Bibliografia ... - IASF Palermo
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Calibrazione<br />
di UVScope e di BaBy<br />
e loro confronto:<br />
Misure in Laboratorio e<br />
Misure di fondo UV<br />
notturno del cielo<br />
S. Giarrusso, F. Russo, G. Agnetta, B. Biondo, O. Catalano,<br />
F. Celi, G. Cusumano, G. D’Alì Staiti, R. Di Raffaele, G. Fazio,<br />
G. Gugliotta, G. La Rosa, M.C. Maccarone, A. Mangano,<br />
T. Mineo, B. Sacco, A. Santangelo, L. Scarsi, P. Scarsi, M. Zora<br />
<strong>IASF</strong>-CNR Int. Rep. N°. 1, 2004
INDICE<br />
Sommario ……….……………………………………………………………… 3<br />
Introduzione ……………………………………………………………………. 3<br />
1. Calibrazione di BaBy effettuata nel 2001 …………………………………. 4<br />
2. Calibrazione di UVScope al Mont Cenis (giugno 2003) ………………….. 5<br />
3. Calibrazione di UVScope in Laboratorio (ottobre 2003) …………………. 6<br />
4. Misure di fondo UV notturno (Background) con UVScope e BaBy<br />
effettuate in località Pomieri (settembre 2003) …………………………… 8<br />
5. Confronto tra UVScope e BaBy …………………………………………… 10<br />
6. Angolo solido efficace e fattore geometrico dei collimatori di BaBy<br />
e di UVScope ……………………………………………………………….. 12<br />
7. Misure di UVScope e BaBy del cielo notturno di <strong>Palermo</strong> effettuate<br />
nel terrazzo del nostro Istituto (ottobre 2003) ……………………………. 13<br />
8. Risultati delle osservazioni del cielo notturno di <strong>Palermo</strong> ………………. 13<br />
8.1 Calcolo dei fattori geometrici G f dei collimatori di UVScope e di<br />
BaBy ……………………………………………………………………... 13<br />
8.2 Confronto tra la sensibilità di UVScope e quella di BaBy e<br />
relazione tra le misure del cielo e quelle ottenute in Laboratorio …… 14<br />
Conclusione …………………………………………………………………….. 14<br />
Appendice ………………………………………………………………………. 16<br />
<strong>Bibliografia</strong> ……………………………………………………………………... 19<br />
Figure 1 --> 22 …………………………………………………………… 20 --> 42<br />
2
Sommario<br />
Questa relazione tratta delle calibrazioni degli strumenti UVScope e BaBy e del loro<br />
relativo confronto effettuati con misure in Laboratorio e misure sul campo di fondo UV<br />
notturno del cielo. Tali strumenti sono stati e sono tuttora utilizzati per esperimenti che<br />
forniscono risultati importanti per il progetto EUSO, un telescopio spaziale per la<br />
rivelazione dei raggi cosmici di energia estrema. I risultati delle calibrazioni hanno<br />
mostrato che BaBy è uno strumento che ha una buona sensibilità e che può misurare il<br />
fondo UV fornendo risultati coerenti e di buona attendibilità. UVScope è uno strumento<br />
più compatto e versatile e più raffinato e sensibile di BaBy che fornisce risultati di alta<br />
attendibilità. L’errore di misura associato ai valori osservati da BaBy e da UVScope,<br />
quantificati in circa 15-20%, possono essere ridotti se si misurano sperimentalmente e<br />
indipendentemente alcuni dei parametri che caratterizzano questi strumenti (quali, ad<br />
esempio, l’efficienza quantica dei fotomoltiplicatori e il fattore geometrico dei<br />
collimatori). In questo modo sia BaBy e ancor più UVScope possono essere considerati<br />
come strumenti di alta affidabilità e precisione.<br />
Introduzione<br />
L’impegno e la costante attenzione del nostro Istituto (<strong>IASF</strong>-CNR Sezione di <strong>Palermo</strong>), ed in<br />
particolare dal Team Sperimentale dello <strong>IASF</strong>, al programma EUSO è motivato principalmente<br />
dall’interesse e dalla validità scientifica di questo progetto. EUSO è un esperimento approvato<br />
dall’ESA, in fase A, per l’accomodamento a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), ed<br />
è dedicato all’osservazione della componente dei Raggi Cosmici di Energia Estrema (EECR con<br />
E > 10 19 eV). EUSO osserverà gli EECR, così come i neutrini di alta energia, rivelando dallo spazio<br />
la debole scia di luce di fluorescenza UV emessa dalle molecole di azoto atmosferico eccitate in<br />
conseguenza al passaggio e interazione della particella cosmica con l’atmosfera terrestre e il<br />
successivo impulso luminoso dovuto alla riflessione sulla superficie terrestre della radiazione<br />
Cherenkov UV che è prodotta dalla stessa particella cosmica [4] [5].<br />
Alla validità scientifica, che certamente è il motivo principale, va affiancato anche l’aspetto<br />
tecnologico e sperimentale che ovviamente sono indispensabili nella definizione e realizzazione del<br />
progetto stesso. L’attività sperimentale è quindi di fondamentale importanza in questa fase di studio<br />
perché permette di svolgere quelle azioni necessarie alla comprensione e possibilmente risoluzione<br />
dei problemi in vista dell’obiettivo finale.<br />
In tale contesto, sin dal 1998 il Team Sperimentale dello <strong>IASF</strong> è fortemente impegnato in molte<br />
delle attività sperimentali di supporto per la missione EUSO. Sono stati identificati ed eseguiti,<br />
come attività propedeutiche e di supporto, tutta una serie di esperimenti e misure effettuate sia in<br />
Laboratorio che con osservazioni fatte su palloni stratosferici o a terra atte a conoscere alcune<br />
importati informazioni che riguardano ad esempio la efficienza di fluorescenza UV, il livello di<br />
fondo (background) UV dell’atmosfera notturna e la caratteristica di trasmissione nell’atmosfera e<br />
di riflessione e diffusioni sulla terra o sulle nuvole della luce associata agli sciami di raggi cosmici<br />
estesi.<br />
L’esperimento BaBy (acronimo di Background Bypass), ad esempio, è nato per effettuare misure<br />
complete e possibilmente esaustive del fondo UV notturno atmosferico nella banda di lunghezze<br />
d’onda 300-400 nm guardando la terra dall’alto a bordo di palloni stratosferici. L’esperimento<br />
ULTRA (Uv Light Transmission and Reflection in the Atmosphere) è nato, invece, per misurare da<br />
terra la trasmissione e la riflessione e diffusione su vari tipi di superfici (terra, acqua, ghiaccio,…)<br />
della luce Cherenkov UV associata agli sciami estesi di radiazione cosmica.<br />
3
L’esperimento BaBy è stato interamente concepito nel nostro Istituto come uno strumento di misura<br />
di facile implementazione ma di alta precisione a costi abbastanza contenuti. Una prima versione<br />
semplificata dello strumento ha volato in pallone la notte del 30 luglio 1998 per osservare il fondo<br />
notturno UV, in una sola banda di lunghezze d’onda (300-400 nm), guardando verso il basso il<br />
territorio della Sicilia occidentale e una parte del mar Mediterraneo da una altezza di 26 Km,<br />
fornendoci così la prima misura di background [1] [3] [6] [8].<br />
La versione definitiva dello strumento ha volato due volte, la notte del 23-24 luglio 2001 e la notte<br />
del 10-11 luglio 2002, in due voli transmediterranei sorvolando in notti chiare e senza luna da un<br />
altezza vicina ai 40 km il mar Mediterraneo, fornendo dati di buona qualità e dando misure precise<br />
di background UV in quattro bande di lunghezze d’onda (la banda 300-400 nm e le tre bande strette<br />
centrate sull’emissione dell’azoto molecolare atmosferico) [2] [7] [9] [12] [13]. BaBy è anche stato<br />
utilizzato in molte campagne di misura a terra e verrà utilizzato in futuro in altre missioni in pallone<br />
da effettuarsi in altre parti del mondo e in differenti condizioni atmosferiche per completare il<br />
programma di misura del background UV. Una descrizione completa dello strumento si può trovare<br />
in alcuni dei lavori riportati in bibliografia. In breve, BaBy consiste di 4 moduli identici ognuno dei<br />
quali è composto da una coppia di fotomoltiplicatori collimati, uno utilizzato a singolo conteggio<br />
(Single Photon Counting Mode) e l’altro ad integrazione di carica (Charge Integration Mode)<br />
mediante opportuni Front-End elettronici.<br />
L’esperimento ULTRA è stato concepito, in collaborazione con gruppi Italiani, Francesi e<br />
Portoghesi come un apparato ibrido di misura complesso, composto essenzialmente di un array di<br />
scintillatori tradizionali (ETScope) che guardano alla componente particellare dello sciame cosmico<br />
