VASCHE DI PRIMA PIOGGIA e VASCHE DI LAMINAZIONE - Caprari

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29.10.2012 Views

18 criteri di progettazione, realizzazione e gestione vasche di prima pioggia e vasche di laminazione nell’ambito dei sistemi fognari Nelle varie classi andranno adottati i seguenti criteri: - nel caso di trascurabile impermeabilizzazione potenziale, è sufficiente adottare buoni criteri costruttivi per ridurre le superfici impermeabili, quali le superfici dei parcheggi; - nel caso di modesta impermeabilizzazione, oltre al dimensionamento dei volumi compensativi cui affidare funzioni di laminazione delle piene è opportuno che le luci di scarico non eccedano le dimensioni di un tubo di diametro 200 mm e che i tiranti idrici ammessi nell’invaso non eccedano il metro; - nel caso di significativa impermeabilizzazione, andranno dimensionati i tiranti idrici ammessi nell’invaso e le luci di scarico in modo da garantire la conservazione della portata massima defluente dall’area in trasformazione ai valori precedenti l’impermeabilizzazione; - nel caso di marcata impermeabilizzazione, è richiesta la presentazione di uno studio di dettaglio molto approfondito. In caso di terreni ad elevata capacità di accettazione delle piogge (coefficiente di filtrazione maggiore di 10 -3 m/s e frazione limosa inferiore al 5%), in presenza di falda freatica sufficientemente profonda e di regola in caso di piccole superfici impermeabilizzate, è possibile realizzare sistemi di infiltrazione facilitata in cui convogliare i deflussi in eccesso prodotti dall’impermeabilizzazione. Questi sistemi, che fungono da dispositivi di reimmissione in falda, possono essere realizzati, a titolo esemplificativo, sotto forma di vasche o condotte disperdenti posizionati negli strati superficiali del sottosuolo in cui sia consentito l’accumulo di un battente idraulico che favorisca l’infiltrazione e la dispersione nel terreno. I parametri assunti alla base del dimensionamento dovranno essere desunti da prove sperimentali. Tuttavia le misure compensative andranno di norma individuate in volumi di invaso per la laminazione di almeno il 50% degli aumenti di portata. Qualora si voglia aumentare la percentuale di portata attribuita all’infiltrazione, fino ad una incidenza massima del 75%, il progettista dovrà documentare, attraverso appositi elaborati progettuali e calcoli idraulici, la funzionalità del sistema a smaltire gli eccessi di portata prodotti dalle superfici impermeabilizzate rispetto alle condizioni antecedenti la trasformazione, almeno per un tempo di ritorno di 100 anni nei territori di collina e montagna e di 200 anni nei territori di pianura. Qualora le condizioni del suolo lo consentano e nel caso in cui non sia prevista una canalizzazione e/o scarico delle acque verso un corpo ricettore, ma i deflussi vengano dispersi sul terreno, non è necessario prevedere dispositivi di invarianza idraulica in quanto si può supporre ragionevolmente che la laminazione delle portate in eccesso avvenga direttamente sul terreno. Nei casi in cui lo scarico delle acque meteoriche giunga direttamente al mare o ad altro corpo idrico il cui livello non risulti influenzato dagli apporti meteorici, l’invarianza idraulica delle trasformazioni delle superfici è implicitamente garantita a prescindere dalla realizzazione di dispositivi di laminazione. Altre considerazioni e criteri di dimensionamento analitici degli invasi saranno esposte nei capitoli successivi. CAPITOLO 2

criteri di progettazione, realizzazione e gestione vasche di prima pioggia e vasche di laminazione nell’ambito dei sistemi fognari CAPITOLO 3 Tipologie e caratteristiche degli invasi per il controllo quali-quantitativo delle acque meteoriche 1 INTRODUZIONE Come in parte già descritto nel primo capitolo i provvedimenti più comunemente adottati per la risoluzione o riduzione delle problematiche idraulico-ambientali legate alle precipitazioni possono essere suddivisi in tre categorie: Interventi localizzati: consistono nella realizzazione di invasi che hanno la funzione di accumulare provvisoriamente una parte dei volumi idrici derivanti dagli eventi meteorici, per inviarli successivamente alla depurazione (vasche di prima pioggia) o per restituirli alla rete a valle e al ricettore con portata con essi compatibile (vasche volano). Interventi diffusi: sono distribuiti sull’intera area urbanizzata e vengono solitamente indicati con l’acronimo BMP (Best Management Practices) o SUDS (Sustainable Urban Drainage Systems). Ne esistono di svariate tipologie, ma l’obiettivo è circa lo stesso per tutte, ovvero favorire l’infiltrazione nel suolo della precipitazione. Interventi non strutturali: non comportano la realizzazione di manufatti o strutture; hanno lo scopo di sfruttare al meglio la rete di drenaggio esistente, massimizzandone la capacità d’invaso, o di ridurre gli inquinanti che entrano in fognatura. Nelle più recenti urbanizzazioni, soprattutto negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei, si è assistito spesso alla combinazione di questi interventi, i quali hanno mostrato buoni risultati purché correttamente gestiti e mantenuti. In Italia, gli interventi di tipo diffuso e quelli non strutturali sono poco utilizzati e il controllo quali-quantitativo degli scarichi è nella maggior parte dei casi affidato agli invasi. 1.1 Invasi Gli invasi costituiscono sicuramente il mezzo più efficace per assicurare la protezione idraulica ed ambientale del territorio urbano ed extraurbano. Dal punto di vista della destinazione se ne distinguono due tipologie: Vasche volano (o di laminazione): calcolate e realizzate in funzione degli eventi meteorici massimi, permettono la laminazione delle portate di piena così da ridurre il pericolo di allagamenti superficiali, dovuti a insufficienza dei condotti o del corso d’acqua ricettore. Vasche di prima pioggia: trattengono, escludendola dallo scarico, una notevole percentuale CAPITOLO 3 19

