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SPECIALE DIMISSIONI SPECIALE DIMISSIONI - L'imprevisto

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<strong>SPECIALE</strong> <strong>DIMISSIONI</strong><br />

DICEMBRE 2011


Sommario<br />

03 -SILVIO CATTARINA<br />

05 -NELLY<br />

06<br />

-MAMMA DI NELLY<br />

07 -ANTONIO<br />

-PAPÀ DI ANTONIO<br />

08 -ELEONORA<br />

09<br />

10 -LORENZO<br />

11 -ZIA DI LORENZO<br />

12 -SERIGNE<br />

13 -ANEYS<br />

14<br />

-PAPÀ DI ELEONORA<br />

-MAMMA DI ANEYS<br />

-VERONICA<br />

15 -MAMMA DI VERONICA<br />

18<br />

-SORELLA DI VERONICA<br />

19 -ANDREA<br />

20 -MAMMA DI ANDREA<br />

23 -MAMMA DI DELIA<br />

24 -CRISTIANO<br />

25 -SUSANNA<br />

26 -MAMMA DI SUSANNA<br />

27 -EDOARDO<br />

28 -PAPÀ DI EDOARDO<br />

29 -MONS. PIERO COCCIA L’ARCIVESCOVO<br />

30 -PAOLO CEVOLI<br />

31<br />

-RAPPRESENTAZIONE DEI RAGAZZI E<br />

DELLE RAGAZZE<br />

21 -PAPÀ DI ANDREA<br />

2<br />

22 -DELIA<br />

SCRIVETECI TESTIMONIANZE, IMPRESSIONI,<br />

CONTRIBUTI a:<br />

imprevisto@imprevisto.net


Silvio Cattarina<br />

Il 17 dicembre, all’inizio della festa delle dimissioni, Silvio ha ringraziato le numerose autorità,<br />

i genitori, i ragazzi, gli operatori, il Consiglio di Amministrazione delle Cooperative<br />

“l’Imprevisto” e “Più in là”, i tanti sostenitori e amici, Lucia Ferrati per aver accompagnato<br />

le ragazze nella recita “Corpo d’amore - Un incontro con Gesù” di Alda Merini, Gilberto<br />

Santini che ha accompagnato i ragazzi nella rappresentazione de “Il disco si posò” di Dino<br />

Buzzati. Ha introdotto la manifestazione con l’intervento seguente.<br />

Siamo preferiti! Ecco cosa provo pensando a quello che sorprendentemente<br />

accade ogni giorno, se penso alla grazia che<br />

viviamo nell’incontro con i ragazzi e con le loro famiglie,<br />

a quello che si sprigiona inaspettatamente, improvvisamente.<br />

Se penso a come il cuore riparte. Siamo stati preferiti:<br />

ognuno di noi, operatori e ragazzi, al di là dei nostri meriti,<br />

anche nonostante noi.<br />

Consideriamo la nostra esperienza, il nostro lavoro ‘benedetto’,<br />

privilegiato, un dono, immeritato, quasi troppo grande.<br />

Come si rimane colpiti, addolorati quando guardiamo nel<br />

profondo i ragazzi, non solo i nostri, tutti i ragazzi di questo<br />

povero mondo: in balia di tutto, fluttuanti, incerti, insicuri,<br />

sballottati, snervati, rallentati. “Mi sentivo data per scontata<br />

- ha detto un giorno una ragazza - come se tutto in me si<br />

fosse spento, esaurito, consumato nell’infelicità, finito nel<br />

nulla, buttato nell’ignoto”. Ritengo davvero che forse l’ingiustizia più grande è quella di essere<br />

caduti nel nulla.<br />

Si può cambiare, tutto può cambiare, si può ricominciare. Tu uomo, tu amico, puoi cambiare,<br />

aiutare a cambiare il mondo. Dobbiamo testimoniarci il cambiamento.<br />

Mentre è sempre più diffusa la paura di fronte all’incertezza della vita, lo smarrimento che deriva<br />

dalle situazioni di precarietà.<br />

Ormai tanti sono rassegnati, sono convinti che l’uomo non è capace di aiuto, non troverà aiuto,<br />

è solo e sarà sempre solo, non è possibile aiutarsi, coinvolgersi, mettersi insieme. L’uomo non<br />

è in grado di conoscere se stesso e quello che ha intorno. Siamo particelle, pezzi insignificanti<br />

che fluttuano inutilmente nell’universo.<br />

Occorre qualcosa che sfidi la paura di lanciarsi nell’avventura della vita, che spalanchi il cuore<br />

verso un coraggio senza fine, verso un’audacia affascinante. Occorre un’Imprevisto, appunto.<br />

L’uomo cerca continuamente, in ogni cosa, in ogni azione, non una tecnica, una metodologia,<br />

no, cerca una misura diversa, invoca un’altra misura, una misura nuova. Un cuore nuovo.<br />

Nel mistero della sofferenza, viene posta a nudo l’intera condizione umana, piena di ambiguità,<br />

contraddizioni, appesantita dal dolore, dall’errore, dal male che tante volte viene subìto. Ma il<br />

punto non è la sofferenza. Il punto è il grido, bisogna essere capaci, imparare a lanciare altissimo<br />

il grido, strozzato e commosso della sofferenza. Un urlo che non si appaghi facilmente,<br />

un urlo che dica di una fame, di una fame e di una sete. Noi non ci accontentiamo, non ci fermeremo<br />

mai, perché abbiamo fame di una fame che non finisce. La nostra fame si ingrandisce<br />

sempre più. “Beati coloro che hanno fame e sete”.<br />

Sì, noi siamo per la lotta, per la guerra. Non per appianare, per superare il conflitto, anestetizzare<br />

le situazioni, cancellare il dramma –come invocano tanti psicologi -. Che stupore, che<br />

contraccolpo quando Enrico, un nostro ragazzo al termine del suo percorso ha esclamato:<br />

3


4<br />

“L’esperienza della Comunità è stata più drammatica di quella della droga, perché mi ha<br />

destato il desiderio e tenuto aperta la ferita del mio cuore”.<br />

Ai ragazzi tante volte grido: “smetti di combattere contro te stesso, oppure contro i tuoi genitori.<br />

Fammi vedere il tuo coraggio, combatti con la vita, con e contro il padrone della vita,<br />

combatti con Dio. Chiedi a Dio, chiedi alla vita di portarti in dono ogni bene e ogni grazia.<br />

L’uomo, ancor più il ragazzo, che sa gridare alla vita, che impreca che essa abbia a portargli<br />

ogni vittoria e premio, sarà un grande, un uomo pieno di vita, ricco di umanità. Come<br />

da piccolo mi diceva mia mamma vedendomi impegnato e distratto in mille cose: “Silvio<br />

pensa una sola cosa, lavora per un solo scopo: avere un cuore grande, tutto il resto vedrai<br />

che viene da solo”.<br />

Nessuna condizione brutta e negativa, drammatica e vergognosa, potrà mai fermare il nostro<br />

cuore, non sarà mai distrutto il desiderio di vita, di gioia, di vittoria che abbiamo dentro fin<br />

nel profondo delle nostre viscere.<br />

Il passato non ci definisce, il male non da il nome ai nostri giorni ed alle nostre azioni. Il<br />

cuore e l’amore che mettiamo nelle vicende della vita da il valore a tutto. I giorni della sofferenza<br />

non vanno perduti.<br />

I ragazzi ci cercano, ci chiedono. Non abbandoniamo i ragazzi. Non lasciamoli soli: cioè<br />

quando ci cercano – e ci cercano sempre – facciamoci trovare. Non necessariamente fisicamente,<br />

ma come esempio, come segno, come parola di vita, come punto fermo, sicuro.<br />

Incrollabile, fiducioso.<br />

L’educazione è una testimonianza, tutto quello che diciamo il ragazzo deve vederlo in noi.<br />

Così come sappiamo fare e possiamo fare, ma deve vederlo.<br />

Quel che tiene in piedi il mondo, ossia te e me, è la misericordia, il perdono. Non i nostri<br />

meriti o le nostre capacità. Dio ci perdona ogni attimo, abbondantissimamente. Se la vita<br />

dipendesse da quel che facciamo e siamo dovrebbe incenerirci, annientarci. Invece la vita è<br />

una continua carità.<br />

Per spiegare questo dirò di un episodio del mio papà. Subito dietro la nostra casa di montagna<br />

in trentino, a pochi metri, c’è una sorgente, un fiotto d’acqua. Spesso ci si recava lì<br />

a guardarla, a parlare intorno ad essa. Noi piccoli, io e mia sorella, solevamo affermare<br />

dell’acqua: “guarda papà come è bella, come è fredda, gelida, zampillante, argentea, sembra<br />

che canti…“Il mio papà invece diceva: “ha sempre buttato, c’è sempre stata, non ha mai<br />

smesso un giorno, d’inverno e d’estate è sempre lei, ha sempre gettato”.<br />

A quel tempo pensavo che il mio papà facesse osservazioni superficiali, non importanti,<br />

non adeguate. Invece aveva ragione, il punto vero è che la sorgente ci sia e non si esaurisca<br />

mai.<br />

Si può lottare, si può cercare sempre nella vita se c’è questa sorgente, questa fonte sicura,<br />

che butta sempre.


Nelly<br />

Ciao a tutti sono Nelly,<br />

ho 23 anni sono nata a Bogotà, ma vivo in Abruzzo da quando avevo<br />

6 anni, con la mia famiglia adottiva e i miei due fratelli Alfonso e Antonio.<br />

Mi sono sempre fatta determinare dal fatto di essere stata abbandonata<br />

per farmi andare tutto male; ho iniziato a fare uso di sostanze all’età<br />

di 11 anni perché non riuscivo ad apprezzare quello che avevo attorno<br />

mi sembrava tutto un di meno, una punizione, un qualcosa che io non<br />

avevo deciso.<br />

Davanti a questa mia impotenza ho iniziato sempre di più ad essere<br />

cattiva con me stessa e con la mia famiglia, mi ero barricata nel mio<br />

guscio fatto di tante bugie, volevo nascondere a tutti i costi le mie fragilità facendo finta di sapermela<br />

cavare da sola. Scappavo dalla realtà, dalle persone, non ero per niente in grado di affrontare le<br />

difficoltà da quelle minime a quelle grandi. Mi rifugiavo in rapporti sbagliati, nell’eccesso, appena<br />

qualcosa si complicava o non era come nei miei sogni me ne andavo, non riuscivo a legarmi in maniera<br />

seria, rimanevo in superficie. Per paura di essere lasciata lasciavo io per prima, ero sempre con<br />

la valigia pronta, convinta che altrove potessi trovare di meglio.<br />

Sono entrata al Tingolo il 18-12-09 dopo un percorso con il Ser.t di Chieti, grazie agli inseguimenti<br />

per i corridoi da parte della mia assistente sociale Daniela Di Iorio durati quasi un anno.<br />

Ammetto all’inizio è stata una lotta, mi opponevo a tutto, pure a me stessa. Non riuscivo ad accettare<br />

quello che ero diventata: una persona triste, senza desiderio, sono fuggita diverse volte dalla comunità<br />

perché non volevo cedere all’evidenza, al fatto che potevo cambiare, che c’era un’altra prospettiva<br />

per la mia vita, fatta di gesti, parole, volti, quotidianità, che avevo un disperato bisogno di far entrare<br />

qualcuno nella mia esistenza.<br />

La comunità ci è riuscita, ha inondato i miei pensieri, i miei ragionamenti. Ricordo che appena entrata<br />

in comunità, alla parola “adozione” scattavo, mi bloccavo, cadevo in profondi silenzi che duravano<br />

anche dei giorni.<br />

Oggi guardo la mia famiglia e penso che è bella. Anzi che è la più bella famiglia del mondo, perché<br />

è la mia, perché è quella che mi è stata data, quella che ho ricevuto in dono.<br />

La comunità mi ha insegnato che la vita per essere piena non ha bisogno di grossi slanci o di fuochi<br />

d’artificio come dice il mio operatore Luca ma è fatta di piccole cose a cui rivolgere l’attenzione.<br />

In questo periodo sto frequentando il 4° anno della scuola alberghiera S. Marta di Pesaro (saluto la<br />

mia classe che mi ha accolto molto bene). Non nego che a volte sia difficile, come ogni inizio del resto,<br />

ma ho la consapevolezza che andrà tutto bene perché con me ho le compagne, gli operatori, Grazia<br />

e Giancarlo che mi aiutano nei miei momenti no, ho un posto saldo a cui tornare ogni giorno.<br />

Ho un forte supporto, ad esempio Paolo che mi aiuta con la matematica, Giancarlo che è attento a<br />

tutto quello che mi succede, ai particolari che tanto spesso ancora sottovaluto.<br />

Potrei riportare mille esempi sugli operatori e i mille modi in cui mi hanno aiutato e mi aiutano ma<br />

più di tutto quello che mi colpisce è la pazienza che mi hanno dimostrato, il fatto che davanti a me<br />

non si sono mai arresi in questi 2 anni, nei loro occhi non ho mai letto dubbi, incertezze, mi hanno<br />

sempre rimandato tanta speranza.<br />

Ringrazio gli operatori Grazia, Giancarlo, Stefano, Fabrizio, Augusta, Luca, Sara e Alessia, le mie<br />

compagne, Silvio, Manuela Scavolini, Giancarla Sabatini, Lucia Ferrati, tutte le persone che mi hanno<br />

fatto capire cosa sia una famiglia e mi hanno dato la possibilità di amare quella mia in maniera<br />

vera e leale, ringrazio i miei genitori, che nonostante il mio egoismo, ci sono sempre stati anche<br />

quando li rinnegavo.<br />

Un bacio va ai miei due fratelli, ringrazio il Ser.t di Chieti in particolare la mia assistente sociale<br />

Daniela e Francesco.<br />

Infine vorrei dire che mi aspetto molto, mi aspetto di continuare a vivere la vita con questa pienezza,<br />

come dice Silvio: “per di meno non vale la pena vivere”. Mi aspetto mi venga incontro, che tutto mi<br />

abbracci. Perché io ho avuto tanto bene, ho tanto bene, ho una sovrabbondanza, ho qualcosa e così<br />

sono in pace.<br />

5


Ci sono tante emozioni nel nostro cuore in questo momento e proveremo<br />

a comunicarle tutte iniziando a dire a Nelly che le vogliamo bene e che<br />

forse tutto quello che è successo valeva la pena di essere vissuto se tutto<br />

ciò ha solidificato, ha risaldato questo bene e ci ha reso tutti più forti.<br />

