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Versione PDF - Ispesl

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A corollario di tutto ciò va peraltro sottolineato come ESAW/3 sia uno strumento di<br />

forte pragmaticità, come è giusto che sia un mezzo che parte dal presupposto di mettere<br />

d’accordo fonti informative sostanzialmente diverse. Il nodo è cercare di ottenere le<br />

notizie che è concretamente possibile ottenere, evitando le risposte inutili e quelle palesemente<br />

malsicure o fuorvianti. ESAW/3 si rifà a informazioni che per lo più non c’è la<br />

possibilità di verificare e che quindi occorre “prendere per buone”. Non è utile perciò chiedere<br />

ai dati informazioni che visibilmente non possono essere ottenute o che facilmente<br />

sarebbero da ritenere erronee in buona o cattiva fede: così è per tutto ciò che riguarda la<br />

sfera delle responsabilità e quindi anche il coinvolgimento di figure diverse dal lavoratore.<br />

Come in altra sezione si può vedere, “Sbagliando s’impara” può permettersi una diversa<br />

profondità di analisi quando si fonda, come nel caso degli eventi lesivi mortali, su dati<br />

certi o quasi (inchieste infortuni, relazioni ispettori ASL, ecc.) mentre per ESAW/3, destinato<br />

ad un’informazione sulla totalità dei casi, tale possibilità è preclusa e perciò occorre<br />

tentare un approccio diverso che si fondi sulla possibilità di disporre solo di notizie sufficientemente<br />

fondate.<br />

Ovviamente la codifica andrebbe vista nella sua estensione complessiva, mentre in una<br />

forma più contratta l’informazione risulta inevitabilmente amputata. Ad esempio, constatare<br />

che l’attività fisica specifica più frequentemente chiamata in causa a proposito degli<br />

infortuni mortali (15.6%) è “camminare, correre, salire, scendere, ecc.” può risultare di<br />

scarso aiuto nella comprensione di che cosa è davvero successo, mentre certamente più<br />

informativa risulta la seconda voce “condurre un mezzo di trasporto…”. D’altra parte, i dati<br />

prodotti da INAIL sulla base dell’attuale sviluppo del sistema ESAW/3 sono soprattutto limitati<br />

ai grandi raggruppamenti mentre più malsicure appaiono le disaggregazioni maggiormente<br />

approfondite che presto saranno disponibili.<br />

Se è bene essere consapevoli delle possibili distorsioni che l’esame del solo comportamento<br />

dell’infortunato può ingenerare, è però anche necessario trarre tutti i vantaggi che<br />

l’esame di questa variabile è in grado di arrecare. Vantaggi che, talora, possono consistere<br />

non tanto nel fornirci informazioni già pronte per l’uso ma piuttosto nel suggerire percorsi<br />

da approfondire, domande cui cercare di rispondere. Ad esempio, il riscontro tra le<br />

attività fisiche specifiche che compaiono con frequenza non trascurabile le voci “sorvegliare,<br />

far funzionare la macchina” (5.2% tra gli infortuni mortali, 8.5% tra quelli gravi) o “alimentare,<br />

disalimentare la macchina” (2.6% tra gli infortuni mortali, 12.4% tra quelli gravi)<br />

suggerisce interessanti temi meritevoli di ulteriori studi ed approfondimenti.<br />

A tal proposito, va sottolineato come EUROSTAT stia procedendo a finanziare uno studio<br />

applicativo riguardante le tecniche unitarie di utilizzo da adottare a livello comunitario<br />

con riguardo ai dati ESAW/3. Sarà uno studio di certo utilissimo specie in vista dell’esigenza<br />

EUROSTAT di utilizzare i dati in un unicum europeo, al di là delle distinzioni per singolo<br />

paese.<br />

La tabella 3.2.4 riporta la distribuzione degli infortuni per tipo di deviazione. La variabile<br />

“deviazione” rappresenta forse la più incisiva novità introdotta da ESAW/3 nell’analisi<br />

sistematica degli infortuni sul lavoro: in base alla definizione che ne viene data (“ultimo<br />

evento, deviante rispetto alla norma, che ha portato all’infortunio”) ed all’esame delle voci<br />

che specificano i valori che questa variabile può assumere, è possibile identificare nella<br />

variabile “deviazione” introdotta da ESAW/3, sia pure con qualche avvertenza e con qualche<br />

distinguo, ciò che viene più comunemente chiamato “incidente”, vale a dire quella<br />

variazione rispetto all’ordinario svolgersi del lavoro a seguito della quale è possibile che<br />

qualcuno si faccia male (subisca un infortunio). L’introduzione della variabile “deviazione”<br />

rappresenta un passo in avanti di estremo rilievo nella sistematica descrizione degli infortuni<br />

e, come si vede esaminando la tabella 3.2.4, le aspettative non restano deluse.<br />

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