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0-TESTO COMPLETO.pdf - Fondazione Santa Lucia

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Sezione III: Attività per progetti<br />

INTRODUZIONE<br />

L’abilità e l’autonomia nel cammino è un’importante attività della vita<br />

quotidiana. Per la maggior parte delle persone tale attività è semplice e non<br />

faticosa ma per altri invece può risultare molto più complessa. In particolare<br />

gli individui che sono stati sottoposti ad amputazione trans-tibiale devono<br />

imparare ad adattarsi alla perdita di muscolatura e alle alterate sensazioni<br />

che provengono dal terreno, non più mediate dai recettori nervosi posti a<br />

livello plantare ma dalla cute del moncone a contatto con l’invaso protesico<br />

[Galey 1994]. L’individuo amputato durante il cammino deve inoltre imparare<br />

a gestire la protesi che deve consentire di riprodurre uno schema del passo<br />

più fisiologico possibile. Più lo schema del passo si discosta da quello fisiologico,<br />

più evidenti compensi si verranno a creare, con conseguente aumento<br />

del costo energetico della deambulazione [Waters 1999]. Se aumenta il costo<br />

energetico della deambulazione, l’energia richiesta al soggetto per camminare<br />

sarà più alta e quindi maggiore lo sforzo percepito per percorrere una determinata<br />

distanza. Il soggetto amputato per ridurre la sensazione di fatica<br />

ridurrà la velocità di avanzamento. È noto che più alto è il livello d’amputazione<br />

maggiore è il costo energetico della deambulazione e minore, di conseguenza<br />

la velocità di avanzamento [Waters 1976; Genin 2008]. Negli amputati<br />

trans-tibiali (TT) si è calcolato un aumento dell’energia metabolica richiesta<br />

durante la deambulazione variabile dal 15 al 55% [Gailey 1994; Ganguli 1974;<br />

Gonzales 1974; Waters 1999]. È dunque importante utilizzare delle componenti<br />

protesiche che possano rendere la deambulazione il più possibile simile<br />

a quella fisiologica per migliorare la mobilità dei soggetti amputati.<br />

Il piede protesico – Riguardo al piede protesico diversi studi [Casillas 1995;<br />

Macfarlane 1997] hanno portato alla conclusione che il piede in carbonio a<br />

restituzione di energia (Flex Foot), rispetto al tradizionale piede SACH<br />

(ammortizzatore al tallone ad asse singolo), riduce il costo energetico della<br />

deambulazione camminando a velocità sostenuta. Inoltre il piede dinamico<br />

Flex permette una più intensa propulsione e stabilità rispetto al piede SAFE<br />

(piede a caviglia stabile con endoscheletro flessibile) [Underwood 2004]. Si<br />

può dunque affermare che, ad oggi, per un amputato dinamico il piede ideale<br />

sia un piede a restituzione di energia tipo Flex Foot.<br />

Recentemente è stato messo in commercio un piede protesico a controllo<br />

elettronico dell’angolo d’inclinazione dell’asse del piede in relazione al passo ed<br />

al terreno. Tale piede è denominato Proprio Foot ® ed è commercializzato dalla<br />

Össur. Il dispositivo, cambiando adeguatamente l’inclinazione, è in grado di<br />

adattarsi al terreno, modifica l’approccio in presenza di scale e pendenze ed<br />

aiuta ad alzarsi e a sedersi in maniera fisiologica. L’utilizzatore non deve più<br />

concentrarsi ad ogni singolo passo e pensare a come affrontare un ostacolo,<br />

una scala o una pendenza perchè il Proprio Foot ® riconosce il momento in cui<br />

la punta della protesi si stacca dal terreno e la solleva in maniera corretta. Il<br />

funzionamento è basato sulla presenza di sensori (accelerometrici) che riconoscono<br />

il movimento del piede nello spazio e inviano i segnali a degli attuatori<br />

che modificano l’inclinazione del piede per indirizzarlo verso la traiettoria corretta<br />

(sulla base di modelli di andatura memorizzati).<br />

656 2009

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