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Solo testo.pdf - Fondazione Santa Lucia

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Neurologia clinica e comportamentale<br />

suggerisce che la popolazione demente possa essere classificata in tre gruppi:<br />

(a) pazienti senza BPSD (40%); (b) pazienti con un solo sintomo comportamentale<br />

(20%); (c) pazienti con prevalente sintomatologia psicotica (28%).<br />

Questa classificazione può sembrare semplicistica, ma può essere utile per il<br />

clinico al fine di attuare opportune strategie di intervento. Ad esempio, per<br />

valutare i sintomi psicotici nella AD occorrerà esplorare il rapporto tra essi e<br />

altri sintomi quali agitazione, sintomi negativi e depressione. Spalletta e collaboratori<br />

hanno identificato 2 cluster cognitivi (uno generale ed uno prassicocostruttivo)<br />

e 5 cluster comportamentali (iperattività, psicosi, ansia, apatiadepressione<br />

ed eccitamento). Finalmente, negli ultimi anni si è arrivati a categorizzare<br />

i disturbi comportamentali di psicosi, apatia e depressione dell’AD. I<br />

criteri diagnostici per la psicosi sono stati descritti da Jeste e Finkel: deve<br />

essere presente almeno un sintomo tra allucinazioni, visive o uditive, e deliri<br />

(criterio A); i criteri per l’AD devono essere soddisfatti (criterio B); vi è evidenza<br />

dall’anamnesi che i sintomi del criterio A non sono stati presenti in<br />

modo continuo prima dell’esordio della demenza (criterio C) e che essi sono<br />

stati presenti per almeno un mese durante il decorso della malattia e sono di<br />

gravità clinica tale da causare disagio significativo al paziente o alle persone<br />

vicine (criterio D); non sono soddisfatti i criteri per la schizofrenia né per altri<br />

disturbi psicotici (criterio E); il disturbo non si manifesta esclusivamente nel<br />

corso di un delirium (criterio F); il disturbo non è legato agli effetti fisiologici<br />

diretti di una sostanza né a un’altra condizione medica generale (criterio G).<br />

È possibile specificare se la psicosi nell’AD sia associata ad agitazione, sintomi<br />

negativi o depressione. Tali criteri vengono valutati attraverso domande<br />

poste ad un informatore che sia in contatto col paziente sin dall’esordio della<br />

malattia, per indagare sulla presenza, la durata, la cronologia e l’impatto sul<br />

funzionamento dei deliri e delle allucinazioni.<br />

Per quanto riguarda l’apatia nell’AD, Starkstein e collaboratori partendo<br />

dalle linee guida di Marin sono arrivati a formulare il seguente set di criteri:<br />

1. presenza di perdita di motivazione e iniziativa in ognuno dei seguenti<br />

ambiti:<br />

– diminuzione di comportamenti diretti a uno scopo (come indicato da<br />

facile affaticabilità e/o dipendenza dagli altri nell’organizzare attività);<br />

– diminuzione di attività cognitive dirette a uno scopo (come indicato da<br />

mancanza di interesse nell’acquisizione di nuovi apprendimenti e/o<br />

mancanza di preoccupazione riguardo i propri problemi personali);<br />

– diminuzione di aspetti correlati al comportamento diretto a uno scopo<br />

(come indicato da appiattimento affettivo e/o perdita di riposta emozionale<br />

a eventi positivi o negativi);<br />

2. i sintomi causano un disagio clinicamente significativo o la compromissione<br />

di aree importanti del funzionamento della persona;<br />

3. i sintomi non sono dovuti a un diminuito livello di consapevolezza o<br />

agli effetti fisiologici diretti di una sostanza.<br />

Secondo i criteri per la diagnosi di depressione nell’AD devono essere presenti,<br />

durante un periodo continuativo di 2 settimane, almeno tre sintomi tra:<br />

2006 409

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