Certo all’inizio ci sono state tante cose: incredulità, dolore, rabbia, ma<br />

contemporaneamente anche coraggio e fede nella Provvidenza.<br />

Non so se ricordi Nelly quel giorno quando mi hai telefonato dicendomi<br />

di venirti a prendere al lavoro e non appena sei salita in macchina ho notato<br />

il tuo viso disperato e stanco mi hai chiesto di aiutarti, ebbene allora<br />

non ho pensato che fosse la fine per noi ma l’inizio di un cammino di<br />

liberazione da un malessere che ti portavi dentro ed ho capito che senza<br />

la consapevolezza di quel malessere e senza la capacità di rimuoverlo non ci sarebbero state possibilità<br />

di uscirne definitivamente.<br />

E poi era finalmente la prima volta che ci chiedevi aiuto, che avevi bisogno di noi, della tua famiglia,<br />

anche se ci eravamo accorti che da un po’ di tempo, da troppo tempo forse, eri scostante, irascibile,<br />

nervosa, ti piaceva stare da sola, ci vedevi quasi come un ostacolo alla tua voglia di fuggire sempre<br />

in cerca di “libertà” quando la più grande prigione era dentro di te. Ti ripetevo di lasciarti andare, di<br />

lasciarti amare da noi che ti abbiamo fortemente voluta e desiderata, ma tu eri distante persa nei tuoi<br />

pensieri e nella convinzione di non valere nulla, di non essere un persona che ha diritto alla propria<br />

dignità.<br />

Purtroppo però quello che all’inizio ti faceva stare bene perché ti faceva sentire te stessa, illusoriamente<br />

libera da pensieri cupi, e da inibizioni era diventata una vera trappola poiché con il passare<br />

del tempo il tuo potere di scelta di usare droghe era stato sopraffatto dalla necessità di usarle per non<br />

stare male.<br />

Grazie perciò perché il primo passo lo hai fatto tu chiedendo aiuto, il resto dovevamo farlo noi. Ed<br />

ecco allora i primi angeli soccorritori: Maria Grazia e Francesco del SERT di Chieti ai quali va la<br />

nostra riconoscenza perché ci hanno sostenuto nei primi momenti e poi perché ci hanno indirizzato<br />

con insistenza a voi, amici di Pesaro, che oggi noi consideriamo il prolungamento della nostra famiglia.<br />

Quello che ci ha commosso è stata la vostra dedizione, la vostra passione, la vostra competenza<br />

e professionalità, il credere fortemente in quello che fate e soprattutto il credere nei nostri figli.<br />

Eravamo sicuri che a Nelly avreste ridato la capacità di avere rispetto per sé stessa e di riprendere in<br />

mano la propria vita che stava consumando troppo velocemente.<br />

Sappiamo che questo cammino con voi nella comunità continuerà ancora e ne siamo felici, quindi<br />

non ci salutiamo adesso, ma dobbiamo assolutamente dire il nostro grande GRAZIE e la nostra immensa<br />

riconoscenza a te Silvio che sei stato e continuerai ad essere “un faro di luce” per tutti noi a<br />

Grazia e Giancarlo instancabili e forti come le rocce, a Paolo, con la sua presenza discreta, a tutti gli<br />

operatori Augusta, Luca, Sara, Stefano, Fabrizio e Alessia giovani e tenaci e grazie anche alla sig.ra<br />

Manuela Scavolini che non fa mai mancare il suo sorriso e il suo sostegno a tutte le ragazze.<br />

A te Nelly vogliamo dire che oggi siamo orgogliosi di te, che sei diventata una ragazza splendida,<br />

vogliamo dirti di essere come il mare che anche se si infrange contro gli scogli, trova sempre la forza<br />

di ricominciare!<br />

Da oggi in avanti agisci sempre positivamente e ricorda di non accontentarti mai dell’orizzonte…<br />

cerca l’infinito…<br />

Cancella, se ve ne sono ancora, “i buchi neri” della tua vita, perché sei sempre stata amata. Metti a fuoco<br />

l’amore che hai ricevuto, metti nello zaino quello che hai realizzato e butta via quello che non va.<br />

Siamo certi che ce la farai perché puoi volare alto!!!<br />

Mamma di Nelly<br />

6


Antonio<br />

Ciao a tutti io sono Antonio,<br />

ho 19 anni e vengo dall’Abruzzo. Negli ultimi anni ho sofferto molto,<br />

e con i miei genitori abbiamo passato dei periodi molto bui.<br />

Ho pochissimi ricordi di quando ero a casa, ciò che ricordo e ricorderò<br />

sempre è che ero un ragazzo, dall’età di 11 anni, non riuscivo ad essere<br />

me stesso, non riuscivo a realizzare ciò che il mio cuore bramava, ero<br />

immune, fragile, non riuscivo a trovare il coraggio di rimboccarmi le<br />

maniche ed esprimere ciò che provavo in quel momento: tanta solitudine,<br />

tanta tristezza e tanto vuoto.<br />

Mi costò una fatica immensa trovare un modo per esprimere il mio<br />

malessere. Sono partito più di una volta sconfitto, credevo che per me<br />

non c’era niente, mi dicevo che ero sfigato. Alla fine ho buttato tutto<br />

all’aria e presi la strada più semplice e più veloce per attenuare quel vuoto: la droga.<br />

Pensavo di aver trovato la chiave per le mie domande, le mie paure e insicurezze, ma la droga non era<br />

che un’illusione. Sono arrivato ad un punto che quel Qualcuno mi fermò e mi portò in C.T.E., quel<br />

buon uomo era Dio.<br />

Dopo svariati colloqui con la psicologa entrai in comunità il 7 settembre 2009, con un bagaglio pieno<br />

di rabbia delusione e fallimento. Questo bagaglio ho scelto di tenerlo chiuso per un anno, nascondendomi<br />

per fare il contrario di ciò che mi si chiedeva, non volevo affidarmi, feci tanta fatica. Vivere<br />

con 22 persone, 44 occhi che erano lì con me a dirmi chi ero e come ero, aiutandomi a crescere e a<br />

conoscermi. Dopo quell’anno mi si accese una luce e cambiai strada e diedi un taglio, grazie a tutte<br />

quelle assemblee, i richiami dai compagni e gli operatori e soprattutto una grande e costante richiesta<br />

e quello sguardo che ogni giorno mi sorreggeva ad andare avanti, dicendomi “la strada è lunga, con<br />

tante curve e tante salite e discese, io sono qui con te, ti accompagnerò a trovare il tuo destino e ciò<br />

che ti corrisponde, TU CE LA FARAI!”.<br />

Se io oggi sono giunto qui con voi è perché DIO mi ha donato questa grande appartenenza dicendomi<br />

sei partecipe anche tu di qualcosa di infinito, ora sta a te riconoscere questo dono, prenderlo, viverlo<br />

ed essere fedele e costante. Grazie a tutto questo ho ritrovato me stesso, il rapporto con i miei genitori,<br />

il rapporto con le persone, la parola, l’amore, la gioia, il dolore, la forza, la vita.<br />

Voglio dire che sono sempre Antonio Troiano, il figlio di Cristina e Renè e il fratello maggiore di<br />

Luca, che oggi sono grati e amati per sempre da me nel bene e nel male. Oggi Antonio è cambiato<br />

e desidero vivere e portare avanti questa esperienza e per questo oggi sono in casa di reinserimento<br />

con altri ragazzi come me. Ho scelto di continuare questa esperienza ed approfondire il rapporto con<br />

questo posto, gli amici, Silvio, Dicio, Valeria, gli operatori. Porto nel cuore 26 mesi intensi di comunità,<br />

tutti quei volti, quelle parole, quegli sguardi che ogni giorno rivivo nel quotidiano, facendomi<br />

rimanere saldo e fedele nel presente dandomi forza. Sinceramente ripensando a ciò che è stato mi<br />

dico: “Se non mi sarei drogato, non avrei incontrato Silvio, la comunità, tutto ciò è drammatico ma<br />

pieno di umanità”.<br />

Voglio ringraziare tutti, senza lasciare nessuno fuori: a partire dai mie genitori e la psicologa, i compagni,<br />

i mitici operatori, per finire i segretari degli uffici...GRAZIE DI CUORE!<br />

Ciao Antonio, eccoci qui, siamo arrivati ad un traguardo molto importante.<br />

In questi due anni di comunità, Antonio, il rapporto e l’approccio<br />

con noi sono cambiati…e ne siamo felicissimi. Questo cambiamento ti<br />

ha portato a diventare un uomo onesto, sincero e leale. Due anni di sofferenza<br />

anche per noi, un esperienza che ci ha fatto capire tante cose.<br />

Che dire di prima!? Che non riuscivamo a dialogare, a stare insieme, è<br />

tutto da cancellare, adesso dobbiamo guardare sempre in avanti senza<br />

mai più voltarci indietro e trascorrere una vita più serena e aiutare chi<br />

ha bisogno. Antonio, hai tutta la nostra comprensione e disponibilità e<br />

resterai al centro del mirino con noi fino in fondo.<br />

Per questo non esistono parole…per ringraziare tutta la comunità: Silvio,<br />

Dicio, Valeria, tutti gli operatori; persone squisitissime che con il loro cuore e tanto lavoro hanno<br />

fatto di Antonio il figlio che desideravo.<br />

Papà di Antonio<br />

7


Eleonora<br />

8<br />

Buon giorno a tutti!<br />

Mi chiamo Eleonora, ho 19 anni e sono di Macerata. Sono in C.tà per<br />

problemi di tossicodipendenza da 2 anni e 5 mesi.<br />

La mia è una storia sofferta come tante altre, a 11 anni ho iniziato a<br />

bere e a fare uso di sostanze e dopo un po’ ha iniziato anche mia sorella<br />

ed eravamo l’una la spalla per l’altra; i miei genitori erano allo scuro<br />

di tutto e quando vedevano non volevano credere a quello che stava<br />

succedendo perciò pensavano “ma no, non può essere vero, passerà!”,<br />

finché nel 2007/08 è venuto fuori tutto quello che negli anni eravamo<br />

state attente a nascondere.<br />

A marzo ho rivisto mia sorella dopo 6 mesi che non ci vedevamo più<br />

e ho deciso di iniziare un percorso in C.tà perché spinta dai sensi di<br />

colpa nei suoi confronti mi son detta: “ci siamo seguite per tutto questo schifo, mi seguirà anche per<br />

qualcosa di buono!”, però la mia intenzione era di aspettare in Ct.à finché non entrava lei e quando<br />

sarebbe entrata io sarei tornata a fare tutto quello che facevo prima, perché ero convinta che per me<br />

non poteva esserci altro. I miei facevano degli incontri all’ANGLAD un’associazione collegata a San<br />

Patrignano, dove ho iniziato ad andare anche io per entrare lì; mi hanno rimandato per 5 mesi perché<br />

mi dicevano: “ci abbandoneresti, non reggerai l’impatto alla Ct.à adesso sei troppo debole, aspettiamo<br />

ancora!”, seguita da due persone che per la prima volta mi hanno fatto sentire a casa, voluta, mi<br />

guardavano con dolcezza, mi volevano bene, per Vera e Donatella ero come una figlia e loro insieme<br />

a Gianni del SER.T mi hanno fatto conoscere l’Imprevisto.<br />

Ricordo ancora quando ho fatto il colloquio, ricordo lo sguardo di Grazia, come mi ha accolta, il<br />

sorriso che mi ha fatto, io ero stanca di tutto ma in cuor mio sapevo di essere stanca di me stessa e<br />

negli occhi dei miei genitori c’erano il dolore e la sofferenza che riflettevano i miei. Grazia non ha<br />

aspettato, dopo 5 giorni ero con le valigie davanti al portone del Tingolo, quando ho salutato i miei<br />

genitori mi sono uscite le lacrime perché quel saluto, quel distacco da loro l’ho visto come un distacco<br />

e un saluto con la mia vita incasinata.<br />

Ricordo del mio percorso tanti episodi, in particolare alcuni che per me sono stati decisivi: con Augusta<br />

che un giorno sono andata in ufficio a raccontargli degli episodi del mio passato e gli chiedevo<br />

perché fosse successo proprio a me, perché avevo dovuto soffrire così tanto, mentre parlavo piangevo<br />

e lei mi guardava con le lacrime agli occhi e mi ha detto: “non mi importa quello che hai fatto e quello<br />

che ti hanno fatto, io ti voglio bene lo stesso!”, quella non era la risposta che volevo ma ancora quelle<br />

parole mi risuonano dentro perché era la risposta al desiderio che avevo dentro da sempre.<br />

O Giancarlo che dopo una telefonata dove avevo saputo che il ragazzo con cui stavo era scappato<br />

dalla Ct.à 8 mesi prima ed io volevo andare via, chiuso il telefono mi ferma in ufficio e prima mi<br />

sbrocca per la reazione avuta con i miei genitori, poi io gli dico “voglio andare via, ma non posso, non<br />

ci riesco” e lui mi ha abbracciato forte come non aveva mai fatto nessuno e così ho iniziato a piangere<br />

più forte di prima e sono restata.<br />

O come posso dimenticare Stefano quando mi urlava: “Eleonora! Sei viva cazzo! Sei viva!”, o Sara<br />

che diceva: “se ti guardo per quella che sei ora non ti do 2 lire, ma se ti guardo per quella che diventerai<br />

e per cosa verrà fuori dal nostro rapporto allora si che mi viene voglia di muovermi con te”, o<br />

Luca che in assemblea mi urlava: “tu devi mettere la tua vita nelle mani di qualcun altro”, o Fabrizio<br />

che quando ero in difficoltà mi aiutava a scrivere il punto o quando con forza mi ha riportata con i<br />

piedi per terra il giorno prima del mio primo Capodanno in Ct.à perché volevo andar via, o Grazia<br />

che qualche mese fa mi ha detto: “cosa dobbiamo fare con te? Ti dobbiamo retrocedere? Ti dobbiamo<br />

rimandare a casa?”, questo giudizio mi ha aperto gli occhi perché io davo per scontato che tutto mi<br />

era dovuto come lo stare in Ct.à facendo passare il tempo senza fare niente, o Paolo che dopo 1 anno<br />

e 5 mesi mi è venuto a cercare in camera perché me n’ero andata dall’assemblea mentre si parlava di<br />

me nel rapporto con mia sorella e mi ha detto “dai entriamo insieme ti aiuto io a parlarne”, o Marika<br />

che mi stava dietro su tutte le piccole cose che io non sopportavo proprio, o Alessia che un giorno mi<br />

ha detto: “tu non sei deficiente ma vuoi farti guardare così”.<br />

La cosa che mi ha colpito al Tingolo è che all’inizio pensavo che niente era per me, che ho sempre<br />

fatto tutto da sola e sempre sarà così, invece poi mi sono resa conto di quanto è importante vivere in<br />

nome di un’amicizia nata da un bisogno di essere, di esserci, di essere riconosciuta. Io ho ancora tanti<br />

limiti e uno dei più grandi è che cerco di seguire un modello di perfezione, di muovermi in maniera


perfetta e di essere perfetta perché sbagliando penso che gli altri mi vogliano così.<br />

In Ct.à ho imparato il valore dell’ amicizia, il valore della famiglia, cosa vuol dire “sentirsi a casa”; la<br />

Ct.à per me è un vero e proprio cammino verso me stessa e verso gli altri anche se ancora c’ho tanto<br />

da camminare.<br />

Ci tengo a ringraziare i miei genitori che mi sono sempre stati vicini anche nei momenti più difficili<br />

e sono cambiati insieme a me in questo percorso, ringrazio mia sorella per essere entrata in Ct.à 8<br />

mesi dopo di me sennò sarei andata via sicuro e San Patrignano che ha accolto Chiara 1 anno e 10<br />

mesi fa e la sta continuando ad aiutare a riscoprirsi e a riscoprire anche tante cose che come me non<br />

guardava più, tutti gli operatori, Silvio e le mie compagne che mi hanno sopportato per questi 2 anni<br />

e 5 mesi e ancora mi dovrete sopportare e vi ringrazio anche per avermi aiutato ad essere quella che<br />

sono ora, l’associazione e il SER.T per tutto quello che hanno fatto per me, Antonio Bonali, Paola,<br />