e da una unità di rivelazione ottica (UVScope), costituita da un telescopio di Fresnel con al fuoco un<br />
fotomoltiplicatore, che, sincronizzato da ETScope, guarda invece alla radiazione Cherenkov riflessa<br />
sulla superficie in conseguenza allo sciame di radiazione cosmica [10] [14].<br />
L’apparato UVScope è stato realizzato interamente nel nostro Istituto ed ha già operato nella prima<br />
campagna di misure effettuate da ULTRA nel giugno del 2003. Esso è costituito da un telescopio a<br />
lente di Fresnel accoppiato ad un sistema di rivelazione, una versione più sofisticata e compatta di<br />
BaBy, costituito da un solo fotomoltiplicatore collimato, dello stesso tipo di quelli utilizzati su<br />
BaBy, e da una raffinata elettronica di Front-End che permette tramite relè di selezionare ed operare<br />
in una delle tre modalità operative: Single Photon Counting, Charge Integrator e Gated Integrator<br />
Mode, quest’ultimo una versione di alta precisione della modalità ad integrazione. Un maggior<br />
dettaglio di UVScope ed in particolare del sistema di rivelazione, a cui siamo interessati in questa<br />
relazione, si può trovare in [11].<br />
Di seguito analizzeremo e discuteremo dei risultati di calibrazione dei due strumenti da noi<br />
realizzati, BaBy ed UVScope e del loro relativo confronto. Le calibrazioni si riferiscono a misure<br />
effettuate sia in Laboratorio che per mezzo di osservazioni sul campo del fondo UV notturno del<br />
cielo.<br />
1. Calibrazione di BaBy effettuata nel 2001<br />
La calibrazione dello strumento BaBy è stata fatta nel 2001 alcuni mesi prima delle misure di fondo<br />
UV notturno effettuate dall’alto con il 1° volo in pallone stratosferico. Nella calibrazione di BaBy i<br />
principali parametri misurati sono stati, la carica anodica media (essenziale per trasformare<br />
l’informazione dei canali di integrazione in conteggi), la soglia analogica per i canali a conteggio e<br />
l’efficienza quantica dei fotomoltiplicatori.<br />
Le misure per determinare la carica anodica media sono state effettuate nel nostro Laboratorio<br />
(<strong>IASF</strong>-CNR sezione di <strong>Palermo</strong>) utilizzando la tecnica del Single Photon Counting, usando come<br />
stimolo luminoso un Led verde il quale veniva eccitato in modo tale che i fotomoltiplicatori (Pmt)<br />
4
di BaBy osservassero un fotone alla volta e quindi lavorassero in condizione di Single Electron<br />
Response (SER). Un circuito costituito essenzialmente da un preamplificatore di precisione e un<br />
multicanale serviva poi a misurare lo spettro SER da cui si possono ricavare tutte le informazioni<br />
necessarie (come ad esempio le cariche anodiche medie per singolo fotoelettrone).<br />
In pratica, per ogni Pmt di BaBy, la tensione di picco degli impulsi formati dal Charge Integrator<br />
Amptek A250 sono stati multicanalizzati per 100 secondi. Il rate degli impulsi è stato misurato e la<br />
carica anodica media per impulso (data in pC/pulse) è stata calcolata come il rapporto della carica<br />
anodica totale raccolta rispetto al numero totale di conteggi misurati: = Q tot / N tot . In pratica,<br />
nota la caratteristica di uscita del preamplificatore di precisione (1pC/Volt), l’integrale della<br />
distribuzione dello spettro SER ci dà la carica anodica totale raccolta Q tot e il canale medio dello<br />
stesso spettro la carica anodica media per impulso . Dividendo per la carica dell’elettrone<br />
si ottiene il numero di elettroni presenti all’anodo del Pmt per singolo fotoelettrone emesso al<br />
fotocatodo (regime di SER) e quindi il guadagno G del fototubo.<br />
I valori di (in pC) e di G (x10 6 ) a diverse tensioni di alimentazione HV del Pmt sono riportati,<br />
per tutti e otto i Pmt di BaBy, in forma tabulare in Fig. 1. Ogni fototubo (Hamamatsu mod. 3878)<br />
nella tabella è identificato con il suo serial number (SN), i 4 Pmt utilizzati per i canali a conteggio<br />
sono identificati con la lettera maiuscola A mentre i 4 Pmt utilizzati ad integrazione con B.<br />
La soglia analogica THR in mV per i 4 circuiti a conteggio di BaBy è stata determinata in modo da<br />
ottenere un numero di conteggi corrispondenti a quelli ricavati dai canali ad integrazione con i<br />
valori delle cariche anodiche medie trovate. Il valore operativo di THR=3.5 mV valido per tutti i<br />
canali è stato utilizzato in tutti gli esperimenti sia a terra che in volo.<br />
Infine, utilizzando lo spettrofotometro dell’Osservatorio Astronomico di Catania, abbiamo misurato<br />
per tutti i Pmt di BaBy l’efficienza di collezione a diverse lunghezze d’onda (cioè l’efficienza<br />
quantica del fotomoltiplicatore; Il prodotto dell’efficienza quantica del fotocatodo per l’efficienza di<br />
propagazione dinodica). Poiché lo spettrofotometro ha avuto alcuni problemi soprattutto alle basse<br />
lunghezze d’onda, i valori ottenuti sotto i 350 nm sono stati ritenuti non completamente attendibili.<br />
Sovrapponendo gli andamenti in funzione della lunghezza d’onda delle efficienze quantiche (QE)<br />
dei Pmt, così come misurate a Catania, con le efficienze quantiche del fotocatodo (QE) misurate<br />
dalla casa costruttrice (Hamamatsu) abbiamo ricavato i valori di QE corretti. I valori di QE di<br />
Catania, di QE fotocatodo e di QE corretto a diverse lunghezze d’onda per tutti e otto i Pmt di BaBy<br />
sono riportati in forma tabulare in Fig. 2. Per ognuno dei Pmt è evidenziata la media di QE corretta<br />
su tutta la banda di lunghezza d’onda UV. Nelle misure di fondo ultravioletto (background) tale<br />
parametro è utile in quanto il background è, in un ampio intervallo di lunghezze d’onda, abbastanza<br />
piatto.<br />
2. Calibrazione di UVScope al Mont Cenis (giugno 2003)<br />
La prima calibrazione di UVScope è stata effettuata sul campo, il 23 giugno del 2003 al Mont Cenis<br />
(Francia), proprio poco prima di effettuare la campagna di misure di Cerenkov riflesso nell’ambito<br />
dell’esperimento ULTRA. In questo esperimento UVScope doveva essere utilizzato sia in modalità<br />
a conteggio che ad integrazione di carica e la calibrazione è consistita nel determinare per la<br />
modalità a conteggio, i valori di soglia (THR in mV), da applicare sull’impulso anodico del Pmt e<br />
per la modalità ad integrazione i valori della carica anodica media per singolo impulso anod in<br />
funzione della tensione HV di alimentazione. Il parametro anod permette di trasformare la<br />
tensione in mV misurata ai capi della capacità del circuito di integrazione di carica (nell’intervallo<br />
di tempo dell’osservazione) al rate di impulsi al secondo, cioè al conteggio.<br />
5
Come già fatto con successo nel passato per l’esperimento BaBy, per la calibrazione si è usata la<br />
tecnica del Single Photon Counting, cioè della rivelazione a singolo fotone utilizzando come<br />
sorgente luminosa un Led verde (λ=470 nm). Regolando l’intensità e la durata del segnale luminoso<br />
emesso e posizionando opportunamente a una certa distanza il Led dal fotocatodo si è lavorato in<br />
regime di Single Electron Response (SER), cioè a singolo fotone, con un rate di conteggi superiore<br />
al rate di oscurità del Pmt. In pratica con una frequenza di accensione del Led di 1 MHz i conteggi<br />
misurati erano meno di 10000 al secondo (ben al di sopra comunque del rate di oscurità, “dark”, che<br />
è di una decina di conteggi al secondo).<br />
In Fig. 3 sono riportati i grafici dei conteggi misurati in funzione della soglia analogica a varie<br />
tensioni di alimentazione del Pmt (HV 700-1500 Volt). Il plateau è evidente in tutti i grafici e valori<br />
di soglia accettabili THR tra 4.5 e 5.5 mV possono essere utilizzati a secondo della HV applicata.<br />
In Fig. 4 sono riportati i grafici relativi ai valori di integrazione in mV misurati in 1/10 di sec in<br />
funzione dei conteggi misurati nello stesso intervallo di tempo. La sorgente luminosa in questo caso<br />
è stata fatta variare in modo da non superare i 30000-35000 conteggi al secondo. La relazione tra<br />
