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Solo testo.pdf - Fondazione Santa Lucia

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Sezione II<br />

Riconoscimento di moti gravitazionali<br />

durante il moto apparente<br />

Vincenzo Maffei<br />

Introduzione e metodo<br />

Recenti studi hanno mostrato che il cervello umano è in grado di riconoscere<br />

i moti gravitazionali (naturali) da moti non gravitazionali (non-naturali)<br />

(Indovina I., Maffei V. et al., 2005, Science 308 (5720): 416-419; Zago M.,<br />

Bosco G. et al., 2004, J Neurophysiol 91(4): 1620-1634). Poiché è noto che il<br />

sistema visivo non è in grado di stimare correttamente le accelerazioni si è<br />

ipotizzato che esista un modello interno delle legge di gravità (1g-internal<br />

model) (Indovina I., Maffei V. et al., 2005, Science 308 (5720): 416-419; Zago<br />

M., Bosco G. et al., 2004, J Neurophysiol 91(4): 1620-1634; Zago M., Bosco G.<br />

et al., 2005, J Neurophysiol 93(2): 1055-1068; McIntyre J., Zago M. et al., 2001,<br />

Nat Neurosci 4(7): 693-694). Si è inoltre visto (Indovina I., Maffei V. et al.,<br />

2005, Science 308 (5720): 416-4191) che una particolare regione del cervello<br />

(definita rete vestibolare) è la possibile sede neurale di tale modello. Il<br />

modello per poter funzionare ha bisogno di informazioni in ingresso, che<br />

sono rappresentate dalle informazioni visive del moto, ed è del tutto banale<br />

notare che questo è un punto cruciale.<br />

Oramai da circa 30 anni è consolidata l’idea che per analizzare il moto<br />

degli oggetti esistono nel cervello almeno 2 differenti meccanismi (Palmer<br />

S.E., 1999, Vision Science, MIT Press; Braddick O., 1974, Vision Res 14: 519-<br />

527; Lu Z.-L. & Sperling G., 2001, J Opt Soc Am A 18(9): 2331-2731). Siamo<br />

abituati in generale a percepire il moto continuo degli oggetti reali. Si è notato<br />

che in alcune situazioni, per la verità anche molto comuni, una successione di<br />

immagini statiche comunque è ancora in grado di generare la percezione del<br />

movimento. Questo accade ad esempio quando guardiamo un film. Difatti le<br />

immagini che vediamo non sono altro che sequenze opportune di immagini<br />

statiche. In quest’ultimo caso utilizziamo un secondo sistema visivo dedicato<br />

al riconoscimento del moto apparente definito appunto apparent motion<br />

system. Si possono creare artificialmente dei moti apparenti, cioè successioni<br />

di immagini statiche, che la nostra mente percepisce del tutto analoghi a stimoli<br />

reali. Si parla in questi casi di short-range apparent motion (SAM) (Palmer<br />

S.E., 1999, Vision Science, MIT Press; Braddick O., 1974, Vision Res 14:<br />

519-527).<br />

In una serie di esperimenti abbiamo voluto testare se anche durante un<br />

particolare tipo di moto apparente, il long-range apparent motion (LAM) (Palmer<br />

S.E., 1999, Vision Science, MIT Press; Braddick O., 1974, Vision Res 14:<br />

519-527), la nostra mente fosse in grado di riconoscere i moti gravitazionali. Il<br />

LAM ha la peculiarità di generare informazioni visive degradate rispetto al<br />

normale moto reale (CM) in quanto manca l’informazione istantanea relativa<br />

alla velocità. I moti di tipo LAM non sono una pura curiosità intellettuale. Nel<br />

corso dell’evoluzione, l’uomo si è dovuto adattare ad ambienti ostili. Ad esem-<br />

244 2006

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