Chiara, Marta, Roberto Aguzzi, Barbara, Ylenia, Elena, Elisa, la Manu Scavolini, i Sabbatini e tutti gli<br />

amici della Ct.à e tutti voi che oggi siete venuti qui per condividere con me e con noi questo giorno<br />

importante. GRAZIE!<br />

Buongiorno a tutti,<br />

sono il babbo di Eleonora e l’anno scorso durante l’ascolto delle testimonianze<br />

dei ragazzi e dei lori genitori, ho guardato mia moglie e le ho<br />

detto: “la testimonianza delle dimissioni di Eleonora la farò io per tutti e<br />

due”. Tu lo sai Eleonora come sono, mi conosci bene, sai che sono una<br />

persona riservata e di poche parole, quelle parole che circa tre anni fa,<br />

quando hai chiesto aiuto dicendoci di voler andare in comunità, io non<br />

ho trovato, anzi dopo un po’ ti ho anche detto “ma è proprio necessario?”<br />

e poi sono rimasto in silenzio...non per timidezza ma perché ci avevi<br />

buttato in faccia quello che non volevamo né vedere né accettare e sapevo<br />

che da quel momento in avanti non potevamo più fuggire da quella<br />

realtà perché in quel grido di aiuto c’eri tu!! Ecco perché oggi voglio essere io a parlare. Da quel<br />

momento abbiamo aperto gli occhi, abbiamo capito che avevi bisogno di una comunità ed abbiamo<br />

iniziato a vederti per quello che eri...una ragazza vuota, piena di rabbia, senza sentimenti né per gli<br />

altri né per te stessa e noi una figlia così non la volevamo più.<br />

Attraverso l’A.N.G.L.A.D. Marche, Associazione Nazionale Genitori Lotta Alla Droga, abbiamo conosciuto<br />

il Dott. Gianni Giuli, coordinatore del Dipartimento delle Dipendenze Patologiche di Macerata<br />

e Camerino che, dopo aver avuto diversi colloqui con noi e con te, ci ha fatto conoscere “il<br />

Tingolo” e dal 16 luglio 2009, giorno del tuo ingresso, è diventato la tua nuova casa, nuova famiglia<br />

e parte integrante della nostra dove ci siamo sempre sentiti aiutati e sostenuti.<br />

Sono stati tutti quelli del Tingolo, a partire da Grazia, Giancarlo, Silvio fino a tutti gli altri operatori,<br />

quelli che ogni giorno si sono presi cura di te ed è grazie a loro che hai affrontato e superato tanti<br />

disagi, quei disagi che prima nascondevi con le sostanze. Ti coprivi dietro la tua durezza, volevi farti<br />

vedere forte a tutti i costi, ma dietro a tutto questo c’erano solo tante paure e tante fragilità.<br />

Hai affrontato e superato anche il senso di protezione nei nostri confronti, il non dire le cose per non<br />

farci soffrire e questo per noi è stato molto importante.<br />

Ricordo ancora quando Grazia, ad una delle prime telefonate, ci disse che dovevamo ringraziarti<br />

perché proprio dalla tua tossicodipendenza non saremo stati più quei genitori che eravamo prima,<br />

ma che saremo cambiati profondamente.Mentre tu facevi il tuo percorso da una parte, noi lo stavamo<br />

facendo dall’altra, aiutati dalle telefonate settimanali con Grazia o Giancarlo e dagli incontri mensili<br />

con Silvio che ci ha fatto capire l’importanza di essere genitori.<br />

Ognuno di noi si è guardato dentro, ha affrontato tante cose e si è rimesso in discussione e tutto questo<br />

ci ha ravvicinato ed ha riportato nella nostra famiglia quell’unione che non c’era mai stata.<br />

Eleonora, hai discusso e superato tante situazioni e tanti problemi e siamo orgogliosi di quello che<br />

hai fatto fino ad oggi ma questo non ci basta e non deve essere sufficiente neanche per te e quando<br />

andrai nella casa di reinserimento, altra tappa fondamentale della tua crescita, dovrai affrontare altre<br />

difficoltà mettendo così in pratica tutto quello che ti è stato trasmesso fino ad oggi.<br />

Abbiamo sempre creduto in te anche quando “ci facevi mettere i capelli bianchi” come pure eravamo<br />

Papà di Eleonora<br />

9


certi che tutto sarebbe andato bene, quella certezza che ti senti dentro e non ti fa venire nessun dubbio.<br />

Hai incontrato e conosciuto molte persone del Movimento Cattolico di Comunione e Liberazione e,<br />

grazie a loro, hai riscoperto il significato e la bellezza della vita, capito l’importanza di essere e non<br />

quella di avere. Il loro esempio, con i fatti e non solo con le parole, ti hanno fatto scoprire sia il valore<br />

dell’amicizia, quella vera, che avvicinare alla fede.<br />

Ringrazio tutti quelli che ci sono stati vicino cominciando da Grazia, Giancarlo, Silvio e tutti gli altri<br />

operatori, il Dott. Giuli, l’associazione Anglad, gli amici della comunità ed in particolare la “Manu”<br />

Scavolini, Antonio Bonali e Roberto Aguzzi e tutte le persone della città di Pesaro che accolgono,<br />

aiutano e sostengono i nostri ragazzi.<br />

Concludo dicendoti, Eleonora, che hai tutte le potenzialità per diventare una donna forte e vivere la<br />

tua vita da protagonista, non dimenticandoti mai che sei la figlia che abbiamo sempre desiderato.<br />

Grazie e Buon Natale a tutti!!!!<br />

Lorenzo<br />

10<br />

Ricordo quella calda mattina d’estate del 2008, il mio primo incontro<br />

con l’Imprevisto. Varcai quel cancello pieno di rabbia.<br />

Avevo già deciso, “in Comunità non ci voglio entrare” e guardando<br />

i ragazzi che lavoravano nel giardino tra me e me dicevo: “Io questo<br />

non lo farò mai”! Nel colloquio con l’operatrice Valeria non ci furono<br />

parole, la rabbia era tanta, sbattei la porta e me ne andai.<br />

Buon giorno a tutti sono Lorenzo ho 19 anni e vengo da Pesaro.<br />

Ricordo ancora quell’estate quando la polizia chiamò me e mia mamma<br />

in questura e ci dissero improvvisamente che dovevo entrare in<br />

Comunità immediatamente. Chi se l’aspettava!<br />

Non dimenticherò mai le lacrime di quel giorno, la paura, lo sguardo<br />

e gli occhi di mia madre.<br />

La mia storia con l’Imprevisto inizia così. La paura, il dolore nella mia vita mi hanno sempre accecato<br />

non avendo mai conosciuto mio padre e avendo vissuto sempre con mia mamma malata da anni a<br />

causa di un tumore. Da una parte ho sempre tenuto viva una speranza, dall’altra ho sempre temuto e<br />

pensato che se fosse successo qualcosa a lei per me sarebbe finita. Ma questo non giustifica niente,<br />

davanti alle difficoltà bisogna alzare la testa e andare avanti ma io mi sentivo impotente.<br />

Il 6 Ottobre del 2008 ho deciso di entrare qui in Comunità, a Pesaro. È stata dura fare i conti con i<br />

grossi sensi di colpa e il mio pensiero era sempre lì, su come stesse mia madre. Tutto questo non lo<br />

condividevo, tutto rimaneva mio, solo mio. Alle mie domande le mie risposte e di nessun’altro. Ma<br />

nascondersi serve a poco perché prima o poi si è visti e si viene fuori per quello che si è.<br />

La cosa che più mi ha fatto soffrire è il fatto di non conoscere chi ero veramente e non è bello perché<br />

forse questa è la domanda più grossa della vita: “chi sono io?”.<br />

Disagio, vergogna, imbarazzo le ho sempre coperte così facendomi vedere come il giullare del gruppo,<br />

cantando, urlando facendo vedere agli altri che stavo bene quando invece alla fine del mio show<br />

stavo peggio di prima. Bastava un silenzio in un tavolo con i miei amici a rovinarmi. Quel silenzio<br />

per me era un boato, faceva più rumore di un botto.<br />

La cosa più bella della Comunità e della vita è il rapporto, ciò che di vero e profondo mi è sempre<br />

mancato. Non vedere la bellezza della C.T.E. è impossibile, io volevo guadagnarmi la bellezza con<br />

quei ragazzi, con questo posto.<br />

Mentre le mie domande e i miei desideri iniziavano a farsi sempre più forti e iniziavo a capire qual<br />

era il mio vero bisogno, la vita mi presenta un’altra bella batosta. Il 1 giugno 2009, dopo mesi di dura<br />

malattia, mia mamma viene a mancare.<br />

Come fare a dimenticare quel giorno, il dolore di aver perso la persona a me più cara. È stata dura ma<br />

la Comunità, la mia famiglia, i ragazzi mi sono stati vicini e io col cavolo che mi volevo abbattere.<br />

Avevo 17 anni e mi dicevo: -Dai Lorenzo non è finita, forza, adesso riparte tutto da qui. Ho alzato la<br />

testa, ho lottato e sono andato avanti anche se sinceramente la falsità ancora veniva fuori e le mie debolezze<br />

dovevano essere sconfitte. Quanto desideravo? Cosa voleva il mio cuore? Cosa volevo dalla<br />

mia vita? Volevo qualcosa che mi rendesse felice e che durasse per sempre.<br />

Fa male desiderare, volere qualcosa e non riuscire a realizzarlo. Dovevo fare lo scatto, iniziare a VI-


VERE la Comunità. Quando ho “sputato” fuori i miei sentimenti (anche in malo modo)e quando ho<br />

iniziato ad aprirmi con le persone con cui faticavo di più per me è cambiato tutto. Da lì non ho più<br />

mollato, lo spirito era un altro, non avevo voglia e tempo per buttarmi giù. Nella vita si sente quando<br />

si sta bene, ci si sente di qualcuno e non si è soli. Un ragazzo della Comunità a Natale mi ha fatto un<br />

regalo dove c’è scritto: -“UN GESTO È PER SEMPRE” e in questo regalo c’è la foto di noi ragazzi<br />

della Comunità. Vicino alla foto dei ragazzi ho messo la foto di mia mamma. Sì, è proprio così, mia<br />

mamma, i ragazzi sono sempre con me, vivi dentro di me, come faccio a essere cieco davanti a questo.<br />

Che carica mi dà quel regalo, mia mamma, i ragazzi quando mi alzo alla mattina, quando la vita<br />

a volte è un po’ più dura. C’è sempre qualcuno con me, ciò che faccio lo devo a qualcuno, questo è il<br />

bello, non sono solo.<br />

A me ha salvato uno sguardo, una richiesta, mi ha salvato una continua voce che mi ha detto:-<br />

“LORENZO TU CE LA FAI”.<br />

Durante le giornate spesso il mio pensiero va verso i ragazzi della Comunità, dei fratelli per me. Se<br />

oggi sono Lorenzo tanto è grazie a voi. Come faccio a dimenticarmi di voi, i vostri sguardi, la vostra<br />

amicizia, con voi ho vissuto i momenti più intensi della mia vita, le gioie, i dolori, di me sapete tutto.<br />

Come faccio a dimenticare quando nell’anniversario di mia mamma tornando da scuola aprivo la<br />

porta della camera e vedevo voi davanti alla sua foto che pregavate per lei: mi vengono i brividi solo<br />

a pensarci.<br />

Che bello il capodanno, i compleanni, la montagna con voi, questo rende bello l’Imprevisto: qualcosa<br />

di inspiegabile che va vissuto. GRAZIE RAGAZZI. Ringrazio i grandi operatori, la vostra infinita<br />

richiesta verso di me, tra risate, incazzature è nato qualcosa di veramente grande, che bello oh!<br />

Un saluto va a Dante, Carlo Ripanti, Momo Baldassarri, Milvia, Giancarlo e Mattia, alla mia assistente<br />

sociale Pamela che ha voluto il mio vero bene, al mio amico Cecco e tutti i miei amici, alla mia<br />

classe e ai miei professori, a Gilberto e alla mia famiglia, alla nonna che l’ha 80 anni e ancora “la va a<br />

lavrè”, grazie di essermi stata sempre vicino in tutto questo tempo, sei la nonna un po’ di tutti, grazie<br />

zii e cugini di avermi accolto nonostante con voi non ci sia mai stato niente prima, nonostante mille<br />

difficoltà mi siete sempre stati vicini.<br />

Due mesi fa se n’è andato il mio grande nonno (un padre per me), ora nel mio regalo ci sono i ragazzi,<br />

mia mamma e anche mio nonno, così gli sguardi puntati su di me sono ancora di più.<br />

Mentre voi tutti oggi siete qui e mi guardate da vicino io sono convinto che per chi mi guarda da lassù<br />

la visuale, il panorama sia molto più bello. Nonno, mamma quanto è bello guardarmi da lassù!<br />

Nonno ti voglio bene!<br />

Ciao mamma da tempo aspettavo questo giorno, tutto questo è per te, prenditelo stretto, grazie di essermi<br />

sempre stata vicino e di non avermi mai abbandonato, se sono qui tanto è grazie a te, mamma,<br />

CE L’HO FATTA! Un operatore in assemblea mi disse che sul ring prima ho sempre perso, adesso no,<br />

L’INCONTRO L’HO VINTO IO. Lorenzo oggi non si sente più sfigato per quello che gli è successo<br />

nella vita, dal dolore Lorenzo ha imparato ad amare e farsi amare, questo mi ha fatto cambiare, di<br />

questo sono sicuro, che un gesto, l’amore durano per sempre e non ce li toglie nessuno, io oggi posso<br />

urlarlo, far esplodere il mio cuore e dire: -VIVA LORENZO,VIVA LA VITA CHE A VOLTE È DO-<br />

LOROSA MA È TANTO BELLA E VALE LA PENA DI ESSERE VISSUTA!!<br />

Buongiorno a tutti,<br />

sono la zia di Lorenzo, come avete sentito dalla sua testimonianza, purtroppo<br />

la mamma di Lollo se ne è andata già da più di due anni ed io e<br />

la mia famiglia ci siamo impegnati a seguire Lorenzo già dal Febbraio<br />

2009 quando, mia cognata Daniela a casa sua mi disse che aveva capito<br />

che da sola non poteva più farcela, che presto se ne sarebbe andata e<br />

che se ero ancora disponibile, ora avrebbe accettato quell’aiuto ad educare<br />

Lorenzo che prima aveva sempre rifiutato.<br />

Da quel momento è iniziato il nostro percorso di comunità, quello di<br />

Lollo era iniziato già da diversi mesi.<br />

Prima di quel momento i rapporti fra noi erano quelli di zia/nipote ma,<br />

abbastanza freddi, ci si vedeva poco e non mi piacevano le problematiche di cui venivo a conoscenza<br />

anche se si cercava di tenermele nascoste. Ora per me tu Lollo è un figlio. Temevo di non essere ca-<br />

