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Versione PDF - Ispesl

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Per l’attività dell’infortunato il problema di sicurezza più spesso riconosciuto, sia per i<br />

casi mortali sia per quelli gravi, è l’errore di procedura. Il fatto che al secondo posto, sia pure<br />

a distanza, segua l’evento accidentale, vale a dire la meno esplicativa possibile delle interpretazioni,<br />

può rappresentare un elemento a favore della considerazione avanzata nel commento<br />

alle tabelle 3.3.7 e 3.3.8 su una possibile propensione a riconoscere comunque un<br />

ruolo dell’infortunato nella genesi dell’incidente.<br />

Considerazioni simili valgono per l’attività di terzi.<br />

Quanto ad utensili, macchine e impianti i problemi di assetto sono nettamente più frequenti<br />

(59.5% nei casi mortali, 74.9% in quelli gravi) rispetto a quelli di funzionamento.<br />

Questo risultato ben si accorda con la preponderanza degli stati rispetto ai processi segnalato<br />

nel commento alle tabelle 3.3.13 e 3.3.14 e conferma gli elevati livelli di prevedibilità e<br />

dunque di prevenibilità degli infortuni esaminati. Andando più nel particolare, il problema di<br />

assetto è costituito in oltre il 75% dei casi, sia mortali sia gravi, da assenza, inadeguatezza<br />

strutturale, rimozione o manomissione delle protezioni.<br />

Per i materiali tre sono i problemi evidenziati che emergono su ogni altro: nell’ordine,<br />

quelli legati alle loro caratteristiche strutturali, alla loro movimentazione, al loro stoccaggio.<br />

L’analisi dei problemi di sicurezza legati all’ambiente è risultata poco informativa per i<br />

limiti intrinseci al sistema di classificazione di tali problemi proposto dal metodo utilizzato<br />

nel corso dell’indagine e si pone quindi il problema del suo miglioramento.<br />

Anche per gli abiti e DPI l’analisi risulta poco informativa, ma ciò dipende fondamentalmente<br />

dall’esiguità dei numeri che non desta peraltro sorpresa in quanto abiti e DPI svolgono<br />

assai più frequentemente il ruolo di modulatori. Inoltre, non si può escludere qualche<br />

fraintendimento da parte di chi ha condotto le analisi sugli infortuni: lo fa sospettare il fatto<br />

che il problema di sicurezza più spesso segnalato è il mancato uso di DPI ma riesce difficile<br />

immaginare come tale mancato uso possa concorrere al verificarsi di un incidente. Ci si<br />

aspetterebbe piuttosto che i DPI concorressero a determinare un incidente per un loro uso<br />

improprio, ad esempio quando vengono utilizzati nel corso di lavorazioni che ne vietano<br />

esplicitamente l’impiego a causa del rischio di rimanere impigliati, incastrati, trascinati da<br />

parti di macchine in movimento non completamente segregabili.<br />

Le tabelle 3.3.17 e 3.3.18, dedicate rispettivamente agli infortuni mortali ed a quelli gravi,<br />

presentano per i diversi tipi di determinanti la distribuzione di frequenza dell’esito del confronto<br />

con opportuni standard.<br />

TAB. 3.3.17: Determinanti degli infortuni mortali sul lavoro per tipologia e per “confronto con standard”<br />

Attività infortunato<br />

Confronto con standard n. %<br />

Legge 330 80,9<br />

Norma di buona tecnica 36 8,8<br />

Standard autoprodotto 42 10,3<br />

Totale valido 408 100,0<br />

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