integrazione e conteggi è lineare a tutte le tensioni applicate (HV 700-1500 Volt). L’offset (cioè il<br />
valore dell’integrazione estrapolato a conteggio nullo, cioè senza neanche i conteggi “dark”) è<br />
dovuto a micro impulsi di ampiezza inferiore al mV che caricano la capacità del circuito di<br />
integrazione. Dai coefficienti angolari delle rette interpolanti, nota la capacità utilizzata nel circuito<br />
di integrazione (C int =1100 pF), si ricavano facilmente (vedi formule riportate in Fig. 4) i valori della<br />
carica media raccolta per impulso anod in pC/cnt a tutte le tensioni applicate. Questi valori,<br />
evidenziati in giallo nella tabella di Fig. 4, sono quelli che sono stati utilizzati per l’esperimento<br />
ULTRA.<br />
3. Calibrazione di UVScope in Laboratorio (ottobre 2003)<br />
Per caratterizzare in modo più preciso UVScope e valutarne la sua estrema sensibilità, soprattutto<br />
rispetto al suo precursore BaBy, si è rifatta nel mese di ottobre del 2003 la calibrazione presso il<br />
Laboratorio del nostro Istituto, dove si è anche comparata l’elettronica di Front-End a conteggio di<br />
UVScope con l’elettronica a conteggio di BaBy.<br />
In particolare, utilizzando la testa di UVScope, fotomoltiplicatore+collimatore, illuminando<br />
opportunamente il Pmt con una sorgente luminosa a Led UV e usando la stessa tecnica utilizzata<br />
nella calibrazione al Mont Cenis (cioè lavorando in regime di SER) si è inizialmente effettuato una<br />
serie di misure “campione” della carica anodica media del Pmt ( Pmt in pC/sec) mediante due<br />
strumentazioni standard e successivamente ricavato la stessa quantità direttamente dal Front-End di<br />
UVScope per confrontarla con le misure “campione”.<br />
Le strumentazioni standard utilizzate per le misure campioni di Pmt consistono essenzialmente<br />
la prima di un integratore di corrente, un modulo NIM della Ortec (Digital Current Integrator 439)<br />
che permette di misurare in un dato intervallo di tempo la piccola quantità di carica raccolta<br />
direttamente dall’anodo del Pmt, la seconda strumentazione consiste invece della classica catena<br />
spettroscopica costituita dal preamplificatore integratore di carica di precisione (Amptek A250) e un<br />
multicanale con ADC. Maggiori dettagli sulla strumentazione usata in Laboratorio, sul set-up<br />
utilizzato e sulla tecnica adottata sono riportati più avanti in appendice.<br />
In Fig. 5 sono riportati in tabella i risultati delle cariche anodiche “campione” e di quelle misurate<br />
con UVScope come funzione della tensione HV applicata al Pmt. In Fig. 6 sono riportati, invece,<br />
gli spettri, come misurati dalla catena a multicanale, della Single Electron Response (SER) del Pmt,<br />
prodotto da singoli fotoni provenienti dal Led, a varie tensioni HV di alimentazione. Il canale medio<br />
in ognuna di queste distribuzioni, come già detto in precedenza, ci fornisce direttamente la carica<br />
6
anodica media anod (in pC/cnt) a quella HV, mentre l’integrale dello spettro, che è uguale alla<br />
carica totale raccolta, diviso l’intervallo di tempo “vivo” (cioè quello reale meno il tempo morto) ci<br />
dà pmt (in pC/sec) che è uno dei due valori “campione” da confrontare con UVScope. Il picco<br />
secondario a sinistra del picco principale è dovuto probabilmente ai quei fotoelettroni che si<br />
moltiplicano a partire dal secondo stadio dinodico, a causa di una non corretta focalizzazione del<br />
fotoelettrone primario da parte dei campi elettrici presenti all’interno del fototubo. Per questa<br />
ragione pmt è stata ricavata integrando su tutta la distribuzione.<br />
Dalla tabella di Fig. 5, così come dal primo dei grafici riportati nella stessa figura, si nota che i<br />
valori della carica anodica raccolta (in pC/sec) quando il fototubo è in oscurità (valori “dark”) sono,<br />
entro qualche per cento, uguali nel caso di UVScope e dell’ORTEC 439 mentre differiscono<br />
abbastanza dai valori ricavati dal circuito spettroscopico (in Amptek A250 i valori sono infatti più<br />
bassi). La ragione è che UVScope, così come il Digital Current Integrator 439, sono sensibilissimi e<br />
raccolgono e integrano la “erbetta” (come si vedrebbe ad un oscilloscopio) di micro-impulsi di<br />
rumore (a media non nulla) presenti nel terminale anodico del Pmt. La soglia presente all’ingresso<br />
dell’ADC del multicanale taglia questi micro-impulsi e registra solo i veri impulsi “dark” del Pmt.<br />
La presenza di questi micro-impulsi, come già detto, giustifica l’offset presente nella relazione<br />
integrazione-conteggio come visto nella calibrazione al Mont Cenis. Ovviamente per la stessa<br />
ragione anche le pmt misurate a Led accesso differiscono nel caso UVScope-Ortec 439 dal caso<br />
Amptek A250. Tuttavia le pmt ricavate come sottrazione led-dark, che sono quelle significative<br />
in quanto sono le cariche anodiche indotte dai singoli fotoni emessi dal Led a cui viene sottratta<br />
l’erbetta di micro-impulsi, sono a tutte le tensioni HV di lavoro entro il 10% uguali in tutti e tre i<br />
metodi indipendenti di misura (si veda in Fig. 5 il secondo grafico e nella tabella le righe<br />
evidenziate).<br />
Un ulteriore conferma della bontà delle misure di pmt, e in particolare di quelle ottenute<br />
direttamente con UVScope, si evince confrontando i valori di pmt ottenuti in Laboratorio,<br />
ricalcolati in pC per singolo impulso, con quelli ricavati nella calibrazione di giugno al Mont Cenis.<br />
Per far questo sono stati misurati i rate di eventi mediante il circuito a conteggio di UVScope<br />
applicando all’uscita anodica, a tutte le tensioni HV di alimentazione, una soglia analogica di 5 mV<br />
(vedi la prima tabella di Fig. 7). Ad una data tensione il rapporto delle pmt e il rate misurato ci<br />
fornisce la carica anodica media per impulso ( anod = pmt / Rate). Nella tabella in basso di<br />
Fig. 7 si possono confrontare i valori di anod (in pC/cnt) ottenuti in Laboratorio con quelli del<br />
Mont Cenis. Come si vede anche dal secondo grafico in basso di Fig. 7 tali valori, alle tensioni di<br />
interesse (HV > 1200 Volt), differiscono di circa il 10%. I valori della carica anodica media per<br />
impulso anod misurate in Lab (o al Mont Cenis) sono dunque i valori misurati per UVScope con<br />
associato un errore (o incertezza di misura) del 10%.<br />
Come conclusione alla calibrazione in Laboratorio, utilizzando soltanto il Pmt di UVScope,<br />
abbiamo messo a confronto i rate di eventi misurati dal circuito elettronico a conteggio di UVScope<br />
(con soglie a 5 mV) con quello di BaBy a due differenti soglie (3.5 e 4.5 mV). I valori dei rate in<br />
funzione delle tensioni HV applicate al Pmt sono riportati nella prima tabella in alto di Fig. 7 e i<br />
valori dei rate led-dark (nella tabella le righe evidenziate) riportati nel primo grafico della stessa<br />
figura. Come si vede a tutte le tensioni di lavoro l’elettronica di UVScope è abbastanza più sensibile<br />
di quella di BaBy, raggiungendo il valore di saturazione, cioè il “vero” valore dei rate di eventi<br />
osservati, già a 1100-1200 Volt. Il circuito di BaBy invece a 1200 Volt e con una soglia di 3.5 mV<br />
(che sono le condizioni operative con cui BaBy ha lavorato negli esperimenti passati sia a terra che<br />
nei voli in pallone) mostra un deficit nella misura del rate di circa il 15%. Grazie ad UVScope<br />
adesso abbiamo un confronto diretto che ci permette di aggiustare le misure a conteggio di BaBy<br />
fatte nel passato che sono tutte sottostimate di almeno un 15%.<br />
7
4. Misure di fondo UV notturno (Background) con UVScope e BaBy effettuate<br />
in località Pomieri (settembre 2003)<br />
Per confrontare direttamente le capacità osservative di UVScope con quelle di BaBy e per effettuare<br />
una intercalibrazione tra i due strumenti, il 22 e 23 settembre 2003 si sono effettuate osservazioni di<br />
background notturno presso Pomieri (Piano Battaglia) un sito in alta montagna (a 1400 m di<br />
