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Dermatologia DP - Salute per tutti

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Vol. 1, 1, 2010<br />

Official Journal<br />

of the International Hair<br />

Research Foundation<br />

The melanocyte subpopulations<br />

of the human skin and hair follicle<br />

Desmond J. Tobin<br />

Protected by an extraordinary privilege<br />

Fabio Rinaldi, Piero Rosati,<br />

Elisabetta Sorbellini<br />

The hair cycle: Why is hair growth cyclical?<br />

Andrea Marliani<br />

Possible cell mechanisms of action of minoxidil<br />

Elisabetta Sorbellini, Eduardo Reyes<br />

Eye-brow and eye-lashes transplant<br />

Marco Toscani, Cristiano Monaca,<br />

Maria Ida Rizzo, Nicolò Scuderi<br />

Periodico quadrimestrale - Spedizione in abbonamento postale 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - Milano<br />

In caso di mancata consegna restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa.<br />

A clinical case of folliculitis decalvans<br />

Antonio Torti, Raffaele Gianotti<br />

Scalp seborrheic dermatitis: An overview<br />

Mauro Barbareschi, Alessandra Ferla Lodigiani<br />

Photo evaluation:<br />

A useful instrument to investigate hair loss<br />

Gaetano Agostinacchio<br />

ISHRS Amsterdam 2009<br />

Daniele Campo


Vol. 1, 1, 2010<br />

Editoriale<br />

Fabio Rinaldi 1 , Paolo Piazza 2<br />

1 Presidente International Hair Research Foundation<br />

2<br />

Vice-Presidente International Hair Research Foundation<br />

A cosa può servire un nuovo giornale scientifico, considerando che sono già molto<br />

numerosi, e che molti di questi hanno un livello altissimo? Ce lo siamo chiesti <strong>per</strong><br />

tre anni durante le riunioni del direttivo della International Hair Research<br />

Foundation, e <strong>per</strong> tutto questo tempo la risposta era la stessa: forse una nuova rivista non serve, in questo<br />

momento.<br />

Poi, <strong>per</strong>ò, man mano che l’attività della Fondazione cresceva, che gli incontri con le tante figure professionali<br />

<strong>per</strong>mettevano scambi di informazione interessanti, abbiamo capito che una rivista scientifica specifica <strong>per</strong><br />

la tricologia poteva essere utile <strong>per</strong> cercare di riunire in un unico ambito il maggior numero di novità e di<br />

approfondimenti su un argomento così vasto, e <strong>per</strong>lopiù distribuito in modo non omogeneo su numerose riviste<br />

di vari settori (medico, dermatologico, cosmetologico, biologico, e tanti altri).<br />

Da queste considerazioni è nata Human Trichology, organo di informazione scientifica della International<br />

Hair Research Foundation.<br />

Human Trichology è un giornale che affronterà il campo tricologico sotto <strong>tutti</strong> i punti di vista, <strong>per</strong> poter riunire<br />

le diverse conoscenze scientifiche che interessano i peli e i capelli del corpo umano. Abbiamo intenzione<br />

di realizzare un giornale scientifico molto rigoroso, che si avvalga non solo della collaborazione dei ricercatori<br />

e degli es<strong>per</strong>ti più autorevoli di tutte le discipline interessate in campo internazionale, ma anche di es<strong>per</strong>ienze<br />

e conoscenze di qualunque professionista scientifico del settore si occupi quotidianamente del problema.<br />

Il Comitato Editoriale si è posto delle regole molto rigide <strong>per</strong> la scelta degli articoli e degli argomenti, e pensiamo<br />

di riuscire a rispettarle <strong>per</strong> poter garantire un prodotto di qualità e attendibilità scientifica , ma che<br />

allo stesso tempo possa servire in modo pratico <strong>per</strong> utilizzare le varie informazioni nell’attività professionale<br />

di ogni lettore. Ma cosa ci siamo messi in testa, di diventare come Nature?<br />

Un esempio: in questo numero compare una review sul privilegio immunologico di cui godono i capelli nel<br />

corpo umano. Argomento complesso e estremamente affascinante spesso di competenza di una èlite di ricercatori<br />

di biologia tricologica, quasi fosse un discorso totalmente inutile nella pratica medica. L’articolo si vuole<br />

considerare i meccanismi del privilegio immunologico dei capelli, cercando anche di identificare gli aspetti pratici<br />

del problema.<br />

Questo vuole essere lo scopo di Human Trichology.<br />

Contiamo di riuscirci, con la collaborazione di <strong>tutti</strong> gli specialisti del settore che vorranno aiutarci a realizzare<br />

questo lavoro.<br />

Il pianeta capelli inteso come tutto ciò che riguarda la diagnosi e la terapia del defluvium è ormai divenuto<br />

una galassia. Le nuove conoscenze soprattutto in campo immuno-biologico aprono vasti orizzonti che hanno<br />

un risvolto terapeutico: qualsiasi novità segnalata magari in un congresso, rimbalza immediatamente dai<br />

mass media al grosso pubblico. Questo può generare confusione nell’utente che del resto spesso è fuorviato da<br />

messaggi pubblicitari ingannevoli che complicano il rapporto medico/paziente.<br />

Ben venga quindi una rivista che in modo rigorosamente scientifico, concentrando e confrontando le varie<br />

es<strong>per</strong>ienze dia al medico che si occupa di tricologia informazioni e conoscenze utili <strong>per</strong> l’indirizzo terapeutico<br />

del paziente.<br />

I


Vol. 1, 1, 2010<br />

Human Trichology<br />

Official Journal of the International<br />

Hair Research Foundation<br />

Editor<br />

Fabio Rinaldi (Italy)<br />

Editor in Chief<br />

Mauro Barbareschi (Italy)<br />

Co-Editors<br />

Francisco Jimènez Acosta (Spain)<br />

Gaetano Agostinacchio (Italy)<br />

Paola Bezzola (Italy)<br />

Daniele Campo (Italy)<br />

Vincenzo Gambino (Italy)<br />

Marcella Guarrera (Italy)<br />

Andrea Marliani (Italy)<br />

Paolo Piazza (Italy)<br />

Piero Rosati (Italy)<br />

Elisabetta Sorbellini (Italy)<br />

Piero Tesauro (Italy)<br />

Desmond Tobin (United Kingdom)<br />

Marco Toscani (Italy)<br />

Managing Editor<br />

Antonio Di Maio (Italy)<br />

IHRF Secretary Staff<br />

Alessandra Ferretti (Italy)<br />

Assunta Preite (Italy)<br />

International Hair Research Foundation<br />

Viale Bianca Maria, 19 - 20122 Milano<br />

Tel. +39 02780061<br />

E-mail: segreteria@ihrf.eu<br />

Scripta Manent s.n.c.<br />

Direttore Responsabile Pietro Cazzola<br />

Direttore Generale Armando Mazzù<br />

Direttore Marketing Antonio Di Maio<br />

Consulenza Grafica Piero Merlini<br />

Impaginazione Stefania Cacciaglia<br />

Via Bassini, 41 - 20133 Milano<br />

Tel. 0270608060<br />

Fax 0270606917<br />

E-mail: scriman@tin.it<br />

www.salute<strong>per</strong><strong>tutti</strong>.it<br />

REWIEV ARTICLES<br />

pag. 1<br />

pag. 7<br />

Indice<br />

The melanocyte subpopulations<br />

of the human skin and hair follicle<br />

Desmond J. Tobin<br />

Protetti da un eccezionale privilegio<br />

Fabio Rinaldi, Piero Rosati, Elisabetta Sorbellini<br />

TRICHOLOGICAL BIOLOGY<br />

pag. 15 Il controllo del ciclo del capello ovvero cosa<br />

determina il ciclo?<br />

Andrea Marliani<br />

pag. 21 Possibili meccanismi d’azione cellulare<br />

del minoxidil<br />

Elisabetta Sorbellini, Eduardo Reyes<br />

ORIGINAL ARTICLE<br />

pag. 29 Il trapianto di sopracciglio e ciglia<br />

Marco Toscani, Cristiano Monaca,<br />

Maria Ida Rizzo, Nicolò Scuderi<br />

CASES REPORT<br />

pag. 33 Un ciclista con la parrucca:<br />

un particolare caso di follicolite decalvante<br />

Antonio Torti, Raffaele Gianotti<br />

pag. 35 La dermatite seborroica del cuoio capelluto:<br />

uno sguardo complessivo<br />

Mauro Barbareschi, Alessandra Ferla Lodigiani<br />

TRICHOLOGICAL EVALUATION<br />

pag. 43 Valutazione fotografica: utile strumento<br />

<strong>per</strong> il paziente che <strong>per</strong>de i capelli<br />

Gaetano Agostinacchio<br />

CULTURE<br />

pag. 46 ISHRS Amsterdam 2009: Il Gala Dinner mancato<br />

Daniele Campo<br />

Registrazione Tribunale di Milano n. 42 del 01/02/2010<br />

È vietata la riproduzione totale o parziale, con qualsiasi mezzo, di articoli, illustrazioni e fotografie pubblicati<br />

su Human Trichology senza autorizzazione scritta dell’Editore.<br />

L’Editore non risponde dell’opinione espressa dagli Autori degli articoli.<br />

III


Vol. 1, 1, 2010<br />

REVIEW ARTICLE<br />

Desmond J. Tobin<br />

Centre for Skin Sciences,<br />

School of Life Sciences,<br />

University of Bradford, Bradford,<br />

West Yorkshire, Great Britain<br />

The melanocyte subpopulations<br />

of the human skin and hair follicle<br />

Desmond J. Tobin<br />

The melanocyte subpopulations of the human skin and hair follicle<br />

Comparative Biology of Epidermal and Hair Follicle Melanocytes: The relative independence of the epidermal<br />

– and follicular – melanin units can be appreciated by the co-expression of white hair and black skin in<br />

aging Africans and conversely raven hair in white-skinned Europeans. The presence of immature<br />

melanocytes (melanoblasts) in fully-developed adult anagen hair follicles has been confirmed in situ and in<br />

vitro. Although amelanotic hair follicle melanocytes lack dopa-oxidase activity, low levels of the tyrosinase<br />

protein itself may be detected in some cells, as well as KIT and Bcl-2. The role of these amelanotic<br />

melanocytes in hair pigmentation is unclear, although it has been speculated that these cells represent a pool<br />

of “transient” melanocytes that migrate from precursor melanocyte stores in the up<strong>per</strong> outer root sheath. The<br />

Fate of Hair Follicle Melanocytes during the Hair Growth Cycle: Active pigmentation occurs only during the<br />

hair growth phase (anagen), which in human scalp hair can be very long (up to 8 years or more). This extended<br />

anagen of human scalp hair, together with its mosaic pattern of hair growth, hinders systematic analysis<br />

of melanocyte dynamics during the human hair cycle. The relatively quiescent telogen hair germ contains all<br />

cell precursors needed to reconstitute a fully developed anagen VI hair follicle. Some DCT-positive<br />

melanocytes begin to express TRP1 at this stage, especially melanocytes located close to the forming hair<br />

bulb, while melanocytes residing in the up<strong>per</strong> outer root sheath (site of the presumptive germ cell reservoir)<br />

remain TRP1-negative. By anagen IV, when the hair pigmentary unit becomes fully functional with respect<br />

to melanin synthesis, melanocytes are distributed into discrete locations throughout the hair follicle). Only<br />

melanocytes distributing to the hair follicle melanogenic zone, i.e., the hair bulb matrix above the <strong>DP</strong>, express<br />

TRP1, DCT, tyrosinase, KIT, and also Ki67 in the majority of melanocytes. DCT protein is undetectable in<br />

melanogenic melanocytes of the human scalp anagen hair bulb, though other human hair follicles may show<br />

variable expression. Melanocyte proliferation mainly ceases by anagen VI (full anagen). A long enduring<br />

enigma of both hair follicle and pigment biology concerns the fate of the hair bulb melanocytes when they<br />

become undetectable during catagen. Where do these melanocytes go during catagen and telogen? Our current<br />

view suggests that many of the so-called re-differentiating melanocytes in early anagen correspond to<br />

newly recruited immature melanocytes derived from a melanocyte reservoir and are not re-activated from<br />

pre-existing hair bulb melanocytes that were melanogenically active during the previous anagen phase.<br />

Moreover, these hair follicle melanocyte stem cells appear to have the capacity to enter vacant niches, including<br />

(via migration to) the epidermis. In any event at least a proportion of the highly melanotic (possibly terminally<br />

differentiated melanocytes) hair bulb melanocytes do not survive catagen. Aging of the Follicle<br />

Melanocytes and Hair Graying (Canities): For every decade after 30 years of age the number of pigment-producing<br />

melanocytes in exposed/unexposed epidermis decreases by 10%-20%, accounting for much of the loss<br />

of skin tone with age. It is likely that the antioxidant systems within the hair follicle melanocyte become<br />

impaired with age, leading to uncontrolled damage to the melanocyte itself from its own melanogenesis-related<br />

oxidative stress. Recent work suggests that the follicular-melanin unit of graying hair is associated with<br />

increased melanocyte apoptosis and oxidative stress. A relatively small number of melanocytes (< 100 cells<br />

<strong>per</strong> scalp anagen hair follicle) can, in a single hair growth cycle, produce sufficient melanin to intensely pigment<br />

up to 1.5 m of hair shaft. Beard and body hair is usually affected later.<br />

Key words: Hair follicle, Melanocytes, Hair growth cycle, Hair graying<br />

1


Vol. 1, 1, 2010<br />

rigin of cutaneous melanocytes<br />

O<br />

Melanocytes of both the epidermal melanin unit<br />

and the follicular pigmentary unit derive from melanoblasts<br />

that migrate from the neural crest to the skin. Commitment<br />

and differentiation of cells to the melanocytic lineage in the<br />

neural crest are determined by several factors including,<br />

amongst others, microphthalmia-associated transcription<br />

factor (MITF), SOX10, Pax3, KIT, fibroblast growth factor-<br />

2, and endothelin 3 1 .<br />

Melanoblasts migrate out of the neural crest along stereotypic<br />

routes to enter the dermis of the skin. Melanogenesis<br />

occurs very early during human embryologic development<br />

and melanocytes can be detected in human skin as early<br />

as 7 weeks of gestation 2 with pigment synthesis some<br />

5 months before birth. Some melanoblasts proliferate and<br />

differentiate into melanocytes while residing in the epidermis,<br />

while others and their progeny, so-called transit-amplifying<br />

melanocytes, leave the epidermis to distribute in the<br />

developing hair follicles as dopa (3,4-dihydroxy phenylalanine)<br />

-positive or -negative cells in the hair follicle and<br />

sebaceous gland. More than 90 loci are known to affect hair<br />

color 3 ; mutations in the receptor tyrosine kinase KIT and<br />

its cognate ligand SCF, and endothelin 3 and its receptor<br />

Ednrb are the most informative.<br />

omparative biology of epidermal<br />

C and hair follicle melanocytes<br />

The relative independence of the epidermal – and<br />

follicular – melanin units can be appreciated by the coexpression<br />

of white hair and black skin in aging Africans<br />

and conversely raven hair in white-skinned Europeans.<br />

This is further supported clinically, by the selective/preferential<br />

targeting of epidermal but not follicular melanocytes<br />

in most cases of vitiligo, while follicular melanocytes alone<br />

are damaged by immune-mediated pathology in acute<br />

alopecia areata 4, 5 .<br />

In the fully-developed anagen human scalp, follicle<br />

melanocytes can be detected in distinct anatomic compartments<br />

with region-specific differentiation status. In the<br />

mature hair follicle, melanotic melanocytes positive for<br />

dopa oxidase are readily detectable in the basal layer of the<br />

infundibulum and around the up<strong>per</strong> dermal papilla; moderately<br />

differentiated melanocytes may also be detected in<br />

the basal layer of the sebaceous gland. However, the hair<br />

bulb is the only site of pigment production for the hair<br />

shaft, and contains both highly melanogenic melanocytes<br />

and a minor subpopulation of poorly differentiated me -<br />

lanocytes 6, 7. Melanogenically-active melanocytes are<br />

however restricted to the up<strong>per</strong> hair bulb matrix, just<br />

below the precortical keratinocytes, a location that facilitates<br />

the transfer of melanin to the hair shaft cortex, less so<br />

to the medulla, and very rarely the hair cuticle.<br />

The presence of immature melanocytes (melanoblasts) in<br />

fully-developed adult anagen hair follicles has been confirmed<br />

in situ and in vitro 8, 9 . Dopa-negative amelanotic<br />

melanocytes appear in the mid-to-lower outer root sheath,<br />

but also in the <strong>per</strong>iphery of the bulb and the most proximal<br />

matrix. All the dopa-positive cells, and also some<br />

dopa-negative melanocytes of the mid outer root sheath<br />

contain (pre)melanosomes (i.e., gp100-positive) 8 .<br />

Although amelanotic hair follicle melanocytes lack dopaoxidase<br />

activity, low levels of the tyrosinase protein itself<br />

may be detected in some cells, as well as KIT and Bcl-2.<br />

These melanocytes do not express the melanogenic<br />

enzymes tyrosinase-related protein-1 (TRP1) and TRP2<br />

(dopachrome tautomerase, DCT) 8 .<br />

The role of these amelanotic melanocytes in hair pigmentation<br />

is unclear, although it has been speculated that these<br />

cells represent a pool of “transient” melanocytes that<br />

migrate from precursor melanocyte stores in the up<strong>per</strong><br />

outer root sheath 10 .<br />

This multi-functionality of follicular melanocyte subpopulations<br />

is attested by their complex responses to che mo -<br />

therapy 10, 11 .<br />

Recent immunologic data have shown that the “follicularmelanin<br />

unit” resides in the immune-privileged proximal<br />

anagen hair bulb (c.f. 12 ). Melanocytes of the follicularmelanin<br />

unit are larger, more dendritic, have more extensive<br />

Golgi and rough ER, and produce larger melanosomes<br />

compared to melanocytes in the epidermal-melanin unit<br />

(c.f. 13 ). While melanin produced by the latter degrades<br />

almost completely in the differentiating layers of the epidermis,<br />

eumelanin granules transferred into hair cortical<br />

keratinocytes remain minimally digested; hence, the similarly<br />

pigmented proximal and distal ends of a typical hair<br />

shaft (c.f. 13 ).<br />

By far the most striking difference between the epidermaland<br />

follicular-melanin units, and one with significant<br />

implications for the regulation of hair pigmentation, is the<br />

observation that the activity of the hair bulb melanocyte is<br />

under tight cyclical control and that melanogenesis is coupled<br />

to the hair growth cycle (c.f. 10 ). Epidermal melanogenesis,<br />

by contrast, appears to be continuous 14 , though<br />

this constitutive activity can be stimulated further, e.g.,<br />

after exposure to UV radiation.<br />

2


Vol. 1, 1, 2010<br />

he fate of hair follicle melanocytes<br />

T during the hair growth cycle<br />

Active pigmentation occurs only during the hair<br />

growth phase (anagen), which in human scalp hair can be<br />

very long (up to 8 years or more) 15 . This extended anagen<br />

of human scalp hair, together with its mosaic pattern of hair<br />

growth, hinders systematic analysis of melanocyte dynamics<br />

during the human hair cycle. However, the C57BL/6<br />

mouse strain has proven to be a very useful model for<br />

human hair pigmentation, with is short anagen (15-17d),<br />

synchronous hair growth pattern, restriction of me -<br />

lanogenically active truncal melanocytes to hair follicles,<br />

exclusively eumelanin production, and the similar linkage<br />

of murine melanogenesis with anagen 15 .<br />

The relatively quiescent telogen hair germ contains all cell<br />

precursors needed to reconstitute a fully developed anagen<br />

VI hair follicle. Some melanocytes/melanoblasts from the<br />

telogen secondary germ are immunohistochemically positive<br />

for DCT, and, of these, a subpopulation also expresses<br />

KIT 16 . During the first 1 or 2 days of anagen induction<br />

some cells begin to express tyrosinase mRNA and protein<br />

becomes barely detectable. Some DCT-positive melanocytes<br />

begin to express TRP1 at this stage, especially melanocytes<br />

Figure 1.<br />

Cartoon of pigmented and canities-affected human anagen scalp hair<br />

follicle, showing loss of melanization in the hair bulb and hair shaft with<br />

graying. Some amelanotic melanocytes can be seen in the outer root<br />

sheath (ORS) and in the most proximal and <strong>per</strong>ipheral hair bulb (HB).<br />

