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Solo testo.pdf - Fondazione Santa Lucia

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Neurologia clinica e comportamentale<br />

poco deficitarie risultano le competenze sulle categorie non-viventi quali veicoli,<br />

mobili, utensili (Capitani et al., 2003; Gainotti, 2000). A partire dai primi<br />

studi sistematici del fenomeno da parte di E. Warrington (1975), il deficit<br />

categoria specifico è stato documentato in decine di studi su singoli soggetti<br />

affetti dalle più svariate patologie cerebrali (vascolari, virali, tumorali, degenerative).<br />

Più di recente il fenomeno è stato indagato anche in studi di gruppo<br />

su soggetti affetti da malattia di Alzheimer (Silveri et al., 1991; Zannino et al.,<br />

2002). L’evidenza sperimentale accumulata negli ultimi anni ha dimostrato<br />

che, presi come gruppo, i soggetti affetti da malattia di Alzheimer denominano<br />

peggio figure di entità viventi rispetto a figure di entità non viventi<br />

(Whatmough et al., 2003).<br />

Scopo della presente ricerca è stabilire in che misura il suddetto effetto<br />

abbia origine al livello visivo e in che misura sia invece da ascrivere alla componente<br />

semantica implicata nel processo di denominazione. A tale scopo si<br />

intende manipolare le variabili percettive, mantenendo costanti le variabili<br />

concettuali, di un set di stimoli proposti in denominazione ad un gruppo di<br />

soggetti affetti da malattia di Alzheimer.<br />

Materiali e metodi<br />

Soggetti: 10 pazienti affetti da Alzheimer e 10 soggetti sani paragonabili<br />

per età e scolarità.<br />

Compito sperimentale: denominazione di 64 disegni schematici in b/n<br />

(line drawings) e 64 foto a colori, rappresentanti gli stessi concetti equamente<br />

suddivisi tra viventi (16 frutti e 16 mammiferi) e non-viventi (16 mobili e 16<br />

veicoli). Ciascun soggetto dovrà denominare le due serie di figure ad una settimana<br />

di distanza; metà dei soggetti denomineranno prima le foto e metà<br />

prima i disegni.<br />

– Alario F.X., Matos R.E., Segui J. (2004) Acta Psychol (Amst) 117(2): 185-204.<br />

– Capitani E., Laiacona M., Mahon B., Caramazza A. (2003) Cognitive Neuropsychology<br />

20(3-6): 213-261.<br />

– Gainotti G. (2000) Cortex 36: 539-559.<br />

– Silveri C., Daniele A., Giustolisi L., Gainotti G. (1991) Neurology 41(4): 545-546.<br />

– Warrington E.K. (1975) Q J Exp Psychol 27: 635-657.<br />

– Whatmough C., Chertkow H., Murtha S., Templeman D., Babins L., Kelner (2003)<br />

Brain Lang 84: 134-147.<br />

– Zannino G.D., Perri R., Carlesimo G.A., Pasqualetti P., Caltagirone C. (2002) Neuropsychologia<br />

40(13): 2268-2279.<br />

A.1.5 – Ruolo del cervelletto nel controllo delle funzioni esecutive<br />

(Mariella Leggio)<br />

Nel presente progetto i pazienti verranno preliminarmente sottoposti ad<br />

esame neurologico e neuroradiologico per una definizione diagnostica e per la<br />

delimitazione del danno anatomico cerebellare. Successivamente verranno<br />

somministrate le prove neuropsicologiche previste dal protocollo sperimentale.<br />

2006 385

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