altezza) in provincia di <strong>Palermo</strong>. I dati sufficienti per la nostra analisi sono quelli relativi alla prima<br />
notte (22 settembre 2003). In Fig. 8 sono riportate due pagine del logbook dove si è evidenziato con<br />
delle frecce le osservazioni effettuate quella notte e dove risultano evidenti i dati relativi al set-up<br />
degli strumenti, l’orario delle osservazioni ed i files in cui sono stati conservati i dati. Tutte le<br />
osservazioni sono state fatte in una notte chiara e in assenza di luna e, posizionando sia UVScope<br />
che BaBy in direzione dello zenit. I Pmt di BaBy hanno lavorato alla tensione operativa HV di<br />
1200 Volt (la massima possibile, che è quella che è stata utilizzata nelle altre campagne di misura a<br />
terra e in volo) e il Pmt di UVScope alla tensione di saturazione HV di 1500 Volt. Abbiamo<br />
iniziato le osservazioni dopo l’una di notte (1° osservazione alle ore 1.15) in modo che fosse già<br />
transitato nel campo di vista di entrambi gli strumenti il piano galattico. In queste condizioni il<br />
cielo, come si vedrà più avanti dall’analisi dei dati, è risultato abbastanza stabile durante tutta<br />
l’osservazione. Per limitare ulteriormente le eventuali variabilità del cielo la durata di ogni<br />
osservazione effettuata è stata limitata a circa 10 min anche se, per il non trascurabile tempo morto<br />
degli strumenti, i dati utili si riducono solo a circa 3 min dei 10 min dell’osservazione, che è<br />
comunque un tempo sufficiente per accumulare una buona statistica. Si è osservato il cielo sia con<br />
UVScope che con BaBy in due differenti bande di lunghezza d’onda; A piena banda senza l’uso di<br />
alcun filtro e nella banda 300-450 nm relativo al filtro BG1. Poiché avevamo soltanto un filtro BG1,<br />
si è dovuto ruotarlo a turno nei quattro moduli integrazione+conteggio di BaBy e in UVScope. Così<br />
abbiamo per BaBy 4 osservazioni distinte (1 per ogni modulo integrazione+conteggio), e quindi<br />
quattro files, con il filtro BG1 ed un'unica osservazione ed un unico file con tutti e quattro i moduli<br />
(8 Pmt) a piena banda. Per UVScope abbiamo due files relativi alle due osservazioni a piena banda<br />
e con il BG1. UVScope in queste osservazioni è stato utilizzato solo in modalità a conteggio.<br />
I risultati delle osservazioni con UVScope sono riportati nelle Figg. 9 e 10, i risultati di BaBy in<br />
Figg. 11 e 12.<br />
In Fig. 9 sono riportati la curva di luce (grafico superiore) e la distribuzione della probabilità dei<br />
conteggi (grafico inferiore), a cui è stata sovrapposta un fit gaussiano, relativa all’osservazione fatta<br />
a piena banda, cioè senza alcun filtro. In alto, nella stessa figura, sono anche evidenziati la media su<br />
tutta l’osservazione dei conteggi al sec e il nome del file in cui sono accumulati i dati. La curva di<br />
luce mostra un andamento abbastanza piatto indice che il cielo si è mantenuto stabile durante tutta<br />
l’osservazione. La probabilità dei conteggi, come ci si aspetta, si distribuisce come una gaussiana e<br />
la larghezza σ trovata con il fit gaussiano è marginalmente superiore alla radice quadrata dei<br />
conteggi medi (σ = 1.05√cnt), indice ancora una volta della stabilità del cielo ma soprattutto della<br />
bontà e buona accuratezza della misura fatta con UVScope.<br />
Anche le osservazioni effettuate con il filtro BG1, come si vede in Fig. 10, hanno evidenziato una<br />
buona stabilità del cielo, anche se il rapporto σ/√cnt è un poco superiore (1.16). Il rate dei conteggi<br />
è ovviamente in questo caso più basso di quello dell’osservazione a piena banda.<br />
In queste due osservazioni UVScope ha funzionato abbastanza bene.<br />
In Fig. 11 sono riportati le curve di luce di tutte e otto i fotomoltiplicatori di BaBy (grafici a<br />
sinistra), 4 curve per i conteggi (grafico superiore) e quattro per l’integrazione (grafico inferiore), e<br />
nei grafici a destra le relative distribuzioni di probabilità, per l’osservazione effettuata a piena<br />
banda. In alto sono sempre evidenziati i conteggi medi al secondo per i quattro canali a conteggio e<br />
i valori di integrazione medi in mV/sec per i quattro canali ad integrazione. In questo caso, come si<br />
8
vede nei canali a conteggio, il rapporto della larghezza della gaussiana fittata rispetto alla radice<br />
quadrata dei conteggi è sensibilmente più alto rispetto a quanto trovato in UVScope (σ/√cnt > 1.4),<br />
il che indica un maggior rumore presente probabilmente nei cavi di connessione tra la testa e<br />
l’elettronica di BaBy. Bisogna tener presente, infatti, che a differenza di UVScope, dove<br />
l’elettronica e la testa (dove risiede il Pmt) sono abbastanza vicini ed integrati in un unico modulo,<br />
in BaBy l’elettronica e la testa sono separati fisicamente e connessi da cavi coassiali di 1 m di<br />
lunghezza circa (si noti inoltre che, senza alcuna manutenzione, l’intero strumento BaBy insieme<br />
con i cavi di collegamento è quello che è volato due volte a circa 40 km di altezza in due campagne<br />
di misura effettuate con palloni stratosferici). Il rumore presente nei cavi è, d’altra parte,<br />
platealmente evidente nel primo canale ad integrazione dove nella curva di luce riportata in grafico<br />
si vede come i punti siano scatterati in una fascia molto larga. La distribuzione di questi punti e<br />
ancora una gaussiana ma con un abnorme rapporto tra σ e la radice quadrata del valor medio<br />
dell’integrazione. La larghezza della distribuzione è infatti determinata, in questo caso,<br />
essenzialmente dal (dominante) rumore elettronico esterno che, essendo per sua natura casuale, è<br />
anch’esso distribuito gaussianamente. Tuttavia, come sarà evidente anche più avanti nell’analisi di<br />
comparazione tra gli otto canali di BaBy e tra questo e UVScope, il valore di integrazione medio in<br />
mV/sec trovato (cioè il canale di picco della distribuzione) è abbastanza coerente con i valori trovati<br />
in tutti gli altri canali.<br />
Ovviamente negli altri canali ad integrazione, non fortemente disturbati dal rumore esterno, non<br />
bisogna lasciarsi ingannare dal valore minore di uno trovato nel rapporto tra la larghezza σ e la<br />
radice quadrata del valor medio della distribuzione in quanto, dal punto di vista statistico, ciò che ha<br />
senso non è questo rapporto ma quello ottenuto tra le stesse quantità nella distribuzione di<br />
probabilità dei conteggi, cioè σ/√cnt (per rate dei conteggi affetti solo da fluttuazioni casuali tale<br />
distribuzione è la ben nota distribuzione di Poisson dove σ/√cnt=1). Questa ultima distribuzione si<br />
ottiene, note le cariche anodiche medie anod , dalla trasformazione dei valori di integrazione in<br />
conteggi. Utilizzando i valori delle anod , come più avanti ricavati, si trova che in questi tre<br />
canali ad integrazione poco “disturbati” i valori di σ/√cnt sono circa uguali a quelli ottenuti nei<br />
canali elettronici a conteggio (vedi Fig. 11-B), indicando che un minimo di rumore è pure presente<br />
nei cavi di connessione dei suddetti canali ad integrazione. Per i soli canali ad integrazione in<br />
Fig. 11-B abbiamo riportato, di nuovo e per comodità, le curve di luce e le distribuzioni di<br />
probabilità relativi ai valori di integrazione (grafici in alto) e (grafici in basso) le curve di luce e le<br />
distribuzioni di probabilità relativi ai conteggi che si ottengono dopo la trasformazione<br />
integrazione-conteggio.<br />
Infine in Fig. 12 sono riportati i risultati relativi all’osservazione di BaBy fatta con il filtro BG1. A<br />
parte differenze marginali i risultati sono abbastanza simili a quelli ottenuti a piena banda ad<br />
eccezione dei rate di conteggio e dei rate di integrazione che sono ovviamente più bassi rispetto a<br />
quelli misurati a piena banda.<br />
Anche per BaBy possiamo concludere che ha funzionato bene fornendo dati con una buona<br />
accuratezza.<br />
Per trasformare i valori delle tensioni (in mV/sec), misurati nei canali ad integrazione, in rate di<br />
