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0-TESTO COMPLETO.pdf - Fondazione Santa Lucia

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Neurologia clinica e comportamentale<br />

dello stimolo (repetition suppression) si poteva osservare in regioni anteriori<br />

del ventral stream anche se il target variava rispetto al prime per<br />

dimensioni e orientamento [Vuilleumier et al. 2002]. Diversamente, nelle<br />

regioni più precoci/posteriori del ventral stream la repetition suppression<br />

viene elicitata soltanto dalla ripetizione di stimoli percettivamente identici<br />

[Kouttstaal et al. 2001]. Sebbene numerose evidenze sperimentali dimostrino<br />

come le stazioni gerarchicamente alte del Ventral Stream codifichino<br />

per aspetti sempre più astratti degli stimoli visivi, non è stato ancora possibile<br />

individuare con certezza un livello così astratto da coincidere con<br />

quello che dal punto di vista funzionale corrisponde alle rappresentazioni<br />

strutturali. In linea di principio, un sostrato nervoso con queste caratteristiche<br />

dovrebbe rispondere alle immagini di oggetti reali e non ad immagini<br />

chimeriche di oggetti tridimensionali non esistenti. In pratica tuttavia molto<br />

poche e di dubbia interpretazione sono le evidenze sperimentali che confermano<br />

questo stato di cose. Il dato principale è infatti che la maggior parte<br />

del sostrato visivo che risponde selettivamente a stimoli visivi con una<br />

chiara interpretazione tridimensionale (se confrontati con stimoli più elementari<br />

o frammentati) non è sensibile alla differenza tra oggetti esistenti e<br />

oggetti chimerici [Grill-Spector et al. 2001]. Il secondo dato è che nei pochi<br />

studi in cui è stato possibile dimostrare una risposta differenziale per<br />

oggetti reali vs. chimere, per esempio tramite l’osservazione di una regione<br />

dove l’effetto priming fosse differenziale per oggetti vs. chimere [Vuilleumier<br />

et. al. 2002; Kouttstaal et al. 2001], non è possibile escludere che gli<br />

oggetti reali differissero dalle chimere non in quanto dotati di rappresentazioni<br />

strutturali bensì ad un livello gerarchicamente più basso delle rispettive<br />

caratteristiche visive.<br />

Il presente esperimento si propone di ovviare a questi problemi investigando<br />

il locus della rappresentazione strutturale tramite il confronto tra stimoli<br />

visivi perfettamente identici a tutti i livelli dell’analisi visiva (tranne<br />

ovviamente quello della rappresentazione strutturale stessa). Per ottenere questo<br />

utilizzeremo sequenze di immagini in cui il soggetto ritratto (es. un’automobile)<br />

appare progressivamente degradato fino a divenire irriconoscibile. La<br />

variabile critica sarà il verso con cui verranno proposte ai soggetti sperimentali<br />

le stesse sequenze durante l’acquisizione di immagini in fMRI; ovvero dal<br />

degradato al nitido (sequenza aggregante) o dal nitido al degradato (sequenza<br />

disgregante). In tal modo riteniamo di poter modulare la porzione della<br />

sequenza durante la quale la rappresentazione strutturale resterà attiva. Più<br />

lunga nelle sequenze disgreganti e più breve nelle sequenze aggreganti. Per<br />

controllare questa previsione i soggetti avranno il compito di premere un<br />

tasto nel momento in cui rispettivamente avviene (nelle sequenze aggreganti)<br />

o cessa (nelle sequenze disgreganti) il riconoscimento dell’oggetto raffigurato.<br />

La nostra ipotesi che lo stato di riconoscimento (e la conseguente attivazione<br />

della rappresentazione strutturale) duri più lungo nelle sequenze disgreganti<br />

si basa sul dato noto in letteratura per cui la preventiva esposizione ad uno<br />

stimolo integro (ad esempio una parola scritta) ne facilita il riconoscimento in<br />

condizioni degradate. Per controllare che l’effetto comportamentale che ci<br />

aspettiamo di osservare non sia l’espressione di processi più elementari<br />

2009 337

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