SB, sebaceous gland; Epi, epidermis.<br />

located close to the forming hair bulb, while melanocytes<br />

residing in the up<strong>per</strong> outer root sheath (site of the presumptive<br />

germ cell reservoir) remain TRP1-negative. A second<br />

subpopulation, which expresses TRP1 or DCT together<br />

with KIT, begins to show proliferative activity.<br />

Melanocytes in the DNA-synthesis or S phase of the cell<br />

cycle have been reported as early as anagen II and significant<br />

proliferation is clearly apparent in anagen III 17 .<br />

Bulbar melanocytes during the transition from anagen III<br />

to anagen VI increase in number, in dendricity, develop<br />

more Golgi and rough endoplasmic reticulum, increase the<br />

size/number of their melanosomes, and begin to transfer<br />

mature melanosomes to precortical keratinocytes. By anagen<br />

IV, when the hair pigmentary unit becomes fully functional<br />

with respect to melanin synthesis, melanocytes are<br />

distributed into discrete locations throughout the hair follicle).<br />

Melanocytes localized to the murine HF bulge (site<br />

of presumptive reservoir) express only DCT, lacking TRP1,<br />

KIT, and Ki67 immunoreactivities. Melanocytes located in<br />

the elongating outer root sheath express DCT and KIT and<br />

in some cases are also positive for the proliferation marker<br />

Ki67, but express little TRP1 and no tyrosinase 16 . Only<br />

melanocytes distributing to the hair follicle melanogenic<br />

zone, i.e., the hair bulb matrix above the <strong>DP</strong>, express TRP1,<br />

DCT, tyrosinase, KIT, and also Ki67 in the<br />

majority of melanocytes. DCT protein is undetectable<br />

in melanogenic melanocytes of the<br />

human scalp anagen hair bulb 18 , though other<br />

human hair follicles may show variable expression.<br />

Melanocyte proliferation mainly ceases<br />

by anagen VI (full anagen). Both the activity<br />

and concentration of tyrosinase remain constant<br />

during mid to late anagen VI, and<br />

decrease rapidly during the anagen VI to catagen<br />

transition phase, to become undetectable<br />

or very low in catagen 15 . The expression of<br />

other melanogenesis-related proteins follows a<br />

similar pattern.<br />

This physiologic decrease in follicular melanogenesis<br />

may reflect two possible mechanisms<br />

for termination of melanogenesis; namely,<br />

exhaustion of an active signaling system that<br />

stimulates melanogenesis, and/or the production<br />

of inhibitors of melanocyte activity 19 .<br />

Even before catagen-associated structural<br />

changes are apparent in the hair bulb, the earliest<br />

signs of imminent hair follicle regression<br />

include the retraction of melanocyte dendrites<br />

and the attenuation of melanogenesis during<br />

3


Vol. 1, 1, 2010<br />

late anagen VI 9, 10 . Limited keratinocyte proliferation continues<br />

for a while, so the most proximal telogen hair shaft<br />

remains unpigmented – the functional relevance of which<br />

remains enigmatic. One can detect a dramatic and rapid<br />

drop in the levels of active tyrosinase beginning during late<br />

anagen VI itself, while DCT activity exhibits moderate<br />

reductions from mid to late anagen VI and is lowest during<br />

catagen. A long enduring enigma of both hair follicle and<br />

pigment biology concerns the fate of the hair bulb<br />

melanocytes when they become undetectable during catagen.<br />

Where do these melanocytes go during catagen and telogen?<br />

Where do they originate from when follicular melanogenesis<br />

is resumed during the next anagen phase? 9, 10 . Until<br />

very recently, the dominant view was that the hair bulb<br />

melanocyte system is a self-<strong>per</strong>petuating arrangement,<br />

whereby melanocytes involved in the pigmentation of one<br />

hair generation are also involved in the pigmentation of the<br />

next 17 via multiple cycles of de-differentiation followed by<br />

re-differentiation.<br />

The level of plasticity level invoked by the self-<strong>per</strong>petuating<br />

theory would imply a degree of plasticity not seen in most<br />

non-malignant cell systems. Moreover, fully differentiated<br />

bulbar melanocytes would also need to survive/avoid the<br />

extensive apoptosis-driven regression of the hair bulb 20 by<br />

actively suppressing apoptosis.<br />

Our current view suggests that many of the so-called re-differentiating<br />

melanocytes in early anagen correspond to<br />

newly recruited immature melanocytes derived from a<br />

melanocyte reservoir 21, 10 and are not re-activated from<br />

pre-existing hair bulb melanocytes that were melanogenically<br />

active during the previous anagen phase. These<br />

melanocyte “stem” cells are located at the base of the <strong>per</strong>manent<br />

part of the hair follicle and are immature, slow<br />

cycling, self-maintaining and are fully competent to regenerate<br />

progeny at early anagen 21 .<br />

Moreover, these hair follicle melanocyte stem cells appear<br />

to have the capacity to enter vacant niches, including (via<br />

migration to) the epidermis. It is possible, however, that<br />

some “new generation” melanogenically active melanocytes<br />

derive from a population of catagen-surviving melanocytes.<br />

Indeed, low numbers of apparently dendritic melanocytes<br />

can be detectable in the retreating epithelial strand of catagen<br />

hair follicles undergoing active resorption via apoptosis<br />

11 . In any event at least a proportion of the highly melanotic<br />

(possibly terminally differentiated melanocytes) hair<br />

bulb melanocytes do not survive catagen 22 . Deletion of<br />

individual melanotic melanocytes by apoptosis was confirmed<br />

using well-described ultrastructural features and<br />

TUNEL/TRP-1 co-localization.<br />

ging of the follicle melanocytes<br />

A and hair graying (canities)<br />

For every decade after 30 years of age the number<br />

of pigment-producing melanocytes in exposed/unexposed<br />

epidermis decreases by 10%-20% 24 , accounting for much<br />

of the loss of skin tone with age. Nevertheless, epidermal<br />

melanocytes are relatively long-living cells, protected in<br />

part from reactive oxygen species (including those generated<br />

during melanogenesis) by their high expression of antiapoptotic<br />

cell survival factors, e.g., bcl-2. Hair color shows<br />

striking age-related changes, particularly in those of<br />

Eurasian origin. During puberty there is often a switch from<br />

fair “intermediate” hair to more deeply pigmented, coarser<br />

“terminal” hair during puberty. Furthermore, hair fiber heterochromia<br />

may become more apparent with age, most<br />

strikingly for scalp and beard 25 . However, the most dramatic<br />

age-related change in hair pigment is the onset of hair<br />

graying or canities, which is the gradual age-dependent<br />

dilution of hair color to gray or white, also known as senile<br />

canities. The increasing longevity of human life inevitably<br />

means we will spend an increasing proportion of our lives<br />

sporting this sign of lost youth. Canities/graying first<br />

appears in our 30s, and so is unlikely to have exerted significant<br />

evolutionary selective pressure, occurring as it does<br />

after reproductive peak age.<br />

The examination of melanocyte aging has only recently<br />

been pursued with any particular vigor. Clinical observation<br />

suggests that the follicular- and epidermal-melanin<br />

units have a different “melanogenetic clock”. It has been<br />

observed that loss of melanocyte replicative potential in<br />

vitro is associated not only with increasing age of the donor<br />

but also with the melanin content of the cell. Accumulation<br />

of oxidative damage is an important determinant of the rate<br />

of cell aging, although it is unclear whether it is the primary<br />

cause of aging. It is likely that the antioxidant systems<br />

within the hair follicle melanocyte become impaired with<br />

age, leading to uncontrolled damage to the melanocyte<br />

itself from its own melanogenesis-related oxidative stress.<br />

In addition, melanin synthesis, by its very nature, produces<br />

mutagenic intermediates. Reactive oxygen species (ROS)<br />

can damage DNA (both nuclear and mitochondrial), result<br />

in the accumulation of mutations, and can induce both<br />

oxidative stress and antioxidant mechanisms. Thus, the<br />

induction of replicative senescence in melanogenic hair<br />

bulb melanocytes may be an important protective mechanism<br />

against cell transformation.<br />

The extraordinary melanogenic activity of pigmented bulbar<br />

melanocytes (up to 10 years in some scalp hair folli-<br />

4


Vol. 1, 1, 2010<br />

cles) is likely to generate large amounts of ROS via the oxidation<br />

of tyrosine and dopa to melanin 22, 26 . If not adequately<br />

removed, an accumulation of these ROS may generate<br />

significant oxidative stress in both the melanocyte<br />

itself and in the highly proliferative anagen hair bulb<br />

epithelium. Thus, in these circumstances, melanogenic<br />

bulbar melanocytes are <strong>per</strong>haps best suited to assume a<br />

post-mitotic, terminally differentiated “(pre)senescence”<br />

status to prevent cell transformation. Recent work suggests<br />

that the follicular-melanin unit of graying hair is associated<br />

with increased melanocyte apoptosis and oxidative<br />

stress 27 . Moreover, this study also reported that the “common”<br />

deletion in mitochondrial DNA (associated with<br />

oxidative stress) occurred more prominently in graying<br />

compared to normally pigmented hair follicles. Graying<br />

hair follicles were also less well equipped to handle an<br />

exogenous oxidative stress, which is likely to be the result<br />

of impaired antioxidant mechanisms. Specifically, gray hair<br />

follicles may show loss of methionine sulfoxide reductase<br />

activity to carry out protein repair of oxidized enzymes like<br />

tyrosinase 27 .<br />

A characteristic feature of bulbar melanocytes is their<br />

extremely high melanin load and phenomenal synthetic<br />

capacity for melanin production. A relatively small number<br />

of melanocytes (< 100 cells <strong>per</strong> scalp anagen hair follicle)<br />

can, in a single hair growth cycle, produce sufficient<br />

melanin to intensely pigment up to 1.5 m of hair shaft.<br />

Moreover, they do this within the context of a melaninladen<br />

cell cytoplasm. In this way, hair bulb melanocytes are<br />

very different from melanogenically active epidermal<br />

melanocytes, which retain few fully mature melanosomes in<br />

their cytoplasm at any one time. This intrinsic ability of bulbar<br />

melanocytes to “pool” melanin internally may make<br />

them more vulnerable than epidermal melanocytes to the<br />

toxic elements of melanogenesis.<br />

On average, an individual scalp hair follicle will ex<strong>per</strong>ience<br />

fewer than 15 melanocyte seedings from the presumptive<br />

reservoir in the outer root sheath to the hair bulb in the average<br />

fully “gray-free” life span of 35 years for Caucasians 23, 28 .<br />

In any event, the onset and progression of hair graying correlates<br />

closely with chronological aging and occurs to varying<br />

degrees in all individuals, regardless of gender or race. Age of<br />

onset also appears to be genetically controlled and inheritable.<br />

Thus, the average age for Caucasians is mid-30s; for<br />

Asians, late-30s; and for Africans, mid-40s. Similarly, hair is<br />

said to gray prematurely if it occurs before the age of 20 in<br />

whites, before 25 in Asians, and before 30 in Africans. A good<br />

rule of thumb is that by 50 years of age, 50% of people have<br />

50% gray hair. Clearly, the darker the hair, the more noticeable<br />

early graying will be. However, graying can be more<br />

extensive in dark hair before total whitening is apparent; the<br />

reverse is true for blond hair. Graying first appears usually at<br />

the temples, and spreads to the vertex and then the remainder<br />

of the scalp, affecting the occiput last. Beard and body<br />

hair is usually affected later. Graying often follows a wave that<br />

spreads slowly from the crown to the occiput.<br />

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6


Vol. 1, 1, 2010<br />

REVIEW ARTICLE<br />

Fabio Rinaldi<br />

Piero Rosati<br />

Elisabetta Sorbellini<br />

Protetti da un eccezionale privilegio<br />

IHRF, Milano, Italy<br />

Fabio Rinaldi<br />

Protected by an extraordinary privilege<br />

If a polar bear shed all its fur, it would not survive the extreme climate conditions: Fur is extremely<br />

important for the survival of bears and many other animals. On the contrary, humans have undergone a<br />

series of adaptive genetic changes, which have resulted in a scarce amount of hair and body hair, which<br />

have lost their original functions.<br />

However, hair and body hair still enjoy an extraordinary privilege nature granted them. Only extremely<br />

important – vital – organs enjoy such a great privilege.<br />

Hair bulbs are protected by an extremely complex, albeit fundamental, mechanism, immune privilege.<br />

Other immunologically privileged sites are the anterior chamber of the eye, the adrenergic cortex,<br />

some segments of the central nervous system behind the blood-brain barrier and some liver, ovary and<br />

testis areas.<br />

In hair bulbs, the collapse of the immunogenic protection system can result in alopecia areata and cicatricial<br />

alopecia. Therefore, it is extremely important to investigate this process.<br />

Investigating the defence mechanisms of antibodies and autoantibodies is fundamental to define these dermatological<br />

diseases. This also contributes to the progress in the diagnosis and therapy of other autoimmune<br />

diseases and to the control of the rejection of transplanted organs.<br />

Key words: Immune privilege, Alopecia areata, Cicatricial alopecia, Natural immune soppressors, IGF-1, MHC I<br />

Solo poche aree del corpo dei mammiferi, e quindi dell’uomo,<br />

sono così importanti da essere in grado di sopprimere<br />

un attacco distruttivo da parte di anticorpi verso cellule e<br />

verso allo e auto-antigeni contenuti al loro interno. È il<br />

meccanismo del privilegio immunologico (PI) che <strong>per</strong>mette<br />

ad alloantigeni di un organo, o ad una parte di esso, di evitare<br />

la reazione di rigetto immunologico, e anche di non<br />

aggredire alloantigeni trapiantati al suo interno.<br />

La ricerca nel campo dei trapianti di organo ha portato ad<br />

una chiara definizione dei meccanismi di privilegio immunologico<br />

negli organi che ne sono dotati, soprattutto <strong>per</strong><br />

trovare le terapie più utili <strong>per</strong> evitare il rigetto. I follicoli<br />

piliferi, tra l’altro, rappresentano un modello biologico fondamentale<br />

<strong>per</strong> lo studio di questi problemi.<br />

Già nel 1948 Medawar 1 aveva dimostrato che un frammento<br />

di pelle non veniva rigettato dal sistema immunitario se<br />

inserito nella camera anteriore dell’occhio o nel cervello del<br />

coniglio. Ma ancora di più, molti studi hanno ormai dimo-<br />

Tabella 1.<br />

I tessuti del corpo umano dotati<br />

di privilegio immunologico<br />

Camera anteriore dell’occhio<br />

Corteccia adrenergica<br />

Aree del sistema nervoso centrale<br />

Unità placentare materno-fetale<br />

Follicolo pilifero<br />

7


Vol. 1, 1, 2010<br />

strato che allotrapianti di tessuti dotati di PI sopravvivono<br />

al rigetto <strong>per</strong> lunghi <strong>per</strong>iodi di tempo anche se inseriti in<br />

organi <strong>per</strong>fettamente immunocompetenti nei quali altri tessuti<br />

trapiantati vengono velocemente rigettati.<br />

La spiegazione di queste reazioni è nella capacità dei tessuti<br />

con IP di sopprimere la classica risposta immunologia di<br />

rigetto (Tabella 1).<br />

Nell’apparato cutaneo il PI è presente solo nel follicolo pilifero,<br />

e in aree limitate dell’apparato ungueale (in particolare<br />

la matrice) 2 .<br />

È molto complesso il sistema di controllo del PI, e non si tratta<br />

di uno stato assoluto ma presenta diverse risposte non sempre<br />

presenti neanche nello stesso tessuto. Questo implica il<br />

<strong>per</strong>icolo della <strong>per</strong>dita del controllo della risposta immunologia<br />

che determina il collasso del privilegio immunologico, alla<br />

base di numerose e gravi patologie autoimmuni come la sclerosi<br />

multipla, l’uveite autoimmune, la orchite da parotite, il<br />

rigetto del feto, la epatite cronica attiva autoimmune.<br />

Quando il follicolo pilifero <strong>per</strong>de il PI, il suo collasso è<br />

causa della alopecia areata e della alopecia cicatriziale.<br />

meccanismi del privilegio immunologico<br />

I<br />

Alla base del PI ci sono particolari sistemi di regolazione<br />

della risposta immunologica 3 , di cui i più importanti<br />

sono:<br />

1) Assenza o down-regulation dell’espressione del MHC classico,<br />

il maggior complesso di istocompatibilità, evitando la<br />

presentazione degli antigeni (allo e auto-antigeni) alle<br />

Tcells CD8+<br />

2) Espressione di molecole MHC-I non classico, in grado di<br />

inibire l’attività dei linfociti Natural Killer<br />

3) Alterazione funzionale delle cellule che presentano l’antigene<br />

4) Organizzazione di barriere della matrice extracellulare in<br />

grado di intralciare il lavoro delle cellule immunologiche<br />

5) Assenza di vasi linfatici diretti<br />

6) Produzione in situ di potenti immunnosoppressori naturali,<br />

come l’IGF-1, il TGF-β1, TGF-β2, Interleukina 10,<br />

α-MSH (α-Mela nocyte Stimulating Hormone), fattori inibenti<br />

la migrazione dei macrofagi<br />

Altri meccanismi conosciuti di regolazione intervengono,<br />

così come è possibile che siano coinvolti anche sistemi di<br />

evasione dal controllo immunologico molto simili a quelli<br />

messi in atto da alcuni virus e cellule maligne.<br />

Il follicolo pilifero è protetto dall’aggressione immunologica<br />

prevalentemente durante la fase anagen, ma anche la<br />

zona delle bulge presenta un efficace PI probabilmente<br />

anche più forte di quello del bulbo in anagen.<br />

A livello delle bulge, è fortemente presente l’espressione<br />

genetica della immunoreattività del CD200, una glicoproteina<br />

di su<strong>per</strong>ficie in grado di attenuare la risposta infiammatoria,<br />

che agisce da potente immunosoppressore a livello<br />

delle cellule staminali della bulge 4 . L’azione di questa<br />

proteina è fondamentale <strong>per</strong> evitare la distruzione immunologica<br />

