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EDITORIALE<br />
“C’è una speciale<br />
provvidenza anche nella<br />
caduta di un passero.”<br />
[W. Shakespeare, Amleto, atto V, scena II]<br />
Silvio Cattarina<br />
Tra le tante attività, dentro e insieme alla vita ordinaria delle Comunità e dei nostri Centri, tra poco ci attende<br />
un’importante, nuova ed impegnativa esperienza: la mostra dell’Imprevisto al Meeting di Rimini.<br />
Il ‘notiziario Meeting’ ha descritto con le seguenti parole l’evento che ci riguarda e che si dipanerà<br />
alla fine di agosto: “Una mostra che racconterà – attraverso testimonianze ed immagini – la vita della<br />
Comunità e le tappe del cammino che i ragazzi si trovano a vivere in essa, scegliendo come singolare<br />
punto di osservazione l’esperienza della ‘messa in vita’ (più che ‘in scena’) di Amleto di William<br />
Shakespeare che dal 2009 ha luogo tra le mura dell’Imprevisto. I cinque atti dell’opera diventano così<br />
altrettanti spazi di riflessione sul percorso terapeutico ed educativo della Comunità”. La mostra sarà<br />
curata da Gilberto Santini, Alessandro Di Carlo e Valeria Vallerani. Il titolo sarà: “Che opera d’arte è<br />
l’uomo! La bellezza come possibilità educativa. L’Imprevisto”.<br />
Peraltro l’ultimo atto di Amleto verrà rappresentato dai ragazzi della Comunità Terapeutica Educativa<br />
proprio negli ultimi giorni di <strong>giugno</strong>. Assisteremo ancora una volta, come del resto per ogni attività<br />
di ogni giorno, ma in talune di esse si manifesta in modo eccezionale ed emblematico, all’esperienza<br />
affascinante e feconda dell’immergersi nella prova, dell’interrogarsi, dell’irrompere dentro orizzonti<br />
inediti, avventurosi: l’esperienza dell’incontro con un gigante dell’umano che è appunto Shakespeare,<br />
per vedere e sperimentare la positività della vita, il dramma dell’amore, la sfida della libertà.<br />
Mi interrogo circa il motivo profondo per cui ai ragazzi piace tanto quest’esperienza di rappresentare<br />
Amleto: a memoria, dopo prove su prove, sbagli, riprese, richiami, studio diurno e notturno, la vergogna<br />
e la ritrosia, la paura del mostrarsi. Penso sicuramente alla bravura di Gibo e, in forza di questa<br />
anche alla forza del teatro. La recitazione accorata e convinta – peraltro davanti a persone care, ai genitori<br />
ed ai familiari – è la ricerca del proprio volto. E’ il proprio volto ritrovato e mostrato, rimostrato<br />
nuovo, inedito. Sorprendente.<br />
Un tempo i nostri ragazzi il loro volto l’avevano perduto, rovinato, svilito. Ora lo ritrovano, almeno<br />
tentano, lottano per ritrovarlo. Anche in compagnia dei grandi dell’umanità. Che serena e tranquilla<br />
speranza. Che curiosità a capire tutto fino in fondo, che ribaltamento di sguardi, di visuale. Che desiderio<br />
di comprendere e che capacità di stupore verso l’affascinante drammaticità della vita, che bisogno<br />
di commozione, di compassione.<br />
Nudi, spogliati dei vecchi abiti consunti della prova antica, strappati dal silenzio assordante del nascondimento<br />
e della sconsolatezza giungono sul palco, sul palco della vita, sul trono della vita ossia della<br />
presenza. Dalla follia del niente e del banale alla follia del tutto, del pieno, del sazio, del soddisfacente.<br />
Un dialogo a tu per tu, veemente e audace, ardimentoso con tutto il desiderio del proprio cuore e con il<br />
desiderio del cuore di tutti gli uomini, nessuno escluso.<br />
ORAZIO<br />
Un ragazzo come noi, che ha fatto tanti errori ma<br />
ha voluto riparare, chiedendosi sempre di più,<br />
senza lasciarsi travolgere ancora dal modello sbagliato<br />
di vita che la società moderna ci offre.<br />
Questo è Orazio, un ragazzo ventisettenne siciliano<br />
che dopo aver conosciuto Silvio, ha voluto<br />
conoscere e sentire dal vivo quello che succede a<br />
L’imprevisto.<br />
È venuto a Pesaro per una settimana, partecipando<br />
alle nostre assemblee, all’incontro del gruppo<br />
operativo, fino ad arrivare alle cene con le case<br />
di reinserimento. Insomma, ha voluto assaporare<br />
proprio tutto della realtà che ci circonda.<br />
Ci ha parlato di lui, dei problemi che ha avuto con<br />
le sostanze e dell’incontro che gli ha cambiato la<br />
vita, facendogli accendere “i fari” del desiderio,<br />
per vedere bene la realtà e per trovare una risposta<br />
alle domande della sua vita.<br />
Ci ha trasmesso tanta forza con la sua tenacia e<br />
ha paragonato il nostro rapporto con la comunità<br />
al suo rapporto con la ragazza, che non gli risparmia<br />
nulla e non si ferma davanti ad un traguardo<br />
raggiunto, ma è disposta a chiedere e a chiedersi<br />
sempre di più. Per lui è lo strumento attraverso cui<br />
Dio lo sta conducendo a una cosa grande.<br />
Ci ha colpito il suo modo di riuscire a vedere la<br />
bellezza e a farla sua, senza lasciarsela scappare<br />
per nessun motivo.<br />
Ha fatto così anche con Silvio (dopo aver letto il<br />
suo libro) quando ha saputo che sarebbe andato in<br />
Sicilia, offrendosi come suo autista personale.<br />
Ha messo da parte tutti i suoi impegni per qualcosa<br />
di più grande, per nutrire la sete della sua anima.<br />
Nei suoi occhi si vedono la speranza, la gioia e la<br />
voglia di vivere, cosa che ci ha voluto trasmettere<br />
con la sua presenza tra di noi, e ha voluto far tesoro<br />
delle nostre testimonianze per far si che la luce<br />
dei suoi fari sia sempre più forte e più chiara.<br />
Il nostro dolore è sacro, perchè ce lo ha messo<br />
Dio! Ci è servito infatti per incontrare e riconoscere<br />
il suo abbraccio. Che grazia che abbiamo<br />
ricevuto! Ci pensate? Ha già fatto tutto lui, a noi<br />
rimane solo di cedere ogni giorno al suo abbraccio,<br />
qualunque sia il nostro stato d’animo e voi<br />
che state vivendo la comunità siete privilegiate!<br />
Vivetela seriamente!<br />
Vi abbraccio una ad una.<br />
Orazio<br />
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Caterina<br />
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