Zia di Lorenzo<br />

11


pace di attaccarmi a te e temevo che quando saresti stato con me, avresti sentito la differenza tra me,<br />

i miei due figli, e te; naturalmente non so cosa provi, non ne abbiamo mai parlato, ma so che per me<br />

non è più così. Già dopo 5/6 mesi, per me eri diventato un figlio e questo perché ora sei un ragazzo<br />

che si fa ben volere, sei un po’ “strafalcione” in quello che fai, ma vuoi fare, vuoi aiutare, vuoi imparare.<br />

In tutto questo la Comunità con le sue regole che spesso non capisco ma accetto ha sicuramente<br />

avuto un ruolo importante per Lorenzo, tanto importante che, pur potendo uscire hai deciso di rimanere<br />

in comunità e continuare il tuo cammino di crescita in casa di reinserimento.<br />

Ringrazio quindi Silvio, Dicio, Valeria e, assieme a loro, tutti gli operatori, gli assistenti, i collaboratori<br />

e tutti coloro vicini alla comunità che hanno seguito e seguono Lorenzo giorno dopo giorno.<br />

Grazie davvero a tutti.<br />

Serigne<br />

Salve a tutti,<br />

mi chiamo Serigne Mbacke Diouf, vengo dal Senegal e ho 18 anni.<br />

Come tanti ragazzi del mio paese sono arrivato in Italia passando per<br />

la Spagna, ho preso la stessa strada cioè le barche per arrivare in Spagna<br />

poi da lì ho raggiunto l’Italia. Perché al mio paese la vita è molto<br />

difficile, poi sono capitato all’Imprevisto essendo minorenne senza<br />

documenti tramite il Servizio Sociale del Comune.<br />

All’inizio non era facile accettare questo fatto che io dovevo restare in<br />

Comunità per due anni, non lo so per quante volte che volevo mollare,<br />

lasciare tutto e andare via anche se sapevo i rischi che mi aspettavano,<br />

oggi ho detto che per fortuna c’erano delle persone che mi spingevano<br />

per andare avanti.<br />

Ora ho capito perché loro mi spingevano che non dovevo mollare, era solo per il mio bene, ho trovato<br />

fiducia in me stesso, sono cresciuto molto e ho imparato ad affrontare i miei problemi, ho visto tante<br />

cose importanti, sono ora una persona che condivide con le persone che sono molto care per me.<br />

Ora sono una persona consapevole, anche io si c’ero con motivi per i documenti, ora ho detto che<br />

per fortuna durante questo percorso ho capito che c’era mie mancanze che dovevo migliorare e ho<br />

iniziato a fare quella cosa.<br />

Ora ho capito tante cose su me stesso, non mi sono dispiaciuto per i due anni che ho passato in Comunità,<br />

mi sono iniziato a lavorare su me stesso quando ho visto che tra gli operatori con noi ragazzi<br />

c’era solo la sincerità. Ora non dico che non ci sono più i problemi però per affrontarli c’è sempre<br />

l’esperienza che ho fatto all’Imprevisto.<br />

Mi ricordo quando ho avuto una brutta notizia dal mio paese che mia madre ha fatto un incidente,<br />

se non avevo delle persone che ogni giorno accanto a me mi chiedevano come sta tua madre, tutti i<br />

ragazzi, tutti gli operatori che si preoccupavano per me, questo era solo volere bene per questo che<br />

c’è un rapporto solido, ho una fortuna di trovare delle persone che mi vogliono bene anche fuori del<br />

mio paese, vi ringrazio veramente con cuore.<br />

Grazie all’imprevisto ora ho un mestiere, approfitto dell’opportunità che mi è stata data per ringraziare<br />

l’assistente sociale che mi ha mandato all’Imprevisto, tutti quelli che lavorano all’Imprevisto a<br />

cominciare da Silvio, Dicio, la Valeria, Etta, Viviana, Valerio, Giovanni, Alessio, Giuseppe, Chiara,<br />

Valentina, Mauro, tutti i lavoratori di Più in là, Lucio, Fausto, Fabrizio, Eduardo, Ibrahima, Emilio,<br />

tutti ragazzi che abbiamo fatto il percorso insieme. Permettetemi di fare un in bocca al lupo a quelli<br />

che stanno in casa di reinserimento e dire a quelli che stanno ancora facendo il percorso di darsi da<br />

fare per il tempo non aspettare.<br />

Approfitto di questa occasione che mi è stata data per fare gli auguri di buone feste a tutti.<br />

12


Aneys<br />

Ciao a tutti,<br />

mi chiamo Aneys, vengo dalla Toscana in provincia di Massa-Carrara.<br />

Sono entrata in CTÀ il 16 settembre 2009 perché uscivo con persone<br />

inadeguate e non facevo una vita regolare: non andavo più a scuola,<br />

tornavo a casa sempre tardi.<br />

A quel punto i miei genitori hanno chiesto aiuto alle Ass. Sociali, chiedendo<br />

loro di mandarmi il più lontano possibile dalla mia città e oltre a<br />

questo mi hanno dato un Provvedimento Civile fino ai 18 anni.<br />

Non avevo la più pallida idea di cosa fosse una CTÀ, infatti quando<br />

sono entrata tutto mi sembrava strano, ad esempio: il chiedere sempre<br />

prima di bere, di andare in bagno e il permesso per accendere una sigaretta…vedendo<br />

tutto ciò pensavo: “Ma questi son tutti matti!!”.<br />

All’inizio ho sempre pensato che questo non era il posto adatto per me perché non ho fatto uso di<br />

sostanze, poi col passar del tempo ho capito che non si basava tutto su quello, ma che in realtà i veri<br />

problemi erano: il disagio che mi accumunava alle mie compagne, il crescere, il diventare più matura<br />

e il prendermi le mie responsabilità. Nel mio percorso varie sono state le fatiche e le difficoltà: la<br />

più grande è stata la lontananza con mia madre, perché con lei c’è sempre stato un rapporto stretto<br />

e particolare. Mi ricordo molto bene tutte le volte che sono andata a parlare con Augusta dicendole<br />

quanto mi mancava, lei mi rispose così: “La distanza è un segno di grande presenza.”, queste parole<br />

ascoltandole al momento mi davano tremendamente fastidio,ma in realtà mi hanno aiutato a crescere<br />

a stare di fronte a quella che era la mia fatica. Altre fatiche che ho avuto sono state le varie responsabilità<br />

che mi hanno dato all’interno della comunità: le firme, l’area esterna, il casottino, la stireria,<br />

l’anzianità. Quest’ultima in particolare perché avrei dovuto dire alle giovani quello che dovevano<br />

fare, come muoversi e questo per me era troppo difficile perché, fuori dalla CTÀ, ero abituata che gli<br />

altri dicevano a me quello che dovevo fare.<br />

Per non parlare poi dei rapporti con le mie compagne e con gli operatori, in particolare con Giancarlo,<br />

con lui ho fatto e faccio tutt’ora davvero molta fatica, ma perché a volte non riesco a vedere l’aiuto<br />

che c’è nel suo modo di mettermi di fronte alla realtà, che poi alla fine è uno dei rapporti più importanti<br />

nel mio percorso. Un’altra cosa che ha sempre fatto parte di me è “l’insicurezza” sulla quale ho<br />

faticato molto per superarla e ancora adesso nei momenti difficili mi torna fuori, ovviamente molto<br />

meno di prima!<br />

Da quando sono qua è cambiato molto il rapporto con mio padre, perché prima non c’era niente tra di<br />

noi…io non lo vedevo come un padre dato che non ci eravamo quasi mai parlati, non mi aveva mai<br />

dato un abbraccio, un bacio o un segno d’affetto e la stessa cosa facevo io con lui. Pensavo di aver<br />

perso la speranza con lui, ma ascoltando e fidandomi di tutte le volte che in assemblea, con Luca e<br />

Augusta, mi veniva detto di fare un passo verso mio padre, ora riesco a vedere l’affetto che riesce a<br />

dimostrarmi e l’amore che prova per me. Come vi dicevo prima con mia madre c’è sempre stato un<br />

rapporto forte, le raccontavo tutto di me, stavo sempre con lei e sentivo che mi capiva, ma quando<br />

mia zia e la mia bisnonna si ammalarono è cambiato tutto. Lei per stare vicina a loro si allontanò da<br />

me e questo distacco mi fece molto male, perché ero e sono gelosa di lei…Lo vedo anche ora quando<br />

vado a casa in permesso, però me lo vivo diversamente…non lo vedo più come un ostacolo, anzi mi<br />

metto in gioco con loro e anche parlandone con mia mamma.<br />

Grazie alla CTÀ e al lavoro che ho fatto qui, ho capito che nella vita si cambia attraverso una grande<br />

fatica, però spesso capita di sbagliare ma ciò non vuol dire che ti devi abbattere, anzi devi affrontarlo<br />

perché la vita è tutta una fatica e sta ad ognuno di noi mettersi in gioco, ma sempre con l’aiuto di qualcun<br />

altro. Dico così perché anche tutt’ora sbaglio in tutto quello che ho appena detto, però non per<br />

questo mi devo fermare! Ora ho 2 anni e qualche mese di CTÀ, da settembre ho iniziato una nuova<br />

esperienza nell’Istituto Alberghiero Santa Marta di Pesaro, con il sostegno enorme di Paolo, Marigona<br />

e Augusta. Prima non volevo accettare questa proposta di andare a scuola, perché volevo tornare a<br />

casa, ma grazie all’aiuto delle mie compagne e dei miei operatori mi rendo conto di aver fatto la scelta<br />

giusta e sono contenta di come sta andando. Per il momento quello che so è che finirò questo anno di<br />

scuola insieme alla CTA, in attesa del giudizio degli assistenti sociali a giugno, che decideranno per<br />

me se tornare a casa o fare un’altra esperienza, per cui non finisce qui!<br />

Ringrazio i miei genitori, gli operatori, le compagne e tutti gli amici della CTÀ per essere quella che<br />

sono oggi.<br />

13


Sono molto emozionata, però oggi Aneys sei diventata per me una donna.<br />

Per suo babbo non è che non riusciva a avere dialogo, ma perché la<br />

vedeva distaccata, la vedeva che non dava mai retta, usciva con delle<br />

compagnie non giuste, non voleva studiare. Io ho cercato di stare al massimo<br />

vicino a te, te lo sai Aneys e non devi dire che io mi sono distaccata<br />

da te, perché non è vero. La mamma ti ha sempre nel cuore e tutte le<br />

volte che ti vedeva, ti vedeva crescere sempre di più. Io ti dico solo una<br />

cosa, che ti amiamo sei tutta la nostra vita, spero che ai un futuro. Ringrazio<br />

tutti loro che ti hanno insegnato tante cose e tanto aiutato a capire<br />

tante cose. Spero che hai un futuro come tutte loro e che l’avete più bello<br />

più bello il massimo che la vita ti possa dare, la mamma il babbo, tutti<br />

noi ti stiamo vicini, ti saremo sempre vicini, faremo il massimo per starti vicino e ti ameremo sempre<br />

non te lo scordare mai. GRAZIE A TUTTI .<br />

Mamma di Aneys<br />

Veronica<br />

14<br />

Buongiorno a tutti,<br />

sono Veronica, ho 23 anni e vengo da Casacanditella, un piccolo paesino<br />

in provincia di Chieti. Sono entrata il 28 luglio del 2009 al Tingolo,<br />

dopo un percorso di nove mesi in Calabria, perché nella mia fragilità<br />

non mi sentivo pronta ad affrontare la vita.<br />

Inizialmente vivevo questo come un fallimento, un tradimento, una<br />

delusione, ma grazie all’aiuto delle compagne e degli operatori ho iniziato<br />

ad accettare il mio nuovo percorso al Tingolo.<br />

Se ho scelto di rientrare in ctà è perché la mia persona era piena di attesa<br />

di cose belle, di amore e di serenità. Io ho iniziato a bere a 13 anni,<br />

lo usavo chiaramente come un modo per isolarmi dalle mie difficoltà<br />

personali e così dopo poco tempo mi sono ritrovata ad essere attratta da tutto quello che era in<br />

qualche modo trasgressivo.<br />

Ho sempre creduto di essere una persona che meritava poco, prima di entrare in ctà la mia autostima<br />

era sotto zero, è stato fondamentale trovare persone che mi hanno fatto vedere con pazienza il<br />

positivo. In ctà tanto hanno fatto anche le testimonianze degli altri ragazzi, le dimissioni passate,<br />

che sono state il carburante del mio cuore!<br />

Nonostante la mia difficoltà nel legarmi alle persone e di accettare delle presenze costanti, il mio<br />

percorso è stato fatto di riferimenti precisi. Augusta mi ha sostenuto sempre anche nei momenti<br />

di negatività più assoluta, con Giancarlo non sono mancate le lacrime e i tentativi di fuga ai suoi<br />

primi giudizi, mi ha sempre accolto nel suo ufficio anche nei momenti più difficili come la morte<br />

improvvisa del ragazzo con cui sono stata due anni, che è stato una motivazione in più farmi<br />

capire che la strada che sto percorrendo è quella giusta; un dono come mi ha detto una volta Don<br />

Peppe.<br />

Mi segue anche adesso che vado a scuola, si comporta come un padre a volte anche con severità,<br />

mi fa arrabbiare. Mi hanno aiutato molto anche Luca che ho preso come punto di riferimento<br />

dall’inizio con il quale ho condiviso ansie,paure ma anche cose belle, Alessia che è puntigliosa<br />

e non se ne fa scappare una, Paolo che nelle sue assemblee non mi ha risparmiato giudizi che mi<br />

hanno fatto soffrire, ma che mi porto nel mio bagaglio personale. Sara con la quale ho trovato un<br />

punto d’incontro, sempre pronta con i suoi modi a tirarmi su. Fabrizio che con la sua schiettezza<br />

ha fortificato la mia persona, Stefano che ha gestito la mia ansia sin dall’inizio tutte le mattine. E<br />

Grazia che mi ha colpito sin dal primo incontro quando non volevo andare al mare e le ponevo<br />

questa domanda: “Ma io al mare cosa faccio?”...e lei con aria tranquilla e rilassata mi consigliava:<br />

“Ti siedi e guardi il mare!”. Questo è stato fondamentale direi, insieme alla presenza delle mie<br />

compagne...una presenza costante e non traditrice.<br />

In questo percorso ci sono state anche le due persone più coraggiose della mia vita: mia madre<br />

Maria Antonietta e mia sorella Tania. Mia madre in passato ha preso anche posizioni che mi sem-


avano esagerate: mi ha chiuso la porta di casa mettendomi di fronte alla scelta di fare un percorso.<br />

Solo ora mi rendo conto che questo mi ha salvata nel vero senso della parola. Lei e mia sorella non<br />

mi hanno mai abbandonato, erano con me anche quando non c’erano fisicamente, quando stavo in<br />