conteggi al secondo è necessario, come già detto più volte, conoscere la carica anodica media per<br />
conteggio anod (in pC/cnt) per ognuno dei quattro canali di integrazione di BaBy. I Valori di<br />
dei canali di integrazione di BaBy misurati in Laboratorio nel 2001 sono oggi poco attendibili<br />
in quanto che è una misura del guadagno G del Pmt è, come è noto, soggetto a variazione a<br />
causa dell’invecchiamento del fototubo.<br />
Si possono ricavare i nuovi valori di utilizzando i dati di Pomieri. Gli si ricavano ognuna<br />
dal coefficiente angolare della relazione lineare che esiste tra l’integrazione e il conteggio e poiché<br />
abbiamo osservato il cielo in due differenti bande noi abbiamo almeno due punti nel grafico<br />
dell’integrazione in funzione del conteggio su cui interpolare la retta. Non avendo osservato il cielo<br />
9
nella doppia modalità conteggio-integrazione con lo stesso Pmt, la relazione può essere trovata tra il<br />
Pmt del canale ad integrazione ed un Pmt del canale a conteggio e ovviamente ognuno dei 4 canali<br />
ad integrazione può essere messo in relazione con ognuno dei 4 canali a conteggio. I risultati di tutte<br />
le possibili combinazioni sono riportati negli scatter-plot di Fig. 13. Nei 4 grafici i cluster dei punti<br />
in basso a sinistra corrispondono all’osservazione con il filtro BG1 mentre i cluster in alto a destra<br />
all’osservazione a piena banda.<br />
Come già fatto in precedenza, abbiamo calcolato, a partire dai coefficienti angolari α delle rette<br />
interpolanti i centroidi dei rispettivi cluster di punti (BG1-No Filter), le cariche anodiche medie<br />
INT per ognuno dei canali ad integrazione. I valori di INT sono stati ricavati rinormalizzando<br />
i valori di α con il rapporto tra le efficienze quantiche QE dei Pmt a conteggio rispetto a quelli ad<br />
integrazione. Le QE sono quelle misurati nel 2001 a Catania.<br />
Le formule utilizzate ed i risultati sono riportati in Fig. 13. Come si vede in ognuno dei 4 canali ad<br />
integrazione c’è una discreta differenza tra i valori di INT trovati quando questi canali sono<br />
correlati con i 4 canali a conteggio. Tuttavia mediando i valori di INT su tutti i canali a<br />
conteggio, cioè facendo la media nelle righe della matrice di INT (vedi Fig. 13), si possono<br />
trovare per ognuno dei 4 canali ad integrazione dei valori di INT mediati abbastanza attendibili,<br />
in quanto nella media gli errori sistematici insiti in un canale si possono compensare con gli errori<br />
presenti nell’altro canale.<br />
Un modo più semplice e diretto per ottenere i 4 valori di INT per i canali ad integrazione e<br />
quello di partire dai rate di conteggio e di integrazione in mV/sec misurati sia a piena banda che con<br />
il filtro BG1. Attribuendo ad ognuno dei Pmt ad integrazione un conteggio “osservato” uguale alla<br />
media pesata (con le QE) dei rate di conteggi misurati dai quattro canali a conteggio e<br />
rinormalizzando il valore ottenuto con la QE del Pmt ad integrazione, possiamo mettere in<br />
relazione, per ognuno dei canali ad integrazione, il valore di integrazione misurato con il rate di<br />
conteggio medio così trovato. Le formule utilizzate, il grafico dell’integrazione in funzione dei<br />
conteggi e gli INT trovati sono tutti riportati in Fig. 14. Come si vede i valori di INT<br />
differiscono del 1% rispetto a quelli trovati precedentemente.<br />
Assumiamo, per BaBy, quest’ultimi come i 4 nuovi valori di INT .<br />
5. Confronto tra UVScope e BaBy<br />
Abbiamo adesso tutti gli elementi per poter mettere a confronto gli otto canali di BaBy con il canale<br />
a conteggio di UVScope, così come viene fuori dalle osservazioni di Pomieri.<br />
Per quanto riguarda le osservazioni a larga banda (senza filtro) i risultati del confronto sono tutti<br />
riportati in Fig. 15. Qui per comodità abbiamo trascritto di nuovo i valori dei rate di conteggio e<br />
delle integrazioni in mV/sec precedentemente riportati. Per quest’ultimi abbiamo fatto la<br />
trasformazione del valore di integrazione in rate di conteggi usando le nuove cariche anodiche<br />
medie . Infine abbiamo riportato nella stessa colonna dei conteggi (Meas), il rate misurato da<br />
UVScope e il valor medio dei conteggi misurati da tutti e otto i canali di BaBy e, nella colonna<br />
accanto (∆meas), gli errori associati. I rapporti relativi tra il rate dei conteggi nei vari canali rispetto<br />
al valor medio di BaBy e i relativi errori sono riportati nelle due colonne adiacenti e nel grafico a<br />
sinistra della Fig. 15. Come si vede dal grafico per i quattro canali a conteggio di BaBy e per<br />
UVScope l’errore associato è quantificato soltanto come errore di misura (2%) mentre per i canali<br />
ad integrazione l’errore associato è più grande in quanto all’errore di misura si deve aggiungere<br />
l’errore che si fa nella stima di che, come abbiamo già visto, possiamo quantificare in una<br />
percentuale del 10%. Prima di andare avanti nel confronto, vogliamo subito far notare che se<br />
usiamo, nel calcolo dei rate di conteggi per i canali ad integrazione, i misurati in lab. nel 2001<br />
i valori dei conteggi ottenuti e quindi i relativi rapporti rispetto al valor medio di BaBy sono<br />
sottostimati rispetto a quelli ottenuti con i nuovi e, cosa più importante, mentre quest’ultimi si<br />
10
distribuiscono attorno al valor medio di BaBy, il cui rapporto per definizione è uguale ad 1, i valori<br />
con i vecchi sono tutte e quattro ben al di sotto di 1.<br />
Sempre nello stesso grafico di Fig. 15, abbiamo voluto evidenziare bene con due linee continue la<br />
grande differenza, un fattore 2, che c’è tra la media di BaBy e UVScope.<br />
Discuteremo ampiamente più avanti di questa importante discrepanza che emerge nell’osservazione<br />
di Pomieri tra BaBy e UVScope e di come questa possa essere spiegata.<br />
Prima di ciò, però, vogliamo far notare che se rinormalizziamo i conteggi con i QE dei Pmt misurati<br />
nel 2001 a Catania, i valori dei rapporti relativi degli otto canali di BaBy rispetto alla media di<br />
BaBy sono meno dispersi attorno ad 1, cioè più in accordo con la retta della media di BaBy (si veda<br />
il secondo grafico a destra della Fig. 15) di quanto non lo fossero i valori riportati nel primo grafico.<br />
Specialmente nei canali a conteggio la dispersione attorno ad 1, che nei dati non rinormalizzati non<br />
era trascurabile, adesso, tranne il primo canale, è realmente trascurabile come anche nei canali ad<br />
integrazione. L’errore associato ai nuovi punti è più grande perché oltre agli errori già discussi e<br />
all’errore associato alle QE misurate a Catania (che abbiamo quantificato in 5%) abbiamo aggiunto<br />
(sommato) un errore sistematico del 10% uguale per tutti i canali di BaBy, in buona parte dovuto<br />
alla non perfetta conoscenza che abbiamo dell’angolo solido degli 8 collimatori utilizzati su BaBy.<br />
Di fatto, come vedremo più avanti, mentre è perfettamente determinabile il valore teorico<br />
(geometrico) dell’angolo solido, non conosciamo come cambia questo valore se si tiene conto delle<br />
riflessioni sulle pareti interne del collimatore. Questo potrebbe anche spiegare perché il primo<br />
canale a conteggio di BaBy e più basso degli altri, anche se in questo caso non è da escludere un<br />
non perfetto funzionamento della soglia analogica (si ricordi che il BaBy a Pomieri è lo stesso,<br />
senza alcuna manutenzione, di quello utilizzato in passato nelle misure di terra e di volo). Anche al<br />
valore di UVScope abbiamo sommato all’errore di misura un errore sistematico del 10% in quanto<br />
del Pmt utilizzato non conosciamo l’efficienza quantica QE (non abbiamo nemmeno quella che in<br />
genere fornisce la casa costruttrice).<br />
Come si vede in Fig. 16, dove sono riportati i risultati dell’analisi relativa all’osservazione fatta con<br />
il filtro BG1, abbiamo ottenuto gli stessi risultati (con differenze davvero marginali) di quelli<br />
ottenuti nell’osservazione a piena banda. Anche in questo caso infatti la differenza tra il valore<br />
