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Antonio CIOCI nato a Torino l'8 giugno 1922, volontario del ... - Qattara

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Pensavo: ora lo<br />

consegno ai<br />

carabinieri perché<br />

lo rispediscano, a<br />

Brescia. Ma non mi<br />

decidevo. Passò<br />

l'ispettore di zona<br />

Santicoli e glielo<br />

affidai dicendo: «Vedi tu». - Ma anche Santicoli dovette vedere che non<br />

era il caso di consegnarlo ai carabinieri. Arruolare, non lo arruolarono<br />

perché non aveva l'età, ma l'umiliazione di tornare a casa vestito da<br />

borghese non gliela inflissero.<br />

Il quattordicenne restò con i diciottenni che lo adottarono e dopo due<br />

giorni era ancora a Peschiera. Un gruppo di battaglioni era partito, un altro<br />

era arrivato. Al Comando di tappa il ragazzo lo impegnavano a portare<br />

ordini, a far da piantone agli accantonamenti, a tenere il basto ai muli. Una<br />

sera lo incontrai tutto solo che passeggiava lungo il molo.<br />

«Cosa fai?» gli chiesi.<br />

«Aspetto che qualcuno cada in acqua» disse lui.<br />

«Come che qualcuno cada in acqua?».<br />

«Si, - disse lui, - sono cose che capitano. E' capitato a uno <strong>del</strong><br />

Battaglione Firenze, a Albissola Marina. Era sul fiume e vede un ragazzo<br />

che sta per annegare. Allora si butta in acqua e lo salva. Poi non dice<br />

niente a nessuno, ma sono i carabinieri che se ne accorgono e fanno il<br />

rapporto al comando di gruppo. Ora forse gli danno la medaglia d'argento.<br />

Be', supponete che un affare di questo genere capiti a me. Allora la divisa<br />

e il moschetto me li devono dare per forza».<br />

La divisa, il moschetto e uno zaino di 25 chili con le scarpe di ricambio:<br />

altro bagaglio), altra ambizione non hanno questi volontari <strong>del</strong>la classe<br />

<strong>1922</strong>, la prima classe che abbia tutta la sua vita dentro il Fascismo. «Il<br />

Regine e noi siamo nati insieme» dicono; e non hanno più bisogno di<br />

aggiungere che il ventidue è una classe di ferro. Qualcuno è <strong>nato</strong><br />

addirittura lo steso giorno e questa coincidenza la esibisce come un<br />

gallone. Vengono dall'Ovest, qualche reparto - come il Battaglione Roma<br />

comandato da Ippolito - viene addirittura dalla zona di operazioni <strong>del</strong><br />

fronte occidentale dove si concentrò prima <strong>del</strong>l'armistizio. Udirono le<br />

ultime cannonate gli ultimi proiettili -li sfiorarono. Ora, pensarono, per un<br />

poco terremo in riposo i piedi e meneremo le mani. Ma di menare le mani<br />

non ci fu tempo. Ippolito. che era forse il più <strong>del</strong>uso di tutti, rimise in<br />

azione i piedi e i piedi bevvero 350 chilometri di strada sotto il sole, sotto<br />

l'acqua, col freddo, col caldo. Nati con la Rivoluzione, i ragazzi fanno<br />

come la rivoluzione: marciano. Marciando, cantano canzoni. Cantano che<br />

Mussolini è la nostra forza e la nostra fede e poi la nostra fede e la nostra<br />

forza; cantano che l'Italia è bella e grande e che per farla più bella e più<br />

grande vale la pena di vivere e val la pena anche di morire; cantano che<br />

babbo e mamma non se n'abbiano a male, ma un po' di paglia in fondo a<br />

una trincea è giaciglio più comodo <strong>del</strong> letto di casa. E son tutti d'accordo,<br />

su questi punti: gli studenti, i contadini, gli operai, gli artigiani. Già, non li<br />

distingui gli uni dagli altri: sui pantaloni di fustagno cachi spiccano torsi e<br />

toraci atletici che il sole ha tinto di una bella tinta mattone. Nei volti

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