Calabria si facevano sedici ore di viaggio tra andata e ritorno e non me l’hanno mai fatta pesare, non<br />

si sono perse un solo incontro al Tingolo. Mi colpisce quando torno a casa e mia madre mi dice che<br />

per lei è come se sono sempre presente. All’ultimo incontro in comunità mi ha colpito Tania, perché<br />

ha detto che quando viene a Pesaro lo fa con un altro spirito, ha piacere a stare con me, non è più trattenuta<br />

nelle cose da dirmi. Con il Tingolo siamo cresciute tutte e tre, ci siamo aperte ad un bellissimo<br />

dialogo.<br />

Anche Tania è cresciuta, la vedo più serena, più responsabilizzata. Inoltre un mesetto fa ho sentito<br />

telefonicamente il mio papà che ho sempre amato nonostante la sua assenza.<br />

Anche dall’esterno non sono mancati gli aiuti, ho i miei angeli custodi come dice il mio educatore<br />

Francesco Guarino del Sert di Chieti, la dottoressa Paola Fasciani che ha dovuto prendere a suo tempo<br />

provvedimenti allontanandomi dal servizio.<br />

Quest’estate ho avuto il piacere di fare una bellissima esperienza al Cafè de Paris con Roberto, che mi<br />

ha donato in modo totalmente gratuito la sua amicizia. Ho fatto anche incontri casuali nei viaggi con<br />

Silvio, come Tino che è diventato un amico particolare perché ci vediamo ogni tanto per caso e mi<br />

chiede sempre come sto, se sono tranquilla. Ho incontrato nel mio cammino anche la v B linguistico<br />

del liceo Mamiani di Pesaro che frequento da settembre, che mi ha accolto e voluto bene dall’inizio e<br />

che saluto. So che siete invidiose...voi un privilegio come il mio di essere quassù, di essere al Tingolo<br />

non lo avete, eh!! Non tutti possono permetterselo!<br />

Si perchè io sono cambiata, ho capito che sono cambiata...mi sono fatta cambiare, l’impossibile per<br />

me è diventato possibile e so che è un’esperienza che rimarrà e può succedere per sempre.<br />

Quello che desidero dalla mia persona è di avere un cuore buono in grado di amare e tante tante cose<br />

belle. Per questo per il mio futuro ho pensato di rimanere con le mie compagne per l’esperienza della<br />

casa di reinserimento.<br />

Grazie a tutti, grazie mamma, grazie Tania, grazie al Tingolo, grazie Silvio perché ci porti sempre in<br />

alto, grazie ai nostri amici, a Manuela Scavolini e a tutti quelli che credono nell’Imprevisto.<br />

Un abbraccio alla mia famiglia, zie e cugini presenti e non,perché oggi grazie al Tingolo stiamo insieme<br />

come una volta!<br />

“I sogni non sempre si realizzano, non perché siano troppo grandi<br />

o impossibili, ma perché noi smettiamo di crederci” (Martin Luther<br />

King).<br />

Prendere coscienza della realtà è stata dura: sentimenti contrastanti mi<br />

tormentavano, il pessimismo prevaleva, mi interrogavo notte e giorno<br />

sull’accaduto e su come agire. Ma di una cosa ero certa. Volevo a<br />

tutti i costi non perderti, cara Veronica. La tua intelligenza, l’innata<br />

sensibilità che ti contraddistingueva, l’amore che provavi per chi ti<br />

circondava e...perché no, la tua bella presenza, non potevano dileguarsi<br />

nel nulla. E così, tra difficoltà, scontri-incontri, scelte da maturare,<br />

iniziamo un lungo percorso. E come non ricordare il sorriso di Grazia<br />

e l’imponenza di Giancarlo al tuo ingresso al “Tingolo” il 28 luglio 2009? Allora il mio cuore si è<br />

aperto alla speranza, percepivo fiducia in te e in questa comunità.<br />

Le telefonate, gli incontri, le assemblee, la partecipazione alla festa del ventennale e delle precedenti<br />

dimissioni, la lettura del giornalino mensile e del libro di Silvio costituiranno, anche nel futuro, per<br />

me e per tua sorella Tania un prezioso bagaglio e per te, Veronica, una scuola di vita.<br />

Ti ricordi quando, in un momento di crisi, hai raggiunto il cancello della comunità? Sei tornata indietro,<br />

perchè in cuor tuo volevi a tutti i costi uscire da quel maledetto tunnel. Non hai mollato (anche<br />

perché io non te lo avrei mai permesso) e in quel momento hai ottenuto la più grande vittoria! Hai<br />

vinto te stessa e capito che le inevitabili difficoltà della vita vanno affrontate e superate, bisogna andare<br />

“più in là”.<br />

Era importante per te fare questo cammino che, pian piano, con tanta fatica, ti ha riportato alla riconquista<br />

della tua identità, dei veri valori, della vita.<br />

Ho apprezzato immensamente la tua volontà nel rimetterti in gioco, ti sei prefissata altre mete da<br />

Mamma di Veronica<br />

15


aggiungere: gli studi, la patente. Hai visto? Le tue capacità stanno riemergendo...continua così. Ho<br />

fiducia in te. Sono stata e sarò sempre presente. Non mi stancherò di ripeterti: MI STAI A CUORE,<br />

CI STAI A CUORE.<br />

Un abbraccio e ringraziamenti infiniti a l’insostituibile Silvio, a Giancarlo, Grazia, Augusta, Sara,<br />

Alessia, Luca, Fabrizio, Stefano, Paolo, a Francesco e allo staff del Sert di Chieti, a Manuela Scavolini,<br />

a Roberto del “Café de Paris”.<br />

E come dice Danilo Dolci nella sua più bella poesia: “Ciascuno cresce solo se sognato” e VOI I NO-<br />

STRI FIGLI LI AVETE SOGNATI.<br />

Un augurio speciale ai ragazzi della comunità e alle famiglie: .<br />

E non potevo dimenticarmi di voi compagni di classe e professori che avete accolto mia figlia con<br />

disponibilità e affetto: grazie di cuore.<br />

A te, Veronica, un abbraccio infinito e auguroni da nonno, dagli zii, cugini, che indirettamente, ma<br />

con affetto hanno seguito il tuo percorso e tu lo sai.<br />

Con immenso amore, un bacione.<br />

La tua mamma Antonietta<br />

Qualche anno fa ti sei persa in un tunnel che sembrava non avesse via<br />

d’uscita.<br />

Avevo poco più di 13 anni e la vita mi diede un compito più grande delle<br />

mie possibilità: “tirarti fuori” da un mondo che no ti apparteneva.<br />

Giorno dopo giorno le sostanze ti stavano distruggendo e io mi sentivo<br />

così impotente.<br />

Un giorno presi coscienza che da sola non ce l’avrei fatta e decisi di<br />

raccontare tutto, tradendo la tua fiducia. Ovviamente la cosa non venne<br />

presa bene, ma la voglia di aiutarti prese il sopravvento su tutto.<br />

Il tuo ingresso in comunità rappresentò l’esprimersi di grandi speranze.<br />

Il tuo viso a ogni incontro e a ogni ritorno a casa sempre più sereno, la<br />

tua voce sempre più tranquilla alle telefonate, sopprimevano la nostalgia di non averti vicina e mi<br />

rendevano la sorella più felice del mondo.<br />

Farò di questi anni un insegnamento di vita e porterò per sempre nel mio cuore questa meravigliosa<br />

giornata, goditela fino in fondo...è la tua giornata!<br />

Un in bocca al lupo a te e a tutti i ragazzi de L’imprevisto.<br />

Ti voglio tanto bene.<br />

Tua sorella Tania<br />

Sorella di Veronica<br />

18


Andrea<br />

Buongiorno a tutti,<br />

io sono Andrea ho 24 anni e vengo da Porto Sant’Elpidio.<br />

Come prima cosa voglio dedicare questo momento a tutte quelle persone<br />

che mi hanno sempre amato, a chi ha lottato insieme a me, a chi<br />

nonostante tutto c’è stato e continua ad esserci, ai miei amici, a quelli<br />

che oggi sono qui e a quelli che non ce l’ hanno fatta, a chi ha creduto,<br />

a chi ha sperato...Io penso che sia un miracolo, qui, oggi, l’Imprevisto,<br />

è un miracolo puntare lo sguardo sulla vita e dire: “è meravigliosa”.<br />

Nella mia breve vita ho fatto tanti errori, di alcuni ancora ne porto le<br />

ferite, le stesse ferite di chi, come me, ha cercato di seppellire il dolore,<br />

di chi è fuggito, di chi ha sofferto e non ha avuto il coraggio di chiedere<br />

aiuto, di chi ha mentito, di chi ha passato anni con la convinzione che la vita sia dovuta, che la realtà<br />

sia un illusione, di chi ha imprigionato la propria libertà.<br />

Quando penso al mio passato, mi vedo come una scatola chiusa, piena di dubbi, paure, insicurezze,<br />

mi vedo lì, inerme di fronte ad una realtà che temevo, di fronte ad un vuoto,il mio vuoto, che cercavo<br />

di colmare, ma che alla fine era sempre lì, al centro, e nel quale finivo per annegare i sentimenti più<br />

veri. Allora crescendo, iniziai a buttarmi in tutte quelle cose che per un attimo mi distoglievano dalla<br />

realtà, conobbi la mia condanna, la droga. Mentre il mio cuore, i miei desideri più veri, la mia vita si<br />

consumavano,intorno a me perdevo tutto.<br />

Ma perché oggi sono qui? Perché nessuno è abbandonato a se stesso, perché quella fiaccola di speranza<br />

in me e in chi mi è stato accanto non si è mai spenta. Perché Dio ha voluto che io rinascessi. Quando<br />

sono entrato all’Imprevisto, ho giurato: “ora voglio vivere veramente”. Ma non è stato per niente<br />

facile, dopo pochi giorni ho realizzato: “l’Imprevisto non è una comunità, ma una gabbia di stronzi”.<br />

Dicio, che all’inizio (e un po’ anche alla fine)incute timore, gli operatori che ti dicono cosa fare, dove<br />

stare, come stare seduto, come portare i pantaloni, e Silvio che quando non lo conosci sembra uscito<br />

da un “fumetto”...Poi quando punti lo sguardo sul perché siamo lì, insieme, su cosa ci ha portati a<br />

condividere un pezzo della nostra vita, ti accorgi che Dicio non è poi cosi cattivo come sembra, che<br />

gli operatori cercano di tirar fuori il meglio di te, che sei voluto bene e che sei guardato per ciò che sei<br />

in quel momento, e allora realizzi che sei tu lo stronzo. Sono passati quasi 3 anni dal giorno del mio<br />

arrivo a Pesaro, e giuro, sembra ieri.<br />

Quante lacrime, quante scelte difficili, quanti momenti duri,quante sconfitte son servite a farmi crescere...ed<br />

eccomi, oggi, Andrea, nato due volte, pronto a cogliere la felicità in ogni suo attimo, pronto<br />

a lottare per quello in cui credo, a riconoscere la bellezza, farla mia, pronto ad inseguire i miei desideri,<br />

fatti di semplicità, di amore, eccomi, ad amare la vita, a raccontare di me e di un passato che ho<br />

imparato ad amare. Andrea, figlio del miracolo, che torna a scuola e prende 10 in matematica, eccomi,<br />

pronto ad affrontare la vita.<br />

Mamma, Papà, eccomi...A volte penso che tutto ciò che mi è accaduto, doveva accadere, non mi interessa<br />

il perché mi sono drogato, mi interessa il perché siamo qui, oggi, il perché la vita ci richiede<br />

tanto sacrificio, tanta sofferenza, il perché non viviamo soli e abbiamo sempre bisogno di qualcuno<br />

che ci accompagna.<br />

Voglio ringraziare chi mi protegge dall’ alto, chi ha creduto in me,chi ha perdonato, chi mi ha chiesto<br />

sempre tanto e continua a chiedere, chi ha sofferto insieme a me, oggi è il nostro giorno, il giorno di<br />

chi non molla,di chi nonostante tutto resta insieme,di chi ha imparato ad amare, di chi ha scelto di<br />

essere, sempre e comunque, io non voglio dimenticare, io voglio vivere, vivere per davvero.<br />

Infine ringrazio la mia famiglia, perché mi sono stati sempre vicini, a me non importa quanto tempo<br />

stiamo insieme, ma come, con quale desiderio. Siete sempre nel mio cuore, ora siamo liberi, liberi di<br />

amarci per come siamo.<br />

Grazie di cuore a tutti!<br />

19


20<br />

Mi chiamo Livia,<br />

sono la mamma di Andrea Giacomozzi ed è con immensa emozione<br />

che mi ha appresto a leggere ciò che il cuore mi ha dettato qualche<br />

giorni fa…<br />

Ero una mamma molto fragile e profondamente sola nelle inquietudini<br />

del proprio “essere”, con un amore profondo per suo figlio. Per lui<br />

desideravo una vita serena, semplice e allo stesso tempo costruttiva,<br />

avrei voluto preservarlo da tutti i mali del mondo ed invece ad ammalarsi<br />

è stato proprio la nostra famiglia, un male che purtroppo l’ha<br />

distrutta “l’egoismo”. Abbiamo navigato nel mare in tempesta ma i<br />

remi erano fragili e, avevi appena 9 anni, quando la barca è andata alla<br />

deriva…<br />

Anche se per te Andrea, nonostante tutto…,ci sono sempre stata non mi bastava, i se, i ma, i forse, i<br />

però, e i chissà!!!...Mi hanno tormentata per troppo tempo. Ho scoperto la tossicodipendenza di mio<br />

figlio, quando ha toccato il fondo e non è più riuscito a “preservarmi” da quel dolore. Lui è stato<br />

sempre buono, dolce e affettuoso, parlavamo tanto ma io stupida! Non ho capito, o meglio, ora lo<br />

so, non ho inteso capire…soffocava da tempo un dolore sordo, mascherando le mie “sensazioni” per<br />

paura di sentirlo urlare!! Tu non mi hai chiesto palesemente aiuto ora so pure che mi parlavi di te in<br />

terza persona.<br />

Andrea sei stato GRANDE quando lo hai fatto con forte coraggio entrando al SERT, dove ti ha accolto<br />

il tuo primo Angelo, poi più di uno…che passo passo ti hanno portato a maturare la decisione<br />

di entrare in comunità. GRAZIE A DIO!!!<br />

Quando Andrea è venuto ad abitare nella sua nuova casa, una casa con un nome insolito ma azzeccatissimo<br />

“L’IMPREVISTO”, era il 30 marzo del 2009. Sei abbastanza alto ma quella mattina misuravi<br />

20 cm di meno per quanto il tuo capo era chino e le spalle curve…non ho incrociato il tuo sguardo<br />

nemmeno per un istante, sembravi un cagnolino ferito ed impaurito portato al canile municipale.<br />