osservato da UVScope e quello osservato dalla media di BaBy è circa un fattore 2.<br />
Prima di spiegare questa discrepanza vogliamo far notare che, il fatto che abbiamo trovato un buon<br />
accordo in tutte e otto i canali di BaBy (entro l’errore anche il primo canale è in accordo), e poiché<br />
l’errore totale associato ai punti relativi ai singoli canali non supera il 20% e che la media dei<br />
conteggi di BaBy è praticamente uguale alla media calcolata dai conteggi rinormalizzati per le QE<br />
dei Pmt, da un punto di vista pratico, per l’analisi dei dati di BaBy (o anche per una re-analisi dei<br />
dati passati) possiamo considerare BaBy come un unico fototubo Pmt che osserva come rate dei<br />
conteggi il valore medio dei conteggi osservati dai 4 canali a conteggio e come integrazione il<br />
valore medio dei valori di integrazione in mV/sec osservati dai 4 canali ad integrazione.<br />
Praticamente, senza tenere conto di nulla cioè senza rinormalizzare, si mediano i valori misurati nei<br />
singoli canali e si attribuisce alle differenze osservate come dovuto all’errore sistematico dello<br />
strumento. Correlando il valore medio dei conteggi misurati con il valore medio delle integrazioni<br />
sia nel caso a piena banda che nel caso BG1 possiamo ricavare, dalla retta di correlazione, per<br />
questo Pmt “equivalente” un valore di che è praticamente uguale alla media dei valori delle<br />
cariche anodiche medie trovate precedentemente per i singoli canali di integrazione<br />
( = Σ INTi , vedi Fig. 13 e 14). Tutto quanto sopra detto, formule, risultati, grafico<br />
integrazione-conteggio, valore di e sua comparazione con precedentemente trovato<br />
sono riportati in Fig. 17.<br />
11
Ovviamente per l’analisi dei dati di BaBy sono importanti i rapporti relativi di ogni canale rispetto<br />
alla media di BaBy, i quali ci permettono di ricalcolare i conteggi osservati nei canali per i quali<br />
sono stati usati filtri a differenti larghezze di banda. Tali rapporti, per tutti i canali di BaBy, sono<br />
riportati insieme all’errore associato nelle colonne evidenziate in Fig. 15 e 16.<br />
6. Angolo solido efficace e fattore geometrico dei collimatori di BaBy e di<br />
UVScope<br />
Uno dei contributi alla discrepanza osservata tra UVScope e BaBy nelle misure di Pomieri è stato<br />
già individuato in Laboratorio (vedi paragrafo 3) dal confronto tra i rate misurati dal Front-End a<br />
conteggio di BaBy e quello misurato dall’equivalente di UVScope. In quel caso (vedi Fig. 7) il rate<br />
misurato dal Front-End di BaBy alla tensione di 1200 Volt (il valore operativo per BaBy) è più<br />
basso del rate misurato da UVScope, alla tensione di saturazione di 1500 Volt, di circa il 15% (si<br />
noti che UVScope è già praticamente saturato a 1200 Volt e i valori dei rate misurati a 1200 Volt e<br />
1500 Volt sono circa uguali).<br />
L’aver sottostimato i conteggi di BaBy di un 15% (si ricordi che tramite i valori calcolati di <br />
anche i conteggi ricavati per i canali di integrazione sono sottostimati della stessa quantità) non può<br />
chiaramente spiegare il fattore 2. E in ogni caso, come vedremo più avanti, prima di eseguire<br />
questa, comunque, non banale correzione abbiamo voluto confermare questa differenza del 15%<br />
con un osservazione congiunta UVScope-BaBy del cielo notturno di <strong>Palermo</strong> effettuata nel terrazzo<br />
del nostro Istituto.<br />
Un contributo sicuramente non trascurabile viene invece dal differente fattore geometrico G f dei<br />
collimatori di BaBy (tutti uguali fra loro ma, come abbiamo già sottolineato in precedenza, con<br />
possibili piccole differenze dovute alle riflessioni sulle pareti interne) da quello relativo al<br />
collimatore di UVScope.<br />
Operativamente Il fattore geometrico G f di un collimatore è definito come il prodotto dell’area<br />
dell’apertura di ingresso del collimatore A coll per l’angolo solido efficace sotteso al Pmt dal<br />
collimatore stesso . Ω eff (G f = A coll<br />
.<br />
. Ω eff ).<br />
Per quanto i collimatori di BaBy e quello di UVScope fossero stati costruiti per avere quasi lo<br />
stesso G f essi differiscono in realtà abbastanza. Anche costruttivamente il collimatore di UVScope è<br />
differente dai collimatori di BaBy. Quest’ultimi sono dei cilindri di 63.5 mm di altezza e un<br />
diametro di apertura di 6.7 mm (con i fotocatodi dei Pmt posti 4 mm più in basso del foro di uscita).<br />
Quello di UVScope invece è un collimatore di 68.9 mm di altezza (con il fondo direttamente a<br />
contatto con il fotocatodo), un diametro di apertura di 6.9 mm e un diametro delle pareti interne<br />
maggiore del diametro del fotocatodo, fatto apposta per minimizzare, rispetto a quelli di BaBy, le<br />
riflessioni interne.<br />
Ora, come si può facilmente dimostrare con calcoli analitici, piccole differenze nei parametri, quali<br />
altezza o raggio di apertura del collimatore, portano a una grande differenza nei valori di G f<br />
calcolati. Inoltre anche le espressioni analitiche per il calcolo di Ω eff e quindi di G f sono differenti<br />
nel caso del collimatore di UVScope rispetto a quelli di BaBy. In particolare la funzione<br />
trasmissione del collimatore ε(θ), che entra in gioco nel calcolo di Ω eff , è differente nei due casi; in<br />
BaBy è una funzione triangolare mentre in UVScope è una funzione triangolare a partire da un<br />
angolo θ min al di sotto del quale ε(θ) si mantiene uguale ad 1.<br />
Le equazioni che definiscono Ω eff e G f insieme alle formule analitiche derivate ed utilizzate per il<br />
calcolo di Ω eff , per entrambi i collimatori (UVScope e BaBy), e un disegno schematico dei due<br />
collimatori, sono tutti riportati in Fig. 18.<br />
L’unico problema è che per BaBy tutti i parametri in gioco sono noti per effettuare il calcolo<br />
mentre per UVScope non conosciamo il diametro effettivo del fotocatodo. Il diametro esterno del<br />
fotomoltiplicatore e di 10 mm e l’Hamamatsu (la casa costruttrice) dichiara che il diametro del<br />
12
fotocatodo sensibile è non inferiore ad 8 mm e compreso tra 8 e 9 mm. Un incertezza di 1 mm si<br />
traduce in un differenza troppo grande nel valore di G f .<br />
7. Misure di UVScope e BaBy del cielo notturno di <strong>Palermo</strong> effettuate nel<br />
terrazzo del nostro Istituto (ottobre 2003)<br />
Per risolvere questo problema abbiamo effettuato il 31 ottobre del 2003 delle osservazioni del cielo<br />
notturno di <strong>Palermo</strong> sul terrazzo del nostro Istituto con UVScope e BaBy.<br />
Abbiamo scelto per le misure una notte limpida e senza luna. Grazie alla uniforme illuminazione<br />
diffusa prodotta dalle luci di <strong>Palermo</strong> il cielo si è mantenuto quella notte sufficientemente stabile in<br />
tutto il periodo di osservazione. Malgrado la maggiore luminosità del cielo di <strong>Palermo</strong>, rispetto ad<br />
esempio al cielo più scuro di Pomieri, il fotomoltiplicatore ha comunque lavorato in condizioni<br />
lontane dalla saturazione.<br />
In una prima serie di osservazioni all’interno del collimatore di UVScope abbiamo aggiunto una<br />
maschera con un foro di diametro noto (φ = 7.9 mm) direttamente sopra il fotocatodo del Pmt in<br />
modo tale da vincolare a questo valore il diametro sensibile del fotocatodo, così da rendere possibile<br />
il calcolo del fattore geometrico G f del collimatore con la maschera. Dal confronto di queste misure<br />
con quelle fatte con il fotocatodo libero si può risalire al vero fattore geometrico G f del collimatore<br />
di UVScope.<br />
Utilizzando solo la testa (Pmt+collimatore con maschera) di UVScope abbiamo anche effettuato<br />
una serie di misure a due diverse tensioni HV di lavoro (1200 e 1500 Volt) per confrontare<br />
direttamente e con osservazioni del cielo i Front-End relativi ai canali a conteggio e ad integrazione<br />
di UVScope e di BaBy e di confrontare i risultati ottenuti con quelli di Laboratorio (vedi paragrafo<br />
3).<br />
