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Solo testo.pdf - Fondazione Santa Lucia

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Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

– Conti B., Park L.C., Calingasan N.Y., Kim Y., Kim H., Bae Y., Gibson G.E., Joh T.H.<br />

(1999) Brain Res Mol Brain Res 67(1): 46-52.<br />

– Felderhoff-Mueser U., Schmidt O.I., Oberholzer A., Buhrer C., Stahel P.F. (2005)<br />

Trends Neurosci 28(9): 487-493.<br />

– Gracie J.A., Robertson S.E., McInnes I.B. (2003) J Leukoc Biol 73(2): 213-224.<br />

– Pompl P.N., Yemul S., Xiang Z., Ho L., Haroutunian V., Purohit D., Mohs R., Pasinetti<br />

G.M. (2003) Arch Neurol 60(3): 369-376.<br />

A.3.4 – Studio del coinvolgimento del sistema immunitario<br />

nella patogenesi della malattia di Alzheimer:<br />

ruolo delle cellule immunoregolatorie (Paola Bossù)<br />

La Malattia di Alzheimer (AD) è un processo patologico caratterizzato a<br />

livello cerebrale da una progressiva perdita neuronale e dalla formazione di<br />

placche senili dovute ad accumulo di proteina beta-amiloide (Aβ), che spesso<br />

si trovano associate alla presenza di cellule microgliali attivate. Sebbene l’eziopatogenesi<br />

di AD non sia ancora chiarita, nell’ultimo decennio è andata<br />

progressivamente affermandosi l’ipotesi della “ amyloid cascade ” che attribuisce<br />

alla Aβ il ruolo di protagonista, pur riconoscendo che diversi altri fattori<br />

sia genetici che non genetici svolgono una parte importante nella patogenesi<br />

della malattia (Hardy et al., 2002). È ampiamente documentato che la deposizione<br />

extracellulare di Aβ-amiloide richiama ed attiva cellule immunocompetenti<br />

(astrociti e microglia). I fattori bio-umorali prodotti da tali cellule, tra<br />

cui le citochine proinfiammatorie, sono potenzialmente in grado di contribuire<br />

in modo rilevante al danno neuronale (Akiyama et al., 2000). Tuttavia,<br />

nel con<strong>testo</strong> della neurodegenerazione non è ancora chiaro se la malattia sia<br />

propagata attraverso un meccanismo infiammatorio o, al contrario, tale meccanismo<br />

rifletta un tentativo di contrastare un ulteriore danno cellulare.<br />

Comunque, negli anni più recenti studi neuropatologici hanno dimostrato<br />

che, pur in assenza di evidente infiltrazione o proliferazione linfocitaria, è<br />

possibile documentare una componente immunitaria nell’AD caratterizzata<br />

soprattutto dall’attivazione dei processi infiammatori quali iper-produzione di<br />

citochine infiammatorie, proteine della fase acuta, chemochine, radicali<br />

liberi, e attivazione del complemento (Akiyama et al., 2000). In aggiunta alle<br />

evidenze che sottolineano il ruolo dell’infiammazione nell’AD, è stato recentemente<br />

dimostrato che l’utilizzo di una immunoterapia vaccinale rivolta contro<br />

il peptide beta amiloide induce una riduzione dell’accumulo di quest’ultimo e<br />

un miglioramento dei sintomi (Janus et al., 2000), suggerendo che una adeguata<br />

stimolazione della risposta immunitaria specifica possa rivelarsi benefica<br />

in questa patologia (Monsonego et al., 2003).<br />

Sulla base di quanto detto, la capacità da parte del sistema immunitario di<br />

riconoscere la proteina Aβ come antigene potrebbe conferire ai meccanismi<br />

immunologici un ruolo chiave nella alterata “ clearance ” di Aβ e del suo accumulo<br />

caratteristico della patologia. Nel loro insieme, queste osservazioni suggeriscono<br />

che il processo infiammatorio possa rivestire un ruolo patogenetico importante,<br />

ma anche che una adeguata stimolazione della risposta immunitaria specifica<br />

possa rivelarsi benefica nella lotta contro l’Alzheimer (Bossù et al., 2004).<br />

416 2006

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