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Solo testo.pdf - Fondazione Santa Lucia

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Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

C.1.2 – Analisi stereo-morfologica di neuroni piramidali neocorticali<br />

in presenza di danno colinergico del proencefalo basale<br />

(Laura Petrosini)<br />

Descrizione<br />

Dato che il sistema colinergico del proencefalo basale gioca un ruolo centrale<br />

nei processi di apprendimento e memoria, è stata avanzata la cosiddetta<br />

“ ipotesi colinergica ” delle demenze, che propone che alcuni stati patologici<br />

caratterizzati da disfunzione cognitiva siano dovuti alla perdita della funzione<br />

colinergica. Supporto a questa posizione deriva da studi che indicano che la<br />

proiezione colinergica dal proencefalo basale alle varie aree neocorticali è la<br />

via più precocemente e gravemente compromessa nei pazienti con malattia di<br />

Alzheimer. Altre ricerche inoltre riportano gravi deficit cognitivi indotti dalla<br />

somministrazione di farmaci anticolinergici.<br />

Fra i vari tentativi di riprodurre la demenza tipo Alzheimer in modelli<br />

animali, uno dei più fruttuosi è quello in cui viene prodotta una ipofunzione<br />

colinergica attraverso la manipolazione sperimentale dei nuclei del proencefalo<br />

basale. In particolare, si può ottenere una selettiva lesione dei neuroni<br />

colinergici del proencefalo basale attraverso l’uso della immunotossina 192-<br />

IgG saporina che è in grado di bloccare la sintesi proteica nei neuroni colinergici.<br />

Le iniezioni intraparenchimali nel nucleo basale magnocellulare (NMB)<br />

della tossina provocano lesioni del sistema proencefalico basale, rendendo il<br />

modello di deplezione colinergica particolarmente adatto per lo studio degli<br />

effetti dell’assenza della proiezione colinergica alla neocortex.<br />

Recenti studi hanno dimostrato che l’esposizione ad ambienti stimolanti<br />

comporta un miglioramento delle prestazioni comportamentali negli animali<br />

normali e fornisce sostanziali benefici funzionali in soggetti portatori di<br />

lesioni. Inoltre, l’allevamento in ambiente arricchito aumenta l’ampiezza e la<br />

densità neuronale, l’estensione dendritica, la densità delle spine, il numero<br />

delle sinapsi, lo spessore corticale. In seguito ad allevamento in ambiente<br />

arricchito è stato dimostrato un chiaro aumento della neurogenesi nel giro<br />

dentato di ratti adulti nonché una riduzione dell’apoptosi nell’ippocampo.<br />

Tutte queste evidenze indicano che l’allevamento in ambiente arricchito è in<br />

grado di modellare le circuitazioni neuronali ed aumentare il recupero funzionale<br />

a seguito di lesioni encefaliche. Sebbene l’evidenza sperimentale sia<br />

ancora incompleta e i processi responsabili di questi effetti benefici siano<br />

ancora in larga misura sconosciuti, appare comunque evidente che l’esposizione<br />

a contesti stimolanti rappresenta uno dei più importanti fattori che<br />

modula la plasticità neuronale e il recupero funzionale. Da tenere presente<br />

che anche la letteratura clinica sottolinea l’associazione tra aumentate stimolazioni<br />

ambientali e ridotto rischio di malattia di Alzheimer.<br />

Nel presente progetto di ricerca ci si propone di analizzare come le condizioni<br />

di allevamento siano in grado di modificare la struttura dei neuroni piramidali<br />

della corteccia frontale e parietale in presenza di deplezione colinergica<br />

del proencefalo basale. In particolare, dato l’interessamento dei diversi strati<br />

corticali in circuiti diversi di afferenze ed efferenze con altre strutture corticali<br />

454 2006

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