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criteri di progettazione, realizzazione e gestione vasche di prima<br />

pioggia e vasche di laminazione nell’ambito dei sistemi fognari<br />

Nelle varie classi andranno adottati i seguenti criteri:<br />

- nel caso di trascurabile impermeabilizzazione potenziale, è sufficiente adottare buoni criteri<br />

costruttivi per ridurre le superfici impermeabili, quali le superfici dei parcheggi;<br />

- nel caso di modesta impermeabilizzazione, oltre al dimensionamento dei volumi compensativi<br />

cui affidare funzioni di laminazione delle piene è opportuno che le luci di scarico non eccedano<br />

le dimensioni di un tubo di diametro 200 mm e che i tiranti idrici ammessi nell’invaso non<br />

eccedano il metro;<br />

- nel caso di significativa impermeabilizzazione, andranno dimensionati i tiranti idrici ammessi<br />

nell’invaso e le luci di scarico in modo da garantire la conservazione della portata<br />

massima defluente dall’area in trasformazione ai valori precedenti l’impermeabilizzazione;<br />

- nel caso di marcata impermeabilizzazione, è richiesta la presentazione di uno studio di dettaglio<br />

molto approfondito.<br />

In caso di terreni ad elevata capacità di accettazione delle piogge (coefficiente di filtrazione<br />

maggiore di 10 -3 m/s e frazione limosa inferiore al 5%), in presenza di falda freatica sufficientemente<br />

profonda e di regola in caso di piccole superfici impermeabilizzate, è possibile realizzare sistemi<br />

di infiltrazione facilitata in cui convogliare i deflussi in eccesso prodotti dall’impermeabilizzazione.<br />

Questi sistemi, che fungono da dispositivi di reimmissione in falda, possono essere realizzati, a titolo<br />

esemplificativo, sotto forma di vasche o condotte disperdenti posizionati negli strati superficiali del<br />

sottosuolo in cui sia consentito l’accumulo di un battente idraulico che favorisca l’infiltrazione e la<br />

dispersione nel terreno. I parametri assunti alla base del dimensionamento dovranno essere desunti<br />

da prove sperimentali. Tuttavia le misure compensative andranno di norma individuate in volumi di<br />

invaso per la laminazione di almeno il 50% degli aumenti di portata.<br />

Qualora si voglia aumentare la percentuale di portata attribuita all’infiltrazione, fino ad una incidenza<br />

massima del 75%, il progettista dovrà documentare, attraverso appositi elaborati progettuali e<br />

calcoli idraulici, la funzionalità del sistema a smaltire gli eccessi di portata prodotti dalle superfici<br />

impermeabilizzate rispetto alle condizioni antecedenti la trasformazione, almeno per un tempo di<br />

ritorno di 100 anni nei territori di collina e montagna e di 200 anni nei territori di pianura.<br />

Qualora le condizioni del suolo lo consentano e nel caso in cui non sia prevista una canalizzazione<br />

e/o scarico delle acque verso un corpo ricettore, ma i deflussi vengano dispersi sul terreno, non è<br />

necessario prevedere dispositivi di invarianza idraulica in quanto si può supporre ragionevolmente<br />

che la laminazione delle portate in eccesso avvenga direttamente sul terreno.<br />

Nei casi in cui lo scarico delle acque meteoriche giunga direttamente al mare o ad altro corpo idrico il<br />

cui livello non risulti influenzato dagli apporti meteorici, l’invarianza idraulica delle trasformazioni delle<br />

superfici è implicitamente garantita a prescindere dalla realizzazione di dispositivi di laminazione.<br />

Altre considerazioni e criteri di dimensionamento analitici degli invasi saranno esposte nei capitoli<br />

successivi.<br />

CAPITOLO 2

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