La tua falsa amica la “droga”. Ti aveva accompagnato sino a lì…<br />

Ora però finalmente, però, finalmente potevamo urlare era il momento giusto perché non saremmo<br />

stati più da soli “QUALCUNO”ci avrebbe sentiti, ascoltati. Il disegno di DIO prendeva forma<br />

tramite i Suoi Angeli tutti voi lo siete!!! Alessandro “Dicio”è stato ed è ancora il mio angelo<br />

per eccellenza. Con il suo modo di fare…mi ha fatto sentire avvolte inopportuna e permettetemelo<br />

anche:”rompipalle”… ma guai se non ci fosse stato o se non ci fosse perché è sempre lui eh!. Il percorso<br />

di Andrea è stato anche il mio percorso, GRAZIE, a tutti gli operatori, nessuno escluso, abbiamo<br />

imparato a voler più bene a noi stessi, a non colpevolizzarci, a riuscire a dialogare senza timori,<br />

ed ansie in maniera quindi più vera anche se c’è tanto ancora da fare!!!<br />

Oggi siamo qui, sta andando tutto per il verso giusto e io mi sento una mamma fortunata, una mamma<br />

che partorisce lo stesso meraviglioso figlio per la seconda volta è da ritenersi una mamma privilegiata<br />

non credete??<br />

Sono felice per Andrea e per tutti questi ragazzi stupendamente “UNICI”, che hanno saputo, nei momenti<br />

difficili, illuminarmi, con quella luce splendente che solo i loro sguardi riescono a trasmettere<br />

a chiunque abbia la fortuna di poterli guardare negli occhi e a donarmi un rassicurante sorriso, loro<br />

a me, alla faccia dei “pericolanti!!” dimostrandoci così che tutto può succedere…basta crederci!!<br />

SPERARE sempre.<br />

Sono cosciente di quanto nessuno sia immune alla tossicità perché sono certa che ognuno di noi è<br />

schiavo di qualcosa!<br />

Si può essere addirittura tossici dalla nascita come Dicio ha detto scherzosamente, anche noi, ad una<br />

mamma piagnona e apprensiva come me.<br />

L’importante è imparare a vivere, soprattutto ad amarla questa vita piena di “QUALCUNO” che guidato<br />

dall’alto ci spinge avanti anche quando, inevitabilmente, inciampiamo…a fidarsi e ad affidarsi.<br />

Complimenti Andrea, dal 17 ottobre, hai terminato la prima fase di questo costruttivo percorso e ora<br />

sei nella casetta di reinserimento, o, come la chiamo io, la casetta dei sette nani…(controsenso sicuramente<br />

per sette ragazzi grandiosi come voi!).<br />

Ti sei messo in gioco anche tornando a scuola, dove hai dei risultati eccellenti!<br />

Non ti montare la testa, mi raccomando, resta sempre con i piedi per terra, non peccare mai di presunzione<br />

e non dimenticare soprattutto per nessun motivo di ringraziare DIO che non ti abbandonerà<br />

Mamma di Andrea


per tutto il cammino della vita.<br />

GRAZIE a tutti quei QUALCUNO che ha messo sulla nostra strada, a questa squadra esemplare di<br />

angeli terreni senza i quali oggi, non saremmo qui, con i cuori grandi e pieni gi gioia!! Che hanno<br />

insegnato ai nostri figli che la vita va RISPETTATA!<br />

Saluto tutti con questa frase di Silvio che tanto mi ha aiutata a cominciare a perdonarmi…“nasciamo<br />

tutti figli” quindi noi genitori siamo sempre e comunque bravi.<br />

EVVIVA L’IMPREVISTO e il sorriso rassicurante di Valeria!<br />

GRAZIE A TUTTI!<br />

GRAZIE ANDREA!<br />

Non è facile spiegare quello che provo oggi ad essere qui e quello che ho<br />

provato in questi anni, quasi 3, che Andrea ha passato qui in comunità.<br />

Andrea il 30 di Marzo 2009 ti ho lasciato nelle mani si Silvio e i Suoi,<br />

non sarò mai in grado di spiegarti quello che ho provato, insieme a Te ho<br />

lasciato in mio cuore.<br />

Sei entrato in comunità da solo, lo hai voluto con tutto te stesso, non hai<br />

ceduto neanche per un attimo, tanta è stata la tua forza quanta prima la<br />

tua fragilità che tu ha portato a fare quelle scelte che oggi restano solo<br />

un ricordo. In questo tempo la tua forza è stata la mia forza e piano piano<br />

insieme con te sono cresciuto anche io, ci siamo trovati come sempre<br />

avrei voluto e come mai sono stato capace.<br />

Non è stato facile per me figuriamoci per te, ma sei stato forte, ti sei ripreso<br />

la tua vita e ricorda che è solo la tua, vivila sempre nel migliore dei modi, godi di ogni momento<br />

non sprecare neanche un secondo e nei momenti bui ricordati che non sei solo, non lo sarai mai io ti<br />

sarò sempre vicino.<br />

Ti volgiamo bene Andrea!<br />

Alla comunità voglio dire grazie, forse sarò sembrato un genitore anonimo, chiuso nella mia timidezza,<br />

ma non sono mai mancato e ho preso quanto più ho potuto da voi e da tutti i genitori che con me hanno<br />

messo in campo tutte le loro emozioni speranze e paure.<br />

A tutti voi ragazzi che oggi terminate il cammino della comunità e a tutti quelli che lo stanno percorrendo<br />

voglio augurare il meglio e citando una frase di Giovanni Paolo II che mi ha colpito in maniera<br />

particolare: disse “non abbiate paura del futuro perché il futuro siete voi, prendete in mano la vostra<br />

vita e fatene un capolavoro”.<br />

Grazie Andrea, grazie Silvio, Dicio, Valeria e tutti gli operatori...Grazie ragazzi.<br />

Papà di Andrea<br />

21


Delia<br />

22<br />

Ciao a tutti,<br />

io sono Delia, ho venticinque anni e vengo da S.Benedetto del Tronto.<br />

Sono entrata al Tingolo il 7/10/2009, tramite il mio S.E.R.T., per problemi<br />

di tossicodipendenza. Inizio con il dire, che parlare davanti a<br />

tutte queste persone, della mia vita e di quello che mi è accaduto, è una<br />

cosa che m’intimorisce ma che allo stesso tempo mi riempie di gioia.<br />

Essere qui da questa parte, su questa sedia, mi rende chiaro, il perché<br />

di molte cose e mi fa capire più che mai che nella vita i traguardi sono<br />

solo punti di partenza. Parto da qui per raccontarvi di me, parto da<br />

quello che l’esperienza della comunità mi ha insegnato, parlare come<br />

possibilità di ripartire, di andare avanti, di testimoniare quello che sono<br />

ora…<br />

A quindici anni, avevo già iniziato le storie con le sostanze ed ero già immersa in quel mondo di cui<br />

si sente tanto parlare, cosi che il passaggio all’eroina per me è stato molto rapido. Uscivo con persone<br />

molto più grandi di me che aiutavo e che prendevo come punti di riferimento. L’orgoglio e la<br />

presunzione hanno sempre prevalso su quello che provavo realmente, rafforzati ulteriormente dalla<br />

vita che conducevo.<br />

Mi sono sempre rifiutata di accettare aiuti, prima da parte dei miei che si erano accorti che le cose via<br />

via stavano peggiorando, poi da parte dei servizi. Non ho mai voluto condividere il mio disagio con<br />

nessuno soprattutto con le persone care che mi stavano accanto perché pesavo di fargli del male. Non<br />

ho mai dato la possibilità di lasciarmi aiutare. Sono sempre scappata dalle situazioni e molte volte da<br />

casa, scagliando addosso alla mia famiglia solo la rabbia e il dolore che provavo nei confronti della<br />

vita e dei miei continui fallimenti, dicendo che nessuno poteva capirmi che loro non potevano capirmi<br />

e che io stavo meglio se stavo sola.<br />

Questa è stato il mio più grande problema è paradossale, dirlo, ma forse anche più della droga: il<br />

volermi concepire da sola. Sono entrata in comunità con dieci anni di tossicodipendenza alle spalle e<br />

una sfiducia nelle persone e nella vita infinita, combattuta di sensi di colpa nei confronti della mia famiglia<br />

e piena di rabbia per tutto il dolore che avevo procurato incontro con la comunità per me, non<br />

è stato un vero e proprio colpo di fulmine perché io come tutte le persone che entrano in comunità,<br />

nonostante tutto quello che avevo passato, non avevo la minima voglia di cambiare sul serio.<br />

Mi ero data delle scadenze, ma quando è arrivato il momento di decidere ho fatto quello che non ero<br />

mai riuscita a fare nella mia vita:fidarmi di qualcuno. Fidarmi di Giancarlo, di Grazia, degli operatori<br />

e delle ragazze che nonostante tutto quello che combinavo, tra trasgressioni e complicità, mi erano<br />

comunque vicini. In comunità ho riscoperto me stessa, nei miei pregi e difetti, ho imparato il significato<br />

della parola ripartire, prendendo coscienza dei propri sbagli, perché come direbbe Paolo: “a<br />

buttar giù siamo tutti buoni, è a costruire che ci vuole il coraggio!”.Ho trovato un’amicizia. Ho combattuto<br />

una vita contro tutto e tutti e se devo dirvi in nome di cosa non lo so;mi sono accorta della<br />

bellezza che mi stava intorno soltanto quando ho deposto le mie armi di fronte a un qualcosa di piu…<br />

tutto questo grazie all’esperienza che ho vissuto, che è riuscita a vincere tutta la mia resistenza.<br />

Loro hanno combattuto con me e contro di me al mio stesso livello, alla mia stessa altezza, con la mia<br />

stessa testardaggine e tenacia, affinché io mi dessi un valore, una certezza, una speranza e un’appartenenza.<br />

Una volta in assemblea con Silvio ho sentito una frase: Non è più facile abbracciare tutto<br />

invece di combattere?è si! A me è successo cosi. E’ proprio questo che mi racchiude, che mi identifica,<br />

questa esperienza che mi ha travolto e cambiato la vita. Adesso desisero solo una tranquillità,<br />

una serenità e una certezza che trovo ogni giorno nelle persone che ho adesso accanto. Quello di<br />

cui ho bisogno sono punti di riferimento a cui potermi rivolgere sempre. Per fare questo continuerò<br />

quest’esperienza nella casa di reinserimento.<br />

Ringrazio Silvio, Giancarlo, Grazia, gli operatori e le compagne che mi hanno sostenuto e appoggiato<br />

durante tutto il percorso, senza lasciarmi mai sola. La mia famiglia che mi ha spinto ad entrare in<br />

comunità e che non si è mai tirata indietro nelle situazioni di maggior difficoltà, imponendo la loro<br />

presenza nella mia vita e in quest’esperienza. Un ringraziamento speciale va a Manuela Scavolini e<br />

Lucia Ferrati inseparabili amiche e compagne di viaggio e a tutti gli amici della comunità che con<br />

ogni loro gesto rendono sempre più solida e viva questa realtà.<br />

Ringrazio anche il Dott. Rossi e la dott.ssa Olivieri del S.E.R.T. di S.Benedetto che hanno scelto per<br />

me questa possibilità che mi ha dato l’opportunità di scoprire tutto questo.Grazie!


Buongiorno,<br />

mi chiamo Miranda e sono la mamma di Delia…<br />

Delia, GRAZIE!!!!!<br />

Grazie per averci fatto vivere quest’avventura!!! In questi due anni<br />

mi hai chiesto più volte di scriverti una lettera, un messaggio. Non<br />

l’ho fatto!!! Non mi sentivo pronta, ogni volta che ci provavo, sembrava<br />

non fosse il momento giusto. Avevo il timore che da un momento<br />

all’altro, quello che sembrava un sogno ovvero il vederti così cambiata<br />

potesse da un momento all’altro svanire.<br />

Oggi invece sono qui, felice di festeggiare con gioia le tue dimissioni.<br />

E’ stato per me e per tuo padre un percorso molto difficile da fare,<br />

all’inizio eravamo disorientati, pieni di paure e di sensi di colpa, c’era<br />

però la speranza che quel periodo così buio potesse passare, consapevoli che la scelta di farti entrare<br />

in Comunità fosse l’ultima occasione.<br />

Il nostro rapporto si era deteriorato a tal punto che non c’era più dialogo tra noi, solo liti e voci alte.<br />

Eri diventata un’estranea, la droga ti aveva indurita, ti eri chiusa a riccio e nessuno riusciva ad arrivare<br />

al tuo cuore.<br />

Grazie alla Dott.ssa Olivieri e al Dott. Rossi del SERT di San Benedetto del Tronto che ci hanno indirizzato<br />

verso “Il Tingolo”, hai intrapreso questo cammino, con grosse difficoltà, soprattutto i primi<br />

mesi...Sulla tua strada hai incontrato però persone uniche, preparate ed incorruttibili, che ti hanno<br />

ascoltata, capita, supportata e, a volte, sopportata!!!<br />

Hanno lottato con te alla pari, come dici tu, con un obbiettivo comune da raggiungere. Oggi, posso<br />

dire, che ci sono riusciti!!!!! Sei una ragazza diversa, sei diventata una donna, hai riacquistato la sensibilità<br />

e l’affetto per te stessa e per gli altri. Dopo tutte le sofferenze che hai patito negli anni, ora,<br />

puoi riprenderti finalmente la tua vita, più forte di prima, consapevole però delle tue fragilità.<br />

Sei riuscita a ricucire il rapporto che avevi interrotto con i tuoi fratelli, ed è per me e tuo padre una<br />

gioia vedervi tutti e tre insieme, ridere, parlare e confidarvi.<br />

Siamo orgogliosi di quello che sei riuscita a costruire, sappi che noi siamo con te e in ogni momento<br />

della tua vita, quando sarai in difficoltà, avrai sempre il nostro appoggio e il nostro affetto incondizionato.<br />

Ringrazio Dio per avermi ridato una figlia bella e intelligente e lo ringrazio anche perché dopo anni<br />

di lotte con te, finalmente sono riuscita ad abbracciarti e a dirti ti voglio bene.<br />

Ringrazio la Comunità tutta, un ringraziamento speciale a Grazia e Giancarlo che ci hanno guidato<br />

e sostenuti in questo percorso.<br />

A te Silvio và tutta la nostra riconoscenza per l’amore, la dedizione e l’impegno che spendi per la<br />

Comunità.<br />

Grazie!!!<br />

Buon Natale a tutti<br />

Mamma di Delia<br />

23


Cristiano<br />

Buongiorno!<br />

Mi chiamo Cristiano, ho 20 anni e vivo a Castrocaro Terme.<br />

Per me è bello essere qui, con la mia famiglia, ragazzi e operatori con<br />

cui ho condiviso gli ultimi due anni e mezzo.<br />

Sono entrato il 21/09/09 all’Imprevisto per problemi legati alla giustizia,<br />

almeno all’inizio credevo così e invece partiva tutto da me, dal<br />

mio credere di non aver bisogno di nessuno e i miei errori partivano da<br />

questa convinzione.<br />

Andavo a rubare per fare il più furbo di chi lavorava onestamente,<br />

facevo a botte perché a momenti era l’unico modo di comunicare, fumavo<br />

perché era il modo più facile per evitare la realtà.<br />

All’Imprevisto, privato di tante chiamiamole “libertà”, mi sono ritrovato<br />

senza le cose che mi mandavano avanti e con persone che mi davano la possibilità di ricominciare<br />

e piano piano ci sono stato!<br />

Io in Comunità non sono mai stato un santo, anzi, spesso sotto sotto facevo ciò che mi pareva...Oggi<br />

posso dire che se quel giorno non fossi stato arrestato, se quel giorno fossi passato da un altro posto<br />

