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Solo testo.pdf - Fondazione Santa Lucia

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Neuroimmagini<br />

buto dello stimolo. La prestazione nelle prove in cui il compito è il medesimo<br />

della prova precedente (prove ripetute) è migliore di quella nelle prove in cui<br />

si richiede un cambio di compito rispetto alla prova precedente (prove non<br />

ripetute). Questo costo di switch viene generalmente interpretato come<br />

dovuto alla riconfigurazione delle risorse cognitive disponibili da parte dei<br />

processi di controllo (Monsell, 2003; Logan, 2003).<br />

In una prima serie di esperimenti, condotta durante il 2005, abbiamo<br />

utilizzato un paradigma in cui si alternavano compiti in cui gli stessi stimoli<br />

visivi dovevano essere valutati sulla base di dimensioni percettive diverse<br />

(colore e movimento). I compiti venivano alternati in modo pseudo-casuale,<br />

ed ai fini dell’analisi le prove erano suddivise, oltre che per compito, in<br />

prove ripetute e prove non ripetute. Le aree del sistema visivo coinvolte nell’elaborazione<br />

del colore e del movimento erano preventivamente mappate<br />

su ciascun soggetto utilizzando tecniche standard (Hadjhkani et al., 1998;<br />

Tootell et al., 1995). La nostra ipotesi prevedeva che, se la riconfigurazione<br />

delle risorse cognitive necessaria durante le prove non ripetute ha effetti<br />

relativamente precoci sul sistema visivo, si dovesse osservare un effetto di<br />

switch significativo nelle aree visive, cioè una maggiore attivazione durante<br />

le prove non ripetute.<br />

In un secondo esperimento, da eseguire nel 2006, viene indagato il ruolo<br />

di processi inibitori nella modulazione dell’attivazione delle aree visive.<br />

Recentemente, infatti, è stata avanzata l’ipotesi che il passaggio da un compito<br />

all’altro sia accompagnato da un processo di inibizione che ha come target<br />

il task set appena utilizzato. Tale processo sarebbe finalizzato ad impedire<br />

che un task set non più necessario possa influenzare la selezione della risposta<br />

in un compito successivo, interferendo così con la corretta esecuzione del<br />

compito stesso. Nonostante l’esistenza di evidenze comportamentali recentemente<br />

prodotte, i meccanismi neurali di tale processo restano ancora sconosciuti.<br />

L’obiettivo del secondo esperimento è pertanto quello di chiarire il funzionamento<br />

di questo processo inibitorio ed individuare le aree cerebrali in<br />

esso coinvolte.<br />

Risultati acquisiti<br />

I dati di risonanza magnetica funzionale ottenuti nel primo esperimento<br />

hanno messo in evidenza che l’attività di aree visive extrastriate, selettivamente<br />

coinvolte nell’elaborazione di informazioni specifiche (discriminazione<br />

di colore e riconoscimento di stimoli in movimento), è modulata dai processi<br />

di riconfigurazione necessari durante le prove di switch. In particolar modo si<br />

è visto che il livello di attivazione delle aree deputate all’elaborazione del<br />

movimento (V5/MT) è maggiore nelle prove di switch rispetto alle prove di<br />

ripetizione. È emerso, inoltre, che il processo di riconfigurazione cognitiva<br />

modula non solo l’attività dell’area visiva deputata all’elaborazione dell’informazione<br />

rilevante per l’esecuzione del compito attuale, ma anche l’attività dell’area<br />

visiva coinvolta nell’elaborazione del compito precedente. Tali risultati<br />

indicano che i processi di controllo hanno effetti molto precoci sull’elaborazione<br />

dell’informazione.<br />

2006 563

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