delle cellule staminali del follicolo, e <strong>per</strong>mettere lo<br />

svolgersi del normale ciclo del bulbo.<br />

La assenza o la bassa espressione di CD200 è la causa etiologica<br />

della alopecia cicatriziale di origine autoimmune, <strong>per</strong><br />

la diminuita capacità di difendersi dall’attacco infiammatorio<br />

a livello <strong>per</strong>ifollicolare che è la caratteristica istologica<br />

dell’alopecia cicatriziale.<br />

uale è la funzione del privilegio immunologico<br />

Q del follicolo pilifero?<br />

Perché è interessante dal punto di vista dermatologico?<br />

Di nuovo c’è da porsi la domanda. È evidente che il<br />

PI è fondamentale <strong>per</strong> evitare la reazione di rigetto del feto<br />

durante la gestazione, così come parti dell’occhio o del cervello<br />

devono essere protette da reazioni infiammatorie<br />

capaci di indurre una risposta di autoimmunità.<br />

La presenza dei peli e dei capelli nell’uomo non è più fondamentale<br />

<strong>per</strong> la sopravvivenza, ma evidentemente nell’evoluzione<br />

della modificazione adattativa del genoma ha<br />

lasciato ai follicoli piliferi un ruolo importante.<br />

La prima ipotesi formulata <strong>per</strong> spiegare il PI del follicolo era<br />

la necessità dell’organismo di proteggerlo da reazioni di<br />

autoimmunità verso auto-antigeni prodotti dai processi di<br />

apoptosi durante la fase di involuzione del bulbo (catagen) 5 .<br />

Certamente questa non è la ipotesi più convincente, e negli<br />

anni molte altre ne sono state fatte.<br />

La zona <strong>per</strong>ifollicolare è particolarmente esposta al rischio di<br />

infiammazione e di microinfiammazione, e l’infiltrato di cellule<br />

infiammatorie è particolarmente evidente in questa zona<br />

anche in condizioni fisiologiche 6, 7 , in situazioni di stress cronico<br />

psicoemotivo 8 , di microinfiammazione del derma in<br />

caso di sensitive scalp di origine ambientale 9 (Figura 1).<br />

Il danno tissutale <strong>per</strong>ifollicolare immuno-mediato determina<br />

lo sviluppo dell’alopecia areata, e in caso di ulteriore<br />

aggressione auto-immune si arriva al danno irreversibile<br />

delle cellule staminali della zona delle bulge con formazione<br />

di alopecia cicatriziale. La modificazione dell’espressione<br />

genica di alcuni meccanismi di regolazione immunologica<br />

contribuisce alla formazione di queste pa tologie.<br />

8


Vol. 1, 1, 2010<br />

Figura 1.<br />

Microscopia confocale di scalpo di soggetto affetto da<br />

AGA, 120 µm di profondità: si evidenzia aumento di fibre<br />

collagene in sottili fasci intorno al dotto pilosebaceo, presenza<br />

di vasodilatazione e infiltrato macrofagico (<strong>per</strong> cortesia<br />

di P. Bezzola).<br />

ruolo dell’Interferone γ (IFN-γ) nell’alopecia<br />

l areata: l’innesco della miccia<br />

È ormai dimostrato che modificazioni dell’espressione<br />

immunologica, geneticamente determinate (au -<br />

mentata tendenza al danno infiammatorio conseguente a<br />

collasso del PI, diminuzione dell’espressione degli immunosppressori<br />

naturali), e l’alterazione della citochina Th1<br />

sono coinvolti nella eziopatogenesi dell’alopecia areata.<br />

L’espressione della HLA-DR all’interno del follicolo è stata<br />

segnalata come evidenza indiretta della produzione di<br />

IFN-γ nelle aree affette da alopecia areata, evidenziando<br />

che l’IFN-γ possa indurre una sovra-espressione del MHC<br />

I e II nella parte inferiore dell’epitelio follicolare 10 . Del<br />

resto studi su modelli di topi con deficienza di IFN-γ non<br />

manifestano alopecia areata 11 .<br />

È stato anche dimostrato che alte dosi di IFN-γ agiscono da<br />

potentissimo induttore del catagen del follicolo pilifero 12 ,<br />

così da poter asserire che questa citochina Th1 può essere la<br />

miccia che innesca l’esplosione della patologia tricologica.<br />

Il PI del follicolo è in grado di controllare la risposta immunologica<br />

secondaria alla infiammazione indotta dall’IFN-γ,<br />

fino al suo collasso. Il follicolo pilifero è sensibile al danno<br />

provocato dall’infiammazione, ma la zona delle bulge è<br />

ancora più resistente (è necessaria una dose di citochina<br />

Th1 10 volte maggiore <strong>per</strong> creare la risposta infiammatoria<br />

delle cellule staminali!). Fattori neuroendocrini e un<br />

aumento della sostanza P (conseguenti a stress psico-emotivo)<br />

inducono il catagen 13 , e possono portare al collasso<br />

del privilegio immunologico (Figura 2).<br />

È interessante notare l’importanza che viene attribuita al<br />

ruolo dell’infiammazione e della micro-infiammazione<br />

Autoantigeni sconosciuti abbinati all’anagen<br />

IMMUNOSOPPRESSORI NATURALI<br />

che controllano il PI<br />

IGF-1 . αMSH, TGFβ 1, soppressori dei NK<br />

Collasso del IP mediata da IFN-γ<br />

Sostanza P<br />

Neuropeptidi<br />

Fattori immuno-genetici<br />

Sovra espressione MHC I e II<br />

Inefficacia immunosoppressori<br />

naturali<br />

CD8+, CD4+<br />

Induzione del catagen<br />

Probabile patogenesi<br />

della alopecia areta<br />

Figura 2.<br />

Possibile etiopatogenesi dell’alopecia areata. Il collasso del privilegio immunologico è innescato dalla reazione infiammatoria<br />

indotta dalle sostanze pro-infiammatorie, che inducono una sovra espressione di MHC I e II, che <strong>per</strong>mette la presentazione di<br />

auto antigeni del follicolo ai T linfociti. Altri meccanismi secondari di amplificazione autoimmune sono coinvolti nella formazione<br />

della AA.<br />

9


Vol. 1, 1, 2010<br />

<strong>per</strong>ifollicolare a livello dello scalpo nell’etiopatogenesi dell’alopecia<br />

areata e cicatriziale, così come della alopecia<br />

androgenetica e del telogen effluvium 14 .<br />

mplicazioni cliniche<br />

I<br />

Il privilegio immunologico contribuisce a evitare<br />

l’attacco delle cellule immuni ad antigeni (allo o auto-antigeni)<br />

a livello del follicolo pilifero in fase anagen, e della zona<br />

delle cellule staminali. Eventi infiammatori di varia natura<br />

possono sovra esprimere la secrezione dell’Interferone γ e di<br />

altri mediatori (neuro ormoni, Proteina P, eccetera), che sono<br />

responsabili del collasso del PI (up-regulation del complesso<br />

MHC I e II e altri fattori), della presentazione degli antigeni<br />

ai linfociti T, e quindi all’induzione del catagen. Nella Tabella<br />

2 sono riassunte le implicazioni clincihe cel collasso del privilegio<br />

immunologico.<br />

L’alopecia areata 15 è una malattia autoimmune che colpisce<br />

follicoli piliferi in fase anagen in piena attività melanogenetica.<br />

Sembra ormai evidente che gli auto-antigeni della fase<br />

anagen coinvolti siano anche di origine melanocitaria.<br />

L’associazione della AA con la tiroidite autoimmune e la<br />

vitiligine è comprovata, così come l’evidenza della modificazione<br />

dell’espressione genica della risposta HLA (cromosomi<br />

2, 6) tipica di numerose patologie autoimmuni 16, 17 . Il<br />

coinvolgimento dei melanociti della papilla dermica e della<br />

“riserva” della guaina epiteliale esterna nell’alopecia areata è<br />

ben dimostrato. Nelle forme di alopecia areata il collasso<br />

del PI è determinato dallo schema classico 18 con alta<br />

espressione del complesso MHC I, diminuzione della soppressione<br />

dell’attività dei linfociti T NK, e scarsa o assente<br />

attività degli immunosppessori naturali <strong>per</strong>ifollicolari IGF-<br />

1, TGF-β1, TGF-β2, Interleukina 10, α-MSH-<br />

Quando il collasso del PI interessa la zona delle bulge si<br />

determina la distruzione delle cellule staminali del follicolo,<br />

e quindi la impossibilità di continuare la normale funzionalità<br />

del ciclo del follicolo (anagen → catagen → telogen<br />

→ anagen).<br />

Il privilegio immunologico della zona delle bulge è molto<br />

più resistente di quello della follicolo in anagen, e il l’espressione<br />

dell’IFN-γ deve essere molto maggiore <strong>per</strong> determinare<br />

il danno infiammatorio. Questa situazione è alla<br />

Tabella 2.<br />

Alopecia areata<br />

Alopecia cicatriziale primaria<br />

Possibilità di trapianti di capelli eterologhi<br />

base della risposta immunologica che determina l’alopecia<br />

cicatriziale primaria 19 , sostenuta da un processo infiammatorio<br />

di varia origine.<br />

Un nuovo aspetto, da studiare accuratamente, e che <strong>per</strong> il<br />

momento non ha alcuna implicazione pratica, è la possibilità<br />

di sfruttare il meccanismo del PI del bulbo in fase anagen<br />

e della zona delle bulge <strong>per</strong> poter effettuare microtrapianti<br />

di capelli eterologhi. Un lavoro di P. Rosati 20 ha dimostrato<br />

la possibilità di attecchimento di bulbi piliferi eterologhi<br />

in una ragazza affetta da leucemia acuta e trattata con<br />

trapianto di midollo osseo. A guarigione clinicamente<br />

accettata della forma leucemica, l’Autore infatti ha trapiantato<br />

i capelli della sorella minore, che le aveva già donato il<br />

midollo osseo; i bulbi attecchirono, e hanno avuto un normale<br />

accrescimento fino ad oggi. La stessa paziente è stata<br />

sottoposta successivamente a due ulteriori interventi di<br />

rinfoltimento con successo.<br />

Piero Rosati ha effettuato altri quattro interventi su pazienti<br />

leucemici (inviati da un centro di ematologia di una<br />

Università italiana) con gli stessi risultati positivi.<br />

Non è assolutamente possibile, al momento, ipotizzare un<br />

utilizzo routinario del trapianto eterologo in casi di alopecia<br />

androgenetica e cicatriziale <strong>per</strong> la mancanza di certezze<br />

scientifiche sufficienti. Il dato è significativo <strong>per</strong>ché ha alla<br />

base il razionale del meccanismo del privilegio immunologico<br />

e potrebbe rivelarsi, con uno sviluppo di ricerca scientifica<br />

adeguato, una nuova possibilità terapeutica in casi clinici<br />

selezionati.<br />

li immunosoppressori naturali<br />

G<br />

Vari Autori 21 hanno evidenziato la capacità dei<br />

principali immunosoppressori naturali, secreti localmente<br />

dai recettori delle cellule del follicolo, di ridurre l’azione<br />

infiammatoria dell’IFN-γ in vitro abbassando o annullando<br />

l’espressione del MHC I nella zona della matrice del bulbo.<br />

In particolare l’IGF-1, il TGF-β, l’α·-MSH svolgono questa<br />

azione di controllo contro l’aggressione immunologica negli<br />

organi dotati di PI, e questo meccanismo è particolarmente<br />

importante nelle forme autoimmuni di alopecia areata e alopecia<br />

cicatriziale dove l’attacco autoimmune è prevalentemente<br />

verso le cellule di tipo mesenchimale del follicolo (in<br />

particolare quelle della papilla dermica). L’IGF-1, tra questi<br />

peptidi, sembra poi essere quello a svolgere un ruolo fondamentale.<br />

Nel 2004 T. Ito et al. 22 hanno dimostrato che l’azione dei<br />

due growth factors e del neuropeptide di derivazione proopriomelanocortinico<br />

è in grado di modulare la risposta del<br />

10


Vol. 1, 1, 2010<br />

MHC I e di altre vie pro-infiammatori <strong>per</strong>ifollicolari, oltre<br />

che essere tra i principali segnali di regolazione del ciclo del<br />

bulbo pilifero (e quindi dei fibroblasti e dei cheratinociti) e<br />

dei suoi melanociti. M.Philpott et al. 23 hanno dimostrato,<br />

infatti, che concentrazioni fisiologiche di IGF-1 sono<br />

potenti stimolatori della crescita del follicolo pilifero e sopprimono<br />

il catagen.<br />

a sovraespressione dei fattori di crescita:<br />

L una reale possibilità terapeutica?<br />

Se il collasso del privilegio immunologico è una<br />

dei fattori etiologici di patologie autoimmuni e in particolare<br />

dell’alopecia areata e cicatriziale, se il ruolo degli<br />

immunosoppressori naturali secreti localmente a livello dei<br />

follicoli è fondamentale <strong>per</strong> mantenere il PI (mediante<br />

down-regulation del MHC I), appare razionale che la possibilità<br />

di sovraesprimere i vari peptidi individuati possa<br />

essere una possibilità terapeutica nelle due forme autoimmuni<br />

tricologiche.<br />

F. Rinaldi et al. 24 hanno dimostrato la capacità dell’IGF-1 di<br />

prolungare la fase anagen del follicolo pilifero in vitro, e che<br />

l’applicazione topica di una soluzione nanosomiale contenente<br />

polipeptidi in grado di mimare l’azione dell’IGF-1 e<br />

dell’FGF (Mimicking Growth Factors), è in grado di determinare<br />

la crescita di capelli in soggetti affetti da alopecia areata<br />

nel 38% dei soggetti trattati in uno studio clinico in doppio<br />

cieco 25 .<br />

Alcuni studi 26 indicano anche l’azione di modulazione del<br />

MHC del tacrolimo nel controllo del collasso del PI, e inseriscono<br />

questa molecola (largamente usata nella terapia del<br />

rigetto del trapianto di fegato) tra le sostanze utili nel trattamento<br />

dell’alopecia areata.<br />

C onclusioni<br />

La conoscenza del meccanismo del privilegio<br />

immunologico del follicolo pilifero è estremamente utile <strong>per</strong><br />

la comprensione di alcune vie etiopatologiche di malattie<br />

autoimmuni molto frequenti come l’alopecia areata e la alopecia<br />

cicatriziale. Da questi studi emerge con sempre maggiore<br />

chiarezza il ruolo della infiammazione e della microinfiammazione<br />

in molte patologie tricologiche, e in particolare<br />

l’azione dell’interferone γ (e da recenti studi anche di un'altra<br />

classe, l’INF-κ) come stimolo di pro-infiammazione.<br />

Questi studi possono aprire nuove prospettive terapeutiche<br />

non solo nell’alopecia areata, dove la soppressione del<br />

MHC I può essere una chiave nell’approccio terapeutico a<br />

questa patologia, ma anche in tutte quelle altre malattie<br />

(dermatologiche e non) dove la down-regulation del maggior<br />

sistema di istocompatibilità potrebbe svolgere un ruolo<br />

essenziale di terapia.<br />

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12


Vol. 1, 1, 2010<br />

TRICHOLOGICAL BIOLOGY<br />

Andrea Marliani<br />

Dermatologo,<br />

Porto Recanati, Firenze, Italy<br />

Il controllo del ciclo del capello<br />

ovvero cosa determina il ciclo?<br />

Andrea Marliani<br />

The hair cycle: Why is hair growth cyclical?<br />

Hair growth is cyclical. The follicle needs ATP energy released by the metabolism of glucose by way of<br />

Glycolysis and by the Pentose Phosphate shunt. ATP is produced during Glycolysis, while NA<strong>DP</strong>H is produced<br />

in the Pentose Phosphate shunt. The metabolism of glucose is turned both on and off by the Adenil<br />

cyclase enzyme. When this enzyme is withheld, Glycolysis stops, as do the Pentose Phosphate shunt and<br />

the Krebs cycle. The interruption of glucose metabolism turns off the supply of energy and ends the anagen<br />

phase.<br />

The hair cycle is controlled by hormones that are produced within the follicle itself. Dihydrotestosterone<br />

inhibits the Adenil cyclase enzyme, while estrone increases it. For the follicle to be able to move on to<br />

the catagen stage, 5 alpha reduction is required. 5 alpha reduction uses the NA<strong>DP</strong>H produced in the<br />

Pentose Phosphate shunt. Glycolysis is stopped at the end of the anagen phase, as is the Pentose<br />

Phosphate shunt. And NA<strong>DP</strong>H is no longer produced. There is no 5 alpha reduction, and all metabolic<br />

activity is geared to aromatization. There is an abundant production of estrone at the close of the anagen<br />

phase, and this activates the Adenil cyclase enzyme. Glycolysis begins again and the cycle is set once<br />

more in motion.<br />

Key words: Hair growth, Metabolism of glucose, Pentose phosphate shunt, Adenil cyclase enzyme, NA<strong>DP</strong>H<br />

Il ciclo del capello è necessario <strong>per</strong> impedire che i capelli ed<br />

i peli crescano indefinitamente. Cioè <strong>per</strong> impedire che un<br />

individuo di 50 anni abbia i capelli lunghi 6-7 metri. In<br />

natura il taglio dei capelli non è previsto.<br />

La durata della fase anagen del capello è controllata dalla<br />

disponibilità di energia. Per mantenere l’anagen e le sintesi<br />

proteiche il follicolo ha bisogno di energia sotto forma di<br />

ATP questa energia è fornita dal metabolismo del glucosio:<br />

con la glicolisi e con la via alternativa (shunt) degli esosomonofostati<br />

che poi continuano nel ciclo di Krebs. Nella<br />

glicolisi si ha produzione di ATP nella via (shunt) degli esosomonofostati<br />

si produce NA<strong>DP</strong>H.<br />

Il metabolismo del glucosio ha un interruttore: l’enzima adenilciclasi.<br />

Bloccando l’adenilciclasi si ferma la glicolisi, si<br />

ferma la via degli esosomonofosfati ed il ciclo di Krebs.<br />

Fermare il metabolismo del glucosio è chiudere l’energia e<br />

spengere l’anagen (Figura 1).<br />

Hair growth is cyclical so that hair, and body hair, will not<br />

grow indefinitely. So that the hair of a 50 year-old <strong>per</strong>son<br />

will not be 6 or 7 metres long. Hair cuts are not part of natural<br />

processes.<br />

How long the anagen phase lasts is determined by the<br />

amount of energy available. If the anagen phase and protein<br />

synthesis are to be maintained, the follicle needs ATP energy.<br />

This energy is released by the metabolism of glucose by way<br />

of Glycolysis and by the Pentose Phosphate shunt. It continues<br />

to be produced during the Krebs cycle. ATP is produced<br />

during Glycolysis, while NA<strong>DP</strong>H is produced in the Pentose<br />

Phosphate shunt. The metabolism of glucose is activated<br />

(isturned both on and off) by the Adenil cyclase enzyme.<br />

When this enzyme is withheld, Glycolysis stops, as do the<br />

Pentose Phosphate shunt and the Krebs cycle. The interruption<br />

of glucose metabolism turns off the supply of energy and<br />

ends the anagen phase.<br />

15


Vol. 1, 1, 2010<br />

Figura 1.<br />

Metabolismo del glucosio.<br />

The metabolism of glucose.<br />

Il ciclo è controllato da ormoni steroidi sessuali. ma non<br />

da ormoni circolati, piuttosto da ormoni prodotti in loco<br />

dal follicolo stesso. Il diidrotestosterone riduce l’attività<br />

della adenilciclasi. L’estrone incrementa l’attività della<br />

adenilciclasi. Il follicolo in anagen “cerca” fisiologicamente<br />

di arrivare al catagen (e poi al telogen) (Figure 2 e 3).<br />

The hair cycle is controlled by sex steroids. Not by hormones<br />

circulating in the blood but by hormones that are produced<br />

within the follicle itself. Dihydrotestosterone inhibits the<br />

Adenil cyclase enzyme, while estrone increases it. A follicle in<br />

the anagen phase makes a “physiological attempt” to reach<br />

the catagen stage and then the telogen stage.<br />

Figura 2.<br />

Metabolismo degli ormoni<br />

nel follicolo del capello.<br />

The metabolism of hormones<br />

in the hair follicle.<br />

16


Vol. 1, 1, 2010<br />

Figura 3.<br />

Metabolismo degli ormoni<br />

nel follicolo del capello.<br />

The metabolism of hormones<br />

in the hair follicle.<br />

→ →<br />

→<br />

→ → →<br />

Perché il follicolo arrivi al catagen (e poi al telogen) è necessaria<br />

la 5 alfa riduzione. La 5 alfa riduzione consuma<br />

NA<strong>DP</strong>H (prodotto nella via degli esosomonofosfati), cioè è<br />

NA<strong>DP</strong>H dipendente. Il NA<strong>DP</strong>H <strong>per</strong> la 5 alfa riduttasi (cioè<br />