“io adesso dov’ero?”...ma oggi sono qui, diverso, mi sento io: un ragazzo coi suoi limiti, con i suoi<br />

punti di forza, con le difficoltà che tutti i giorni la vita ci presenta e con la consapevolezza di essere.<br />

Credo che la vita di ognuno di noi sia una continua scelta: di vivere o sopravvivere senza troppi se o<br />

ma, ma con tanti si o no! A casa non è facile, difficoltà ce ne sono tante, ho anche sbagliato, ma mi<br />

sono detto “ma ti vuoi lasciare andare?” “o riprendo in mano ciò che è mio?”.<br />

E mi sono rimesso in carreggiata. Ora ho ripreso da 1 mese a giocare a basket, ho un lavoro avuto<br />

tramite la Comunità, ho qualche amico e mi sto trovando la ragazza. Mi sento un ragazzo come tanti<br />

altri.<br />

L’esperienza della Comunità è una cosa irripetibile, trovare persone a cui non interessa del tuo passato<br />

ma del presente, non chi ero ma chi sono. Sentirsi voluto bene, essere ascoltato, essere sgridato,<br />

io credo che un uomo per essere chiamato tale, deve avere sempre il coraggio e dignità, e se sbaglia<br />

alzare la testa e ricominciare.<br />

Io so solo che sono entrato in Comunità convinto di essere un uomo ma ero solo uno sfigato. Ora sono<br />

uscito dalla Comunità, sono un ragazzo e sto diventando un uomo.<br />

Ringrazio tutti per avermi aiutato. Gli operatori, i ragazzi e soprattutto le mie donne di casa, che se<br />

non mi fossero state vicine io non so se oggi sarei qui!<br />

24


Susanna<br />

Buon giorno a tutti,<br />

mi chiamo Susanna, ho 26 anni, vengo da Porto Potenza Picena, sono<br />

entrata in C.T.À il 18/marzo/2009 per problemi di tossicodipendenza.<br />

Ho sempre vissuto con i miei nonni materni e mia mamma, senza mio<br />

padre che è stata una figura praticamente invisibile.<br />

Anche mia mamma ha avuto problemi di tossicodipendenza; io l’ho<br />

scoperto all’età di 5 anni e da quel giorno l’ho sempre vista come una<br />

persona da proteggere. All’età di 13 anni ho iniziato anch’io a fare uso<br />

di sostanze per poi arrivare a non poterne più fare a meno…penso, ci<br />

ho pensato a lungo. Perché ho cominciato? Per una grande nostalgia.<br />

Un giorno mia madre, nonostante le sue fragilità, mi appoggiò le mani<br />

sul viso e mi disse: “BASTA! Dobbiamo entrare in C.T.À, qui è tutto<br />

uno schifo!”. Così grazie alla sua spinta, all’aiuto del SER.T e delle mie Ass. Sociali del comune sono<br />

entrata al TINGOLO e mia mamma dopo qualche mese è entrata alla P.A.R.S. di Civitanova Alta.<br />

Appena ho messo piede al Tingolo ho avuto immediatamente la sensazione di essere a casa…-SONO<br />

TORNATA A CASA- cioè, come ci ha detto una volta Grazia: “La casa è quel luogo dove il cuore<br />

riposa!”. Nonostante avevo visto tutto ciò, all’inizio ho fatto molta fatica, perché per ogni bellezza che<br />

vedevo mi chiedevo: “cosa c’è dietro?”, oppure, “ma vale anche per me?”.<br />

Poi dopo poco che ero entrata in C.T.À Giancarlo mi comunicò che non avrei visto né sentito mia<br />

mamma per un bel po’ di tempo (ci siamo incontrate dopo 1 anno e 2 mesi). Questo fatto ha scatenato<br />

in me due cose, una bella e l’altra un po’ meno: quella bella è il rapporto che è nato con Giancarlo,<br />

l’ho visto subito come quel papà che non ho avuto per i giudizi, le risate e i consigli che mi dava e mi<br />

da anche ora; l’altra meno bella è che ho cominciato a ribellarmi sempre di più e ho iniziato a creare<br />

qualche problema, ma questo era il posto per me, perché qui ho trovato quel bene che ho sempre cercato<br />

nella mia vita, e quindi non potevo farmelo scappare.<br />

Qui ho trovato una famiglia che mi ha fatto scoprire il valore che ha la mia persona, come? Chiedendomi<br />

tanto tutti i giorni anche nei particolari e oggi è questo che il mio cuore desidera: essere così e avere<br />

gente intorno che pretende sempre molto da me. In passato ho sempre creduto che le mie difficoltà e il<br />

mio dolore li avrei potuto affrontare da sola, ma sbagliavo alla grande perché avendo scoperto questo<br />

modo di condividere con una compagnia come questa, sono qui a ringraziare tutto quello che ho, anzi,<br />

che abbiamo passato io e mia mamma perché ci ha fatto incontrare queste persone che oggi ci circondano,<br />

le quali ci hanno ridato un volto, facendoci scoprire quanto sia preziosa e non scontata la vita.<br />

Insomma…sono stata presa!! Presa, ho capito che quando si è presi, voluti, ci si accorge di chi sei, ho<br />

capito chi sono, ho visto finalmente il mio volto. Per tutto quello che vi ho appena spiegato ho scelto<br />

di restare qui a Pesaro e di fare il passaggio, a gennaio, nella casa di reinserimento con il desiderio e<br />

l’intenzione di portare e continuare il lavoro che ho fatto fin ora all’interno C.T.À.<br />

Vorrei ringraziare, le mie care Ass. Sociali del comune di Potenza Picena: Ivana, Maria, Paola e Erica;<br />

il Se.RT di Civitanova Marche; Roberto Aguzzi per tutto quello che mi sta regalando in questa esperienza<br />

esterna che sto facendo con lui; la comunità: Silvio, il mio babbone Giancarlo, Grazia, Paolo,<br />

Augusta, Luca, Stefano, Fabrizio, Sara, Alessia e tutte le mie compagne…ragazze non posso scrivere<br />

tutti i vostri nomi sennò Silvio mi uccide perché devo essere breve; tutti gli amici della CTÀ, soprattutto<br />

Manuela Scavolini, Lucia Ferrati e la famiglia Sabbatini che sono per me due persone molto<br />

importanti. Vorrei dire che senza ognuno di voi, da sola non sarei MAI riuscita ad arrivare fino a qui.<br />

Ringrazio Marina per tutto quello che sta donando a mia mamma e poi (ma non per ultima!) ringrazio<br />

te mamma per quello che sei stata e che sei ora! Vi voglio bene a tutti, grazie di nuovo!<br />

Vorrei condividere con voi una poesia che mi ha mandato mia madre l’anno scorso per il mio compleanno<br />

e per natale, dato che siamo vicini a questa festa come augurio a tutti voi:<br />

“Nel dolore di un momento,<br />

c’è la gioia dell’avvento…<br />

Nella fatica dello scontro,<br />

c’è la forza dell’incontro…<br />

La speranza ci assale,<br />

vince sopra ogni male…<br />

L’orizzonte appar lontano,<br />

ma tu prendi la mia mano!<br />

Ritroveremo il sereno,<br />

senza tutto quel veleno…<br />

e in questo magico Natale,<br />

ogni cuore in alto sale!”<br />

BUON NATALE!<br />

25


Sono la mamma di Susanna.<br />

Forse non tutti sanno che come Susanna, anch’io sto facendo un percorso<br />

in Comunità Terapeutica.<br />

Quando io e mia figlia abbiamo accettato di entrare in Comunità sapevamo<br />

che saremmo state lontane per un lungo periodo e questo ci<br />

sembrava ingiusto. Invece è stato necessario per ritornare a ricostruire<br />

quel rapporto madre e figlia...e non essere più strumenti di morte l’una<br />

per l’altra.<br />

All’inizio la rabbia ed i sensi di colpa sovrastavano i miei pensieri…<br />

temevo che mia figlia non volesse affrontare il suo percorso comunitario<br />

ed io ero così stanca di lottare! Però non ero sola...non eravamo<br />

sole!<br />

Un giorno arrivò una lettera di mia figlia dove c’erano anche delle foto in cui mi accorsi che il suo<br />

sguardo, sostenuto da tanti altri sguardi pieni di speranza, stava cambiando. Tra queste foto, ce n’era<br />

una in particolare dove lei era abbracciata al suo operatore di riferimento, Giancarlo...Beh, vedere<br />

quell’abbraccio paterno, è stato per me una grande gioia, tanto che ho sentito distintamente un senso<br />

di serenità nel cuore.<br />

Ho avuto una risposta...e da quel momento ero sicura che Susanna sarebbe stata in ottime mani.<br />

La Comunità Terapeutica è un’esperienza faticosa ma fondamentale se si vuole uscire da una dipendenza<br />

e si vuol dare un senso vero alla propria vita. Io per oltre 30 anni ho tradito me stessa e gli altri,<br />

dimenticando quei principi e valori che i miei genitori mi avevano trasmesso. Ho iniziato a 13 anni<br />

con la droga perché credevo di placare quel dolore forte che travolse me e la mia famiglia dopo la<br />

prematura morte di mia sorella. Illudendomi di questo, ho vagato per quella strada squallida e devastante,<br />

perdendo ogni speranza, obiettivo, desiderio.<br />

A 20 anni ho avuto mia figlia Susanna…un dono grande che Dio ha voluto concedermi, ciononostante<br />

il mio senso di onnipotenza mi ha portato a calpestare anche questa assoluta bellezza.<br />

Oggi sono felice di essere qui perché come ogni giorno, riconosco che Dio non mi ha mai abbandonata.<br />

Mi ha dato l’opportunità di ritrovare la strada giusta da percorrere, riuscendo a stare di fronte<br />

alla vita nonostante le difficoltà.<br />

Io sto in Comunità Terapeutica alla Pars da oltre 2 anni e mezzo e lì ho trovato operatori che mi<br />

hanno accolta, sostenuta e accompagnata sempre. Gli operatori sono persone capaci d’infondere,<br />

da una parte, amore e coraggio come sa fare una madre e dall’altra ti guidano per il giusto cammino<br />

con fermezza ed autorità, come fa un padre. Io sono legata a loro ed ai compagni perché il mio cuore<br />

è ritornato a stupirsi beatamente per come riscopre, nella realtà di ogni giorno, la presenza di Dio<br />

nell’altro e nelle cose più semplici.<br />

Sono grata a Dio, alla Pars e soprattutto all’Imprevisto perché tutta questa mia consapevolezza oggi<br />

riesce a respirarla anche Susanna in ogni momento che vive.<br />

Riconoscere che mia figlia nel dolore ha saputo ritrovare la gioia mi fa star bene perché credo che<br />

la gioia nasce nel momento in cui il dolore non è più un disagio. Sono felice perché io e lei insieme<br />

ci siamo impegnate a ricostruire un rapporto vero, sano tra madre e figlia, fatto d’amore e rispetto…<br />

Sono felice perché intorno a noi ci sono persone che ci guardano e ci amano per ciò che siamo….<br />

Sono felice perché dagli occhi di mia figlia scopro il suo perdono. Infine, ma non meno importante,<br />

ringrazio tutti voi ragazzi dell’Imprevisto, del Tingolo perché siete speciali e vedervi lottare alla vostra<br />

età è per me una grande lezione...magari l’avessi capito prima, di certo non avrei sprecato 30 anni<br />

di questa splendida vita!<br />

Grazie!<br />

Paola<br />

Mamma di Susanna<br />

26


Edoardo<br />

Raccontare cosa sono stati per me questi ultimi anni in così poche righe<br />

e senza tralasciare le cose più importanti non è facile, ho cercato di<br />

farlo essendo il meno banale e ripetitivo possibile. Sento il bisogno di<br />

dire a voi, ad ognuno di voi, quanto il dolore abbia segnato la mia vita<br />

e quanto sia stato tutto incredibilmente importante e prezioso in questo<br />

stupendo viaggio fatto di alti e bassi che è la mia vita.<br />

Non trovo parole, neanche sforzandomi, per descrivere quel mondo<br />

buio e senza sorrisi che è la droga. Sono entrato in comunità completamente<br />

nudo, con in spalla solamente quel sacco pesante che era la<br />

mia storia e con in mano i brandelli di ciò che era rimasto del mio cuore<br />

e della mia vita, infinitamente piccolo e solo davanti a tutte quelle<br />

emozioni che avevo dentro, che non riuscivo ad esprimere per quello<br />

che erano veramente, e che vedevo grandi come montagne invalicabili. Sovrastato com’ero dai miei<br />

rumorosissimi silenzi. In comunità mi è stato chiesto di ricominciare da zero, così come un bambino<br />

impara a parlare e camminare, tagliare quel filo che mi teneva legato al passato e che mi impediva di<br />

ascoltare i desideri grandi che avevo nel cuore, troppo soffocati da odio e rancore.<br />

Cadere, sbagliare, rialzarsi sono in assoluto le tre parole che in comunità tra gioia e dolore ho impresso<br />

dentro di me.<br />

Non sò assolutamente cos’altro scrivere, ogni giorno sono grato a chi mi ha donato la vita, ogni giorno<br />

cerco di mettere tutto me stesso in ogni singolo gesto che compio, essere umile e sereno nel vivere<br />

tutto ciò che mi si presenta davanti e consapevole che, oltre ad avere un fuoco dentro che arde e che<br />

mi dice di vivere a pieno ogni istante della mia vita, in tutto ciò non sono solo.<br />

Ringrazio la Comunità, senza fare la solita lista di nomi, a parte Silvio, indescrivibile, e Dicio verso<br />

il quale riesco a provare anche più volte al giorno, sentimenti di amore e odio che vanno a braccetto,<br />

per tutto ciò che è stato ed è il mio fondamentale rapporto con lui, e soprattutto gli operatori che anche<br />

se non dimostrandolo ho sempre amato, nonostante tutto. Ringrazio infinitamente i ragazzi che ho<br />

incontrato in comunità, ognuno di loro e le loro famiglie, ognuno di voi mi ha donato qualcosa ed io<br />

spero di aver lasciato qualcosa a voi, anche quì evito i nomi, ma sapete a chi mi riferisco e il bene che<br />

vi voglio, miei compagni di viaggio; grazie per ogni singolo istante.<br />

Dico grazie con il cuore in mano a Mauro, Francesco ed Alessandro conosciuti due anni fà come<br />

miei “simili” ed ora miei fondamentali amici e fratelli più grandi; Gilberto per me esempio vivente<br />

di passione, ogni persona che ho incontrato percorrendo questo cammino che mi ha portato ad essere<br />

oggi davanti a questo microfono. Non posso non ringraziere Davide che ogni giorno a modo suo mi<br />

dimostra stupendamente il suo bene nei miei confronti. Mi commuovo nel dire grazie al mio Sert e<br />

al Centro Diurno, e alle persone che rendono estremamente vivi luoghi in cui un sorriso vale più di<br />

mille parole, miei angeli custodi che mi hanno accompagnato nei mesi più brutti della mia vita e che<br />

sono sempre nel mio cuore; Giuliano per tutto ciò che sei per me, Eleonora e Daniele che mi avete<br />

abbracciato con voi quando io non ero neanche in grado di respirare. Tutte quelle persone che anche<br />

solo con il pensiero non mi hanno mai abbandonato e smesso di amarmi così come sono. Mando un<br />

bacio affollato di mille emozioni a Sara che è stata e sarà sempre nel mio cuore; ed ai miei amici che<br />

ho lasciato fuori ed a chi non c’è più.<br />

Piango mentre scrivo nel dire Grazie alla mia famiglia, Mio Padre e Mia Madre, che mi avete sempre<br />

amato infitamente anche quando con la droga stavo uccidendo il vostro bene più prezioso, me stesso.<br />

