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0-TESTO COMPLETO.pdf - Fondazione Santa Lucia

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Sezione II<br />

STANDARD PER UNA CORRETTA<br />

ESECUZIONE DELL’ESAME ECOGRAFICO<br />

Antonio Aliotta – <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, Roma<br />

Giovanna Ferraioli – IRCCS San Matteo, Pavia<br />

Tito Livraghi – Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (Mi)<br />

Il documento vuole essere una sorta di traccia o di check-list per la corretta<br />

esecuzione dell’esame ecografico.<br />

A fronte della crescente difformità nella modalità di esecuzione e di<br />

refertazione per ciascun organo e della diversa importanza attribuita dai<br />

differenti operatori a questo o a quell’aspetto, si è avvertita, da più par parti,<br />

la necessità di uniformare i “ modi ” dell’esame ecografico e quindi di identificare<br />

degli “ standard ” a cui debba attenersi chiunque utilizzi la metodica.<br />

Questo sia a tutela degli utenti (che possono trovarsi vittime involontarie di<br />

operatori inesperti), sia di chi opera con professionalità ma che può trovarsi<br />

a difendere il proprio operato davanti a colleghi quando non davanti al<br />

magistrato. A volte, infatti, sussiste un’alterata percezione di qualità nei<br />

riguardi dell’esame ecografico, che spesso viene giudicato dai profani (includendo<br />

nella categoria pazienti, giudici e medici non ecografisti) con parametri<br />

non sempre corretti.<br />

Per l’elaborazione di queste raccomandazioni ci si è avvalsi della collaborazione<br />

di specialisti di indiscussa autorevolezza. A costoro è stato richiesto,<br />

per gli organi e gli apparati di competenza, di fare riferimento a un referto<br />

standard e di indicare quindi, organo per organo, su quali aspetti ogni operatore<br />

debba pronunciarsi nel proprio referto.<br />

È stato inoltre richiesto di fornire indicazioni estremamente restrittive (e<br />

motivate) sulla rilevazione di misure e alla loro menzione nel referto. È,<br />

infatti, ben consolidato il fatto che, in molti casi, la misurazione di un organo<br />

in termini strettamente numerici non è standardizzata, e fornisce dati che soffrono<br />

di enormi differenze intra- e inter-operatore a causa della presenza di<br />

molte variabili che rendono il risultato poco riproducibile e non confrontabile.<br />

Tali dati numerici sono poi, in più casi, di scarso o nullo rilievo clinico e<br />

la loro apparente modifica nel tempo può ingenerare dubbi nel collega committente<br />

l’esame e attivare iter diagnostici non necessari. Inoltre, riportare nel<br />

referto misure con pretesa di precisione significa, potenzialmente, fornire<br />

un’apparenza di meticolosità a esami che, forse, sono stati eseguiti da operatori<br />

non adeguatamente addestrati.<br />

Anche per la volumetria delle lesioni focali si è richiesto agli esperti di<br />

indicare, con motivazione, i casi in cui sia obbligatorio riportare i tre diametri<br />

della lesione o quando sia invece sufficiente riferire il solo diametro<br />

massimo. Ciò perchè, essendo ogni misura gravata da errore, il rilievo dei<br />

tre diametri e il conseguente calcolo del volume può amplificare l’errore e<br />

condurre a un risultato finale di maggior variabilità e di ancora minore<br />

riproducibilità.<br />

208 2009

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