<strong>per</strong> trasformare il testosterone in diidrotestosterone) si produce<br />

nella via degli esosomonofosfati. Dalla fine dell’anagen<br />

la glicolisi è bloccata e lo shunt esosomonofosfatico è<br />

bloccato. Dalla fine dell’anagen il NA<strong>DP</strong>H non è più prodotto,<br />

la 5 alfa reduttasi è bloccata e tutte le vie metaboliche<br />

sono deviate verso l’aromatizzazione. L’estrone abbondantemente<br />

prodotto dopo la fine dell’anagen attiva l’adenilciclasi,<br />

la glicolisi riparte ed il ciclo riparte (Figura 4).<br />

For the follicle to be able to move on to the catagen stage,<br />

5 alpha reduction is required. The 5 alpha Reductase<br />

enzyme changes testerone into Dihydrotesterone. 5 alpha<br />

reduction uses the NA<strong>DP</strong>H produced in the Pentose<br />

Phosphate shunt. It is, therefore, dependent on NA<strong>DP</strong>H.<br />

Glycolysis is stopped at the end of the anagen phase, as is<br />

the Pentose Phosphate shunt. And NA<strong>DP</strong>H is no longer<br />

produced. There is no 5 alpha reduction, and all metabolic<br />

activity is geared to aromatization. There is an abundant<br />

production of estrone at the close of the anagen phase, and<br />

this activates the Adenil cyclase enzyme. Glycolysis begins<br />

again and the cycle is set once more in motion.<br />

Figura 4.<br />

Il ciclo del capello.<br />

The Hair Cycle.<br />

17


Vol. 1, 1, 2010<br />

Perchè l’anagen della donna è più lungo di quello del<br />

maschio? Nel maschio la via metabolica più facile è quella<br />

che da testosterone porta a diidrotestosterone. Nella donna<br />

la via metabolica più facile porta ad estrone. Così l’anagen<br />

del maschio dura 3 anni e quello della donna 6 anni. Nel<br />

maschio l’anagen è breve ed il ciclo è veloce, nella donna<br />

l’anagen è lungo ed il ciclo è lento.<br />

Why is the anagen phase longer in women than in men? The<br />

reason is that, in males, the most easy metabolic process is for<br />

testosterone to be turned into Dihydrotestosterone. In<br />

women, the most easy development is one leading to the production<br />

of estrone. The result is that the anagen phase lasts 3<br />

years in males and 6 years in females. Men have short anagen<br />

phases and rapid hair cycles. In women, anagen is long and<br />

the cycle is slow.<br />

Ma anagen più corto significa ciclo più veloce, non significa<br />

involuzione del follicolo né miniaturizzazione del capello.<br />

Anagen più corto non significa calvizie. Ma questa è<br />

un’altra storia…<br />

A shorter anagen phase results in a quicker cycle. This does<br />

not mean there will be involution of the follicle, nor miniaturization<br />

of the hair. A shorter anagen cycle is in no way<br />

synonymous of baldness. But that’s for another story...<br />

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19


Vol. 1, 1, 2010<br />

TRICHOLOGICAL BIOLOGY<br />

Elisabetta Sorbellini 1<br />

Eduardo Reyes 2<br />

1 Dermatologa, IHRF, Milano, Italy<br />

2 R&D Department IFC,<br />

Madrid, Spagna<br />

Possibili meccanismi d’azione cellulare<br />

del minoxidil<br />

Elisabetta Sorbellini<br />

Possible cell mechanisms of action of minoxidil<br />

In 2005 Randall et al. demonstrated the fact that minoxidil and diazoxide act as potassium channel activators,<br />

thus stimulating the growth of hair shafts in vitro. On the contrary, tolbutamide and glibenclamide,<br />

potassium channel blockers, prevent the growth of hair shafts.<br />

This study demonstrates that the mechanism of action of minoxidil has a direct effect on potassium channels<br />

in some follicular cells, as in vitro follicles are not connected in any way to blood circulation. The<br />

importance of the mechanism of action of minoxidil on potassium channels in hair growth has been deeply<br />

investigated by Messenger.<br />

The gene and protein expression of SUR2B and Kir6.1 is detected in dermal papilla cells, whereas the<br />

expression of SUR1 and Kir6.2 is detected in bulb matrix cells.<br />

As shown by the in vitro and in vivo data, potassium channels are expressed in follicular cells. These cells<br />

are the most likely target site for minoxidil, which opens the potassium channels. This action may be one<br />

of the mechanisms of minoxidil to prolong the anagen phase of hair bulbs.<br />

Determining two combinations of certain receptors of potassium channels in the dermal papilla and follicle<br />

matrix can help investigate some phases of bulb cycle regulation which still remain unclear.<br />

Key words: Minoxidil, Growth factor, Anagen, Telogen, K-channels<br />

Il minoxidil è un derivato pirimidinico: 2,4-diamino-6-<br />

pi<strong>per</strong>idino-pirimidin-3-ossido. La sua attività antii<strong>per</strong>tensiva<br />

è data dal suo metabolita solfato, il minoxidil solfato che<br />

viene formato dalla catalisi del minoxidil ad o<strong>per</strong>a di enzimi<br />

solfo-transferasi. La conversione del principio attivo nel<br />

suo metabolita solfato determina un rapido rilassamento<br />

della muscolatura liscia vascolare. Inizialmente la sua attività<br />

è stata dimostrata nel ratto a livello del fegato, dei follicoli<br />

delle fibrisse, dei peli e dei cheratinociti epidermici.<br />

L’immunoreattività degli enzimi solfo-transferasi nei peli del<br />

ratto è stata dimostrata a livello della guaina epiteliale esterna.<br />

Nei macachi l’attività enzimatica è fortemente presente<br />

nei follicoli dei peli dello scalpo.<br />

In seguito è stata dimostrata l’attività del mi noxidil solfato<br />

nell’uomo a livello del fegato, delle piastrine e dei cheratinociti.<br />

A oggi si conoscono cinque geni citosolici ad azione<br />

solfo-transferasica nell’uomo, che codificano tre classi di<br />

enzimi responsabili della solforilazione di gruppi fenolici,<br />

catecolamine, estrogeni e idrossisteroidi. Nello scalpo umano<br />

sono state evidenziate reazioni biochimiche di solforilazione<br />

del minoxidil e l’espressione di mRNA <strong>per</strong> quattro classi di<br />

enzimi a livello dei cheratinociti epidermici.<br />

Nel 1994 uno studio clinico ha dimostrato che l’attività<br />

delle sulfo-transferasi era più alto nello scalpo di soggetti<br />

che rispondevano all’azione del minoxidil, rispetto a quella<br />

di soggetti che non mostravano un beneficio terapeutico<br />

dall’uso del farmaco topico.<br />

Numerosi studi in vitro hanno dimostrato altri meccanismi<br />

21


Vol. 1, 1, 2010<br />

di azione del minoxidil, come la stimolazione della proliferazione<br />

di vari stipiti cellulari, la up-regulation del vascular<br />

endothelial growth factor (VEGF), la sintesi di prostaglandine<br />

e la capacità di aumentare l’attività endocellulare del<br />

17-idrossisteroidi deidrogenasi, l’enzima che accelera la<br />

conversione del testosterone in androgeni più deboli.<br />

Dopo anni di uso clinico e di studi non è ancora esattamente<br />

chiaro il meccanismo d’azione completo del minoxidil sul<br />

follicolo pilifero.<br />

Messenger, in un lavoro fondamentale pubblicato nel 2004<br />

sul British Journal of Dermatology, ha cercato di identificare<br />

le basi del meccanismo d’azione di questa sostanza sul follicolo<br />

pilifero e da allora ulteriori studi hanno in parte chiarito<br />

gli aspetti principali di efficacia.<br />

li studi su animali<br />

G<br />

Nel 1990 Uno e Mori hanno pubblicato uno studio<br />

sull’effetto del minoxidil sui cicli spontanei del pelo di topi<br />

dalla nascita all’ottantesimo giorno di vita. I due Ricercatori<br />

dimostrarono che l’applicazione di minoxidil topico non<br />

modificava la durata dell’anagen, ma accorciava il telogen:<br />

nel terzo ciclo di attività, il telogen durava 20 giorni in animali<br />

non trattati, e solo 1-2 giorni negli animali trattati con<br />

la sostanza. La stessa differenza della durata del telogen si è<br />

ripetuta nel quarto ciclo di attività dei follicoli nei topi. Il<br />

minoxidil avrebbe in questo caso stimolato specificatamente<br />

il germe secondario del follicolo in telogen, determinando la<br />

sua rapida progressione al successivo anagen.<br />

Nei macachi, un tipo di primate che sviluppa una forma di<br />

alopecia post-adolescenziale allo scalpo molto simile a quella<br />

dell’uomo, l’applicazione di minoxidil ha determinato la<br />

prevenzione dello sviluppo dell’alopecia androgenetica nei<br />

soggetti pre-adolescenziali e la ricrescita di peli della zona<br />

frontale e del vertice dello scalpo in soggetti adulti affetti da<br />

calvizie androgenetica.<br />

Uno ha dimostrato con studi istologici che nei casi positivi,<br />

l’applicazione del farmaco aveva provocato l’aumento della<br />

<strong>per</strong>centuale di follicoli in anagen, la conseguente riduzione<br />

della fase telogen e l’aumento del diametro dei follicoli.<br />

Sanders scoprì che il minoxidil potenzia l’effetto mitogenico<br />

in siero fetale di bovino in vitro su fibroblasti NIH3T3<br />

aprendo i canali di potassio cellulari, ma anche potenziando<br />

gli effetti mitogenici di altri fattori di crescita.<br />

li studi sull’uomo<br />

G<br />

Non è ancora totalmente chiaro quale sia il meccanismo<br />

d’azione del minoxidil sui follicoli umani normali,<br />

dal momento che la maggior parte degli studi clinici si è<br />

concentrata sulla risposta al farmaco dei follicoli affetti da<br />

alopecia androgenetica. Nei maschi affetti da AGA, si nota<br />

una riduzione graduale della durata dell’anagen e un allungamento<br />

del <strong>per</strong>iodo di latenza del ciclo del bulbo, cioè del<br />

tempo tra la caduta del capello (telogen-exogen) e la comparsa<br />

del ciclo successivo. Clinicamente, in caso di alopecia<br />

androgenetica, si nota una evidente miniaturizzazione dei<br />

fusti dei capelli. Nella forma femminile le modificazioni del<br />

follicolo sono molto simili a quella maschile, anche se non<br />

del tutto identiche: comunque non è stato mai dimostrato il<br />

prolungamento della fase di latenza. Tuttavia, la gran parte<br />

degli studi clinici nell’uomo e nella donna ha dimostrato la<br />

capacità del minoxidil di aumentare in modo significativo la<br />

crescita dei capelli, valutata mediante la misurazione della<br />

conta dei capelli e del loro peso. Questo effetto comincia ad<br />

essere evidente dopo 6-8 settimane dall’inizio del trattamento,<br />

con un picco massimo dopo 12-16 settimane.<br />

Non è razionale pensare che questa azione così rapida sia<br />

dovuta alla conversione della struttura miniaturizzata del<br />

fusto, ma è più probabile che il minoxidil agisca specificatamente<br />

sul bulbo nella fase di latenza, riattivando l’inizio<br />

del successivo anagen. Anche l’effetto di i<strong>per</strong>tricosi provocato<br />

occasionalmente dall’applicazione di minoxidil sarebbe<br />

un segno evidente dell’aumento del <strong>per</strong>iodo di anagen<br />

dei follicoli <strong>per</strong> effetto del farmaco.<br />

Questo fenomeno spiegherebbe anche l’induzione della<br />

caduta dei capelli dopo i primi <strong>per</strong>iodi di applicazione di<br />

un topico a base di minoxidil: infatti il farmaco accorcia la<br />

fase telogen, inducendoli a quella di anagen in modo accelerato,<br />

ma determinando nel contempo una caduta prematura<br />

di alcuni fusti. In realtà questo effetto non sarebbe da<br />

considerare un effetto collaterale avverso, come molti credono,<br />

ma un meccanismo d’azione del farmaco <strong>per</strong> stimolare<br />

la fase di anagen successiva.<br />

Abell ha dimostrato che l’applicazione di minoxidil <strong>per</strong><br />

dodici mesi in soggetti affetti da alopecia androgenetica<br />

determina un aumento del rapporto anagen/telogen, ma stimola<br />

soprattutto l’aumento del diametro dei fusti nei primi<br />

quattro mesi di trattamento, con un’azione progressiva fino<br />

al dodicesimo mese.<br />

22


Vol. 1, 1, 2010<br />

n che modo il minoxidil solfato agisce<br />

I sui canali cellulari del potassio (K ATP<br />

)?<br />

Il minoxidil sofato, così come il diazossido e il<br />

pinacidil, riducono la pressione sanguigna aprendo i canali<br />

del potassio (K ATP<br />

) nelle cellule della muscolatura liscia dei<br />

vasi sanguigni 1 , causando così un rilasciamento della muscolatura,<br />

e quindi una dilatazione del calibro dei vasi sanguigni.<br />

Poiché molti farmaci che agiscono sui canali del potassio,<br />

anche se non <strong>tutti</strong>, determinano i<strong>per</strong>tricosi come effetto collaterale,<br />

malgrado strutture molecolari differenti (e tra questi<br />

proprio il diazossido e il pinacidil) 2-3 , è probabile che proprio<br />

l’azione sui canali K ATP<br />

svolga l’effetto di stimolazione sui follicoli<br />

piliferi. Non è ancora evidente se il target dell’azione<br />

siano i vasi sanguigni <strong>per</strong>ibulbari o le cellule del follicolo 4 .<br />

Nel 1984 Wester e Maibach 5 hanno dimostrato che l’applicazione<br />

di minoxidil al 5% aumenta il flusso sanguigno<br />

nello scalpo di soggetti affetti da AGA, utilizzando studi con<br />

velocimetria laser-doppler e pletismografia, mentre l’uso<br />

topico di concentrazioni inferiori (2%, 3%) non produce lo<br />

stesso effetto 6 , pur svolgendo comunque un’azione clinica<br />

nell’alopecia androgenetica. Non è <strong>per</strong>tanto ancora chiarito<br />

se l’azione del minoxidil sui canali K ATP<br />

sia prevalentemente<br />

a livello dell’endotelio vascolare o direttamente su cellule<br />

del follicolo, dal momento che l’azione sui canali cellulari<br />

del K giocano un ruolo importante in molte situazioni<br />

patologiche.<br />

Figura 1.<br />

In microscopia confocale, il diametro dei capillari <strong>per</strong>ifollicolari è significativamente aumentato (da<br />

95 µm 2 a 650 µm 2 ) dopo 1 mese di applicazione topica di adenosina 1% in soggetti sottoposti<br />

ad autotrapianto di capelli.<br />

È utile ricordare a questo punto che i follicoli piliferi sono<br />

avascolari, come del resto l’epidermide interfollicolare, e che<br />

la loro crescita è sostenuta dal passaggio di sostanze nutritive<br />

dai capillari <strong>per</strong>ifollicolari. I vasi intorno ai follicoli piliferi<br />

sono collegati al plesso circolatorio del derma profondo<br />

e dell’ipoderma. L’apporto delle sostanze fondamentali alla<br />

crescita del bulbo è garantita dal loro passaggio attraverso<br />

l’endotelio vascolare. Kiichiro et al. 7-8 , in numerosi lavori,<br />

hanno dimostrato la variazione della secrezione del VEGF<br />

nelle diverse fasi del ciclo del capello. Durante la fase di anagen<br />

si assiste ad una up-regulation del VEGF, che determina<br />

un aumento della <strong>per</strong>meabilizzazione endoteliale dei capillari<br />

