peso degli anni, purtroppo, si fa sentire. Mi<br />

riempie il cuore di gioia averla conosciuta<br />

benché non le abbia potuto regalare che<br />

qualche sorriso.<br />

Dal canto nostro possiamo solamente<br />

augurarle di trascorrere in serenità la<br />

ancora, speriamo, lunga permanenza su<br />

questa terra, in quella serenità che gli anni<br />

della giovinezza non concedono quasi mai.

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