In Fig. 19 sono riportati in tabella i risultati delle misure e le informazioni essenziali relative a<br />
quelle misure. Come già detto, il cielo, almeno diciamo dopo la mezzanotte, si è mantenuto<br />
abbastanza stabile ma lo abbiamo comunque monitorato con un terzo strumento HAM (un Photon<br />
Counting Detector dell’Hamamatsu) in modo da correggere i valori trovati in UVScope e BaBy per<br />
le variazioni del cielo.<br />
I valori rinormalizzati delle osservazioni, al valore del cielo misurato con HAM alle ore 23 e 54,<br />
sono riportati ed evidenziati nell’ultima colonna di Fig. 19, dove sono anche riportati ed evidenziati<br />
i valori dei conteggi osservati dal rivelatore HAM.<br />
8. Risultati delle osservazioni del cielo notturno di <strong>Palermo</strong><br />
8.1 Calcolo dei fattori geometrici G f dei collimatori di UVScope e di BaBy<br />
Siamo in grado adesso di calcolare i fattori geometrici G f di entrambi i collimatori, ed in particolare<br />
del collimatore di UVScope, utilizzando i risultati delle osservazioni del cielo relativi alla prima<br />
serie di misure riportate nella tabella di Fig. 19.<br />
Utilizzando le formule riportate in Fig. 18 abbiamo calcolato i G f del collimatore di UVScope e di<br />
BaBy e i risultati sono riportati in Fig. 20.<br />
Il rapporto tra il rate medio dei conteggi misurati in UVScope quando il fotocatodo è oscurato dalla<br />
maschera rispetto a quello relativo al fotocatodo libero è uguale al rapporto tra il G f del collimatore<br />
con la maschera rispetto a quello relativo al collimatore nudo.<br />
Il fattore geometrico del collimatore di UVScope con la maschera, calcolato analiticamente, è<br />
risultato essere uguale a G f =0.4804 mm 2. sr. Da questo, utilizzando il rapporto dei rate di conteggi<br />
misurati con e senza maschera, ricaviamo un fattore geometrico per il collimatore nudo di UVScope<br />
13
di G f =0.5842 mm 2. sr. Abbiamo quindi calcolato analiticamente per quale diametro effettivo del<br />
fotocatodo si ottenga questo valore di G f e abbiamo trovato un diametro efficace di 8.92 mm che è<br />
perfettamente compatibile con quanto dichiarato dalla casa costruttrice.<br />
Dunque assumiamo questo valore di G f come fattore geometrico del collimatore di UVScope.<br />
Abbiamo infine calcolato il fattore geometrico dei collimatori di BaBy, che è risultato essere uguale<br />
a G f =0.4078 mm 2. sr.<br />
Questo ci dà un rapporto tra i G f di UVScope e BaBy pari a 1.433.<br />
Dunque il collimatore di UVScope è, per così dire, più “luminoso” del 43.3% rispetto a quello di<br />
BaBy e questo è sicuramente una differenza non trascurabile.<br />
8.2 Confronto tra la sensibilità di UVScope e quella di BaBy e relazione tra<br />
le misure del cielo e quelle ottenute in Laboratorio<br />
Le osservazioni del cielo notturno di <strong>Palermo</strong> ci hanno anche permesso di valutare la differenza tra<br />
l’elettronica di Front-End di UVScope rispetto a quella di BaBy ed di confrontare i risultati di tali<br />
misure con quelle ottenute con le stesse elettroniche in Laboratorio.<br />
I risultati delle misure fatte alle tensioni HV applicate di 1200 e 1500 Volt (vedi ultima colonna di<br />
Fig. 19) sono riportati in grafico in Fig. 21, dove sono anche riportate le curve del rate di conteggi<br />
led-dark in funzione delle tensioni HV applicate ottenute in precedenza in Laboratorio (vedi primo<br />
grafico di Fig. 7). Tutti i valori sono stati ovviamente normalizzati al valore misurato a 1500 Volt.<br />
Come si vede chiaramente il valore misurato a 1200 Volt con l’elettronica a conteggio di BaBy<br />
(rappresentato nel grafico con il quadrato in basso a sinistra) si trova esattamente su una delle curve<br />
del rate misurato in Laboratorio con la stessa elettronica. Tale valore, che è quindi in accordo con<br />
quanto già trovato, è più basso rispetto al valore saturato di circa il 16%.<br />
Le misure effettuate con l’elettronica di UVScope hanno dato sia a 1200 che a 1500 Volt, entro<br />
qualche per cento, un valore uguale al valore di saturazione sia con la catena a conteggio che con<br />
quella ad integrazione (quadrati e triangoli in alto) e anch’essi sono perfettamente in accordo con le<br />
misure di Laboratorio.<br />
E, come era da aspettarsi, anche il valore della misura ottenuta con il canale ad integrazione di<br />
BaBy a 1200 Volt (triangolo più in alto a sinistra) è uguale al valore ottenuto con UVScope, cioè al<br />
valore di saturazione. In questa misura và richiamata l’attenzione e ricordato che essa è stata<br />
effettuata utilizzando la testa di UVScope e che, per la trasformazione del valore di integrazione in<br />
rate di conteggi, si è usato come valore di quello del fototubo di UVScope a 1200 Volt così<br />
come è stato determinato in Laboratorio e al Mont Cenis.<br />
Solo la misura effettuata (per scrupolo) con l’elettronica a conteggio di BaBy a 1500 Volt ha dato<br />
un risultato leggermente in disaccordo con la misura di Laboratorio, il che può essere imputato,<br />
vista l’ora tarda dell’osservazione (l’ultima della serata), ad un nostro errore di misura.<br />
L’informazione importante comunque acquisita dall’osservazione del cielo di <strong>Palermo</strong> è che, come<br />
già trovato in Laboratorio, alla tensione operativa di 1200 Volt il valore della misura del cielo<br />
effettuata con l’elettronica di BaBy a conteggio è sottostimata di un 16% rispetto al valore “vero” e<br />
che quindi anche i valori dei conteggi (così come, attraverso i , i valori dei conteggi derivati dai<br />
canali di integrazione) ottenuti dall’osservazione del cielo notturno di Pomieri sono sottostimati del<br />
16%.<br />
Conclusione<br />
Se si riprendono i valori delle misure di Pomieri, per esempio quelli dell’osservazione fatta nella<br />
banda del filtro BG1, è si rinormalizza il valore della misura di UVScope al valore che avrebbe se<br />
14
osservasse il cielo con un fattore geometrico come quello dei collimatori di BaBy (cioè diminuendo<br />
del 43.3% il valore misurato) e viceversa rinormalizzando i valori dei conteggi misurati da BaBy al<br />
valore di saturazione (cioè aumentandoli del 16%), si trova che entro l’errore stimato anche il valore<br />
misurato da UVScope è in accordo con i valori misurati dagli otto canali di BaBy, come si vede nel<br />
grafico di Fig. 22.<br />
Il fattore 2 trovato nelle misure non rinormalizzate tra UVScope e BaBy nell’osservazione del cielo<br />
di Pomieri è quindi perfettamente spiegato.<br />
Così come un problema alle soglie potrebbe essere la spiegazione del valore leggermente più basso<br />
misurato dal primo canale a conteggio di BaBy rispetto agli altri (anche se con l’errore è dentro la<br />
media di BaBy), il valore leggermente più alto di UVScope (anche se con l’errore anch’esso è<br />
dentro la media di BaBy) può essere imputato all’efficienza quantica del Pmt che non è conosciuta;<br />
Un valore di QE più alto solo del 10% rispetto alla media delle QE dei Pmt di BaBy porta la misura<br />
di UVScope perfettamente in linea con quella della media di BaBy (nel grafico, il punto più a<br />
destra).<br />
Vogliamo inoltre sottolineare che, come già detto in precedenza (paragrafo 5), da un punto di vista<br />
pratico per l’analisi dei dati di BaBy si può fare riferimento alle colonne evidenziate in Fig. 22,<br />
dove sono riportati i rapporti tra i conteggi dei canali di BaBy rispetto alla media dei conteggi di<br />
BaBy e i relativi errori associati. I conteggi per i canali ad integrazione sono stati ricavati con i<br />
nuovi rinormalizzati ed il nuovo valore medio (la media sui canali ad integrazione) della carica<br />
anodica del Pmt equivalente per BaBy medio è: = 0.176 pC/ph.<br />
Infine, vogliamo concludere questa relazione sintetizzando tutto il lavoro fatto nelle seguenti<br />
affermazioni:<br />
• BaBy è uno strumento con una buona sensibilità che ha misurato il fondo UV<br />
notturno, sia in osservazioni fatte a terra che dall’alto in palloni stratosferici,<br />
fornendo risultati coerenti e di buona attendibilità. Alla luce di quanto visto, i valori<br />
