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Solo testo.pdf - Fondazione Santa Lucia

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Sezione II<br />

Ruolo della vascolarizzazione per il segnale BOLD:<br />

studi con tecniche venografiche e la fMRI<br />

Valentina Brainovich<br />

Introduzione<br />

L’attività di ricerca svolta nell’anno 2006 presso la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

rientra nel vasto progetto di caratterizzazione del segnale BOLD (Blood Oxygen<br />

Level Dependent) (Ogawa S. et al., 1993, Byophys J 64: 803-812) correntemente<br />

impiegato in larga scala negli studi funzionali cerebrali mediante la risonanza<br />

magnetica. Il segnale BOLD coinvolge un complesso insieme di fattori che coesistono<br />

con l’attivazione neuronale: cambiamenti nel volume regionale cerebrale,<br />

nel flusso sanguigno e nella quantità di ossigeno contenuta nel sangue.<br />

La problematica fondamentale è la bassa specificità spaziale del segnale<br />

BOLD: il volume di tessuto cerebrale nel quale avviene la risposta emodinamica<br />

è maggiore del volume di tessuto nel quale avviene l’effettiva attività neurale. In<br />

relazione a tale problema, l’attività di ricerca svolta si è concentrata nella ottimizzazione<br />

della venografia, una tecnica di acquisizione tridimensionale di<br />

immagini di risonanza magnetica, combinata con un particolare procedimento<br />

di elaborazione delle immagini di fase del segnale e indirizzata alla finalità di<br />

produrre immagini della porzione venosa dell’albero vascolare (Reichenbach et<br />

al., 2003, J Comput Assist Tomo 24(6): 949-957).<br />

L’attuale attività di ricerca, facente parte del più ampio progetto volto alla<br />

determinazione di una metodologia che permetta di superare i limiti delle<br />

convenzionali immagini BOLD a singolo eco, prevede l’utilizzo della venografia<br />

per discriminare il contributo aspecifico dei vasi drenanti nelle immagini<br />

fMRI (functional Magnetic Resonance Imaging).<br />

Negli esperimenti fMRI si è scelto di acquisire il segnale con sequenze<br />

multi-eco. Da tali immagini è possibile calcolare le mappe in T2*, mappe che,<br />

a differenza delle convenzionali immagini a singolo eco, non risentono della<br />

dipendenza dal tempo d’eco utilizzato e che potrebbero rivelarsi più specifiche<br />

ai fini della rivelazione dell’attivazione funzionale (Hagberg et al., 2003,<br />

Magn Res Med 21: 1241-1249).<br />

Materiali e metodi<br />

La realizzazione di un metodo venografico ottimizzato è stata raggiunta<br />

mediante l’analisi dei dati acquisiti su 6 soggetti (età media 23 anni) con una<br />

sequenza Gradient Echo 3D ad alta risoluzione (0.5x0.5x0.5 mm 3 ). La scelta<br />

di tale sequenza e dei suoi parametri è motivata dalla necessità di incrementare<br />

la differenza di intensità di segnale tra il sangue venoso e i tessuti circostanti:<br />

semplicemente sfruttando le caratteristiche intrinseche della generazione<br />

del segnale stesso (BOLD) è possibile vedere tali vasi senza l’impiego di<br />

agenti di contrasto esogeni.<br />

Immagini venografiche sono state create mediante proiezioni di minima<br />

212 2006

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