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Solo testo.pdf - Fondazione Santa Lucia

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Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />

1. Fabbro F. (1999) The neurolinguistics of bilingualism. An introduction. Hove, UK:<br />

Psychology Press Ltd.<br />

2. Paradis M. (1998) In Stemmer B., Whitaker H. A. (eds) Handbook of neurolinguistics.<br />

San Diego Academic Press, 418-431.<br />

3. Aglioti S., Beltramell A., Girardi F., Fabbro F. (1996) Brain 119: 1551-1564.<br />

4. Perani D., Bressi S., Cappa S.F., Vallar G., Alberoni M., Grassi F. et al. (1993) Brain<br />

116: 903-919.<br />

5. Kim K.H., Relkin N.R., Lee K.M., Hirsch J. (1997) Nature 388: 171-174.<br />

6. Evans J., Workman L., Mayer P., Crawley K. (2002) Brain and Language 83: 291-299.<br />

7. Perani D., Paulesu E., Galles N.S., Dupoux E., Dehaene S., Bettinardi V. et al.<br />

(1998) Brain 121: 1841-1852.<br />

8. Klein D., Milner B., Zatorre R.J., Zhao V., Nikelski J. (1999) NeuroReport 10:<br />

2841-2846.<br />

9. Luzzatti C., Willmes K., De Bleser R. (1991) Aachener Aphasia Test (AAT). Versione<br />

italiana. Organizzazioni Speciali.<br />

D.5.2 – Voxel-based Lesion Symptom Mapping (VLSM):<br />

studio dei disturbi linguistici e dei correlati anatomici<br />

in pazienti afasici (Paola Marangolo, Gaspare Galati)<br />

Introduzione<br />

Sin dalla loro nascita, le Neuroscienze Cognitive hanno avuto come scopo<br />

principale quello di indagare la relazione tra aree cerebrali e funzioni cognitive<br />

e sensoriali. Storicamente questa relazione è stata studiata tramite analisi<br />

autoptiche di soggetti che presentavano specifici deficit. Tuttavia, negli ultimi<br />

vent’anni, l’avvento di tecniche di indagine strutturale non invasive (TAC,<br />

RMN etc.) ha permesso di acquisire una maggior mole di dati. È stato quindi<br />

necessario sviluppare metodi di ricerca grazie ai quali fosse possibile fare<br />

inferenze precise sulle relazioni tra le lesioni cerebrali e i sintomi che esse<br />

possono produrre.<br />

A questo scopo tradizionalmente sono stati utilizzati due approcci basati<br />

su gruppi di pazienti con lesioni cerebrali acquisite:<br />

Gruppi definiti su base comportamentale – I pazienti vengono divisi in<br />

gruppi a secondo che essi manifestino o meno un determinato deficit comportamentale<br />

(e.g. le sindromi afasiche, Kertesz, 1979). Le lesioni cerebrali dei<br />

pazienti con il deficit vengono quindi sovrapposte per identificare una sede<br />

lesionale comune. È anche possibile sovrapporre le lesioni dei pazienti senza<br />

il deficit per determinare l’assenza di lesione in quella specifica area. Il limite<br />

di tale approccio consiste nella necessità di distinguere tra prestazione patologica<br />

e normale in modo binario, stabilendo un cut-off arbitrario che possa<br />

discriminare la presenza o l’assenza di un determinato deficit. Così facendo,<br />

quindi, non vengono considerate le variazioni di performance dei pazienti.<br />

Gruppi definiti su base lesionale – I pazienti vengono suddivisi in gruppi in<br />

base alla localizzazione delle loro lesioni cerebrali (e.g. la corteccia prefrontale<br />

dorso-laterale in Chao e Knight, 1998) e i dati comportamentali dei diversi<br />

518 2006

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