Quella fredda mattina del 13 gennaio non la scorderò mai. E mio fratello Gianmarco che avevo lasciato<br />

bambino e che ora ritrovo uomo e pieno di un desiderio dal valore inestimabile.<br />

Io vi voglio bene più di qualsiasi altra cosa al mondo.<br />

Io sono Edoardo, ho 22 anni e vengo da Porto San Giorgio.<br />

Grazie per l’attenzione a tutti voi.<br />

27


Sono il padre di Edoardo e mi sento il padre di tutti i ragazzi che sono<br />

qui in questo giorno di festa, una festa che simboleggia la rinascita alla<br />

vita che purtroppo la tossicodipendenza annienta e distrugge.<br />

Il percorso intrapreso circa 3 anni fa da Edoardo ci porta oggi qui con<br />

tanti sacrifici da parte sua ma anche da parte di tutti coloro che gli<br />

vogliono bene, abbiamo fatto la prima rampa di scale che ci hanno<br />

portato dal fondo della cantina al primo piano dove si vede la luce, la<br />

luce della vita, da qui si parte per affrontare il mondo con tutti i suoi<br />

problemi, difficoltà e bellezze,senza mai dimenticare l’insegnamento<br />

della comunità,sapendo che non siamo mai soli e quando c’è bisogno<br />

chiedere aiuto a chi ti è vicino.<br />

Auguro ad Edoardo tutto il bene possibile, in questi anni sei diventato un uomo sei riuscito a fare<br />

tanto e a dare tanto,il tuo sorriso oggi illumina i nostri cuori, cerca di realizzare tutti i desideri dentro<br />

di te dato che ne hai le possibilità e di poter affrontare tutti gli ostacoli che si presenteranno con la<br />

sincerità, la franchezza e l’intelligenza che l’operatore che sta più in alto di noi ti ha dato. Ti voglio<br />

bene!<br />

Voglio ringraziare tutti coloro che collaborano con L’Imprevisto senza fare nomi perchè tutti sono<br />

persone che mettono il cuore nella loro attività e dare un messaggio a tutti voi presenti, uscendo portate<br />

una parola a tutti coloro fuori che vogliono uscire dalla tossicodipendenza si può riuscire con la<br />

volontà, con l’aiuto di tutti noi e soprattutto sapendo che sopra di noi c’è chi ci vuole bene.<br />

BUON NATALE A TUTTI<br />

Papà di Edoardo<br />

28<br />

Allora, oggi non posso essere presente di persona e mi dispiace<br />

perché è un bel po’ di anni che vengo alle dimissioni. Ecco,<br />

passa anche il treno…così si capisce che siamo veramente<br />

all’Imprevisto, che è una rottura di coglioni tutte le volte e<br />

adesso questo qui è un treno lungo.<br />

Comunque si sente lo stesso, si capiscono bene le cose. Silvio<br />

mi ha detto: “vieni!”, però sto giro non riesco a venire, vengo<br />

in “spirito e video”, come ha detto lui. Vengo a salutare i miei<br />

amici. Giro l’Italia, avanti e indietro, però devo dire, gli amici<br />

dell’Imprevisto li porto sempre nel cuore.<br />

Faccio tante cose, tanti incontri di gente, cosa vuoi mai?! Però<br />

venire all’Imprevisto è sempre una cosa bella, anche parlare,<br />

non solo stare a sentire i ragazzi, o Silvio che parla (non dice<br />

mai un cazzo!!). Però non è che ci sono sempre, quindi pur non<br />

essendo lì in carne e ossa e cangonaglie sono qui in video e in<br />

spirito. Saluto tutti quelli che vorrei salutare, tutte le autorità,<br />

il Vescovo. Ecco il Vescovo, che ormai è il mio partner, mi<br />

dispiace che non siamo riusciti quest’anno a scambiarci delle<br />

battute, sarà per la prossima occasione, se ci sei ancora. Il Vescovo<br />

non è come il governo...il Vescovo rimane in carica come molti, al massimo fa carriera, fa il<br />

cardinale, e dai continua così!<br />

Il Sindaco di Pesaro...del Sindaco non ci sarebbe bisogno, perché tanto Pesaro va avanti lo stesso<br />

però non è così...il Prefetto, il Questore e tutta la guardia forestale e tutti quelli che...Non è che voglio<br />

dimenticare nessuno!<br />

I genitori...saluto i genitori che con alcuni non ci si conosce, li saluto molto, tutti quanti, i ragazzi<br />

perché i ragazzi, gli operatori e tutti gli ecologici e tutti quelli che cosano e Silvio...il mio amico<br />

dell’Imprevisto.<br />

Comunque con questo vi auguro a tutti e alle vostre famiglie il più gioioso, il più festoso coso!<br />

BUON NATALE, CIAO A TUTTI!!<br />

Paolo Cevoli


Arcivescovo<br />

Grazie dell’invito, grazie per avermi concesso la parola, saluto tutti con grande cordialità, un saluto<br />

carico di riconoscenza e apprezzamento lo rivolgo al Dott. Cattarina e a tutti i suoi validi collaboratori.<br />

Mi pare che i collaboratori del Dott. Cattarina sono stati presi in esame, in maniera molto dettagliata<br />

dagli interventi.<br />

Noi stiamo vivendo un momento che possiamo definire, soprattutto per i ragazzi che ho alle spalle, di<br />

cerniera. Si conclude un cammino di rigenerazione, di recupero, si intravede un Altro. Allora siamo<br />

in quest’anello di congiunzione tra il passato e il futuro, il loro futuro soprattutto, ma anche il nostro<br />

e allora quest’esperienza di rilancio dov’avviene, in quale contesto? In questi giorni c’è stato dato<br />

di conoscere il quarantacinquesimo rapporto del Censis che è sempre una fotografia puntuale della<br />

situazione italiana di cui anche i Vescovi devono tenere conto.<br />

In questo rapporto si parla di un’ Italia che è in declino, il così detto “declinismo”, un declinismo che<br />

riguarda l’economia.<br />

Qui vedo il nostro direttore della Banca d’Italia, si dice che siamo isolati, che ognuno va per se, poi si<br />

dice ancora che viviamo la crisi sociale perché lo Stato sociale non riesce a garantire, che viviamo la<br />

forbice della dilatazione tra l’emarginazione e i privilegi, si dice ancora che anche sul piano politico<br />

abbiamo qualche difficoltà, che abbiamo un’impostazione della politica molto verticistica.<br />

Bene, ci sono tante cose da esaminare, questa è una descrizione dell’ombra della situazione italiana,<br />

però ci sono anche le luci. Ci sono quelle luci che derivano da una certa vitalità del tessuto italiano,<br />

una tenuta di situazioni, di valori della famiglia, almeno in parte una capacità di laboriosità, un’onestà<br />

diffusa, una capacità imprenditoriale.<br />

Io non mi soffermo su questi elementi anche se ve li ho accennati. Viviamo in una prospettiva di<br />

futuro caratterizzata da una realtà duplice, bipolare: un momento di declinismo, ma anche di grande<br />

vitalità che ha bisogno di essere sostenuta, soprattutto riaccordata in tutte le sue articolazioni.<br />

Detto questo aggiungo la parola oggi dominante: è la crisi relativa alla nostra identità di persona. Se<br />

c’è un punto nevralgico da cui parte la crisi è la crisi del nostro essere persona, di quella che si chiama<br />

“antropologia”. Abbiamo perso il senso dell’umano, perché non sappiamo da chi deriviamo, non<br />

sappiamo dove andiamo, non sappiamo quindi chi siamo. Se non sappiamo chi siamo non sappiamo<br />

nemmeno cosa vogliamo. L’esperienza che ho alle spalle, di questi ragazzi che oggi hanno parlato,<br />

è così rigenerante. Ci stanno dicendo che se recuperiamo veramente la dimensione dell’antropologia,<br />

dell’antropologia del mistero dell’uomo inserito nel mistero di Gesù Cristo, allora possiamo<br />

veramente guardare con fiducia la crisi e avere anche questa capacità di tenere in mano una serie di<br />

energie che ci consentono di guardare e di costruire il futuro.<br />

Se non ripartiamo da questa esperienza credo che tutti i tentativi, per quanto validi, abbiano il respiro<br />

corto.<br />

Allora auguro a tutti, ma in particolare a questi simpaticissimi ragazzi e carissimi giovani di ricominciare<br />

un’esperienza di vita. Voglio ancora congratularmi con tutti i presenti e anche con i genitori.<br />

29


“Il disco si posò”<br />

Dino Buzzati<br />

[...] «È venuto qui in Terra, dici? E voi, che ne avete fatto? Lo avete proclamato vostro re?... Se non sbaglio,<br />

tu dicevi ch’era morto in croce... Lo avete ucciso, dunque?»<br />

Don Pietro lottava fieramente: «Da allora sono passati quasi duemila anni! Purtroppo per noi è morto, per la<br />

nostra vita eterna!».<br />

Tacque, non sapeva più che dire. E nell’angolo scuro le misteriose capigliature dei due ardevano, veramente<br />

ardevano di una straordinaria luce. Ci fu silenzio e allora di fuori si udì il canto dei grilli.<br />

«E tutto questo» domandò allora il marziano con la pazienza di un maestro «tutto questo è poi servito?»<br />

Don Pietro non parlò. Si limitò a fare un gesto con la destra, sconsolato, come per dire: che vuoi? siamo fatti<br />

così, peccatori siamo, poveri vermi peccatori che hanno bisogno della pietà di Dio. E qui cadde in ginocchio,<br />

coprendosi la faccia con le mani.<br />

Quanto tempo passò? Ore, minuti? Don Pietro fu riscosso dalla voce degli ospiti. Alzò gli occhi e li scorse già<br />

sul davanzale, in procinto, si sarebbe detto, di partire. Contro il cielo della notte i due ciuffi tremolavano con<br />

affascinante grazia.<br />

«Uomo» domandò il solito dei due. «Che stai facendo?»<br />

«Che sto facendo? Prego!... Voi no? Voi non pregate?»<br />

«Pregare, noi? E perché pregare?»<br />

«Neanche Dio non lo pregate mai?»<br />

«Ma no!» disse la strana creatura e, chissà come, la sua corona vivida cessò all’improvviso di tremare, facendosi<br />

floscia e scolorita.<br />

«Oh, poveretti» mormorò don Pietro, ma in maniera che i due non lo udissero come si fa con i malati gravi. Si<br />

levò in piedi, il sangue riprese a correre con forza su e giù per le sue vene.<br />

Si era sentito un bruco, poco fa. E adesso era felice. “Eh, eh” ridacchiava dentro di sé “voi non avete il peccato<br />

originale con tutte le sue complicazioni. Galantuomini, sapienti, incensurati. Il demonio non lo avete mai<br />

incontrato.<br />

Quando però scende la sera, vorrei sapere come vi sentite! Maledettamente soli, presumo, morti di inutilità e<br />

di tedio.”<br />

(I due intanto si erano già infilati dentro allo sportello, lo avevano chiuso, e il motore già girava con un sordo<br />

e armoniosissimo ronzio. Piano piano, quasi per miracolo, il disco si staccò dal tetto, alzandosi come fosse un<br />

palloncino: poi prese a girare su se stesso, partì a velocità incredibile, su, su in direzione dei Gemelli.)<br />

«Oh» continuava a brontolare il prete «Dio preferisce noi di certo! Meglio dei porci come noi, dopo tutto,<br />

avidi, turpi, mentitori, piuttosto che quei primi della classe che mai gli rivolgon la parola. Che soddisfazione<br />

può avere Dio da gente simile? E che significa la vita se non c’è il male, e il rimorso, e il pianto?»<br />

Per la gioia, imbracciò lo schioppo, mirò al disco volante che era ormai un puntolino pallido in mezzo al firmamento,<br />

lasciò partire un colpo. E dai remoti colli rispose l’ululio dei cani.<br />

30


“Corpo d’amore. Un incontro con Gesù”<br />

Alda Merini<br />

“In queste cadenze fragili<br />

che sono i nostri giorni meravigliosi<br />

fatti di pochissime cose,<br />

di piccoli conventi di sospiro<br />

questi giorni meravigliosi<br />

dove io nego la presenza anche di Dio<br />

per non sentirmi obbligata ad amarlo.<br />

In questi giorni<br />

io vedo il sole<br />

ovunque.<br />

E non credo che la mia anima sia malata<br />

se riesce ancora a piangere<br />

a sorridere<br />

a varcare la soglia di questa casa.<br />

Gesù,<br />

sei certamente un poderoso mantello,<br />

sei una spiaggia illimitata,<br />

sei un prato che non ha mai agonie,<br />

sei un fiore che si risveglia ogni mattino,<br />

sei un canto,<br />

sei il mio stesso sguardo.<br />

Molti mi guardano negli occhi<br />

e rimangono estatici<br />

perché capiscono che io ti ho visto,<br />

che ti ho sentito.<br />

O che perlomeno<br />

qualche volta<br />

ti ho anche tradito.<br />

Io, che sono vicina alla morte,<br />

io, che sono lontana dalla morte,<br />

io, che ho trovato un solco di fiori<br />

che ho chiamato<br />

vita.<br />

Perché mi ha sorpreso,<br />

enormemente sorpreso<br />

che da una riva all’altra<br />

di disperazione e passione<br />

ci fosse un uomo<br />

chiamato Gesù.<br />

Io che l’ho seguito senza mai parlare<br />

e sono diventata una discepola<br />

dell’attesa del pianto,<br />

io ti posso parlare di lui.<br />

Io lo conosco:<br />

ha riempito le mie notte con frastuoni orrendi,<br />

ha accarezzato le mie viscere,<br />

imbiancato i miei capelli per lo stupore.<br />

Mi ha resa giovane e vecchia<br />

a seconda delle stagioni,<br />

mi ha fatta fiorire e morire<br />

un’infinità di volte.<br />

Ma io so che mi ama.<br />

E ti dirò, anche se tu non credi,<br />

che si preannuncia sempre<br />

come una grande frescura in tutte le membra<br />

come se tu ricominciassi a vivere<br />

e vedessi il mondo per la prima volta.<br />

E questa è la fede, e questo è lui,<br />

che ti cerca per ogni dove<br />

anche quando tu ti nascondi<br />

per non farti vedere.” [...]<br />

31


“Dio preferisce noi di certo!”<br />

Dino Buzzati<br />

32<br />

Periodico de “L’imprevisto” realizzato dalla Comunità terapeutica femminile ”Tingolo”

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