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Solo testo.pdf - Fondazione Santa Lucia

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Sezione III: Attività per progetti<br />

RAZIONALE<br />

L’ictus è tra le più comuni cause di disabilità insorgente nell’età adulta. Il<br />

70-85% degli ictus sono accompagnati da un’emiplegia e sei mesi dopo un<br />

ictus solo il 60% delle persone con emiparesi, a seguito della quale è stato<br />

necessario un intervento riabilitativo, hanno raggiunto una indipendenza funzionale<br />

nelle semplici attività della vita quotidiana. Numerosi studi hanno<br />

dimostrato che il recupero delle funzioni motorie compromesse in seguito ad<br />

un evento vascolare (icuts) è correlato ad un cambiamento nell’organizzazione<br />

delle aree cerebrali adiacenti a quelle lese. Contrariamente a quanto si<br />

riteneva in passato, è ormai noto che il cervello è in grado di riorganizzarsi<br />

(fenomeni di plasticità) attraverso l’attivazione di aree che erano silenti prima<br />

della lesione e/o attraverso la formazione di nuove connessioni nervose.<br />

Negli ultimi anni, diversi studi clinici e neurofisiologici hanno dimostrato<br />

che la fisioterapia è in grado di indurre una plasticità corticale, chiamata riorganizzazione<br />

“ use-dependent ”, che supporta quelle modificazioni cerebrali<br />

secondarie alla lesione vascolare ed è associata al recupero delle funzioni<br />

motorie perse. Recentemente, accanto alle convenzionali metodiche riabilitative,<br />

stanno emergendo nuove strategie terapeutiche che sembrano rappresentare<br />

un modello nuovo ed efficace da utilizzare anche in quei pazienti che<br />

dopo un ictus presentano deficit motori gravi e per i quali, ad oggi, sembra<br />

essere negativa una prognosi di recupero funzionale nonostante i trattamenti<br />

riabilitativi eseguiti.<br />

Tra queste nuove strategie la “ motor imagery ” (immaginazione del movimento)<br />

sembra essere tra le più interessanti sia per il suo basso rapporto<br />

costo/beneficio sia per i promettenti risultati già emersi in campo di neuroimmagine<br />

funzionale e clinico; questi studi hanno infatti dimostrato che la rappresentazione<br />

mentale degli eventi motori (“ motor imagery ”) coinvolge le<br />

stesse aree corticali che sono attivate durante l’esecuzione dei movimenti e<br />

che pazienti con esiti di ictus possono ulteriormente migliorare le loro capacità<br />

funzionali motorie mediante training mentale. Da questa ipotesi nasce<br />

l’utilizzo della “ motor imagery ” quale possibile metodo per la riabilitazione<br />

di pazienti affetti da emiplegia/emiparesi secondaria ad ictus. Se l’“ immaginazione<br />

del movimento ” coinvolge le stesse aree cerebrali attivate durante<br />

l’esecuzione del movimento stesso, attraverso il “ pensiero ” si potrebbero rinforzare<br />

quelle strutture nervose in cui sono localizzati gli schemi motori<br />

necessari al movimento, facilitando così il loro recupero. Quando le condizioni<br />

neurologiche sono tali da non consentire al paziente alcun movimento<br />

volontario, si può ipotizzare che la sollecitazione di atti motori mediante la<br />

“ motor imagery ” potrebbe essere l’unica strategia in grado di attivare degli<br />

schemi motori e quindi eventualmente facilitare l’esecuzione di specifici<br />

movimenti. La “ motor imagery ” potrebbe dunque avere la sua applicazione<br />

particolare in quei pazienti in cui i movimenti reali non sono possibili.<br />

L’ipotesi di applicare la “ motor imagery ” nella riabilitazione dei pazienti<br />

emiplegici si basa inoltre sulla conoscenza che i pazienti con gravi esiti<br />

motori secondari all’ictus, sono capaci di rappresentare mentalmente anche<br />

746 2006

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