<strong>per</strong>ibulbari, con aumento del flusso di sostanze dal torrente<br />

ematico al bulbo. Non si tratta di una vera neo-angiogenesi<br />

(cioè aumento del numero dei vasi) ma solo di un<br />

effetto di dilatazione e aumento della <strong>per</strong>meabilità.<br />

La crescita del bulbo nella fase anagen dipende da vari fattori<br />

di crescita, tra cui i più importanti sono il Fibroblast<br />

Growt Factor 7 (FGF7), l’Insuline-like Growth Factor 1<br />

(IGF-1).<br />

Al passaggio del bulbo alla fase di catagen e telogen, i capillari<br />

<strong>per</strong>ibulbari riducono di più di quattro volte il loro diametro,<br />

come anche dimostrato da Rinaldi e Sorbellini con<br />

studi mediante microscopio confocale in vivo in soggetti<br />

sottoposti a micro autotrapianto di capelli 9 , dopo up-regulation<br />

di VEGF mediante applicazione di una soluzione<br />

topica di adenosina all’1%, rispetto a placebo (Figura 1).<br />

Il meccanismo molecolare di controllo<br />

vascolare <strong>per</strong>ifollicolare non è noto,<br />

anche se la regolazione del VEGF<br />

mRNA sembra essere mediato dai<br />

fibroblasti della papilla dermica e dai<br />

cheratinociti della guaina epiteliale<br />

esterna. È certo, <strong>per</strong>ò, che il meccanismo<br />

di regolazione dell’apporto<br />

nutritivo è fondamentale <strong>per</strong> il corretto<br />

funzionamento dell’“orologio” del<br />

ciclo del bulbo. Adachi et al. 10 hanno<br />

dimostrato che in un follicolo attivo il<br />

consumo di glicogeno e la glicolisi<br />

sono aumentati di 200 volte rispetto a<br />

quelli di un follicolo in catagen, la<br />

produzione di ATP attraverso le catene<br />

respiratorie sono 270 volte su<strong>per</strong>iori<br />

nell’anagen rispetto al catagen.<br />

23


Vol. 1, 1, 2010<br />

I recettori specifici AdoR A2b stimolano la upregulation<br />

della espressione genica della VEGF,<br />

ma anche del FGF-7.<br />

Lachgar 11 e Li 12 hanno evidenziato che il minoxidil<br />

è in grado di esprimere un aumento della produzione<br />

di VEGF in colture in vitro di papille dermiche,<br />

attraverso una via di stimolazione dei recettori<br />

dell’adenosina (AdoR), attivando e aprendo i<br />

recettori della sulfonil-urea della papilla dermica e<br />

determinando la secrezione di adenosina 5’-trifosfato<br />

(Figura 2).<br />

L’adenosina ha diverse funzioni fisiologiche nell’organismo<br />

(incluse quella di lipolisi, vasodilatazione<br />

e riduzione del danno ischemico cellulare) che<br />

sono mediate attraverso la sovra-espressione o la sottoespressione<br />

del cAMP e dell’IP3 dei quattro sottotipi di recettori<br />

AdoR A1, A2a, A2b, A3. La regolazione di questi recettori<br />

(e più specificatamente di Ador A2b) determina anche la<br />

up-regulation del FGF-7, una glicoproteina secreta dalle cellule<br />

mesenchimali che stimola la attività mitotica delle cellule<br />

epiteliali. Philpott 13 ha dimostrato che FGF-7 è in grado di<br />

rallentare il passaggio del follicolo alla fase catagen in vitro.<br />

Il gene del FGF-7 è uno tra i più abbondantemente espressi<br />

durante la fase di sviluppo del follicolo 14 , e rappresenta uno<br />

dei principali mediatori della crescita, dello sviluppo e della<br />

differenziazione del follicolo (Figura 3).<br />

I canali di K ATP<br />

sono canali intercellulari a struttura proteica<br />

che controllano il passaggio degli ioni potassio attraverso<br />

le membrane cellulari di molti tessuti dell’organismo.<br />

In condizioni fisiologiche sono regolati da livelli<br />

intracellulari di nucleotidi (come l’ATP e l’A<strong>DP</strong>) regolando<br />

l’attività elettrica della membrana cellulare al suo<br />

metabolismo, e diverse funzioni cellulari come la secrezione<br />

pancreatica di insulina. Varie sostanze possono<br />

legarsi alla struttura dei canali di potassio, determinando la<br />

loro a<strong>per</strong>tura o la loro chiusura. Per esempio, la tolbutamide<br />

è un potente inibitore dei canali del potassio pancreatici<br />

ed è utilizzata <strong>per</strong> la terapia del diabete di tipo 2.<br />

Le due sub-unità dei recettori dei canali di potassio, interna<br />

ed esterna, sono necessarie <strong>per</strong> formare un canale funzionale.<br />

Nei diversi tessuti sono presenti differenti combinazioni<br />

delle sub-unità, a seconda della caratteristica dei<br />

recettori della sulfunil-urea. Lo studio delle tipizzazioni dei<br />

canali a livello dei follicoli piliferi potrà portare, nel futuro,<br />

a farmaci sempre più efficaci e selettivi.<br />

Hair Growth<br />

A1<br />

Figura 2.<br />

Ecto-ATPase<br />

Adenosine ATP<br />

Ca 2 +<br />

VEGF mRNA<br />

A2<br />

Dermal Papilla Cells<br />

SUR2B<br />

Minoxidil<br />

Minoxidil<br />

Sulfate<br />

Nel 2005, Randall et al. hanno dimostrato che il minoxidil<br />

15 e il diazossido agiscono aprendo i canali del potassio<br />

e, quindi, stimolano la crescita dei fusti dei capelli in vitro.<br />

Al contrario, la tolbutamide e la glibenclamide che chiudono<br />

i canali del potassio, bloccano la crescita dei bulbi.<br />

Questo studio dimostra chiaramente che il meccanismo d’azione<br />

del minoxidil agisce direttamente sui canali del potassio<br />

all’interno di qualche cellula specifica del follicolo, dal<br />

momento che i follicoli in vitro non hanno nessuna connessione<br />

con la circolazione sanguigna.<br />

Tuttavia, in altri lavori precedenti 16 , non sono mai stati evidenziati<br />

canali del potassio né nelle cellule della papilla<br />

dermica né nei cheratinociti follicolari della guaina epiteliale<br />

esterna, pur usando tecniche specifiche di investigazione<br />

del trasporto degli ioni potassio attraverso le membrane<br />

cellulari 17 .<br />

Questi dati estremamente contraddittori non sono <strong>per</strong>ò in<br />

accordo con i risultati di test in vivo su macachi (18-21) , in cui<br />

il minoxidil provoca crescita dei capelli nell’area frontale<br />

allo stesso modo di altre tre sostanze che agiscono aprendo<br />

i canali del potassio.<br />

L’incertezza dell’importanza del meccanismo di azione del<br />

minoxidil sui canali del potassio nella crescita dei capelli è<br />

stata trattata con molta attenzione nel lavoro di Messenger 22 .<br />

Il dubbio è stato definitivamente risolto dagli studi di<br />

Valerie Randall e Nilofer Farjo 23 et al. del 2008, che hanno<br />

evidenziato la presenza di due forme di K ATP<br />

nei follicoli<br />

piliferi umani, e che i follicoli umani contengono dei geni<br />

specifici <strong>per</strong> l’espressione sia dei recettori SUR2B e SUR1,<br />

che <strong>per</strong> l’espressione delle sub-unità Kir6.X che determinano<br />

la formazione dei pori del canale.<br />

24


Vol. 1, 1, 2010<br />

Figura 3.<br />

Il minoxidil solfato stimola i recettori dell’adenosina a livello della papilla dermica, con conseguente<br />

up-regulation del VEGF e del FGF-7 che determina la proliferazione dei cheratinosi del<br />

fusto (modificato da Rinaldi F et al., Forum of ISHRS, vol 17, 4, 2007).<br />

papilla dermica e la matrice può indicare<br />

che questa specifica combinazione dei<br />

due recettori dei canali svolga un’azione<br />

da messaggero di regolazione proprio<br />

delle due componenti del bulbo, e non<br />

della cute: infatti nella giunzione dermoepidermica<br />

non si riscontra l’espressione<br />

genica di questi due recettori.<br />

La ricerca futura potrebbe portare alla<br />

formulazione di un farmaco che contenga<br />

uno stimolatore del recettore<br />

SUR1 dei canali del potassio, da abbinare<br />

al minoxidil <strong>per</strong> via topica, così<br />

da avere una doppia via di azione sull’anagen<br />

e sulla crescita dei bulbi. Allo<br />

stesso modo, nuovi studi potrebbero<br />

individuare sostanze in grado di chiudere<br />

i canali del potassio (come la tolbutamide,<br />

<strong>per</strong> esempio) da usare <strong>per</strong><br />

via topica così da ottenere una efficace<br />

cura <strong>per</strong> l’i<strong>per</strong>tricosi.<br />

L’espressione del gene e delle proteine del SUR2B e del Kir6.1<br />

è localizzata nella papilla dermica, mentre quella del SUR1 e<br />

del Kir6.2 è evidenziabile nelle cellule della matrice del<br />

bulbo.<br />

In accordo, quindi, con i dati in vitro e in vivo, i canali del<br />

potassio sono espressi nelle cellule del follicolo, e su queste,<br />

direttamente, il minoxidil svolge un’azione di a<strong>per</strong>tura<br />

dei canali. Questa azione potrebbe essere uno dei meccanismi<br />

del minoxidil <strong>per</strong> prolungare la fase anagen dei bulbi<br />

piliferi. Lo stesso studio ha anche dimostrato che i follicoli<br />

in fase anagen precoce crescono tanto più velocemente di<br />

quelli in fase anagen tardiva, indicando così una maggior<br />

sensibilità al minoxidil dei follicoli nelle fasi iniziali di anagen.<br />

Questo aspetto ha un risvolto clinico: la stimolazione<br />

di crescita dei bulbi è tanto più efficace nelle forme di alopecia<br />

androgenetica o di defluvium telogenico dove la maggior<br />

parte dei follicoli possa essere ai primi stadi di anagen.<br />

La determinazione di due combinazioni di recettori specifici<br />

dei canali di potassio nella papilla dermica e nella matrice del<br />

follicolo può spiegare alcune fasi della regolazione del ciclo<br />

del bulbo ancora poco chiare. Per esempio l’espressione genica<br />

dei recettori SUR2B e Kir6.1 a livello della giunzione tra la<br />

B ibliografia<br />

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26


Vol. 1, 1, 2010<br />

ORIGINAL ARTICLE<br />

Marco Toscani<br />

Cristiano Monarca<br />

Maria Ida Rizzo<br />

Nicolò Scuderi<br />

Il trapianto di sopracciglio e ciglia<br />

Dipartimento Chirurgia Plastica<br />

e Ricostruttiva, Pol. Umberto I<br />

Università “La Sapienza”, Roma, Italy<br />

Marco Toscani<br />

Eye-brow and eye-lashes transplant<br />

The eye-brow is a unique human hair body section for many reasons as the extreme thinnes of the hair<br />

follicle, the complicated hair pattern distribution, the acute angle between the hair-stem and the skin.<br />

Both eye-brows and eye-lashes have a key role in the face expression expecially for anger, happiness,<br />

surprise and sadness.<br />

Total or partial eye-brows and eye-lashes loss may cause several degrees of desfigurement, giving the<br />

patient an exreme discomfort.<br />

At the Plastic and Reconstructive Surgery Deparment of University of Rome “La Sapienza”, between the<br />

2004-2008, 40 eye-brow trasplants were made: 28 were monolateral and 12 bilateral. The aim of this<br />

study is the evaluation of the efficacy of the eye-brow trasplant made by the hair follicles grafts draft from<br />

the scalp instead of local flaps or skin grafts.<br />

The microsurgical high density transplant seems to achieve a higher aesthetical outcome compared to traditional<br />

reconstructive procedures.<br />

Key words: Eye-brow, Eye-lashes, Local flaps, High density<br />

I ntroduzione<br />

Le sopracciglia e le ciglia svolgono un ruolo chiave<br />

nell’espressività del volto in particolare nelle manifestazioni<br />

di rabbia, felicità, sorpresa, tristezza. La <strong>per</strong>dita totale<br />

o parziale del sopracciglio o delle ciglia può causare vari<br />

gradi di deturpazione, facilmente riconoscibile da chi osserva,<br />

con grande disagio <strong>per</strong> il paziente. Di conseguenza, il<br />

sopracciglio e le ciglia dovrebbero essere considerati come<br />

elemento integrale e fondamentale di ogni ricostruzione del<br />

terzo su<strong>per</strong>iore del volto 1, 2 .<br />

Il sopracciglio, infatti, è un elemento anatomico unico tra le<br />

aree pilifere del corpo umano <strong>per</strong> molteplici motivi quali l’estrema<br />

sottigliezza dei bulbi piliferi che lo compongono, il<br />

complesso pattern di distribuzione dei peli, l’angolo acuto<br />

tra il fusto del pelo e la cute. Ogni pelo è corto, di piccolo<br />

diametro e cresce lentamente; inoltre l’orientamento dei peli<br />

del sopracciglio varia all’interno delle sue aree: infatti nella<br />

porzione mediale i peli crescono in direzione su<strong>per</strong>o-laterale,<br />

nella regione laterale invece crescono secondo una direzione<br />

inferio-laterale. Per tale motivo un trapianto di sopracciglio<br />

che non rispetti queste precise regole d’orientamento<br />

non potrà che essere esteticamente poco valido 3 . Le ciglia<br />

d’altra parte, hanno proprietà che le rendono uniche<br />

anch’esse come la direzione parallela, la lunghezza limitata e<br />

affusolata, che rendono la loro ricostruzione particolarmente<br />

difficoltosa. Tra le varie tecniche proposte il trapianto<br />

microchirurgico da sopracciglio ad alta densità appare essere<br />

una scelta vantaggiosa 4-8 . Le cause che possono richiedere<br />

una ricostruzione del sopracciglio e/o delle ciglia, parzia-<br />

29


Vol. 1, 1, 2010<br />

le o totale, possono essere molte: asportazione di neoplasie,<br />

traumi, dermatosi ad esito cicatriziale, endocrinopatie, alopecia<br />

areata, iatrogene, tricotillomania; inoltre alcune mode<br />

del passato motivavano come causa di bellezza l’asportazione<br />

totale o subtotale del sopracciglio.<br />

Le metodiche ricostruttive storicamente utilizzate <strong>per</strong> la<br />

ricostruzione del sopracciglio sono state lembi peduncolati<br />

assiali temporali di scalpo o innesti compositi di cuoio<br />

capelluto, nonché il tatuaggio.<br />

Le tecniche che utilizzano lembi ed innesti sono associate<br />

ad una sostanziale morbidità e ad un risultato estetico gravato<br />

da una densità eccessiva del sopracciglio e un aspetto<br />

spesso innaturale 9 . La ricostruzione mediante autotrapianto<br />

di unità follicolari di cuoio capelluto, invece, può garantire<br />

un ottimo risultato, con una morbidità relativamente<br />

minima e grande soddisfazione <strong>per</strong> il paziente. Può essere<br />

eseguito in anestesia locale e consente un <strong>per</strong>fetto orientamento<br />

dei peli con una densità modulabile e modellabile,<br />

riproducendo la corretta anatomia originaria e la <strong>per</strong>fetta<br />

simmetria con il sopracciglio controlaterale 10 .<br />

ateriali e metodi<br />

M<br />

Presso Il Dipartimento di Chirurgia Plastica<br />

Ricostruttiva ed Estetica dell’Università “La Sapienza” di<br />

Roma, nel <strong>per</strong>iodo compreso tra il 2004 e il 2008, sono<br />

stati effettuati 40 trapianti di sopracciglio, di cui 28 monolaterali<br />

e 12 bilaterali.<br />

Le cause sono state iatrogene, traumatiche, esiti da ustione,<br />

oncologiche. La tecnica di impianto è stata trapianto<br />

mono/bi-bulbare microchirurgico ad alta densità, con innesti<br />

disposti seguendo la distribuzione e l’orientamento del<br />

sopracciglio controlaterale. L’intervento chirurgico è stato<br />

eseguito in anestesia locale, con eventuale sedazione in<br />

alcuni pazienti particolarmente emotivi, come procedura<br />

ambulatoriale.<br />

I trapianti di ciglia sono stati 3 in tre pazienti <strong>per</strong> difetto<br />

monolaterale. Le cause sono state infettive in un caso ed<br />

esito di radioterapia negli altri due casi. Le aree di prelievo<br />

comprendevano la regione occipitale inferiore, a livello<br />

della base dello scalpo, seguendo la distribuzione e l’orientamento<br />

delle ciglia controlaterali. Le sessioni d’impianto<br />

sono state da n. 1 a n. 3 sessioni (in media 2 sessioni). Il<br />

follow-up nel post-o<strong>per</strong>atorio è stato eseguito a 3-6-12-24<br />

mesi.<br />

R isultati<br />

La ricostruzione del sopracciglio ha garantito un<br />

risultato estetico soddisfacente in <strong>tutti</strong> i pazienti con un’efficace<br />

simmetria, un’adeguata densità ed un corretto orientamento.<br />

La sopravvivenza degli innesti è stata del 96%<br />

circa. La crescita è iniziata alcune settimane dopo l’impianto.<br />

Un edema posto<strong>per</strong>atorio della regione frontale <strong>per</strong>iorbitaria<br />

sì è evidenziato in <strong>tutti</strong> i pazienti <strong>per</strong> circa 6-7 gg.<br />

spontaneamente risoltosi nel giro di 8-10 gg.<br />

La soddisfazione soggettiva è stata alta con 30 casi molto soddisfatti<br />

e 4 pazienti soddisfatti. I pazienti regolano la lunghezza<br />

delle loro sopracciglia e la loro forma in maniera individuale<br />

ed autonoma tagliandoli secondo il proprio gusto<br />

<strong>per</strong>sonale. La procedura chirurgica che richiede un tempo<br />

o<strong>per</strong>atorio relativamente lungo di 2-3 ore appare spesso<br />

tediosa ma è molto efficace.<br />

La ricostruzione delle ciglia nei 3 casi in esame ha evidenziato<br />

un risultato soddisfacente in un caso ed un risultato poco<br />

soddisfacente nel secondo caso <strong>per</strong> un parziale attecchimento<br />

degli innesti, ed un altro caso insoddisfacente <strong>per</strong> orientamento<br />

in trichiasi di alcuni innesti che ha richiesto la rimozione<br />

di alcune unità follicolari che avevano irritato la su<strong>per</strong>ficie<br />

corneale.<br />

D iscussione<br />

La <strong>per</strong>dita del sopracciglio è facilmente riconoscibile<br />

<strong>per</strong> l’alterazione dell’estetica e dell’espressione del volto<br />

che diventa assimilabile a quella di una maschera 1, 11 .<br />

La complessità di questa piccola area anatomica, la sottigliezza<br />

dei peli che la compongono le variazioni di direzione<br />

di questi ultimi all’interno di pochi cm di tessuto, l’angolazione<br />

variabile tra la cute e il fusto del pelo, la crescita<br />

lenta, il diametro piccolo del pelo rendono questa chirurgia<br />

ricostruttiva estremamente complessa.<br />

Molte tecniche chirurgiche sono state introdotte negli anni<br />

<strong>per</strong> ottenere il risultato estetico più soddisfacente.<br />

Le <strong>per</strong>dite di sostanza parcellari hanno goduto di ricostruzioni<br />

con lembi di avanzamento mono - bilaterali ottenendo<br />

un risultato esteticamente valido.<br />

Le <strong>per</strong>dite di sostanza totali o sub-totali invece richiedono<br />

apporto di nuovi peli 9 .<br />

La ricostruzione con lembi peduncolati prelevati nel capil-<br />

30


Vol. 1, 1, 2010<br />

lizio dall’area temporale e trasposti in genere mediante tunnellizzazione<br />

cutanea/sottocutanea è stata ampiamente utilizzata<br />

specie nei pazienti ustionati. Questa tecnica appare<br />

non scevra da rischi e morbidità soprattutto <strong>per</strong> difficoltà<br />

nel drenaggio venoso del lembo; inoltre l’orientamento dei<br />

peli è uniforme e il nuovo sopracciglio appare troppo spesso<br />

e folto 12 .<br />

Un’altra tecnica diffusa è l’innesto composito cutaneo di<br />

scalpo gravata da minor morbidità rispetto ai lembi peduncolati<br />

ma anch’essa gravata dalle stesse inadeguatezze estetiche,<br />

in termini di eccessiva densità ed uniformità nell’orientamento<br />

dei peli dei lembi prelevati dallo scalpo 9, 13 .<br />

Inoltre, trattandosi di un innesto a tutto spessore è gravato<br />

da una maggiore difficoltà di attecchimento.<br />

Il trapianto microchirurgico ad alta densità, invece, grazie ai<br />

progressi ottenuti nell’affinamento delle tecniche d’impianto<br />

e al progresso nei materiali che compongono lo strumentario<br />

chirurgico (Figura 1) ha <strong>per</strong>messo l’affermazione e l’ampia<br />

diffusione di questa tecnica che può considerarsi attualmente<br />

di prima scelta nella ricostruzione del sopracciglio. In<br />

effetti, il trapianto microchirurgico di sopracciglio ha guadagnato<br />

sempre maggiori consensi negli ultimi anni proprio<br />

<strong>per</strong>ché riesce a su<strong>per</strong>are i limiti delle tecniche precedenti.<br />

