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Versione PDF - Ispesl

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Ulteriori elementi degni di nota che emergono dall’analisi sono rappresentati:<br />

- dall’elevata quota di lavoratori autonomi tra gli infortunati e dalla maggior diffusione di questo<br />

tipo d’infortuni nelle piccole e piccolissime imprese rispetto a ciò che si osserva nell’insieme<br />

di tutti gli infortuni;<br />

- dall’età elevata di buona parte degli infortunati;<br />

- dal fondato sospetto che i lavoratori irregolari siano ben più ampiamente rappresentati tra<br />

gli infortunati di quanto non emerga ufficialmente.<br />

Quanto al primo elemento, è ben noto come nel settore delle costruzioni operi un elevatissimo<br />

numero di microimprese e di lavoratori autonomi la cui ragione d’essere è non di rado<br />

legata proprio allo scopo di alleggerire l’impegno nella sicurezza delle imprese di maggiori<br />

dimensioni col risultato di avere sul mercato una quota non trascurabile di “imprenditori” parlando<br />

dei quali l’uso delle virgolette è non solo lecito ma addirittura doveroso. Pur non costituendo<br />

un problema infortunistico in senso stretto e in quanto tale, quella qui segnalata è una<br />

condizione al contorno il cui ruolo nella genesi di questo tipo di infortuni non può essere trascurata,<br />

pena l’inefficacia delle soluzioni adottate.<br />

L’elevata frequenza di infortunati anziani è un elemento da considerare con grande attenzione<br />

vista l’attuale tendenza all’allungamento della vita lavorativa. Questo tema s’intreccia,<br />

inoltre, con quello della sorveglianza sanitaria dei lavoratori in edilizia con particolare riferimento<br />

al problema dei cosiddetti “lavori usuranti”; né si può escludere che gli infortunati anziani<br />

appartengano, almeno in parte, all’area grigia del lavoro informale o a quella del lavoro francamente<br />

irregolare.<br />

Il lavoro irregolare rappresenta, come noto, una piaga che continua ad affliggere il settore<br />

delle costruzioni, né sembra che la risposta finora fornita attraverso lo strumento dei rapporti<br />

di lavoro flessibili abbia sortito significativi effetti favorevoli: i lavoratori con contratti atipici<br />

appaiono infatti con frequenza minore tra le vittime delle cadute dall’alto rispetto all’insieme<br />

di tutti gli infortunati e lo stesso si osserva per quanto riguarda i lavoratori formalmente riconosciuti<br />

come irregolari. Ma che l’effettiva area dell’irregolarità tra le vittime delle cadute dall’alto<br />

sia ben più vasta di quella ufficiale lo fa fortemente sospettare l’elevato numero di casi<br />

occorsi nei primissimi giorni di lavoro, ben difficili da spiegare se si esclude un massiccio ricorso<br />

alla regolarizzazione della posizione assicurativa ad infortunio (mortale o grave, e quindi difficilmente<br />

camuffabile) avvenuto. Come già s’è detto per le piccole dimensioni aziendali, ed<br />

in misura ancor più accentuata, il lavoro irregolare rappresenta un terreno di coltura ideale per<br />

l’insicurezza del lavoro ed è del tutto velleitario pensare di intervenire in tema di sicurezza in<br />

situazioni che non sono state bonificate sotto il profilo della regolarità del rapporto di lavoro.<br />

Non è invece emerso, negli infortuni mortali e gravi per caduta di persone dall’alto, un<br />

maggior rischio dei lavoratori stranieri rispetto agli italiani e questo dato, peraltro meritevole di<br />

conferma, appare in controtendenza rispetto all’impressione prevalente in materia.<br />

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