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Versione PDF - Ispesl

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Passando ad una elencazione delle principali risultanze del progetto, si consideri in primo<br />

luogo la costruzione di un repertorio nazionale condiviso degli infortuni mortali, che comprende<br />

la ricostruzione delle cause e delle dinamiche infortunistiche.<br />

La presenza nel database nazionale di una casistica di circa 1.500 infortuni mortali distribuiti<br />

nel periodo dei tre anni di riferimento del progetto, e soprattutto analizzati con una metodologia<br />

e strumenti omogenei e che hanno superato il vaglio di un accurato controllo di qualità,<br />

costituisce un dato unico di sicuro rilievo nazionale. È pertanto disponibile una base solida di<br />

dati per un esame fondato sulla descrizione degli eventi, sulle variabili ESAW e sulle dinamiche<br />

infortunistiche sin ad ora impossibile in termini così dettagliati, intuibile in alcuni casi, ma<br />

mai supportato da un substrato rigoroso di un metodo di analisi e di elaborazione di tipo statistico.<br />

È confermato il ruolo delle microimprese quale “scenario preferito” degli infortuni mortali<br />

e la distribuzione nei comparti produttivi delle costruzioni, agricoltura, metallurgia e meccanica,<br />

già noti per il rischio di infortuni mortali e gravi. Straordinario è il ventaglio di 39 nazionalità<br />

degli infortunati, oltre quella italiana, che attesta l’evoluzione del mondo del lavoro di questo<br />

ultimo decennio. Coerente con il dato sulla dimensione delle aziende coinvolte negli infortuni<br />

è il fatto che oltre il 20% delle vittime è rappresentato da microimprenditori, mentre<br />

comincia ad aprirsi una interessante finestra di conoscenze sulla dimensione quali-quantitativa<br />

del fenomeno delle irregolarità (5.5%), che va probabilmente in parte estesa agli infortuni<br />

mortali dei primi 7 giorni (12% che sale al 16.9% nelle costruzioni) e ai pensionati coinvolti<br />

(3.5%), come meglio specificato nei capitoli precedenti. Si tratta di una problematica che deve<br />

richiedere un impegno più incisivo e originale, con obiettivi chiari e specifici e strutturati progetti<br />

finalizzati. Tutto questo tenuto conto che ci troviamo in una fase in cui i temi del decentramento<br />

produttivo e della flessibilità sembrano avere preminenza assoluta su ogni altra considerazione<br />

ed in cui persino la manifesta illegalità quale il ricorso al lavoro irregolare non sempre<br />

viene avvertita come comportamento riprovevole nei confronti dei lavoratori ed inaccettabile<br />

forma di concorrenza sleale per le aziende.<br />

Dalle elaborazioni delle variabili ESAW abbiamo la conferma per il tipo di luogo quali ambiti<br />

privilegiati dagli infortuni mortali del cantiere (33.7) e dei siti del comparto manifatturiero<br />

(15.9), mentre particolare attenzione va data ai magazzini (8.8%) ed alle operazioni collegate<br />

(carico e scarico). Per il tipo di lavoro va segnalata una quota del 9.5% di infortuni mortali che<br />

avvengono durante le fasi di manutenzione e riparazione che non può non richiamare l’attenzione<br />

sul significativo peso che attività accessorie alla produzione, spesso ingiustificatamente<br />

trascurate, possono avere nel determinismo degli infortuni mortali.<br />

Emersione dell’area degli infortuni prevedibili e prevenibili. È senza dubbio l’analisi<br />

delle dinamiche degli infortuni derivato dalla applicazione del modello “Sbagliando s’impara”<br />

la principale novità del progetto che permette di riconoscere i fattori determinanti l’infortunio<br />

e la presenza o meno di modulatori dello stesso.<br />

Si tratta di esplorare le dinamiche sottese agli incidenti, non solo in chiave di conoscenza,<br />

ma soprattutto in una prospettiva di tipo prevenzionistico. Ad esempio quando nel determinismo<br />

dell’infortunio entra in causa una variazione dell’interfaccia energia/lavoratore infortunato<br />

(fiamme libere, organi motori non segregati, conduttori non isolati adeguatamente, ecc.) ci<br />

troviamo di fronte a situazioni in cui il pericolo rappresentato dall’energia gravemente lesiva e<br />

direttamente accessibile, può essere facilmente riconosciuto e censito prima che avvenga un<br />

infortunio.<br />

In pratica si tratta di circa un sesto degli infortuni mortali e un terzo di quelli gravi che<br />

potrebbe essere prevenuta grazie ad un’attenta (ma tecnicamente elementare) valutazione<br />

del rischio di infortuni, cui avrebbe dovuto far seguito o il puro e semplice rispetto delle specifiche<br />

misure antinfortunistiche previste soprattutto dal DPR 547/55 o l’individuazione di ulteriori<br />

misure di tutela. Ancora utile in chiave prevenzionistica è l’analisi sui determinanti (a<br />

monte) e i modulatori (a valle) che intervengono nelle dinamiche dell’incidente, soprattutto per<br />

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