La morbidità rispetto ai lembi di scalpo è praticamente<br />

nulla e la possibilità di orientare i bulbi trapiantati nonché<br />

di dare al neosopracciglio una densità ed un aspetto estremamente<br />

naturale ha reso questa metodica un trattamento<br />

valido, efficace, affidabile e che garantisce il miglior risultato<br />

estetico attualmente possibile 14-16 .<br />

Le ciglia hanno proprietà uniche; sono distribuite parallelamente<br />

a quelle vicine, crescono fino ad una lunghezza limitata,<br />

sono affusolate. Queste proprietà le rendono esclusive<br />

Figura 1.<br />

Strumentario microchirurgico.<br />

rispetto alle altre parti del corpo e ne rendono la ricostruzione<br />

particolarmente complessa 4 . Tra le varie tecniche proposte,<br />

il trapianto microchirurgico ad alta densità dallo scalpo<br />

appare essere una scelta estremamente vantaggiosa. Infatti, i<br />

peli prelevati dalla regione occipitale inferiore dello scalpo<br />

appaiono abbastanza simili a quelli delle sopracciglia <strong>per</strong><br />

spessore e qualità. Tuttavia l’estrema delicatezza tissutale<br />

rende l’intervento tecnicamente complesso.<br />

Peraltro nei casi in cui l’area ricevente risulta particolarmente<br />

danneggiata (fibrosi cicatriziale, radiodermite) l’attecchimento<br />

può non essere totalmente valido, come è<br />

accaduto in un caso nel quale non si è ottenuta la totale<br />

sopravvivenza degli impianti.<br />

Inoltre nelle donne può ritenersi utile ed in alcuni casi valido<br />

l’utilizzo complementare del camouflage mediante<br />

tatuaggio parziale del sopracciglio che può completare o<br />

dare un aspetto più naturale alla ricostruzione chirurgica.<br />

La regione occipitale inferiore è stata da noi utilizzata come<br />

area donatrice <strong>per</strong> la ricostruzione delle ciglia e del sopracciglio.<br />

Altri autori suggeriscono l’utilizzo del sopracciglio<br />

come area donatrice nella ricostruzione delle ciglia in quanto<br />

i peli del sopracciglio appaiono molto più simili a quelli<br />

delle ciglia rispetto ai capelli, considerando inoltre la loro<br />

minore crescita <strong>per</strong> la minore durata della fase anagen 4 .<br />

C onclusioni<br />

Il trapianto di sopracciglia è una efficace alternativa<br />

ai lembi peduncolati ed agli innesti compositi. Appare<br />

una procedura pressoché scevra da rischi e gravata da minima<br />

morbidtà. Questa tecnica appare eseguibile come procedura<br />

ambulatoriale<br />

ed in anestesia locale.<br />

I risultati chirurgici<br />

appaiono, inoltre, es -<br />

se re esteticamente<br />

su <strong>per</strong>iori a quelli ot -<br />

tenibili con le tecniche<br />

tradizionali relativamente<br />

più complesse<br />

rispetto al trapianto<br />

microchirurgico<br />

di capillizio ad alta<br />

densità.<br />

31


Vol. 1, 1, 2010<br />

Il trapianto di sopracciglia dalla base<br />

dello scalpo è sicuramente la tecnica<br />

che può dare le migliori aspettative<br />

estetiche proprio <strong>per</strong> le specifiche ca -<br />

ratteristiche dei suoi peli, garantendo<br />

un ripristino morfologico eccellente e<br />

minimizzando il trauma subito dal pa -<br />

ziente. (Figure 2, 3).<br />

Per quanto riguarda la ricostruzione<br />

delle ciglia potrebbe essere più indicata<br />

come zona donatrice il sopracciglio<br />

soprattutto nei soggetti di sesso maschile<br />

dove è naturalmente più folto.<br />

B ibliografia<br />

1. McConnell CM, Neale HW. Eyebrow<br />

reconstruction in the burn patient. J Trauma 1977;<br />

17:362-6<br />

2. Vachiramon A, Aghabeigi B, Crean SJ. Eyebrow<br />

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transplant Int J Oral Maxillofac Surg. 2004; 33:504-8<br />

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subcutaneous pedicle flaps to preserve the natural hair<br />

direction. Ann Plast Surg 1990; 24:117-25<br />

4. Gandelman M, Epstein JS. Hair transplantation to the<br />

eyebrow, eyelashes, and other parts of body. Facial Plast Surg Clin North Am 2004;<br />

12:253-261<br />

5. Choi YC, Kim JC. Single hair transplantation using the Choi hair transplanter. J<br />

Dermatol Surg Oncol. 1992; 18:945-948<br />

6. Caputy GG, Flowera RS. The “pluck and sew” technique of individual hair follicle<br />

placement. Plast Reconstr Surg 1994; 93:615-620<br />

7. Hernandez-Zendejas G, Guerrerosantos J. Eyelash reconstruction and aesthetic<br />

augmentation with strip composite sideburn graft. Plast Reconstr Surg 1998; 101:1978-<br />

1980<br />

8. Hata Y, Matsuka K. Eyelash reconstruction by means of strip skin grafting with<br />

vibrissae. Br J Plast Surg. 1992; 45:163-164<br />

9. Barrera A.The use of micrografts and minigrafts in the aesthetic reconstruction of the<br />

face and scalp. Plast Reconstr Surg 2003; 112:883-90<br />

Figura 2.<br />

Trapianto di ciglia e sopracciglio mediante microinnesti di unità follicolari prelevati<br />

dalla regione occipitale inferiore, in paziente con esiti di necrosi da graffio di gatto.<br />

Figura 3.<br />

Trapianto di sopracciglio mediante microinnesti di unità follicolari prelevati dalla regione<br />

occipitale inferiore, in paziente con esiti di depilazione <strong>per</strong>manente.<br />

10. Goldman GD. Eyebrow transplantation. Dermatol Surg. 2001; 27:352-4<br />

11. Ellenbogen R. Transcoronal eyebrow lift with concomitant up<strong>per</strong> blepharoplasty.<br />

Plast Reconstr Surg 1983; 71:490-499<br />

12. Pensler JM, B, Parry SW. Dillon Reconstruction of the eyebrow in the pediatric burn<br />

patient. Plast Reconstr Surg. 1985; 76:434-40<br />

13. Ziccardi VB, Lalikos JF, Sotereanos GC, Patterson GT. Composite scalp strip graft<br />

for eyebrow reconstruction: case report. J Oral Maxillofac Surg 1993; 51:93-6<br />

14. Bernstein RM, Rassman WR, Sza-niawski W, Hal<strong>per</strong>in AJ. Follicular<br />

transplantation. Int J Aesthetic Rest Surg 1995; 3:119-132<br />

15. Wang J, Fan J. Cicatricial eyebrow reconstruction with a dense-packing one- to twohair<br />

grafting technique. Plast Reconstr Surg 2004; 114:1420-6<br />

32


Vol. 1, 1, 2010<br />

CASE REPORT<br />

Antonio Torti 1<br />

Raffaele Gianotti 2<br />

1<br />

Dermatologo, Milano, Italy<br />

2<br />

Istituto di Scienze Dermatologiche<br />

IRCCS - Ospedale Maggiore<br />

Policlinico - Regina Elena<br />

Università degli Studi di Milano, Italy<br />

Un ciclista con la parrucca:<br />

un particolare caso clinico di follicolite decalvante<br />

Antonio Torti<br />

A clinical case of folliculitis decalvants<br />

Folliculitis decalvans is a bacterial pustular folliculitis, probably originating from an altered immune<br />

response to Staphylococcus aureus following an alteration of the mechanisms of cell-mediated immunity.<br />

Staphylococcal folliculitis usually resolves without any scars. However, in some cases the inflammatory<br />

process can result in a progressive destruction of the infected follicles.<br />

In the case examined, a patient developed a post traumatic cicatricial alopecia after a road accident.<br />

Following the application of a biadhesive prosthesis, the man developed an allergic contact dermatitis,<br />

which resulted in an immune alteration. As a consequence, the patient showed a lack of response to the<br />

staphylococcal infection, which led to a staphylococcal folliculitis. A surgical intervention, with the positioning<br />

of some extenders to surgically reduce the vast cicatricial area, was the only possible solution.<br />

Key words: Cicatricial alopecia, Allergic contact dermatitis, Staphylococcus aureus, Staphylococcal folliculitis<br />

Un uomo di 27 anni, A.L.S, giunge in ambulatorio <strong>per</strong> una<br />

forma estesa di alopecia cicatriziale del cuoio capelluto che<br />

interessa “a calotta” la zona del vertice.<br />

Tre anni prima il paziente, ciclista professionista, è stato<br />

vittima di un incidente stradale con capitombolo ed abrasione<br />

marcata della cute del cuoio capelluto (da strisciata<br />

sull’asfalto).<br />

Il paziente è stato medicato <strong>per</strong> l’escoriazione ma il coinvolgimento<br />

dei follicoli piliferi dell’area trattata ha determinato<br />

una forma di alopecia cicatriziale post traumatica.<br />

Nei mesi successivi il paziente si è rivolto ad un centro tricologico<br />

dove gli è stata consigliata l’applicazione di una<br />

protesi con bi-adesivo.<br />

Dopo qualche mese dall’applicazione della protesi si è svi-<br />

Figura 1. Figura 2. Figura 3.<br />

33


Vol. 1, 1, 2010<br />

luppata una DAC alla colla u ti -<br />

lizzata <strong>per</strong> fissare la protesi con<br />

innesco di una follicolite se con -<br />

da ria di tipo decalvante.<br />

Quest’ul tima patologia ha determinato<br />

una progressiva sofferenza<br />

dei follicoli nell’area di ade -<br />

sione della protesi (<strong>per</strong>iferica a<br />

quella originaria) con estensione<br />

della zona cicatriziale.<br />

Il paziente è stato sottoposto a<br />

terapia antibiotica e antinfiammatoria<br />

topica e sistemica con<br />

buona risposta ma recidiva alla sospensione della terapia.<br />

Per risolvere la situazione si è deciso di intervenire chirurgicamente<br />

con il posizionamento di estensori in modo da<br />

<strong>per</strong>mettere una riduzione chirurgica della vasta area cicatriziale<br />

altrimenti non aggredibile con intervento di mi -<br />

croauto trapianto.<br />

All’esame obiettivo l’area del vertice ha aspetto tipicamente<br />

cicatriziale con marcata infiammazione <strong>per</strong>ifollicolare nella<br />

zona <strong>per</strong>iferica della chiazza e con marcati segni di infiammazione<br />

da dermatite da contatto.<br />

Istologicamente sono presenti ascessi follicolari costituiti da<br />

un denso infiltrato <strong>per</strong>ifollicolare di polimorfonucleati neutrofili,<br />

linfociti e plasmacellule associato a granulomi da<br />

corpo estraneo e a fibrosi marcata nelle aree nettamente<br />

cicatriziali.<br />

La follicolite decalvante è una forma di follicolite pustolosa<br />

batterica probabilmente legata ad una risposta immunitaria<br />

anomala dell’ospite allo stafilococco aureo, probabilmente<br />

<strong>per</strong> alterazione nei meccanismi dell’immunità cellulo-me -<br />

diata. Normalmente infatti le follicoliti da stafilocco guariscono<br />

senza esiti cicatriziali mentre in questi casi il processo<br />

infiammatorio determina una distruzione progressiva dei<br />

follicoli affetti.<br />

Studi recenti dimostrano un ruolo dei linfociti T hel<strong>per</strong><br />

nelle fasi iniziali delle lesioni seguito da un’infiltrazione di<br />

neutrofili <strong>per</strong> attivazione di IL-8 e ICAM-1, mentre nelle<br />

Figura 4. Figura 5.<br />

fasi tardive della fibrosi si riconoscerebbe un ruolo fondamentale<br />

svolto da bFGF e TGF beta.<br />

È noto anche che l’espressione del l’IFN-gamma è particolarmente<br />

mar cata nelle situazioni di infiammazione cronica<br />

del follicolo (più di quanto non avvenga in altri organi)<br />

<strong>per</strong> quella sorta di privilegio immunologico di cui la<br />

zona della bulge gode.<br />

La particolarità di questo caso clinico risiede nel ruolo<br />

scatenante svolto dalla dermatite da contatto all’adesivo<br />

<strong>per</strong> la fissazione della protesi nel determinare un’ alterazione<br />

immunitaria presumibilmente all’origine poi della<br />

mancata risposta all’infezione da stafilococco.<br />

B ibliografia<br />

1. Sinclair RD, Banfield CC, Dawber RPR. Manuale delle malattie del<br />

sistema pilifero e del cuoio capelluto pag 104-107<br />

2. Otberg N, et al. Folliculitis decalvans. Dermatol Ther 2008; 21:238-44<br />

3. Chiarini C, et al. Immunopathogenesis of folliculitis decalvans:clues in early lesions. Am<br />

J Clin Pathol 2008; 526-34<br />

4. Gemmeke P, Wollina U. Folliculitis decalvans of the scalp: response to triple therapy<br />

with isotretinoin, clindamycin and prednisolone. Acta dermatovenerol Alp Panonica<br />

Adriat 2006; 184-6<br />

5. Parquet P, Pierard GE. Dapsone treatment of folliculitis decalvans. Ann Dermatol<br />

Venereol 2004; 195-7<br />

6. Brooke RC, Griffiths CE. Folliculitis decalvans. Clin Exp Dermatol 2001; 120-2<br />

34


Vol. 1, 1, 2010<br />

CASE REPORT<br />

Mauro Barbareschi<br />

Alessandra Ferla Lodigiani<br />

Department of Anesthesiology,<br />

Intensive Therapy and Dermatology<br />

Fondazione IRCCS Ca’ Granda -<br />

Ospedale Maggiore Policlinico,<br />

Milano, Italy<br />

La dermatite seborroica<br />

del cuoio capelluto:<br />

uno sguardo complessivo<br />

Mauro Barbareschi<br />

Scalp seborrheic dermatitis: an overview<br />

Seborrheic dermatitis is a chronic skin condition that causes flaky, yellowish scales to form on oily areas.<br />

It affects scalp and other areas where sebaceous glands are most prominent, such as face, thorax and<br />

back. The etiopathogenesis of seborrheic dermatitis is still unclear. However, it seems it can be associated<br />

to the proliferation and altered immune response to Malassezia yeasts and to an increased androgenic<br />

activity.<br />

Seborrheic dermatitis affects from 1 to 3 <strong>per</strong>cent of the immunocompetent population. In neonatal age<br />

(up to one year), 70 <strong>per</strong>cent of subjects develop seborrheic dermatitis. Both in neonatal and adult age<br />

scalp is usually involved. The current treatment includes topical steroids, immunosuppressants such as<br />

Tacrolimus and Pimecrolimus, systemic and topical antifungals such as ketoconazole and itraconazole.<br />

Key words: Seborrheic dermatitis, Hetoconazole, Itraconazole, Tacrolimus, Pimecrolimus<br />

a dermatite seborroica<br />

L<br />

La dermatite seborroica (DS) è un quadro dermatologico<br />

a carattere cronico-recidivante che colpisce le aree<br />

corporee caratterizzate da alta densità di ghiandole sebacee,<br />

e si caratterizza da lesioni di tipo eritemato-desquamativo.<br />

Il cuoio capelluto è senza dubbio l’area più colpita. Altre<br />

sedi coinvolte possono essere, in ordine di frequenza, il<br />

volto, la regione presternale, la conca auricolare, la zona<br />

interscapolare, le pieghe inguinali ed interglutea e raramente<br />

le palpebre e la congiuntiva 1 .<br />

E pidemiologia<br />

I dati riguardanti la reale prevalenza della DS<br />

sono limitati dalla mancanza di riconosciuti criteri diagnostici<br />

e classificativi. La forma infantile è comune, interessando<br />

circa il 70% dei neonati di età compresa tra i 3 mesi e il<br />

primo anno di vita 2 . Tra la popolazione generale immunocompetente<br />

la prevalenza varia l’1% e il 3%. Tale prevalenza<br />

cresce se si considerano solamente i giovani adulti, attestandosi<br />

tra il 3 e il 5% 3 .<br />

Si pensa tuttavia che la sua più semplice manifestazione, la<br />

“forfora”, coinvolga circa il 50% della popolazione totale 4 .<br />

Se consideriamo anche gli accessi saltuari, probabilmente<br />

durante il corso della vita la <strong>per</strong>centuale di casi di DS può<br />

raggiungere frequenze più elevate. In genere le manifestazioni<br />

sono più severe nel sesso maschile.<br />

Il disturbo presenta numerose co-morbidità: la prevalenza<br />

nei soggetti affetti da HIV, in particolare quelli con conta dei<br />

linfociti CD4+ inferiore ai 400/mm 2 , è nettamente su<strong>per</strong>iore<br />

rispetto a quella della popolazione generale ed è stimata,<br />

a seconda degli studi, tra il 34 e l’83% 5 , ragione <strong>per</strong> cui la<br />

DS può essere considerata un marker clinico dell’avvenuta<br />

infezione da HIV, con elevato valore predittivo positivo 6 .<br />

35


Vol. 1, 1, 2010<br />

Numerosi studi segnalano come la prevalenza della DS sia<br />

aumentata in concomitanza di malattie neurologiche come il<br />

morbo di Parkinson e nel parkinsonismo indotto da terapia<br />

con neurolettici 7 , la paralisi del nervo faciale, l’epilessia,<br />

siringomielia, poliomielite, danno unilaterale del ganglio di<br />

Gasser, tetraplegia 8, 9 , disturbi dell’umore 10 , alcolismo e<br />

pancreatite alcolica cronica 11 , epatite da virus C, ischemia<br />

miocardica, malassorbimento, obesità e varie neoplasie 12 .<br />

Può colpire soggetti appartenenti a tutte le razze e con<br />

distribuzione geografica estremamente ampia, interessando<br />

<strong>tutti</strong> i continenti; presenta inoltre una tipica esacerbazione<br />

stagionale manifestandosi con più frequenza e maggior gravità<br />

durante il <strong>per</strong>iodo invernale 3 .<br />

E ziopatogenesi<br />

Le cause della dermatite seborroica sono ancora<br />

parzialmente sconosciute. Nonostante la denominazione,<br />

non si associa di regola ad un’aumentata secrezione di sebo,<br />

e non si configura come una patologia a carico della ghiandola<br />

sebacea 13 . L’ipotesi di un ruolo degli ormoni androgeni<br />

si lega alla presenza della DS nelle prime settimane di vita,<br />

quando sono presenti nel plasma del neonato androgeni di<br />

origine materna che stimolano l’attività dei sebociti 14 . Questo<br />

spiegherebbe anche il <strong>per</strong>ché la DS abbia maggiore prevalenza<br />

nei soggetti di sesso maschile, soprattutto dopo la pubertà.<br />

Non si hanno dati circa un’ereditarietà della malattia 22 .<br />

Nel 1874 Malassez identificò, all’esame microscopico del<br />

materiale corneo prelevato dalla cute di pazienti affetti da<br />

DS, un lievito: tale fungo, prima identificato con il nome di<br />

pityrosporum è ora denominato Malassezia in onore del suo<br />

scopritore. Il suo coinvolgimento nella patogenesi della DS<br />

è noto fin dal 1902 15 .<br />

I lavori presenti nella letteratura più recente hanno dimostrato,<br />

con l’ausilio delle tecniche di estrazione del DNA e<br />

la PCR, che le specie prevalenti sulla cute dei soggetti affetti<br />

sono M. restricta, M. globosa e M. sympodialis 16, 17 .<br />

Anche la presenza di un altro parassita saprofitico, che abita<br />

l’ostio dei follicoli pilosebacei, il Demodex folliculorum,<br />

sembra essere correlata all’insorgenza della DS 18 . In particolare,<br />

sulla cute dei pazienti sono presenti densità di<br />

Demodex elevate e comunque su<strong>per</strong>iori rispetto ai controlli<br />

