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Solo testo.pdf - Fondazione Santa Lucia

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Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

A.3.1 – Studio sulla tipizzazione diagnostica della schizofrenia<br />

(Gianfranco Spalletta)<br />

Introduzione<br />

Nonostante sul piano più propriamente statistico la validità e l’affidabilità<br />

diagnostica della schizofrenia siano al momento attuale considerate buone in<br />

tutto il mondo, non sono mancate delle critiche sulla capacità predittiva che<br />

tale diagnosi, così come è attualmente formulata, ha nel prevedere il decorso<br />

clinico del disturbo. Infatti, numerosi studi hanno dimostrato che l’esordio<br />

della sintomatologia e il decorso clinico della schizofrenia sono molto variabili<br />

da soggetto a soggetto. Inoltre, la schizofrenia è un disturbo mentale con<br />

etiopatogenesi complessa e numerosi fattori, sia genetici che ambientali, sono<br />

stati ipotizzati come elementi causali del disturbo.<br />

Riguardo l’aspetto genetico, studi di linkage e di associazione sono stati<br />

considerati utili per migliorare la comprensione della suscettibilità<br />

dei pazienti a sviluppare la schizofrenia. Comunque, si è avuto un minore<br />

successo nel tentativo di identificare i geni o le regioni geniche che sono<br />

diret-tamente in causa nello sviluppo della schizofrenia. È possibile che<br />

queste difficoltà siano dovute, almeno in parte, al sistema di classificazione<br />

della schizofrenia attualmente utilizzato che, in realtà, descrive disturbi eterogenei.<br />

Esiste un approccio sperimentale diverso da quello più strettamente<br />

genetico che riguarda lo studio degli endofenotipi. Considerato che gli endofenotipi<br />

sono modelli specializzati e rappresentano fenomeni più elementari<br />

rispetto a quelli del comportamento, sul quale si basa l’approccio diagnostico,<br />

l’identificazione degli endofenotipi potrebbe aiutare a risolvere la<br />

questione dei modelli etiologici della schizofrenia. Infatti, il numero di<br />

geni richiesti per produrre una modificazione di questi tratti potrebbe<br />

essere inferiore rispetto a quello necessario per produrre un’entità diagnostica<br />

psichiatrica. Lo studio degli endofenotipi potrebbe così aiutare a sottotipizzare<br />

la schizofrenia sul piano diagnostico per aumentare il potere predittivo<br />

della risposta al trattamento farmacologico e riabilitativo nei<br />

pazienti. Questo a dimostrazione che lo studio dei sottotipi diagnostici della<br />

schizofrenia non è una questione meramente teorica ma ha un’importante<br />

ricaduta clinico-terapeutica.<br />

Obiettivi<br />

• Messa a punto di parametri di neuroimmagini strutturali, neuropsicologici,<br />

diagnostico-psicopatologici e genetici che possano permettere<br />

l’individuazione di endofenotipi specifici di soggetti con diagnosi di schizofrenia.<br />

• Valutazione dei pazienti con diagnosi di schizofrenia che saranno consecutivamente<br />

inclusi nell’analisi degli endofenotipi e nella sottoclassificazione<br />

diagnostica.<br />

406 2006

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