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0-TESTO COMPLETO.pdf - Fondazione Santa Lucia

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Sezione II<br />

Discussione – Il TP10 ha effetto sulla neuroprotezione, come mostrato nella<br />

conta cellulare. È possibile che l’efficacia del TP10 possa essere un risultato<br />

dovuto, in parte, dall’incremento del segnale cAMP e dall’upregolazione della<br />

fosforilazione di CREB. Il TP10 aumenta l’attivazione di CREB nei ratti lesionati<br />

con conseguente aumento della sopravvivenza dei neuroni striatali. Inoltre<br />

è stato mostrato che il TP10 è efficace nell’incremento dell’immunoreattività<br />

del BDNF nei neuroni striatali di ratti lesionati, e ha avuto anche effetti<br />

benefici sui neuroni corticali, è stato infatti osservato un effetto retrogrado<br />

nella perdita di neuroni corticali, accompagnata da un aumento dei livelli di<br />

CREB fosforilata (in entrambi time point) e di BDNF (limitato al primo time<br />

point). Il risparmio dei neuroni striatali dato dal TP10 può essere ricondotto<br />

all’aumentato livello di attività da parte dei neuroni corticali che di rimando<br />

potrebbero essere dovuti all’incremento dei livelli di CREB fosforilata e di<br />

BDNF. Infine i risultati indicano che l’inibizione della PDE10A può essere di<br />

beneficio nel prevenire la morte cellulare e le disfunzioni demielinizzanti nel<br />

modello eccitotossico di neurodegenerazione. Questo risultato conferma ed<br />

estende l’importanza dell’inibizione delle fosfodiesterasi come nuovo approccio<br />

al trattamento dei disordini neurodegenerativi.<br />

INVESTIGAZIONI DI PROTEOMICA<br />

IN MALATTIE EREDITARIE (Valeria Marzano)<br />

Introduzione e obiettivo – I termini “ proteoma ” e “ proteomica ” furono<br />

introdotti nel 1995 da un gruppo australiano [Wasinger VC (1995) Electrophoresis<br />

16: 1090-1094] e derivano dalle parole “ PROTein ” e “ genOME”; come<br />

l’insieme dei geni di un organismo è definito dal suo genoma, così l’insieme<br />

delle proteine espresse da quel genoma è il suo proteoma. La proteomica è,<br />

quindi, una disciplina basata sullo studio delle variazioni qualitative e quantitative<br />

delle proteine presenti in un particolare tessuto/tipo cellulare/distretto<br />

dell’organismo, con il fine di comprendere i processi biologici e funzionali nel<br />

loro insieme a partire da modelli proteici complessi. Le ricerche di proteomica<br />

si rivelano, quindi, di particolare interesse nello studio di malattie genetiche,<br />

permettendo di studiare gli effetti dei difetti genetici sulla conseguente<br />

alterata espressione proteica [Gloerich J (2007) J Proteome Res 6: 506-512].<br />

L’ataxia telangiectasia (AT) è una patologia genetica (autosomale recessiva)<br />

rara causata da mutazioni a carico del gene che codifica per la chinasi<br />

ATM (Ataxia Telangiectasia Mutated), proteina che gioca un ruolo centrale<br />

nelle risposte cellulari da stress indotte dal danno al DNA. Tali mutazioni<br />

impediscono l’espressione della proteina funzionale in cellule di pazienti affetti<br />

da AT. La conseguente progressiva deficienza neurologica, dovuta a degenerazione<br />

progressiva di particolari neuroni del cervelletto, si manifesta normalmente<br />

verso i due anni di età con una ridotta mobilità (movimenti scoordinati<br />

o atassici) associati con telangiectasia oculare (vasi sanguigni dilatati nella<br />

congiuntiva bulbare) [Shiloh Y. (2003) Nat Rev Cancer 3: 155-168].<br />

Evidenze sperimentali portano ad attribuire alla proteina ATM un ruolo<br />

fondamentale nel condizionare la composizione proteica cellulare; i processi<br />

molecolari difettivi risultanti da sua non corretta funzionalità e le evidenze<br />

152 2009

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