(> 5/cm 2 ). Verosimilmente un meccanismo riconducibile<br />

ad una reazione di i<strong>per</strong>sensibilità ritardata di tipo IV verso<br />

un antigene demodecico o di origine follicolare sarebbe<br />

coinvolto come nei casi di rosacea papulopustolosa 19 .<br />

Altre ipotesi che sono state avanzate circa le cause, riguardano<br />

l’età avanzata, l’immobilità nei pazienti allettati, la<br />

ridotta possibilità di detersione della cute, accumulo del<br />

sebo che rappresenta un pabulum di riproduzione <strong>per</strong> i<br />

microrganismi 20 e la mancanza di esposizione solare 21 .<br />

È anche di comune riscontro la correlazione tra le manifestazioni<br />

della DS e i fattori emotivi e psicogeni, inclusi gli<br />

stati depressivi. Sono note numerose relazioni tra quadri<br />

clinici di dermatite seborroica e contemporanea assunzione<br />

di farmaci. I casi più frequenti sono stati osservati durante<br />

l’uso dei sali d’oro, buspirenone, clorpromazina, cimetidina,<br />

etionamide, griseofulvina, alo<strong>per</strong>idolo, IFN-alfa, litio,<br />

metildopa, fenotiazine, psoraleni, stanazolo. Il meccanismo<br />

con cui tali sostanze inducono la comparsa di manifestazioni<br />

a tipo DS non è attualmente noto 8 .<br />

I stologia<br />

Il ricorso all’esame istologico nei casi di DS è solitamente<br />

legato alla necessità di differenziarla dalla psoriasi.<br />

Dopo colorazione con ematossilina-eosina nel preparato si<br />

osserva i<strong>per</strong>plasia epidermica con paracheratosi <strong>per</strong>ifollicolare,<br />

infiltrato infiammatorio di tipo linfocitario a livello del<br />

derma papillare con esocitosi e spongiosi degli infundiboli, di<br />

grado variabile, in cui si possono osservare gruppi di spore.<br />

L’immunoistochimica rivela la presenza di un processo<br />

infiammatorio acroinfundibolare <strong>per</strong> la presenza di depositi<br />

di IgG, linfociti CD4+ e CD45Ro+.<br />

Nei casi di psoriasi l’infiltrato neutrofilico è più abbondante.<br />

In diagnosi differenziale, l’istiocitosi a cellule di Langerhans,<br />

l’eritematode e il pemfigo seborroico possono mimare una<br />

DS 8 .<br />

resentazione clinica<br />

P<br />

DS INFANTILE<br />

Si tratta di una manifestazione molto frequente,<br />

che può arrivare a interessare, come detto, fino al 70% dei<br />

neonati 2 .<br />

Si manifesta nei primi mesi di vita, in particolare tra la III e la<br />

VIII settimana, <strong>per</strong> poi regredire spontaneamente entro il<br />

36


Vol. 1, 1, 2010<br />

terzo mese. Le forme che <strong>per</strong>sistono oltre il terzo mese possono<br />

rappresentare forme di dermatite atopica o di psoriasi 12 .<br />

La DS infantile non sembra essere dovuta esclusivamente<br />

all’aumentato stimolo dell’attività delle ghiandole sebacee<br />

da parte degli androgeni materni, in quanto questi sono<br />

presenti fin dai primi giorni di vita, mentre la malattia compare<br />

verso la III-IV settimana 22 .<br />

Tra i possibili fattori favorenti la comparsa, sono stati segnalati<br />

deficit di biotina e zinco nella dieta materna, un alterato<br />

metabolismo di questi da parte del neonato, o una carenza<br />

di acidi grassi essenziali 23 . Fattori locali come applicazione<br />

di prodotti topici occlusivi o indumenti, che provocano<br />

aumento della sudorazione e della ritenzione di sebo,<br />

posso favorirne l’insorgenza.<br />

Clinicamente si può presentare in quattro forme principali:<br />

1) Crosta lattea: forma scarsamente infiammatoria con squame<br />

giallastre e untuose su base poco eritematosa a livello<br />

del cuoio capelluto, in particolare in regione frontoparietale,<br />

talvolta con coinvolgimento di fronte, glabella e arco<br />

sopraccigliare. Ha esordio solitamente precoce, scompare<br />

entro il terzo, eccezionalmente quarto mese di vita.<br />

2) Crosta lattea con impegno delle pieghe: il cuoio capelluto<br />

Figura 1.<br />

può assumere l’aspetto del cosiddetto “casco seborroico”,<br />

e insieme sono coinvolte le grandi pieghe, in particolare<br />

quelle ascellari, del collo e inguinali. L’insor genza<br />

precoce, l’assenza di prurito e il coinvolgimento del<br />

cuoio capelluto consentono di distinguerla dalla dermatite<br />

atopica (Figura 1).<br />

3) Napkin psoriasis o dermatite da pannolino: da alcuni<br />

Autori viene considerata una variante infantile di psoriasi<br />

22, 24 . Ad esordio più tardivo, si presenta all’inizio<br />

come una dermatite irritativa da contatto nell’area gluteo-<strong>per</strong>ineale,<br />

di solito non responsiva ai trattamenti,<br />

<strong>per</strong> poi lasciare spazio a vivace eritema accompagnato da<br />

papule desquamative, talvolta confluenti in placche,<br />

anche su tronco, arti, volto e scalpo. La sintomatologia è<br />

scarsa o assente e la risoluzione avviene spontaneamente<br />

in 4-8 settimane. Circa il 5% dei bambini sviluppa,<br />

nei 10 anni successivi, un quadro di psoriasi franca 24 .<br />

4) Malattia di Leiner o eritroderma desquamativo: provocata da<br />

un deficit della frazione C3 del complemento, si presenta<br />

nei primi giorni di vita con eritrodermia rapidamente in<br />

espansione su volto, tronco e arti, con lesioni iniziali tipo<br />

crosta lattea al cuoio capelluto e al volto; talvolta sono<br />

presenti edema degli arti, sintomi sistemici quali diarrea<br />

<strong>per</strong>sistente ed infezioni sia cutanee sia a carico di altri<br />

organi interni. Si tratta di una forma rara e va messa in<br />

diagnosi differenziale con le altre sopracitate 22 .<br />

DS NELL’ADULTO<br />

Generalmente è caratterizzata da chiazze eritematose<br />

dai limiti netti, rico<strong>per</strong>te da squame di colorito giallastro,<br />

non aderenti alla cute. La sintomatologia pruriginosa è<br />

di solito limitata.<br />

A livello del cuoio capelluto si presenta con aumentata<br />

desquamazione, e a seconda della qualità delle squame si<br />

può distinguere una forma secca, con squame piccole e<br />

bianche che restano adese alla cute o possono depositarsi<br />

sui capelli e i vestiti, e una forma grassa, con squame giallastre,<br />

più grosse e di aspetto untuoso e più intensa infiammazione<br />

talvolta associata a follicoliti (Figure 2, 3 e 4).<br />

Si parla di corona seborroica quando le lesioni interessano<br />

l’attaccatura dei capelli, la fronte e le aree retroauricolari.<br />

A livello del tronco si possono distinguere quattro varietà:<br />

• Petaloide, con piccole chiazze tendenti alla confluenza, in<br />

cui la sudorazione rende poco visibile la desquamazione;<br />

37


Vol. 1, 1, 2010<br />

• Anulare, con chiazze che tendono alla risoluzione centrale;<br />

• Pitiriasiforme, ad esordio di solito acuto e di aspetto<br />

simile alla pitiriasi rosea (assenza della chiazza madre);<br />

• Follicolare, con presenza di papule e pustole. Si tratta di<br />

una variante a sé che prende il nome di pitirosporosi o follicolite<br />

da Pityrosporum.<br />

Specialmente nel sesso maschile, le zone rico<strong>per</strong>te da peli<br />

sono maggiormente interessate, e a volte la DS può essere<br />

accompagnata da elementi pustolosi <strong>per</strong>ifollicolari.<br />

Quando vi è coinvolgimento delle palpebre, può verificarsi<br />

blefarite e secondariamente congiuntivite; in certi casi una<br />

blefarite cronica può essere l’unica manifestazione di DS.<br />

Talvolta, soprattutto nei pazienti obesi e tra la III e IV decade<br />

di vita, la patologia interessa in modo specifico le maggiori<br />

pieghe corporee, a livello ascellare, inguinale, sottomammario,<br />

<strong>per</strong>ianale, genitale e a volte l’ombelico. Le lesioni<br />

si presentano come aloni eritematosi a margini netti, non<br />

desquamanti, con possibile presenza di spacchi ragadiformi;<br />

in questi casi è facile la sovrainfezione batterica che può<br />

complicarne il decorso.<br />

Un quadro particolare è la sebopsoriasi, situazione in cui<br />

lesioni tipiche della psoriasi e della DS sono coespresse nello<br />

stesso soggetto. Probabilmente in questi pazienti già con<br />

diatesi psoriasica, si pensa che la DS agisca come fenomeno<br />

di Köebner. In questa situazione non sono sempre osservabili<br />

le tipiche squame psoriasiche, secche, piccole e tenacemente<br />

adese alla cute. Si possono altresì riscontrare lesioni<br />

caratteristiche della psoriasi come i twisted capillary loops 8 .<br />

Come già esposto in precedenza, la DS può manifestarsi<br />

con forme molto più estese ed impegnative nei pazienti<br />

HIV positivi o immunodepressi. Le lesioni possono comparire<br />

in regioni non classiche. Al volto possono manifestarsi<br />

atipie che pongono problemi di diagnosi differenziale: negli<br />

HIV positivi le lesioni compaiono <strong>per</strong> lo più nella metà<br />

inferiore del volto, con papule e pustole che mimano la<br />

rosacea. Il prurito è presente e di maggiore intensità rispetto<br />

alla norma, con frequenti impetiginizzazioni 8 .<br />

Figura 2.<br />

Figura 3.<br />

Figura 4.<br />

D iagnosi<br />

Ad oggi la diagnosi della DS resta clinica, basata<br />

sulla raccolta anamnestica dei dati riguardanti il sito di<br />

38


Vol. 1, 1, 2010<br />

comparsa delle lesioni, le modalità di insorgenza e l’andamento<br />

nel tempo.<br />

Con l’esame microscopico diretto su materiale corneo prelevato<br />

e chiarificato con KOH si possono escludere infezioni<br />

da candida, tigna e dermatiti demodeciche 25 . Il re<strong>per</strong>to<br />

di abbondanti quantità di spore può orientare la terapia ed<br />

il suo monitoraggio nei casi più impegnativi.<br />

L’identificazione delle spore di Malassezia necessita di ulteriori<br />

tecniche microscopiche ed adeguate colorazioni.<br />

L’osservazione al microscopio elettronico a scansione consente<br />

di osservare la presenza delle spore della Malassezia che<br />

ostruiscono l’ostio follicolare, prima e durante la terapia 26 .<br />

iagnosi differenziale<br />

D<br />

Quando vi è dubbio diagnostico, la maggior parte<br />

delle volte questo si pone con la psoriasi. In questo caso il<br />

coinvolgimento del volto è poco comune, mentre sono<br />

interessate altre zone tipiche, in assenza delle quali le due<br />

patologie possono essere difficilmente distinguibili sia dal<br />

punto vista clinico che istologico. Il successo di una terapia<br />

con ketoconazolo orale o topico può fornire un criterio diagnostico<br />

ex adjuvantibus, in quanto le lesioni seborroiche<br />

rispondono, quelle psoriasiche no.<br />

Eventuale presenza di papule, pustole e teleangectasie può<br />

deporre <strong>per</strong> una diagnosi di rosacea, sebbene eritema e<br />

desquamazione possano coesistere. Nella rosacea tuttavia è<br />

assente il coinvolgimento del capillizio.<br />

Quando si sospetta la presenza di una dermatite da contatto<br />

(causata dagli occhiali in sede retroauricolare, da tinture,<br />

shampoo, lozioni) o di una fotodermatite, la presenza di<br />

vescicole ed edema nella fase acuta, insieme all’anamesi e<br />

all’eventuale esecuzione di patch test, indirizzano verso la<br />

diagnosi corretta. Anche in questi casi può esservi desquamazione,<br />

ma solo in fase risolutiva, e il prurito è molto più<br />

intenso rispetto a quello che si registra nella DS.<br />

Il pemfigo eritematoso può manifestarsi con lesioni al volto<br />

che possono essere confuse con la DS. Le stesse compaiono<br />

anche al torace e al dorso e non rispondono alle terapie <strong>per</strong><br />

la DS. L’istopatologia e l’immunofluorescenza consentono<br />

di distinguere le due forme 8 .<br />

Il rash malare “a farfalla” tipico del LES o le lesioni psoriasiformi<br />

fotoindotte della sua forma cutanea subacuta possono<br />

mimare la DS a livello del volto; la diagnosi sarà guidata<br />

dalla presenza di manifestazioni sistemiche e dagli<br />

esami di laboratorio.<br />

La forma infantile della DS deve essere posta in diagnosi<br />

differenziale con la dermatite atopica, soprattutto <strong>per</strong> la<br />

medesima età di insorgenza. Le due patologie possono<br />

sovrapporsi.<br />

La diagnosi è clinica e si basa sul riscontro anamnestico di<br />

sensibilità atopica a livello delle vie aeree, sull’intenso prurito<br />

che accompagna le lesioni e sulla presenza di queste<br />

anche a livello degli arti.<br />

Quando sono interessate le pieghe, la DS va differenziata<br />

dalla candidiasi.<br />

T erapia Lo scopo della terapia è il controllo delle forme<br />

acute e delle recidive.<br />

Il paziente va informato circa la natura cronica del disturbo<br />

e istruito sulla sua gestione.<br />

Il trattamento si basa sulla riduzione dell’eccesso di sebo<br />

nelle aree coinvolte, sulla riduzione della colonizzazione<br />

cutanea da parte della Malassezia e sul controllo della reazione<br />

infiammatoria.<br />

DS del volto e del tronco<br />

Nelle forme lievi e moderate è possibile impostare<br />

un regime che includa anche il momento della detersione,<br />

con l’uso di detergenti a base di zinco-piritione, <strong>per</strong> poi<br />

passare all’applicazione locale di topici sotto forma di gel,<br />

crema, schiuma cutanea o lozioni a base di antimicotici<br />

come ciclopiroxolamina, ketoconazolo, metronidazolo, fluconazolo<br />

e terbinafina.<br />

L’uso della ciclopiroxolamina risulta efficace <strong>per</strong> la DS di<br />

grado lieve-moderato 27 .<br />

L’uso di metronidazolo e ketoconazolo ha dimostrato risultati<br />

apprezzabili 28 .<br />

L’uso dei corticosteroidi topici può essere utile <strong>per</strong> ridurre<br />

velocemente le manifestazioni infiammatorie, ma andrebbe<br />

limitato il più possibile, poiché espone al rischio di tachifilassi,<br />

sviluppo di teleangectasie e rosacea, dermatite <strong>per</strong>iorale,<br />

atrofia cutanea. Inoltre possono aumentare la proliferazione<br />

delle forme microbiche sulla su<strong>per</strong>ficie cutanea. È<br />

consigliabile prescriverli <strong>per</strong> brevi <strong>per</strong>iodi preferendo quelli<br />

a bassa potenza.<br />

39


Vol. 1, 1, 2010<br />

Le lesioni tendono a scomparire nel giro di 2-4 settimane e<br />

hanno la tendenza a recidivare dopo la sospensione, <strong>per</strong> cui<br />

è importante impostare una terapia di mantenimento <strong>per</strong><br />

<strong>per</strong>iodi prolungati.<br />

La luce ultravioletta può essere impiegata nei casi di DS<br />

estesa e resistente alle comuni terapie, apportando benefici<br />

a patto di usare esposizioni controllate <strong>per</strong> evitare fenomeni<br />

irritativi 8 .<br />

Tacrolimus 0,1% e Pimecrolimus 1% sono molecole immunomodulanti<br />

<strong>per</strong> uso topico di nuova generazione.<br />

Agiscono inibendo l’attivazione dei linfociti T, bloccando la<br />

produzione di citochine proinfiammatorie ed inibendo la<br />

degranulazione dei mastociti. Non inibiscono la produzione<br />

di collagene <strong>per</strong> cui il loro uso non comporta rischio di<br />

atrofia cutanea.<br />

Nella DS possono essere utilizzati sia in regime continuo<br />

che pulsato. La tollerabilità è buona, ma al paziente va<br />

segnalata la possibilità di comparsa di un transitorio bruciore<br />

al momento dell’applicazione che non deve indurre<br />

alla sospensione del trattamento 29 .<br />

Quando la DS assume caratteri di particolare severità e resistenza<br />

alla terapia locale, va presa in considerazione la somministrazione<br />

di farmaci <strong>per</strong> via sistemica.<br />

Il razionale su cui si basa l’approccio sistemico è la scarsa<br />

compliance a terapie topiche di lunga durata, la prevenzione<br />

dell’uso cronico spontaneo di steroidi topici da parte del<br />

paziente, il tentativo di limitare l’estensione di una DS diffusa,<br />

la bonifica del follicolo pilifero, la prevenzione delle<br />

recidive.<br />

Il ketoconazolo alla dose di 200 mg/die <strong>per</strong> 1 mese è efficace,<br />

ma prima del suo impiego vanno considerati i potenziali<br />

effetti collaterali quali la tossicità epatica e l’interferenza<br />

a livello del citocromo P450 30 . Anche il ricorso all’assunzione<br />

di itraconazolo secondo schemi posologici pulsati<br />

(“one week”) è una valida opzione <strong>per</strong> la terapia di mantenimento.<br />