misurati vanno però tutti corretti in eccesso di un fattore percentuale pari al 15%. I<br />
valori così corretti sono, entro un errore stimato non superiore al 15-20%, i “veri”<br />
valori osservati.<br />
• UVScope è uno strumento ancora più raffinato ed è più sensibile rispetto a BaBy. I<br />
valori di conteggio misurati a 1000-1200 Volt sono già praticamente uguali a quelli<br />
ottenuti alla tensione di saturazione e quindi uguali ai valori “veri”. UVScope è<br />
inoltre uno strumento compatto (il che minimizza il rumore elettronico dovuto a fonti<br />
di disturbo esterne) e abbastanza versatile. Come degno successore di BaBy,<br />
UVScope è senza dubbio uno strumento che fornisce risultati di alta attendibilità e, se<br />
si conoscono alcuni parametri come per esempio l’efficienza quantica del Pmt, con<br />
piccoli errori.<br />
• L’errore di misura associato ai valori osservati sia con BaBy che con UVScope può<br />
essere notevolmente ridotto, diciamo sotto il 10%, se si misurano con più<br />
accuratezza le efficienze quantiche dei Pmt e soprattutto se si misurano<br />
sperimentalmente i fattori geometrici dei collimatori utilizzati nei due strumenti (per<br />
esempio per confronto con un collimatore tarato). In tal caso BaBy e ancor più<br />
UVScope sarebbero strumenti di alta affidabilità e precisione.<br />
15
Appendice<br />
Per determinare la sensibilità dei Front-End elettronici di UVScope e di BaBy, si sono effettuate<br />
misure utilizzando come rivelatore di luce il Pmt Hamamatsu mod. 3878, integrato nella testa di<br />
UVScope, illuminato opportunamente da una sorgente luminosa a Led UV.<br />
Inizialmente vengono effettuate due misure “campione” della carica anodica del Pmt mediante<br />
strumentazione standard. La prima misurando direttamente la carica con lo strumento Digital<br />
Current Integrator 439 Ortec, la seconda mediante una catena a Multicanale.<br />
Le successive misure consistono nel rilevare la carica integrata nei due Front-End per confrontarli<br />
con le misure campione.<br />
Componenti, schemi e strumenti utilizzati per le misure in Laboratorio.<br />
- Pmt Hamamatsu mod. 3878 serial number JA0730,<br />
- Led UV del tipo Toyoda Gosei E1S19-OPOA7B (λ 374 nm ÷ 401 nm, Pot. Ottica 2.5 mW ÷ 4.1<br />
mW, 110°)<br />
- schema di alimentazione del Led UV, Fig. A<br />
- Schema Gated Integrator di entrambi i Front-End, Fig. B<br />
- Schema UVScope Counter, Fig. C<br />
- Schema BaBy Counter, Fig. D<br />
- Pulse Generator HP 8110A<br />
- Counter HP 53131<br />
- Digital Current Integrator Ortec 439<br />
- Charge Integrator Amptek A250<br />
- Shaping Amplifier Ortec 570<br />
- Multicanale Amptek mod. MCA 8000°<br />
- Photon Counting Hamamatsu model H7155<br />
Disposizione fisica del Pmt e del Led e tipo di emissione UV generata:<br />
Implementazione della tecnica del Single Photon Counting.<br />
Al fine di poter calcolare la carica anodica media, il Pmt deve operare, quanto più possibile, in<br />
Single Photon Counting.<br />
Il Led è impulsato dal Pulse Generator HP 8110A attraverso il circuito di Fig. A (vedi più sotto).<br />
Gli impulsi anodici amplificati sono contati dal Counter HP 53131. L’impulso idoneo a pilotare il<br />
Led per emettere in media un fotone, è risultato di circa 7 V per 3 nsec. Posizionando il Led in asse<br />
e a pochi centimetri dal fotocatodo del Pmt e impulsandolo a 100 Khz e a 1 MHz, la frequenza degli<br />
impulsi anodici misurati è risultata essere inferiore al 10% della frequenza del Led. In queste<br />
condizioni però è ancora rilevante la probabilità che ad ogni evento arrivino contemporaneamente<br />
più di 1 fotone. Allontanando il Led di circa 1 metro mantenendolo in asse al Pmt, la probabilità di<br />
rilevare ad ogni evento un solo fotone al fotocatodo diventa quasi uno (a meno di 1/100 o anche<br />
meno) che è la specifica per il Pmt di lavorare in regime di Single Electron Response. Si è misurato<br />
in queste condizioni che per 1 milione di impulsi di eccitazione del Led, circa ventimila fotoni sono<br />
convertiti dal fotocatodo.<br />
Tale set-up sperimentale (disposizione e modalità di emissione UV) è restato inalterato per tutte le<br />
sessioni di misura ed è indicata come modalità “led”. Le misure effettuate con il Led spento e il<br />
fototubo in oscurità sono indicate come modalità “dark”.<br />
16
Misure della carica anodica mediante lo strumento Digital Current Integrator, Ortec<br />
439.<br />
In questa misura campione, l’uscita anodica del pmt è inviata direttamente all’ingresso del Digital<br />
Current Integrator per misurare la carica totale integrata in 1 secondo.<br />
Impostando l’alta tensione del Pmt da 800 V a 1500 V, a passi di 100 V, si ottiene un set di misure.<br />
Il primo set di misure viene eseguito in modalità dark, il secondo in modalità led.<br />
Misure di Integrazione mediante la catena multicanale standard.<br />
In questa misura campione, l’uscita anodica del Pmt è direttamente inviata ad una catena standard<br />
così composta:<br />
Charge Integrator Amptek A250, 10 usec decay time e con un uscita calibrata di un 1 Volt/pC.<br />
Ortec Shaping Amplifier mod. 570, impostato con uno shaping time di 500 nsec e guadano G=1.<br />
Multicanale Amptek mod. MCA 8000A<br />
Le misure vengono eseguite impostando per tutti gli spettri un tempo netto di accumulo di 100 sec<br />
“Live” (cioè corretto per il tempo morto) per ogni valore di alta tensione del Pmt, da 800 V a<br />
1500 V a passi di 100 V.<br />
Per ricavare la carica effettiva raccolta e quindi la carica anodica media dai conteggi, vengono<br />
condotti due set di misure, la prima in modalità dark e la seconda in modalità led. La carica anodica<br />
media effettiva si trova sottraendo la carica ottenuta in modalità dark da quella ottenuta in modalità<br />
led.<br />
Misure di Integrazione mediante il Front-End di UVScope.<br />
Il segnale anodico è inviato al Gated Integrator di UVScope rappresentato in Fig. B. A secondo<br />
della capacità d’integrazione selezionata, il Gated Integrator può convertire rispettivamente la carica<br />
di 1 pC in una tensione di 10 mV (C=100 pF) o in ∼1 mV (C=1100 pF).<br />
Le misure vengono eseguite impostando la capacità a 1100 pF e un tempo di integrazione di 500<br />
msec per ogni valore di alta tensione del Pmt, da 800 V a 1200 V a passi di 100 V. Da 1300 V a<br />
1500 V i tempi di integrazione si impostano rispettivamente a 400 msec, 300 msec e 200 msec, per<br />
non far saturare il circuito di integrazione.<br />
Il primo set di misure viene eseguito in modalità dark, il secondo in modalità led.<br />
La carica integrata viene campionata a 10 Mhz dall’UVScope Sampler che congela i campioni in<br />
memoria per la successiva analisi.<br />
Misure di conteggio con UVScope.<br />
Il circuito di conteggio di UVScope è rappresentato in Fig. C. Il segnale anodico è amplificato 10<br />
volte da un amplificatore con banda passante di 1 Ghz e discriminato da un comparatore (AD8611)<br />
con 50 mV di overdrive a 100 Mhz. L’uscita bufferata del comparatore viene inviata al contatore<br />
HP mod. 53131A.<br />
Le misure sia in modalità dark che in modalità led, vengono eseguite impostando un tempo di<br />
integrazione di 500 msec per ogni valore di alta tensione del Pmt, da 800 V a 1500 V a passi di<br />
100V.<br />
17
Misure di conteggio con BaBy.<br />
La misura consiste nel ripetere le sequenze suddette utilizzando la testa di UVScope e lo stesso<br />
fotodiodo impiegato per le misure di UVScope ma applicati al Front-End di BaBy.<br />
Il circuito di conteggio di BaBy è rappresentata in Fig. D<br />
Le misure sia in modalità dark che in modalità led, vengono eseguite impostando un tempo di<br />
integrazione di 1sec per ogni valore di alta tensione del Pmt, da 800 V a 1500 V a passi di 100V.<br />
Figure.<br />
Fig. A. Circuito di alimentazione del fotodiodo.<br />
Fig.B. Circuito di Integrazione di UVScope.<br />
Fig. C. Circuito di conteggio di UVScope.<br />
Fig. D. Circuito di conteggio di BaBy.<br />
18
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19