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Versione PDF - Ispesl

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ti, vi è un 16.9% di casi nei primi sette giorni di lavoro contro il 12.2% dell’insieme di tutte le<br />

attività, il 10.8% dei trasporti, il 7.7% delle attività manifatturiere; valori più alti di quelli delle<br />

costruzioni si osservano solo per l’estrazione di minerali (23.1%) ma si tratta di un dato da<br />

prendere con le pinze perché riferito ad un piccolo numero di casi. Per gli infortuni gravi, analogamente<br />

a quanto già osservato per quelli mortali, il settore delle costruzioni ha un 11.9%<br />

di casi nei primi sette giorni di lavoro contro l’8.7% dell’insieme di tutte le attività, il 3.2% dei<br />

trasporti, il 5.4% delle attività manifatturiere.<br />

Infine, per quanto riguarda la sede e la natura delle lesioni subite dall’infortunato, le tabelle<br />

che si riportano integralmente nel CD allegato confermano quanto già noto: negli infortuni<br />

mortali le lesioni si concentrano sul capo (57.5%) e sul torace (27.2%), seguiti a distanza dalle<br />

lesioni degli organi addominali (10.1%). Le rimanenti sedi giustificano nel loro insieme il<br />

restante 5.2% degli infortuni mortali. Negli infortuni gravi, come è naturale attendersi, la distribuzione<br />

delle lesioni tra le diverse sedi è più variata.<br />

La natura delle lesioni vede l’assoluta preminenza delle fratture (61.7%) seguite a distanza<br />

dalle contusioni (19.8%).<br />

L’esame combinato per sede e natura delle lesioni mette in evidenza al primo posto le fratture<br />

craniche (32.4%) seguite a distanza dalle contusioni craniche (6.2%) mentre tutte le altre<br />

numerose combinazioni di sede e natura delle lesioni presentano valori piuttosto bassi.<br />

3.2 Esame delle variabili ESAW<br />

L’indagine di cui qui si riferisce rappresenta una delle prime occasioni in cui si fa un esame<br />

ed una valutazione su larga scala dei vantaggi e dei problemi che l’adozione di ESAW comporta,<br />

particolarmente interessante anche per il fatto di riguardare non questa o quella situazione<br />

locale ma l’intero territorio nazionale. A dire il vero, un’analisi di notevole ampiezza ha<br />

accompagnato, sul Rapporto Annuale INAIL 2004, l’esordio italiano dei dati ESAW/3 e a tale<br />

analisi si può fare utile riferimento per completare le informazioni qui riportate.<br />

Passando ad analizzare i dati statistici rilevati nel corso del Progetto, la tabella 3.2.1 fornisce<br />

la distribuzione degli infortuni per tipo di luogo in cui sono avvenuti.<br />

Negli infortuni mortali, il tipo di luogo che compare con maggiore frequenza è il cantiere<br />

(33.7%) seguito dai siti in cui si svolgono attività produttive manifatturiere (15.9%), mentre in<br />

quelli gravi le parti si invertono: al primo posto si trovano i siti in cui si svolgono attività produttive<br />

manifatturiere (40.6%) ed al secondo i cantieri (21.6%). Questi dati ben si accordano<br />

con quelli relativi all’attività esercitata dall’azienda d’appartenenza del lavoratore infortunato e<br />

denotano pertanto un buon impiego della metodica ESAW/3 da parte di chi ha proceduto alla<br />

classificazione dei luoghi. Non c’è qui peraltro possibilità di raffronto con statistiche comunque<br />

ricavate nel passato poiché si tratta di una novità assoluta nel panorama italiano, una novità<br />

che viene a turare un’importante falla delle statistiche fino ad oggi utilizzate.<br />

La tabella 3.2.1 fornisce, inoltre, diverse informazioni potenzialmente preziose: ad esempio,<br />

una quota non trascurabile di infortuni mortali (8.8%) avviene in locali dedicati principalmente<br />

al magazzinaggio, al carico ed allo scarico delle merci. Questo dato è già di per sé sufficiente<br />

ad attirare l’attenzione sulla pericolosità di un’attività meno facilmente riconoscibile attraverso<br />

l’esame dell’attività esercitata dall’azienda d’appartenenza del lavoratore infortunato.<br />

A fronte di pregi come questo, nella tabella 3.2.1 così come nelle successive emerge però<br />

anche un limite nell’impiego di ESAW/3 rappresentato dall’elevato numero di missing; va<br />

detto, però, che se la mancata compilazione esprime, com’è possibile, una difficoltà ed un<br />

imbarazzo ad impiegare un nuovo strumento tuttora in fase sperimentale qual’è ancor oggi<br />

ESAW/3, si tratta di un limite che potrà ovviamente essere superato attraverso opportune iniziative<br />

a ciò finalizzate; è d’altra parte noto che la codifica ESAW/3 è stata finora utilizzata in<br />

un corposo campione e non nella totalità dei casi.<br />

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