Questo farmaco è dotato di maggiore tollerabilità<br />

ed efficiacia rispetto al ketoconazolo<br />

31, 32.<br />

I casi di DS severa possono trarre beneficio dalla terapia con<br />

isotretinoina orale al dosaggio di 0.5 mg/kg/die <strong>per</strong> 4-5<br />

mesi. Questa molecola agisce riducendo l’attività sebacea.<br />

Anche in questo caso i possibili effetti collaterali possono<br />

limitarne l’uso 20 .<br />

Per quanto riguarda la forma infantile, data la tendenza alla<br />

risoluzione spontanea e l’età dei pazienti, la terapia è esclusivamente<br />

locale. Sulle aree intertriginose e l’area del pannolino<br />

sono consigliati antisettici a base di eosina, creme<br />

antinfiammatorie e paste all’ossido di zinco, mentre <strong>per</strong> la<br />

detersione detergenti oleosi. Per il cuoio capelluto è indicato<br />

l’uso di prodotti emollienti in olio o emulsione, e se la<br />

desquamazione è particolarmente intensa, di basse concentrazioni<br />

di acido salicilico in olio o di shampoo a base di<br />

antimicotici nelle forme più impegnative.<br />

D S del cuoio capelluto<br />

L’utilizzo di presidii topici rappresenta l’approccio<br />

elettivo e si avvale dell’uso di shampoo medicati e/o lozioni<br />

a base di sostanze fungicide o fungistatiche, cheratolitiche<br />

ed antinfiammatorie.<br />

Quelle maggiormente attive sul genere Malassezia sono la<br />

ciclopiroxolamina, il ketoconazolo e la piroctonolamina.<br />

La ciclopiroxolamina inibisce la crescita di dermatofiti e lieviti<br />

impedendo l’uptake e l’accumulo delle sostanze necessarie<br />

<strong>per</strong> la sintesi della parete fungina, inoltre possiede attività<br />

antinfiammatoria inibendo il rilascio di prostaglandine<br />

e leucotrieni 33 . L’efficacia aumenta se viene associata allo<br />

zinco-piritione 34 .<br />

Il ketoconazolo e l’itraconazolo 30 sono composti imidazolici<br />

che bloccano la sintesi dell’ergosterolo della membrana<br />

fungina e hanno dimostrato proprietà antiproliferative nei<br />

confronti della Malassezia, antinfiammatoria e antiseborroica.<br />

Sono efficaci nella fase acuta, nella prevenzione delle<br />

recidive e come terapia di mantenimento 35, 36 .<br />

La piroctonolamina è una molecola dotata di attività antimicrobica<br />

ed antiossidante, ha elevata tollerabilità tanto da<br />

poter essere considerata atossica e possiede maggior efficacia<br />

se associata allo zinco-piritione 37 .<br />

Anche shampoo contenenti selenio, benzoil<strong>per</strong>ossido,<br />

acido salicilico e catrame sono raccomandabili. Recente -<br />

mente ha trovato spazio l’impiego di mousse termosensibili<br />

a base di sostanze anti DS.<br />

Le modalità d’impiego generali da esporre al paziente circa<br />

l’uso degli shampoo con azione antifungina sono il lavaggio<br />

da effettuarsi 2-3 volte a settimana, con <strong>per</strong>manenza del<br />

prodotto su cuoio capelluto <strong>per</strong> almeno 3-5 minuti <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere<br />

al principio attivo di agire 9 .<br />

Le lesioni crostose possono essere rimosse dopo applicazione<br />

prolungata di principi quali l’acido salicilico e/o lo zolfo.<br />

Nelle forme più impegnative può essere d’aiuto l’associazione<br />

di un prodotto topico antinfiammatorio come un steroide<br />

a bassa potenza (betametasone valerato o dipropiona-<br />

40


Vol. 1, 1, 2010<br />

to, o fluocinolone), da applicare in forma di lozione o<br />

schiuma cutanea una volta al giorno 9, 38 .<br />

Prodotti <strong>per</strong> la tinta dei capelli, soluzioni alcoliche e prodotti<br />

di cosmesi possono aggravare lo stato infiammatorio<br />

ed andrebbero posposti alla terapia.<br />

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41


Vol. 1, 1, 2010<br />

TRICHOLOGICAL EVALUATION<br />

Gaetano Agostinacchio<br />

Dermatologo,<br />

Porto Recanati, Firenze, Italy<br />

Valutazione fotografica:<br />

utile strumento <strong>per</strong> il paziente<br />

che <strong>per</strong>de i capelli<br />

Gaetano Agostinacchio<br />

Photo evaluation: a useful instrument to investigate hair loss<br />

Investigating hair loss is extremely complex, as it requires a deep knowledge of hair anatomy, physiology<br />

and disorders. An excellent preparation, a good deal of time, a good attitude to dialogue, the use of<br />

diagnostic techniques and an appropriate medical and surgical background are essential. Consulting a<br />

professional dermatologists is therefore extremely important. A trichological examination needs to be<br />

accurate, as it is important both for the doctor and the patient. Trust is essential, and photo evaluation<br />

is definitely the most important starting point.<br />

Key words: Photo evaluation, Professional dermatologist, Trichological examination<br />

L’approccio ai problemi dei capelli non è semplice e richiede<br />

una grande conoscenza dell’anatomia, della fisiologia e<br />

della patologia, richiede studio, tempo e dialogo, l’uso di<br />

tecniche diagnostiche elaborate e preparazione medico-chirurgica.<br />

Ne deriva la centralità dello Specialista Derma -<br />

tologo, che deve garantire una visita tricologica elaborata,<br />

dettagliata e minuziosa; essa è, infatti, un momento importante<br />

sia <strong>per</strong> il medico che <strong>per</strong> il paziente, dove si instaura<br />

un rapporto di fiducia, condizione senza la quale il cammino<br />

non può procedere.<br />

Da una corretta visita tricologica si può arrivare ad una giusta<br />

diagnosi e una mirata terapia. Questo è il primo passo<br />

che deve fare il dermatologo, premessa importante <strong>per</strong><br />

tutto il resto, tappa spesso sottovalutata, sbrigata frettolosamente<br />

o talvolta saltata: <strong>per</strong>sonalizzare l’approccio in base<br />

alla tipologia del paziente, così da instaurare un rapporto di<br />

chiarezza, di semplicità di linguaggio e di fiducia.<br />

L'attività clinica e l'es<strong>per</strong>ienza quotidiana di ogni dermatologo<br />

sono testimonianza della particolarità di certe situazioni<br />

psicologiche che affliggono un gran numero di<br />

pazienti che si presentano dallo specialista <strong>per</strong> un problema<br />

di capelli.<br />

La <strong>per</strong>dita dei capelli, o la convinzione di <strong>per</strong>dere i capelli,<br />

rappresentano la motivazione razionale di forme di ansia e<br />

depressione più o meno gravi o di disturbi della <strong>per</strong>sonalità<br />

in un numero preoccupante di <strong>per</strong>sone.<br />

Questo dato consente di evidenziare, nel quotidiano rapporto<br />

medico-paziente, tre ordini di difficoltà:<br />

1. Assenza di rilievo clinico ed obiettivo della patologia tricologica<br />

riferita dal paziente;<br />

2. Presenza di patologie tricologiche specifiche (ad esempio<br />

alopecia androgenetica), accompagnate dal rifiuto<br />

del paziente di accettare tale diagnosi con conseguente<br />

frenetica ricerca di una diagnosi alternativa;<br />

3. Evidenza clinica di una patologia tricologica accompagnata<br />

da una scarsa disponibilità del paziente ad intraprendere<br />

la terapia.<br />

Giusto approccio con il paziente:<br />

Le armi diagnostiche <strong>per</strong> un giusto approccio sono:<br />

– Anamnesi accurata e precisa;<br />

– Esame clinico;<br />

– Raccolta fotografica;<br />

– Esami di laboratorio;<br />

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– Esame videodermatoscopico;<br />

– Esame in microscopia in luce polarizzata.<br />

Prima di procedere allo studio di un paziente è necessario<br />

affidarsi ad una precisa documentazione fotografica. Per la<br />

I pazienti tricologici sono psicologicamente molto provati<br />

e provanti.<br />

Per alcuni, i capelli diventano l’unica ragione di vita giungono<br />

in ambulatorio con la premessa di essere molto gravi<br />

e che il dermatologo rappresenta la sua ultima spiaggia<br />

Figura 1.<br />

tecnica fotografica non è necessario essere un fotografo professionista,<br />

bisogna essere a conoscenza di alcuni concetti<br />

basilari.<br />

Una documentazione fotografica tecnica deve prescindere<br />

da qualunque altro scopo che non sia quello di mostrare.<br />

Essa è quasi sempre irripetibile <strong>per</strong> il continuo divenire e<br />

<strong>per</strong> le trasformazioni umane. Il professionista deve sempre<br />

essere cosciente che le immagini riprese verranno fissate, su<br />

carta o su disco, come memoria storica dei fatti.<br />

La documentazione fotografica molto raramente ha le<br />

caratteristiche di un lavoro creativo <strong>per</strong> il Dermatologo in<br />

quanto la qualità di testimonianza dell'esistente quasi mai<br />

coincide con gli altri fini, <strong>per</strong>tanto è importante la metodica<br />

più della fantasia. Essa serve <strong>per</strong> fissare uno stato di<br />

fatto, <strong>per</strong> mostrare, <strong>per</strong> documentare l’evolvere di una<br />

situazione.<br />

Nel nostro studio viene creato un vero e proprio “book” del<br />

paziente che viene fotografato in precise posizioni standard.<br />

Lo scopo è quello di migliorare la qualità della <strong>per</strong>cezione<br />

soggettiva delle immagini, nonché di <strong>per</strong>mettere la<br />

quantificazione oggettiva di parametri come la sorveglianza<br />

del paziente nella sua evoluzione nel tempo, la valutazione<br />

dinamica della ricrescita dei capelli in corso di terapia<br />

a distanza di intervalli di tempo che spesso non <strong>per</strong>mettono<br />

al paziente di ricordare con precisione i cambiamenti<br />

avvenuti.<br />

Figura 2.<br />

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Figura 3.<br />

(quando in realtà dovrebbe essere la prima!). Rife riscono<br />

di aver provato di tutto, ma senza risultato, con la conclusione<br />

che il loro caso è veramente grave e difficile e sicuramente<br />

rimarranno calvi nel giro di poco tempo.<br />

Talvolta si presentano mu niti di una busta o un sacchetto<br />

contenente i capelli caduti spesso sono sfiduciati, dubbiosi<br />

e scettici nei confronti di tutto ciò si dica loro e il<br />

medico non può ricordare quale era la situazione di un<br />

paziente visto mesi o anni prima e lo stesso paziente non<br />

si rende facilmente conto di quello che sta accadendo ai<br />

suoi capelli.<br />

Concludendo una documentazione fotografica può rendere<br />

conto del miglioramento della situazione, dello stabilizzarsi<br />

o della ulteriore <strong>per</strong>dita di capelli e dirigere il<br />

medico nella cura più o meno pesante e impegnativa<br />

(Figure 1, 2 e 3).<br />

a scienza è imparziale!<br />

L<br />

Ludwig Wittgenstein (1889-1951), “Della certezza”, pp. 19-<br />

20-29, Einaudi 1978.<br />

In queste mirabili considerazioni, scritte nel secondo<br />

dopoguerra, Wittgenstein si interroga sul come gli uomini<br />

fabbricano le proprie certezze, osservando acutamente che<br />

la mitologia è l'insieme delle certezze consolidate: ogni<br />

società ha la propria mitologia, cioè quell'insieme di certezze<br />

che non mette in discussione, non <strong>per</strong>ché non sia tecnicamente<br />

possibile, ma <strong>per</strong>ché non è umanamente possibile, in quanto, se si mette in discussione tutto non si inizia mai un<br />

qualche <strong>per</strong>corso di conoscenza.<br />

Da queste considerazioni ne deriva che, mentre si dovrebbe partire dai dati di fatto <strong>per</strong> arrivare alle teorie, spesso si<br />

parte dalle teorie <strong>per</strong> negare i dati di fatto.<br />

La gente crede che gli scienziati siano sempre alla ricerca di nuove sco<strong>per</strong>te e nuove teorie. Ma è falso, <strong>per</strong>ché essi sono profondamente<br />

conservatori. Hanno troppi dogmi da rispettare. Verità inattaccabili. Fatti “dimostrati <strong>per</strong> sempre”. E prima di rinunciarvi<br />

“l'ortodossia scientifica” usa tutte le sue armi.<br />

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CULTURE<br />

Daniele Campo<br />

Istituto Ortodermico Italiano,<br />

Roma, Italy<br />

Daniele Campo<br />

Amsterdam 2009:<br />

Il Gala Dinner mancato<br />

A Pourville vicino a Dieppe, nell’ora del tramonto, il paesaggio è da togliere il fiato, il mare è uno specchio di color piombo racchiuso<br />

dalle imponenti falaise, le scogliere dell’alta normandia, le fotografie partono una dopo l’altra. Mi sono fermato a mangiare<br />

qualcosa in un posto che rappresenta l’ideale <strong>per</strong> quelli che amano gustare cose semplici in uno scenario suggestivo.<br />

L‘insegna lo indica con la parola francese “Huitriere”, che non fatico a<br />

tradurmi come l’Ostricaro. Si tratta di una costruzione bianca con vecchi<br />

tavoli di legno su una bella terrazza che poggia sul mare all’estremità<br />

Figura 1.<br />

orientale della cala di Pourville, proprio ai margini del piccolo centro<br />

abitato dove Claude Monet aveva trascorso un paio di settimane nella<br />

primavera del 1882.<br />

Monet la aveva sco<strong>per</strong>to <strong>per</strong> caso, avendo trovato la vicina città di<br />

Dieppe poco adatta al suo “lavoro” e <strong>per</strong>ché proprio a Pourville aveva<br />

trovato una sistemazione più economica e “gustosa”, una stanza da<br />

Pere Paul il re delle gallette. Da qui poteva dedicarsi alle magnifiche<br />

scogliere di calcare che <strong>per</strong>iodicamente lo richiamavano nelle varie<br />

località della alta Normandia: Fecamp, Etretat, Varengeville.<br />

All’Huitriere non esiste un menù vero e proprio, la scelta è limitata:<br />

ostriche di tre taglie diverse, gamberetti della Normandia bolliti e serviti<br />

con un cucchiaio di maionese maison, salmone affumicato preparato<br />

dal proprietario stesso con salmoni acquistati nel pros<strong>per</strong>o mercato<br />

di Dieppe (da visitare!). Il vino bianco che consiglia è sempre lo stes-<br />

Figura 2.<br />

so: Muscadet, la carta non ne offre altri. E comunque, non avrei desiderato<br />

altro al mondo e non rimpiango neanche il two hundred dollars<br />

Gala Dinner che concludeva, proprio quel sabato sera, il congresso<br />

dell’ISHRS ad Amsterdam, dove mi trovavo fino alla mattina. D’altra<br />

parte Mademoiselle Deon era stata categorica, avrei potuto visitare il<br />

castello solo domenica alle 10 e così avevo salutato in anticipo i colleghi<br />

al congresso e preso il TGV fino a Lille, e da lì avevo noleggiato un<br />

bel cabriolet, mi piaceva l’idea di <strong>per</strong>correrci quel viale di cipressi che<br />

dal cancello porta allo Château e che avevo già intravisto l’anno prima.<br />

Ero già stato nei dintorni di Dieppe l’anno precedente ed avevo conosciuto<br />

questa deliziosa Signora, proprio, il giorno dopo che aveva eredi-<br />

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Vol. 1, 1, 2010<br />

tato la proprietà di Wargemont.<br />

Lei si trovava alla Mairie di<br />

Derchigny <strong>per</strong> denunciare la<br />

morte dello zio Alexandre<br />

Renaudot d’Arc, uno dei discendenti<br />

di quel Renaudot che ha<br />

dato il nome al famoso premio<br />

letterario francese. Io mi trovavo<br />

negli uffici del Comune <strong>per</strong><br />

chiedere informazioni sulla fa -<br />

miglia proprietaria del Ca stello<br />

di Wargemont, i discendenti di<br />

quel Paul Berard che aveva chiamato<br />

nientemeno che Auguste<br />

Renoir a dipingere alcuni pannelli<br />

decorativi della bellissima<br />

dimora che dominava la sua<br />

vasta proprietà, che si estendeva<br />

fino al mare ad est di Dieppe.<br />

Dopo la cena all’Huitriere, de -<br />

cido di andare a letto presto; le<br />

notti ad Amsterdam nelle<br />

discoteche avevano lasciato il<br />

segno e così mi ritiro presto<br />

all’Eolliene, un tipico albergo<br />

Figura 3.<br />

di campagna, più famoso <strong>per</strong><br />

la sua cucina al “feu des bois” che <strong>per</strong> la comodità delle sue camere, dove si sarebbe trovato <strong>per</strong>fettamente a suo agio anche<br />

un frate francescano.<br />

Alle dieci in punto, del giorno dopo, sto <strong>per</strong>correndo il viale di cipressi che mi porta nel piccolo piazzale davanti all’ingresso dello<br />

Château de Wargemont. Sul sedile del passeggero è poggiato un bel mazzo di rose bianche, sono arrivato. Il giardino è uno spettacolo:<br />

i fiori e le piante potate impeccabilmente, proprio come Renoir ce li ha riportati nelle sue tele, mantengono fino ad oggi la<br />

tradizione dell’illustre “domaine”.<br />

Madame Deon mi viene incontro e mi ringrazia dell’omaggio floreale, mi sento imbarazzato… i fiori che le porgo sono una goccia<br />

in quel mare d’incanto che ci circonda.<br />

Entriamo e mi porta dritto al piccolo saloncino attiguo alla cucina, l’ambiente dove si pranza <strong>tutti</strong> i giorni, e da una parte e<br />

dall’altra dell’orologio antico che domina la stanza, risaltano due pannelli in legno che raffigurano i prodotti della caccia d’estate<br />

in quello a destra, e della caccia d’inverno in quello di sinistra. Autore: Pierre Auguste Renoir.<br />

Sono protetti da due lastre di cristallo. Mentre mi prepara lei stessa un caffè mi confessa che sono le sole o<strong>per</strong>e originale ancora<br />

presenti: le altre, visti i costi di mantenimento della proprietà, sono state cedute mano mano. Mi affaccio in cucina e mi accorgo<br />

che tutto è rimasto immutato nel tempo, il lavello fatto con lastre di marmo e le pentole tutte in rame; si accorge della mia meraviglia<br />

e mi dice che ha cercato <strong>per</strong> quello che ha potuto di mantenere il luogo incontaminato dai cambiamenti. Le chiedo allora se<br />

il salotto dove Renoir ha dipinto una delle sue tele più celebri “Pomeriggio a Wargemont” è ancora così, mi sorride con soddisfazione<br />

e mi invita a finire il caffè <strong>per</strong> potermelo mostrare. È vero, è proprio così. Ogni cosa è ancora al suo posto, poi le faccio notare<br />

che la fodera del divano è diversa e le chiedo se posso fare una fotografia nella stessa angolazione: concesso! Avrei voluto lei<br />

come modella nella mia fotografia al posto della Tata dei tre fratellini Berard nell’o<strong>per</strong>a di Renoir, ma questo non è possibile. Per quel<br />

poco che l’avevo conosciuta, in quella velocissima mezz’ora, sapevo che mi avrebbe detto di no.<br />

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